Settembre 18th, 2017 Riccardo Fucile
ALTRO CHE CONTRACTOR PRIVATI, I PRESUNTI ACCUSATORI ERANO AGENTI DEI SERVIZI SOTTO COPERTURA… TESTIMONI E VIDEO DIMOSTRANO CHE SONO STATE FALSIFICATE LE PROVE PER ACCUSARE INGIUSTAMENTE LE ONG… CHE RUOLO HANNO AVUTO MINNITI E IL GOVERNO?
Li hanno accusati di avere contatti con gli scafisti, favorendo l’immigrazione clandestina. Tutto e
solo per fini umanitari: per salvare più vite umane possibile.
Ma nel provvedimento giudiziario non ci sono affatto prove di rapporti loschi con i trafficanti per trarne profitto.
E tuttavia le accuse della Procura di Trapani contro l’Ong Jugend Rettet sono pesanti, tanto da aver portato al sequestro della sua nave Iuventa: una misura contro la quale è stato presentato ricorso, la cui discussione è in programma il 19 settembre da parte del Tribunale del Riesame.
E potrebbero esserci a breve sviluppi molto gravi per le istituzioni del nostro Paese.
L’analisi di una serie di scambi email dell’Ong, di fotografie e testimonianze fa emergere una versione dei fatti diversa.
LA ROTTA DEL GOMMONE
Tra le contestazioni più serie ci sono due fatti a cui un agente sottocopertura del Servizio centrale operativo della polizia (Sco) avrebbe assistito il 18 giugno scorso.
Iuventa avrebbe consentito ai trafficanti di recuperare imbarcazioni di legno vuote da riutilizzare.
L’undercover documenta l’episodio con alcune foto, tra cui due finite su tutti i media italiani: in una si vede un gommone di soccorso con motore (Rhib) situato vicino a due barche azzurre degli scafisti ed etichettato come di proprietà della Iuventa.
Quel Rhib, però, è completamente diverso da quello dell’Ong tedesca.
Quindi è stato prodotto un falso
Nella seconda foto, invece, si vede un piccolo gommone con motore – effettivamente della Iuventa e ribattezzato Lilly – che traina un barcone dei trafficanti. Dove lo porta? Secondo l’agente dello Sco, si dirige verso la costa libica. Ma è una sua libera affermazione non esiste nessun’altra immagine.
Ma non finisce qua: un testimone tedesco, Friedrich Kuechler, a bordo della nave Seefuchs dell’Ong SeeEye, che quella mattina si è recata sulla scena dei soccorsi per offrire aiuto a Iuventa e alla nave Vos Hestia dell’Ong Save The Children afferma che la barca vuota è stata solo spostata dall’area dei soccorsi, dove era d’intralcio.
“Prima che potessimo procedere alla distruzione delle imbarcazioni – dichiara Jugend Rettet – è stato avvistato un gommone con i rifugiati e al nostro Lilly è stato ordinato di fornire loro assistenza. Mentre i due nostri Rhib distribuivano i giubbotti di salvataggio, un altro scafo ha rubato le tre imbarcazioni di legno e le ha trainate verso la Libia”. Jugend Rettet rigetta risolutamente l’accusa di avere rapporti con i trafficanti.
L’ENIGMA DELLA CONSEGNA DIRETTA
L’altra contestazione altrettanto grave si riferisce a un’operazione di soccorso avvenuta nella stessa area il 18 giugno intorno alle 11 di mattina.
Secondo l’agente dello Sco, si sarebbe verificato “un vero e proprio rendez-vous tra operatori della Iuventa e presunti trafficanti finalizzato alla consegna di alcuni migranti”. Lo scambio di email tra la nave della Jugend Rettet e la Guardia Costiera italiana documenta invece che Iuventa si trovava lì fin dal primo mattino di quel 18 giugno, perchè la Guardia Costiera italiana le aveva chiesto di andarci, con un’email inviata alle 4.41.
Nessun accordo con gli scafisti, quindi, ma il rispetto delle regole del coordinamento.
Lì intorno alle 11 avviene quella che gli agenti dello Sco ricostruiscono come una ‘consegna diretta’ di migranti dagli scafisti alla Iuventa.
Ma l’Ong tedesca e il testimone Friedrich Kuechler, che precisa di aver assistito a questo secondo episodio servendosi di un binocolo, offrono una lettura molto diversa dei fatti. “L’equipaggio del nostro Rhib – spiega Kuechler – era molto più vicino e ci ha confermato che non c’è stata alcuna consegna diretta”.
La richiesta allo Sco della polizia di potere visionare un eventuale video integrale girato dall’undercover, che permetta di ricostruire i fatti del 18 giugno, e di chiarire le discrepanze, non ha ricevuto risposte.
RENDEZ- VOUS COL FANTASMA
L’inchiesta non manca di ipotesi sinistre sulla Iuventa.
Tra il 4 e il 6 maggio scorso, la nave “avrebbe resistito agli ordini della Guardia Costiera italiana” di recarsi a Lampedusa con a bordo solo 5 minorenni salvati, sospendendo quindi i soccorsi in un momento di emergenza.
Le email della Iuventa alle autorità italiane espongono le reali motivazioni: l’Ong non capisce la logica, protesta, ma poi obbedisce.
E’ stato avanzato il sospetto che quel temporeggiamento fosse dovuto a un possibile rendez-vous tra Iuventa e una misteriosa nave fantasma: la Shada.
In quel periodo sulla Iuventa viaggiava la documentarista tedesca, Nathalie Suthor, titolare della casa di produzione Benstar Media di Colonia: con il suo cameramen, girava un documentario sull’Ong, trasmesso dalla tv tedesca Zdf.
