SEQUESTRO ONG IUVENTA, STA EMERGENDO LA VERITA’: UNA SPORCA OPERAZIONE DEI SERVIZI SEGRETI, ORA FUORI I NOMI DEI MANDANTI
ALTRO CHE CONTRACTOR PRIVATI, I PRESUNTI ACCUSATORI ERANO AGENTI DEI SERVIZI SOTTO COPERTURA… TESTIMONI E VIDEO DIMOSTRANO CHE SONO STATE FALSIFICATE LE PROVE PER ACCUSARE INGIUSTAMENTE LE ONG… CHE RUOLO HANNO AVUTO MINNITI E IL GOVERNO?
Li hanno accusati di avere contatti con gli scafisti, favorendo l’immigrazione clandestina. Tutto e solo per fini umanitari: per salvare più vite umane possibile.
Ma nel provvedimento giudiziario non ci sono affatto prove di rapporti loschi con i trafficanti per trarne profitto.
E tuttavia le accuse della Procura di Trapani contro l’Ong Jugend Rettet sono pesanti, tanto da aver portato al sequestro della sua nave Iuventa: una misura contro la quale è stato presentato ricorso, la cui discussione è in programma il 19 settembre da parte del Tribunale del Riesame.
E potrebbero esserci a breve sviluppi molto gravi per le istituzioni del nostro Paese.
L’analisi di una serie di scambi email dell’Ong, di fotografie e testimonianze fa emergere una versione dei fatti diversa.
LA ROTTA DEL GOMMONE
Tra le contestazioni più serie ci sono due fatti a cui un agente sottocopertura del Servizio centrale operativo della polizia (Sco) avrebbe assistito il 18 giugno scorso.
Iuventa avrebbe consentito ai trafficanti di recuperare imbarcazioni di legno vuote da riutilizzare.
L’undercover documenta l’episodio con alcune foto, tra cui due finite su tutti i media italiani: in una si vede un gommone di soccorso con motore (Rhib) situato vicino a due barche azzurre degli scafisti ed etichettato come di proprietà della Iuventa.
Quel Rhib, però, è completamente diverso da quello dell’Ong tedesca.
Quindi è stato prodotto un falso
Nella seconda foto, invece, si vede un piccolo gommone con motore – effettivamente della Iuventa e ribattezzato Lilly – che traina un barcone dei trafficanti. Dove lo porta? Secondo l’agente dello Sco, si dirige verso la costa libica. Ma è una sua libera affermazione non esiste nessun’altra immagine.
Ma non finisce qua: un testimone tedesco, Friedrich Kuechler, a bordo della nave Seefuchs dell’Ong SeeEye, che quella mattina si è recata sulla scena dei soccorsi per offrire aiuto a Iuventa e alla nave Vos Hestia dell’Ong Save The Children afferma che la barca vuota è stata solo spostata dall’area dei soccorsi, dove era d’intralcio.
“Prima che potessimo procedere alla distruzione delle imbarcazioni – dichiara Jugend Rettet – è stato avvistato un gommone con i rifugiati e al nostro Lilly è stato ordinato di fornire loro assistenza. Mentre i due nostri Rhib distribuivano i giubbotti di salvataggio, un altro scafo ha rubato le tre imbarcazioni di legno e le ha trainate verso la Libia”. Jugend Rettet rigetta risolutamente l’accusa di avere rapporti con i trafficanti.
L’ENIGMA DELLA CONSEGNA DIRETTA
L’altra contestazione altrettanto grave si riferisce a un’operazione di soccorso avvenuta nella stessa area il 18 giugno intorno alle 11 di mattina.
Secondo l’agente dello Sco, si sarebbe verificato “un vero e proprio rendez-vous tra operatori della Iuventa e presunti trafficanti finalizzato alla consegna di alcuni migranti”. Lo scambio di email tra la nave della Jugend Rettet e la Guardia Costiera italiana documenta invece che Iuventa si trovava lì fin dal primo mattino di quel 18 giugno, perchè la Guardia Costiera italiana le aveva chiesto di andarci, con un’email inviata alle 4.41.
Nessun accordo con gli scafisti, quindi, ma il rispetto delle regole del coordinamento.
Lì intorno alle 11 avviene quella che gli agenti dello Sco ricostruiscono come una ‘consegna diretta’ di migranti dagli scafisti alla Iuventa.
Ma l’Ong tedesca e il testimone Friedrich Kuechler, che precisa di aver assistito a questo secondo episodio servendosi di un binocolo, offrono una lettura molto diversa dei fatti. “L’equipaggio del nostro Rhib – spiega Kuechler – era molto più vicino e ci ha confermato che non c’è stata alcuna consegna diretta”.
La richiesta allo Sco della polizia di potere visionare un eventuale video integrale girato dall’undercover, che permetta di ricostruire i fatti del 18 giugno, e di chiarire le discrepanze, non ha ricevuto risposte.
RENDEZ- VOUS COL FANTASMA
L’inchiesta non manca di ipotesi sinistre sulla Iuventa.
Tra il 4 e il 6 maggio scorso, la nave “avrebbe resistito agli ordini della Guardia Costiera italiana” di recarsi a Lampedusa con a bordo solo 5 minorenni salvati, sospendendo quindi i soccorsi in un momento di emergenza.
Le email della Iuventa alle autorità italiane espongono le reali motivazioni: l’Ong non capisce la logica, protesta, ma poi obbedisce.
E’ stato avanzato il sospetto che quel temporeggiamento fosse dovuto a un possibile rendez-vous tra Iuventa e una misteriosa nave fantasma: la Shada.
In quel periodo sulla Iuventa viaggiava la documentarista tedesca, Nathalie Suthor, titolare della casa di produzione Benstar Media di Colonia: con il suo cameramen, girava un documentario sull’Ong, trasmesso dalla tv tedesca Zdf.
Iuventa aveva un rendez-vous con un altro vascello? Suthor liquida la domanda come ridicola. “Quel giorno ho passato tanto tempo sul ponte della nave, perchè eravamo tutti sconvolti per gli ordini della Guardia Costiera di Roma. Per me era intollerabile: eravamo costretti a sentire le chiamate di aiuto, senza poter fare nulla!”.
Tutte le accuse alla Ong stanno non solo cadendo, ma rivelano un preciso disegno eversivo per screditarle: chi ha mandato due agenti sotto ccopertura a costruire prove false? Da chi dipendevano i due agenti? Che ordini avevano ricevuto?
(da La Repubblica”)
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