Iuventa aveva un rendez-vous con un altro vascello? Suthor liquida la domanda come ridicola. “Quel giorno ho passato tanto tempo sul ponte della nave, perchè eravamo tutti sconvolti per gli ordini della Guardia Costiera di Roma. Per me era intollerabile: eravamo costretti a sentire le chiamate di aiuto, senza poter fare nulla!”.
Tutte le accuse alla Ong stanno non solo cadendo, ma rivelano un preciso disegno eversivo per screditarle: chi ha mandato due agenti sotto ccopertura a costruire prove false? Da chi dipendevano i due agenti? Che ordini avevano ricevuto?
(da La Repubblica”)
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Settembre 18th, 2017 Riccardo Fucile
“ANDREMO DAI TERREMOTATI”: BRAVO, VISTO CHE FINO A IERI TE NE SEI FOTTUTO, DISERTANDO ANCHE IL VOTO SUGLI AIUTI A STRASBURGO… MARONI NON PARTECIPA AL CONSIGLIO FEDERALE, SALVINI ALLE CORDE, LA LEGA PERDE LO 0,6% IN UNA SETTIMANA
La Lega va sull’Aventino. E per una settimana, questa settimana, non parteciperà ai lavori di Camera e Senato.
Lo ha annunciato il segretario federale Matteo Salvini, come forma di protesta contro il blocco dei fondi del movimento, deciso dalla Procura di Genova che ha congelato 49 milioni di euro nell’ambito dell’inchiesta sulle irregolarità di gestione.
L’annuncio è stato fatto dal segretario Matteo Salvini al termine del Consiglio federale che si è occupato della vicenda: «In un Parlamento che vuole cancellare la Lega, per una settimana i deputati e i senatori non parteciperanno ai lavori ma saranno in visita nelle zone terremotate mercoledì e giovedi per parlare di problemi concreti”.
Prima notizia: Maroni non ha partecipato al consiglio federale, prendendo le distanze dal segretario, dopo aver pubblicamente criticato la decisione di non far parlare Bossi a Pontida.
Seconda osservazione: è ridicolo non partecipare a una settimana di sedute in parlamento MA SENZA RINUNCIARE ALLO STIPENDIO, visto che i cittadini li hanno votati per andare a rappresentarli.
Non solo: è vergognoso andare dai terremotati per pura demagogia SOLO ORA e dopo aver marinato per due volte come ha fatto Salvini, il voto a Strasburgo con il quale si doveva decidere l’assegnazione dei fondi ai terremotati stessi.
Salvini ha anche detto: «Ci è stato finalmente notificato l’atto sovietico di cui avevamo conto solo sui giornali. Siamo tranquilli, non è denaro pubblico ma donazione dei privati».
1) La GdF da giorni aveva contattato la segreteria di Salvini per notificargli l’atto, è stato lui a rispondere che non era disponibile a riceverlo prima di oggi, quindi è il solito BALLISTA.
2) Il blocco dei conti correnti e la somma di 49 milioni si riferisce ai BILANCI FALSI presentati, le donazioni dei privati NON C’ENTRANO UNA MAZZA.
Buon Aventino a vita.
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Settembre 18th, 2017 Riccardo Fucile
I SONDAGGI PREMIANO UN CENTRODESTRA CHE NON ESISTE … IL COLPO DI SILVIO: CANDIDERA’ BOSSI… TOTI ORMAI CONSIDERATO UN TRADITORE
La doppia “Opa ostile” è nei fatti. 
Matteo Salvini, al termine del consiglio federale, ha spiegato ai suoi: “Tiriamo dritti. Altro che lista unica con Forza Italia. Dopo il referendum in Lombardia e Veneto lanciamo un listone nazionale con chi ci sta”.
Silvio Berlusconi, nel corso di numerose telefonate con i big di Forza Italia, spiega è pronto ad offrire la candidatura a Bossi, nelle liste di Forza Italia o “aiutando” una lista leghista di disturbo: “Se continua così a giocare con Toti e con i miei, candido Umberto”.
Il clima è tale che il capogruppo Renato Brunetta lo accenna alle agenzie di stampa: “Bossi? Braccia aperte a chi vuole trovare in Forza Italia un punto di approdo”
Appunto, una doppia Opa ostile, non una normale e fisiologica competizione tra alleati.
Il paradosso è che il centrodestra è unito solo nei sondaggi.
L’ultimo di Tecnè, a livello nazionale, attribuisce al centrodestra il primo posto al 36. Il problema è che viene sondata una “offerta” che non c’è. Unitaria.
Mentre nel day after delle manifestazioni di Fiuggi e Pontida il quadro è quello di una separazione di fatto: “Se — dice Giancarlo Giorgetti – quando c’è la mala sorte un coniuge si lava le mani, significa che il matrimonio non ha da fare, perchè il matrimonio è nella buona e nella cattiva sorte”.
La mala sorte è il sequestro dei conti correnti disposto da tribunale di Genova, un provvedimento che “azzoppa” il Carroccio : “Berlusconi — dicono a via Bellerio — non ha detto neanche una parola di solidarietà . E se è per questo anche la Meloni ha detto solo parole di circostanza”.
Anzi, al posto della solidarietà sono arrivate anche le ironie: “La Lega — dice Maurizio Gasparri — ha cambiato colore. Siccome è al verde ora ha messo il blu dietro il palco”.
E questo fine settimane, andrà in scena il bis.
Al momento la presenza di Salvini ad Atreju, il tradizionale appuntamento di Fratelli d’Italia, è confermato sia pur senza tanto entusiasmo.
Andrà in scena un nuovo capitolo del duello a destra. Silvio Berlusconi ha già declinato l’invito, che ai bei tempi in cui era leader indiscusso accettava sempre volentieri perchè era un set per uno show perfetto, con tanti giovani appassionati.
Ma adesso Giorgia chiede le primarie e l’elezione democratica del leader.
Ci sarà invece Giovanni Toti, bollato ad Arcore come un “traditore”, dopo che si è fatto immortalare sul pratone di Pontida.
In parecchi lo hanno chiamato indignati: “Questa è una provocazione, ma come ti viene in mente? Ti ha creato Berlusconi e il giorno in cui riappare e si ri-candida vai a battere le mani a quello con la felpa “Salvini premier”.
Parole che recepiscono una rabbia profonda del Cavaliere. Perchè la presenza dell’ennesimo delfino rinnegato accredita l’idea di un centrodestra non diviso tra Forza Italia e Lega, ma tra il passato e il futuro, un leader vintage, uscito sui giornali per il “come eravamo” e gli aggressivi quarantenni del centrodestra.
Una fonte azzurra degna di questo così sintetizza il quadro: “Salvini in verità non vuole andare al governo, o meglio non è questa la priorità , la priorità è che vuole arrivare primo nel centrodestra e ingrossare il suo partito, perchè pensa che la prossima legislatura duri poco. Berlusconi invece vuole tornare al governo, ed è la sua assoluta priorità , perchè è l’ultimo giro, ma la sua best option sono le larghe intese”.
Il discorso di ieri, senza attacchi al governo non è causale.
Gianni Letta, interpellato come un Virgilio nella selva oscura del centrodestra, ha espresso parole di grande apprezzamento verso Gentiloni ammiccando all’idea di un Gentiloni bis. E, a proposito di lista unica con la Lega, è stato particolarmente tranchant: “Silvio non la farà mai”.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 18th, 2017 Riccardo Fucile
SE A VIOLENTARE LA 57ENNE TEDESCA E LEGARLA NUDA A UN PALO NON E’ UN NEGER O UN ISLAMICO LA BECERODESTRA NON SI INDIGNA PIU’ DI TANTO… SOLO ALEMANNO NON HA CAPITO UNA MAZZA
Rapinata, violentata, imbavagliata e legata seminuda a un palo a Villa Borghese a Roma. Una notte da incubo per una donna tedesca di 57 anni.
A dare l’allarme, intorno all’una, è stato un tassista che transitava per la strada che attraversa il centralissimo parco.
La donna, in Italia da sei mesi ma senza fissa dimora, di giorno chiede l’elemosina per le strade del centro, mentre di notte cerca riparo a villa Borghese.
Ha riferito ai poliziotti di essere stata spogliata, derubata e violentata da un uomo giovane. Sulla vicenda la procura di Roma ha aperto un’indagine.
La polizia – scrive l’Ansa – sta dando la caccia all’uomo: un giovane di circa vent’anni, di carnagione chiara, di nazionalità polacca.
La donna ha raccontato agli agenti di polizia intervenuti sul posto di aver conosciuto il suo aggressore ieri sera: il giovane l’avrebbe minacciata, derubata di 40 euro e stuprata dopo averle legato i polsi. “Mi ha afferrato per i capelli, picchiato e violentato. A un certo punto sono riuscita a scappare, ma lui mi ha raggiunto, mi ha legato i polsi per non farmi muovere e sono continuati gli abusi”, avrebbe detto alla polizia la donna, che quando l’aggressore è scappato è riuscita a slegarsi e a chiedere aiuto.
Dopo il soccorso del tassista, la donna, in stato evidente di choc, è stata portata in ambulanza all’ospedale Santo Spirito dove i medici avrebbero riscontrato i segni di una violenza sessuale.
La reazione del sindaco di Roma, Virginia Raggi, arriva su Twitter: “Atto mostruoso, non deve restare impunito”, scrive il primo cittadino
Riesplode però la polemica politica sulla sicurezza a Roma, ma stavolta i toni sono più imbarazzati perchè il violentatore non e’ nè un negher nè un islamico, ma un ariano polacco.
Divertenti i commenti della becrodestra che restano vaghi in questa occasioni : Salvini parla solo di “epidemia”, Barbara Saltamartini di “una città allo sbando, insicura per chiunque”, Mara Carfagna (che è l’unica che si salva) aferma che “servono azioni sinergiche a tutti i livelli, servono più pattugliamenti in strada e serve che le città , soprattutto quelle grandi, siano dotate di sistemi di videosorveglianza”, Gianni Alemanno (Movimento nazionale) parla a vanvera di “invasione di immigrati che sta provocando, non solo nella Capitale ma in tutto il Paese, un aumento di violenza. Violenza soprattutto sulle donne, vittime di stupri e abusi” (qualcuno avverta l’asociale che la Polonia è in Europa e che i polacchi sono liberi di circolare, non sono immigrati).
Sul web non mancano i commenti, uno merita la citazione: “Basta anche con i crimini dei polacchi, degli svizzeri, dei tedeschi e dei giapponesi. Anzi basta con i crimini dei milanesi in provincia di Varese. Ma poi perchè nel mio comune devono venire dagli altri comuni a delinquere? Chiudiamo i comuni. E già che ci siamo resta a casa tua perchè nel mio condominio posso delinquere solo io.”
(da agenzie)
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Settembre 18th, 2017 Riccardo Fucile
AVEVA CRITICATO IL PROGETTO DELO STADIO RIFIUTANDOSI DI VOTARLO… SOSPESA, AVEVA CITATO GRILLO DAVANTI AL GIUDICE….L’AVV. BORRE’ COLPISCE ANCORA
La consigliera capitolina Cristina Grancio resta nel M5S. 
A quanto scrive l’Adnkronos, il Collegio dei Probiviri ha annullato il provvedimento di “sospensione cautelare” per un vizio di procedura nei confronti della consigliera grillina, finita nel ‘mirino’ del M5S per le critiche espresse sul progetto del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle.
Grancio, che era stata sospesa il 9 giugno scorso dopo essersi rifiutata di votare sulla delibera in commissione, non partecipò alla votazione della delibera approvata il 14 giugno dalla maggioranza M5S in Assemblea Capitolina.
Con l’annullamento del provvedimento di sospensione, viene dunque chiuso il procedimento disciplinare nei confronti della Grancio.
Cristina Grancio aveva portato Beppe Grillo in tribunale con l’ausilio dell’avvocato Lorenzo Borrè per chiedere l’annullamento della sua sospensione.
Successivamente, come capitato a Giulivi ed altri, la consigliera comunale era stata sottoposta a pubblico processo per essersi azzardata a portare Beppe in tribunale.
La Grancio non era nemmeno stata fatta entrare alla festa del M5S Roma con Raggi e Grillo. L’annullamento della sospensione oggi fa pensare che il M5S Roma si è reso conto dell’impossibilità di sostenere la bontà delle motivazioni che hanno portato alla sanzione davanti a un giudice, dove spesso ai legalitari grillini dice male
Perchè il M5S si rimangia la sospensione di Cristina Grancio?
Come avevamo fatto notare nell’articolo che annunciava il ricorso di Grancio, tra le motivazioni c’erano molte contestazioni formali.
Ovvero che la procedura che ha portato alla sospensione della consigliera Grancio prevede che «Nei casi nei quali è applicabile una sanzione disciplinare, il gestore del sito, su segnalazione comunque ricevuta che non risulti manifestamente infondata, ne dà contestazione all’interessato con comunicazione a mezzo e-mail, assegnandogli un termine di dieci giorni per la presentazione di eventuali controdeduzioni, dandone comunicazione al collegio dei probiviri, al quale vengono successivamente trasmesse anche le controdeduzioni eventualmente presentate. Nei casi più gravi, il collegio dei probiviri ha facoltà di disporre la sospensione cautelare dell’iscritto, dandogliene comunicazione a mezzo e-mail».
Nell’occasione però il gestore del sito, sosteneva la parte in causa, non ha inviato alcuna comunicazione della contestazione disciplinare: «Si rileva che nel caso specifico il potere sanzionatorio “cautelare” è stato esercitato in difetto delle condizioni indicate nel Regolamento, e cioè la preventiva ricezione della contestazione da parte del Gestore, con conseguente illegittimità del provvedimento di sospensione “cautelare”», si sostiene nell’atto
Un errore nella procedura potrebbe invalidare tutto
Proprio per questo Cristina Grancio contestava una violazione del diritto alla difesa, perchè in quella comunicazione dovevano essere elencati i motivi oggetto del provvedimento disciplinare. Vero è che nella lettera che le hanno inviato i probiviri era presente un generico riferimento a «2. “dichiarazioni pubbliche contrarie alle decisioni assunte dal gruppo a maggioranza, nonchè nella presentazione in consiglio comunale di atti contrari alla posizione della medesima maggioranza e in atteggiamenti volti a favorirne la bocciatura di un progetto”».
Ma, appunto, a parte che la Grancio non ha fatto dichiarazioni pubbliche contrarie alle decisioni del gruppo M5S in Aula Capitolina, mancava appunto la comunicazione di partenza del procedimento.
“ IL COLLEGIO DEI PROBIVIRI
Nel procedimento disciplinare nei confronti di Cristina Grancio
Vista la comunicazione del gestore del sito del Movimento 5 stelle pervenuta in data odierna, relativa alla posizione della consigliera capitolina, Cristina Grancio, con riferimento ai fatti oggetto del presente procedimento disciplinare, il cui contenuto è da intendersi integralmente richiamato nel presente provvedimento;
Visti gli artt. 4 e 5 del regolamento del Movimento 5 Stelle;
Considerato che, secondo quanto segnalato, Cristina Grancio, avrebbe tenuto un comportamento scorretto nei confronti del gruppo consiliare e non rispettoso della sua linea politica. Tale comportamento, in particolare, si sarebbe estrinsecato in dichiarazioni pubbliche contrarie alle decisioni assunte dal gruppo a maggioranza, nonchè nella presentazione in consiglio comunale di atti contrari alla posizione della medesima maggioranza e in atteggiamenti volti a favorirne la bocciatura di un progetto
[…] Roma, 9 giugno 2017
Riccardo Fraccaro
Nunzia Catalfo
Paola Carinelli”
Non solo: faceva notare all’epoca l’avvocato Borrè che il voto contrario alle indicazione dei gruppi parlamentari non è mai stato motivo di provvedimento disciplinare per i parlamentari M5S, «tant’è che come risulta dall’elenco pubblicato da Openpolis — che si allega — i voti contrari contrari alle indicazioni del rispettivo Gruppo ascrivibili a ciascun senatore pentastellato oscillano da un minimo di 43 ad un massimo di 218, con una media di 120 voti contrari a testa, mentre alla Camera i voti contrari oscillano tra un minimo di 13 ad un massimo di 361».
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 18th, 2017 Riccardo Fucile
GLI ALTRI CANDIDATI DI FACCIATA SONO ILLUSTRI SCONOSCIUTI
Il primo è Vincenzo Cicchetti, 61 anni, imprenditore informatico di Riccione, consigliere comunale per i pentastellati (era entrato come riempilista) che alla voce dichiarazione di intenti scrive: «Un solo metro di giudizio e condotta: BuonSenso nel pieno rispetto della volontà manifestata dai cittadini!! Si all’esperienza, alla competenza, al merito, alla fatica, al lavoro serio e responsabile. No all’arrivismo, al pressapochismo, al parassitismo, all’inefficienza, al paraculismo, all’improvvisazione».
Nel mirino di Cicchetti in particolare Di Maio: «Ci è stato imposto solo perchè giovane e telegenico. Ma non possiamo presentarci con uno che non è laureato, non ha mai lavorato e non sa l’inglese».
Elena Fattori, di Genzano Di Roma, di anni ne ha 51 e siede fra i banchi del Senato . Sulla sua pagina Facebook spiega perchè ha deciso di «metterci la faccia».
Andrea Davide Frallicciardi, 39 anni, Perito Elettronico di Figline Valdarno (di cui è stato consigliere comunale fino alla fusione con Incisa Valdarno) ha un curriculum fatto di esperienze in ambito informatico, si occupa di assistenza tecnica presso un gruppo informatico, cui aggiunge «eccellenti» competenze artistiche, una grande passione per la musica. Si candida per «riportare in prima fila i cittadini», per far sentire il «fiato sul collo», per dedicare il suo tempo ad una «missione», prima, promette, di ritornare al suo lavoro: «Siamo umani, cittadini prestati alla politica, a termine».
Domenico Ispirato di anni ne ha 53, geometra napoletano trasferito a Verona per seguire la moglie insegnante. Iscritto al Blog di Grillo dal 2009, consigliere in circoscrizione, dichiara di avere creato mestiere per «disagio» nella società in cui lavorava, dedicandosi alla passione di sempre, la cucina. È fra i membri dell’associazione che porta avanti l’idea di dotare Verona della prima pista ciclabile, il «Ring Scaligero».
Gianmarco Novi, 40 anni, di Monza, ha una azienda che si occupa di eco marketing e risparmio energetico. Cintura nera di arti marziali tradizionali cinesi, per «motivi si salute, etici e ambientali», da tre anni è vegano.
Attivista grillino dal 2008, già consigliere comunale si propone di «riportare in Italia la Sovranità Monetaria, istituire il Bilancio Partecipativo Statale, istituire i Referendum Dispositivi e Abrogativi sul modello Svizzero».
Nadia Piseddu , 28enne di Vignola, è laureata in Ingegneria Aerospaziale e lavora in una azienda che si occupa di stampaggio e imballaggio . È stata nel 2014 candidata sindaco nel suo paese, dove ha fondato il gruppo grillino, organizzando «aperitivi e pizzate pentastellate». Alla voce Esperienze politiche scrive: «NADIA NADIA NADIA NADIA».
Lapidaria la scheda Marco Zordan. Di lui si sa solo che è una artigiano di 43 anni, di Arzignano, in provincia di Vicenza.
Tra delusi, tifosi di Di Maio e difensori dell’unità del M5S, gli iscritti si dividono nel commentare sul blog la lista dei candidati: «Chi va a votare una simile lista? Da ridere, se non fosse in gioco il futuro del M5S, il nostro M5S!», protesta Maurizio mentre un altro utente confessa: «ci aspettavamo di più».
«Molto deluso! Nessun nome noto tranne Di Maio», osserva Lucio.
Maria sottolinea: «Mi spiegate che caspita di lista è questa? O Di Maio o emeriti sconosciuti (tranne la senatrice). Se la logica è che qualunque persona va bene per portare avanti il programma allora non c’era bisogno di tutta questa procedura».
Ma c’è chi, tra i primi commenti, difende comunque la scelta della lista.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 18th, 2017 Riccardo Fucile
INTORNO A LUI PARLAMENTARI, COMUNICATORI, AFFARISTI… E SILVIA VIRGULTI, LA POTENTE E MISTERIOSA DONNA DEL CAPO
Appena eletto, per via dei suoi ventisei anni, lo chiamavano “il cucciolo”: un nomignolo fuori
luogo. Perchè Luigi Di Maio, il virgulto magico dell’M5S, un cucciolo non lo è stato mai.
A ventun anni, nel 2008, da iscritto a Giurisprudenza e sconosciuto fondatore di una associazione studentesca, Di Maio riuscì nel colpaccio di intervistare un signore dall’agenda tutt’altro che vuota: il prefetto di ferro Gianni De Gennaro, ex capo della polizia, in quel momento commissario per i rifiuti in Campania.
Uno sprovveduto, insomma, almeno per capacità di relazioni, Giggino da Pomigliano d’Arco non lo era neanche allora.
E adesso che – con la festa a Cinque stelle di Rimini e l’indicazione che sarà il candidato premier del Movimento si appresta a coronare la conquista di un ruolo al quale ha lavorato per un quinquennio; solo adesso si può abbracciare in un sol colpo l’implacabile ambizione grazie alla quale è riuscito – senza troppo darlo a vedere e anzi rendendo il risultato scontato, persino banale – a scalare il Movimento Cinque stelle fino a farne una creatura tutta Di Maio-oriented. A mangiarselo in un bel boccone, l’M5S: altro che cucciolo.
L’ARTE DEL TRAMPOLINO
«A molti studenti è stato fatto credere che la politica universitaria fosse il trampolino di lancio per la politica in generale, quella che vediamo in tv», invece «l’importante è l’esperienza della partecipazione, poi è un percorso naturale».
Ecco, quando nell’inverno 2013 da studente impegnato si candida per la Camera e parla così in un video forum, Di Maio ha già chiarissima la dinamica del trampolino: dall’università al Movimento, in quel caso.
Ce l’ha chiara e la nega. Trampolino io, ma quando mai. «Quando ho visto i fuori onda di Favia e Salsi, ho pensato che volessero usare il Movimento come trampolino», rimarca ad Avvenire, nella sua prima intervista da candidato M5S. Niente trampolini, proclama lui. Il percorso deve essere “naturale”.
Proprio come gli è “venuto naturale”, anni dopo, fidanzarsi con la sua attuale (e fondamentale) compagna, Silvia Virgulti.
Naturalmente, quindi, e non per calcolo, nell’inverno 2013 grazie a quella che nel libro sui Cinque stelle di Biondo e Canestrari (Supernova) è definita una «meticolosa conoscenza dei regolamenti parlamentari», Di Maio agguanta una delle tre chiavi del suo successo: il ruolo di vicepresidente della Camera.
L’incarico più importante nel M5S, che gli consente uno staff, una segreteria e insomma di avere più potere, autonomia.
E di averceli a prescindere dai diktat di Grillo e di Casaleggio: dei quali diventa, al contrario, un punto di riferimento, una voce ascoltata.
«Di Maio è fantastico», dice Grillo a Renzi un anno dopo, quando nell’inverno 2014 si incontrano al tavolone delle consultazioni per il governo. Di lì a poco Di Maio spiccherà il volo: a giugno di quell’anno sarà il capo delegazione a Cinque stelle che tratta con il premier sulla legge elettorale, non lo ferma più nessuno.
Comandano i fondatori del Movimento, certo, ma le regole le detta lui. «Vogliamo cambiare le cose. Ma dal di dentro. Non vogliamo stravolgere le cariche istituzionali», era stata del resto la sua prima dichiarazione da vicepresidente della Camera.
IL GASTEROPODE
E così, rannicchiato dentro il Movimento come un gasteropode, come una lumaca democristiana dentro il guscio grillino, il giovane virgulto Luigi Di Maio si costruisce la sua fortezza.
Un sistema di relazioni, dentro e fuori M5S.
Dentro, si mette vicino quelli che contano qualcosa e disobbediscono zero, instaurando peraltro un circolo che si può definire persino virtuoso, nel suo genere. Vale a dire: chi conta qualcosa sta con Di Maio, e forse anche per questo continua a contare, o almeno va un po’ più in televisione.
Non è nemmeno difficile: a volte, per entrare nelle grazie, è sufficiente cedere all’aspirante leader le proprie buone idee.
È ancor più che vecchia politica: è solida e antica tradizione modello Re Sole.
Tra i fedelissimi di antico conio vi è Alfonso Bonafede, avvocato, che è rimasto vicepresidente della commissione Giustizia pure nella seconda metà della legislatura, nonostante gli sia cambiato il mondo intorno.
Come anche il segretario in ufficio di presidenza per i Cinque stelle, Riccardo Fraccaro, uomo di contatto con le aziende partecipate e i lobbisti in genere, papabile come eventuale ministro della democrazia diretta in un futuribile governo a Cinque stelle, e talmente incline al contraddittorio da rispondere «che ne pensi?» a qualsiasi domanda.
Ci sono Danilo Toninelli, uomo chiave per tutte le faccende di legge elettorale, o Mattia Fantinati, al Senato Nunzia Catalfo.
Ovviamente ci sono gli emergenti sul territorio: Cancelleri in Sicilia, ma anche Berti in Veneto, Alice Salvatore in Liguria, Buffagni in Lombardia.
Tra i nuovi ingressi, la piemontese Laura Castelli, che è la tesoriera del gruppo Camera: quella che giusto nell’ultimo anno si è vista esplodere sotto il naso, fino a un +375 per cento, le spese destinate alla comunicazione del gruppo, cioè soprattutto alla comunicazione di Di Maio.
DONNE, AMICI, LOBBISTI
Perchè mentre da fuori il movimento muta, e gli attivisti diventano fan, da dentro l’asse principale, il crocevia, il metro, diventa lui solo.
Altri due elementi sono fondamentali, a determinare questo disegno: il patto di non belligeranza con Alessandro Di Battista, che sarebbe poi l’unico in grado di contendergli la leadership; e, fondamentale, l’arrivo della Virgulti.
Un ciclone, nella vita del non cucciolo di Pomigliano d’Arco.
Arrivata alla Casaleggio attraverso i fratelli Pittarello, spedita a inizio 2014 da Gianroberto a fare la coach tv ai parlamentari e poi stabilizzata all’ufficio comunicazione della Camera, Virgulti è una misteriosa e intoccabile divinità laica del Movimento.
Perchè è la donna del capo, ma non solo. Laureata in glottologia, esperta di Programmazione neurolinguistica, e coautrice di un corso d’inglese nel quale si applicano alcuni grandi classici manipolativi di quella controversa teoria, contiene in sè molti dei contraddittori elementi del mondo grillino.
Tra il new age e l’iper tecnologico, tra l’animalista e il moderato no vax, Virgulti risulta ad esempio curiosamente nella lista delle “mujeresquedespiertan” (donne che risvegliano) come pure delle Moon Mother italiane, cioè è, citiamo dal sito, «una donna che ha sentito nel cuore il richiamo a farsi tramite per la vibrazione del Divino Femminile condivisa durante la Benedizione Mondiale del Grembo» e che la trasmette «personalmente ad altre donne per facilitare il loro risveglio e la loro guarigione profonda».
Quando non pensa alla vibrazione del Divino femminile, Virgulti si perita di eliminare le proprie tracce dalla rete: l’ultima volta, la settimana passata, cancellando da Facebook ogni traccia del proprio profilo; ma anche del suo blog sull’inglese non vi è più alcun segno.
Di Maio poi non potrebbe fare a meno di quella che forse è l’ultima metamorfosi che lo porta al suo profilo attuale.
Vale a dire, il consigliere per le relazioni istituzionali Vincenzo Spadafora: suo uomo ombra dal 2016 e terza chiave di volta del virgulto magico, pure lui campano e senza laurea, trasversale oltre ogni immaginazione (nato con Rutelli e Pecoraro Scanio, nominato garante per l’infanzia da Fini e Schifani, nel mezzo presidente all’Unicef) fondamentale per tessere la rete nazional-internazionale e organizzare tutti i viaggi di peso dell’aspirante leader: la trasferta a Londra, il viaggio in Israele, l’incontro all’Ash Center di Harvard della scorsa primavera, e via elencando accreditamenti che Di Maio, tramite Spadafora, ha realizzato come rappresentante del Movimento, pur senza avere alcuno specifico mandato.
Un lavorio che sta dando i suoi frutti e che è già valso per Spadafora un eventuale posto a Palazzo Chigi.
A tutto svantaggio di un personaggio pur potente nel movimento come Rocco Casalino, che contrariamente alle aspettative sarebbe destinato a rimaner fuori dal governo.
O almeno così dicono.
(da “L’Espresso”)
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Settembre 18th, 2017 Riccardo Fucile
PARLA L’EX CONSIGLIERE M5S BERTOLA: “QUESTE VOTAZIONI NON SONO MAI STATE UNA COSA SERIA, CHI CERCA DI FERMARE LA DERIVA DEL MOVIMENTO VIENE BLOCCATO”…”DI MAIO E’ LUNICO ITALIANO AD AVERE GIA’ UNA PENSIONE PRIMA DI AVER FINITO GLI STUDI”
Scrivo questo post per ringraziare tutti quelli che, con la massima serietà , mi hanno incoraggiato in questi giorni a partecipare alle “gigginarie”, le votazioni per nominare ufficialmente come futuro premier del Movimento 5 Stelle il “candidato naturale” Luigi Di Maio, l’unico italiano che ha già una pensione prima ancora di aver finito gli studi.
Sono tanti, tra cui persone di grande valore, molti di quelli che hanno fondato il M5S in varie parti d’Italia, per poi diventare, come me, dei fuoriusciti o dei critici pensanti; e mi ha fatto piacere che abbiano pensato a me, uno dei pochi critici tecnicamente in regola per candidarsi, come possibile rappresentante della delusione collettiva.
Ho tuttavia deciso che non fosse il caso di presentare la mia candidatura, e vi spiego perchè.
Intanto, io sono una persona seria, per cui, paradossalmente, avrei potuto accettare più facilmente se le gigginarie fossero state una cosa seria.
Cioè, non l’avrei fatto comunque per scelta personale, perchè la passione per la politica resta ma prima vengono il mio lavoro e la mia famiglia, che ho sacrificato per troppi anni; per motivi politici, perchè comunque non ho alcuna intenzione di rimettere la mia faccia al servizio di ciò che il M5S è diventato oggi, nemmeno come oppositore interno; e perchè non so che competenze abbia io per fare il presidente del consiglio (però, se lo può fare Di Maio lo può fare chiunque).
Tuttavia, candidarsi con la possibilità concreta di rovesciare la deriva del Movimento 5 Stelle verso un partito qualunque, di riportarlo ai principi originari, di cacciare i mediocri che ne hanno preso il controllo e gli esagitati che ne sono i pretoriani in rete, o perlomeno di avviare un dibattito serio con la base, di provocare un sussulto di coscienza negli ex cittadini attivi ora diventati militanti, avrebbe avuto un senso.
Ma questa possibilità non c’è, e questo è evidente – oltre che dai precedenti, vedi il caso di Genova – da come è stata concepita tutta l’operazione: con l’annuncio il venerdì pomeriggio per il lunedì mattina, senza alcun preavviso, senza alcuna indicazione di cosa sarebbe successo dopo, senza comunque il tempo per alcun tipo di approfondita discussione collettiva, visto che già si era detto che sabato prossimo sarebbe stato tutto finito.
Se anche io o qualsiasi altro candidato davvero alternativo ci fossimo messi in gioco, anche solo per provocazione, avrebbero trovato una scusa per escluderci; o peggio ci avrebbero fatto correre in una gara truccata, in cui prima ci avrebbero rovesciato addosso una tonnellata di fango, descrivendoci come rosicatori in cerca di visibilità o di un contentino, e poi ci avrebbero sottoposti al gioco di una piattaforma priva di trasparenza, frequentata ormai quasi solo da squadristi da social e truppe in carriera; e infine, dopo averci concesso dieci voti in tutto, ci avrebbero usati per legittimare la nomina di Di Maio, già decisa dall’alto da un pezzo.
Con questa gente ho, abbiamo già perso troppo tempo: non vale la pena nemmeno di partecipare al voto. Si facciano la loro strada da soli, chiusi in un circoletto di mediocrità , di ambizioni sproporzionate alle capacità , di complottismi, di propaganda e di rabbia popolare montata ad arte, con cui nessuna persona dotata di un minimo di raziocinio e di credibilità vuole più avere a che fare (l’avete letta la lista dei “grandi artisti” di Rimini?).
Forse troveranno all’ultimo altri candidati semisconosciuti per fingere una democrazia di cartone, ma la votazione per acclamazione di un candidato unico, il perfetto contrario della partecipazione popolare attiva, sarebbe un ottimo simbolo per smascherare il loro inganno.
Magari, nel triste panorama politico dell’Italia odierna, Di Maio e soci andranno anche al governo, regalandoci inferni lastricati di buone intenzioni, diktat ideologici da stato libero di Bananas, e disastri su scala nazionale.
Ma non avranno la soddisfazione di poter dire che, ancora una volta, sono riusciti a sfruttare le energie e le intelligenze dei cittadini e degli attivisti di un tempo per legittimare la propria personale scalata al potere.
Vittorio Bertola
ex consigliere comunale a Torino per il Movimento 5 Stelle.
(da “L’Espresso”)
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Settembre 18th, 2017 Riccardo Fucile
IL PREMIO NOBEL: “LA VERA PACE DIPENDE DA OGNUNO DI NOI”
“La vera pace dipende dall’attitudine mentale di ognuno di noi, da come pensiamo. Anche la pace
nel mondo della società dipende dall’individuo”.
Così il Dalai Lama che ha iniziato la sua giornata a Palermo incontrando i giornalisti prima della conferenza al Teatro Massimo.
“Ci sono vari livelli di pace che possiamo avere – dice – il punto fondamentale è che dobbiamo cambiare i modi sbagliati di pensare. Il metodo principale per ottenere la pace è sviluppare attitudine compassionevole. Il mio impegno principale è la promozione dei valori umani. Il secondo impegno è promuovere l’armonia tra le religioni”.
E ribadisce il richiamo alla stampa: “Anche voi avete una grande responsabilità . Di dire la verità , in modo da istruire la gente nel modo giusto”.
“Vengo da un lungo viaggio – dice il Dalai lama – Irlanda del Nord poi Germania e adesso in Sicilia. Il messaggio che voglio che arrivi anche qui è che la vera felicità dell’individuo dipende dall attitudine mentale, da come pensiamo. Anche la pace nel mondo, la pace della società “.
Alla conferenza stampa anche il sindaco Leoluca Orlando. “Ci sono vari livelli di pace nella nostra vita – dice il Dalai lama – bisogna sviluppare la compassione che è già dentro l’individuo. Che tipo di compassione dunque? Una compassione spinta dall’intelligenza. Che comprende. Così la compassione va oltre i confini di chi è vicino a noi. Una compassione genuina per l’individuo stesso al di là del suo comportamento verso di noi. Questo può avvenire solo tramite il sistema di educazione e di istruzione. Solo così nasce la vera compassione e empatia. Il mio impegno principale è la promozione dei valori umani: credenti non credenti non importa”. Il suo secondo impegno è “promuovere l’armonia fra le religioni”. Il Dalai lama si rivolge anche al sindaco e ai giornalisti dicendo che anche loro hanno questa responsabilità .
Secondo il Dalai lama non bisogna discriminare i migranti. “Sono l’oggetto della nostra compassione – dice – bisogna accoglierli. Sono i nostri fratelli e nostre sorelle che stanno affrontando un periodo di grande difficoltà . Vanno accolti va offerto loro un rifugio temporaneo. In modo da poter tornare poi nei loro luoghi comuni usando ci sarà pace. Le nazioni che ospitano devono offrire subito istruzione ai bambini, addestramento al lavoro per gli adulti. Proprio per dare loro gli strumenti per ricominciare nei loro luoghi”.
“La Sicilia da ventuno anni fa a oggi è cambiata – dice il Dalai lama – ho visto persone pronte ad accogliere i migranti, compassionevoli. Questa è una cosa ottima. La politica ha un suo ruolo in questo, la politica compassionevole è giusta, il resto è sporco e porta all inganno”.
Il sindaco regala al Dalai Lama la Carta di Palermo per testimoniare la compassione della città . Mentre offre questo dono, al porto di palermo arrivano 500 migranti.
“La Carta di Palermo per esempio – dice il Dalai Lama – è un segno importante. Non penso che tanti anni fa questo sarebbe stato possibile. Mussolini aveva delle idee molto diverse a riguardo, per fare solo un esempio”.
“Oggi a Palermo 410 migranti, tra cui 40 minori, salvati nel Canale di Sicilia”. Ha detto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, aprendo l’incontro al Teatro Massimo “Queste 410 persone sono palermitane – ha detto il primo cittadino. Dobbiamo avere compassione per loro. Non sono stranieri, sono nostri concittadini. Basta discriminazioni. Da qui arriva l’appello perchè si approvi subito lo Ius soli”.
Stamattina Tenzin Gyatso, leader spirituale del Tibet e Premio Nobel per La Pace, ha tenuto la sua conferenza sull’Educazione alla Gioia al Teatro Massimo, mentre al cinema Rouge Et Noir il collegamento streaming l’incontro.
Il Dalai Lama arriva a Palermo dopo aver già toccato Messina e Taormina: il titolo della Conferenza nasce dal suo “Il Libro della Gioia. Dialogo tra due Nobel per la Pace”, dialogo con l’arcivescovo africano Desmond Tutu, raccolto da Douglas Abrams.
Al termine della conferenza il Dalai Lama ha lasciato la città alla volta della Toscana. Non prima di aver ricevuto alcuni doni-simbolo: un Ficus religiosa, l’albero sacro per eccellenza per i buddisti, gianisti e induisti.
L’albero, che non cresce nei nostri climi, è stato coltivato all’Università di Palermo: in occasione della vita di Sua Santità , l’albero sarà interrato all’Orto Botanico di Palermo, divenendo così un forte segno per l’accoglienza e la convivenza di popoli differenti.
(da agenzie)
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