Settembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
UN HACKER, SPACCIANDOSI PER IL DG, HA CONVINTO UN DIRIGENTE A SPOSTARE LA SOMMA SU ALTRO CONTO ESTERNO
Gianfranco Dell’Alba, ormai ex direttore della delegazione della Confindustria a Bruxelles, è stato
giovane militante del Partito Radicale di Marco Pannella, poi per due legislature europarlamentare, infine capo di gabinetto di Emma Bonino quando la leader radicale era la ministra per le Politiche europee. Insomma, non si tratta dell’ultimo arrivato.
Eppure la storia di come è diventato ex Confindustria è da raccontare.
Tutto è successo nei giorni scorsi, ci fa sapere Roberto Mania di Repubblica. Dell’Alba riceve al suo indirizzo di posta elettronica un messaggio più o meno simile a questo: «Caro Gianfranco, dovresti eseguire un bonifico di mezzo milione di euro (in realtà la cifra pare un po’ inferiore, ndr) su questo conto corrente. Non mi chiamare perchè sono in giro con il presidente e non posso parlare».
Mittente: Marcella Panucci, direttore generale di Viale dell’Astronomia, braccio destro del presidente dell’associazione, Vincenzo Boccia.
Dell’Alba, ex europarlamentare ed ex capo di gabinetto del ministero degli Esteri, esegue senza nemmeno farsi una domanda e darsi una risposta: a questo punto dobbiamo pensare che in Confindustria il filtro antispam seghi tutte le truffe alla nigeriana che arrivano da quelle parti come nelle caselle di posta elettronica del mondo intero
La storia di Gianfranco Dell’Alba
Dell’Alba – per quanto è stato possibile ricostruire a Repubblica date le ritrosie di Confindustria ad affrontare il caso – ha eseguito l’operazione senza alcuna esitazione: “Non ha chiamato Panucci e ha spostato una somma non proprio indifferente dal conto bruxellese ad un altro estero dall’intestazione – pare – ignota. Ma quella di Panucci era, appunto, una mail spoofing, inviata da un hacker che si è impossessato dell’indirizzo di posta elettronica dal quale ha scritto al responsabile della sede belga”.
Dell’Alba è stato licenziato per l’incredibile errore commesso, mentre la Polizia Postale sta indagando sull’accaduto e sta cercando di risalire al proprietario del conto su cui è stato effettuato il bonifico, nella speranza di recuperare i soldi.
Ma l’errore ha dell’incredibile e in viale dell’Astronomia continuano a chiedersi come sia possibile che un dirigente sposti una somma di denaro così ingente senza prima aver effettuato una verifica.
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
CASAPOUND AL 5,8%, ESTREMA SINISTRA AL 4%
Simone Canettieri sul Messaggero oggi racconta i risultati di un sondaggio commissionato dal Partito Democratico su Ostia e il X Municipio, che vedrà la corsa di Athos De Luca contrapporsi a Giuliana Di Pillo e ai candidati del centrodestra e di Casapound.
La rilevazione segreta commissionata dal Nazareno a uso interno — che Il Messaggero ha potuto visionare — è stata calibrata sui principali partiti e coalizioni in lizza per la guida del X municipio.
Rimangono fuori dalle percentuali i piccoli e grandi movimenti civici usciti fuori in queste ore.
Anche gli indecisi, una fetta ancora consistente di elettorato, non fanno parte del “carotaggio” dei dem.
Il sondaggio prende in considerazione le macro-aeree politiche presenti sul litorale.
Il M5S (che candida Giuliana Di Pillo) è primo ma in caduta libera.
Dal 44% ottenuto alle elezioni comunali di giugno 2016 a sostegno di Virginia Raggi è sceso al 28,5%.
Ovvero: quasi sedici punti percentuali in meno, rispetto alla cavalcata di «Virginia» che proprio a Ostia chiuse la campagna elettorale per il ballottaggio (che proprio qui segnò un inappellabile 76 per cento contro 24 del Pd di Giachetti).
Al secondo posto, ma fermo al 18%, dieci punti sotto ai grillini, ecco la coalizione di centrodestra che vede in Forza Italia e Fratelli d’Italia, i maggiori azionisti.
La candidata qui è Monica Picca espressa dal partito di Giorgia Meloni.
Chi rimarrebbe fuori dal ballottaggio è proprio il Pd: il sondaggio che ha commissionato lo blocca al 12%.
Riuscirà Athos De Luca in una remuntada simile?
A sinistra non se la passano meglio: i partiti (Mdp, Insieme e Sinistra italiana) che puntano sul prete don Franco De Donno si attestano al 4%.
Infine, c’è la sorpresa Casapound: il blocco neofascista supera la cosa “rossa”. Secondo il sondaggio il movimento sovranista si attesta sul 5,8.
I risultati quindi danno un M5S che alla fine riuscirebbe a portare a casa l’approdo al secondo turno ma in emorragia di voti.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
SONDAGGIO SWG: PERSINO IL 35% DEGLI ELETTORI GRILLINI LE CONTESTE… PEGGIORATA L’IMMAGINE DEL MOVIMENTO
Uno studio di SWG sulle primarie del MoVimento 5 Stelle pubblicato oggi dal Giornale segnala che
c’è molto malcontento riguardo la vicenda dell’incoronazione di Luigi Di Maio a candidato premier e leader dei grillini effettuata su Rousseau e certificata durante Italia 5 Stelle di Rimini.
Solo il 21% degli italiani ha ritenuto le primarie credibili, mentre il 68% boccia il sistema telematico di scelta del candidato premier (l’11% non ha un giudizio).
Tra gli attivisti grillini va un po’ meglio, ma non molto. Per il 63% le primarie sono state attendibili (anche se il «molto» si riduce al 25%), mentre emerge un gruppo critico che vale il 35%.
Tra gli elettori indecisi si annida il maggior tasso di dissenso, con il 79% che ritiene quelle primarie «poco o per niente credibili».
Ma la cosa grave è che i disappunti provengono anche dalla base M5s.
Il 36% è perplesso sul metodo Rousseau, giudicandolo inadeguato per esprimere la volontà reale degli elettori del movimento; il 32% critica la scelta della rosa di persone tra cui scegliere, ritenendola inadeguata ad esprimere le diverse anime interne.
Nell’opinione pubblica stessa cosa: il 30% non si rispecchia nelle candidature e il 35% è deluso dalle primarie.
Nella «Generazione X», tanto amata da Grillo, quella dei trenta-quarantenni, il 31% giudica inadeguate le candidature.
Non brillano, per questo, nemmeno i consensi.
Il M5s oscilla da tempo tra il 26% e il 28% e secondo Swg.it s iè verificato un peggioramento del giudizio sul movimento: il 46% afferma di aver peggiorato le proprie valutazioni e solo il 14% di averle migliorate.
Un segnale di deterioramento che entra anche nelle fila grilline, con un 19% di scettici.
L’indebolimento dell’immagine del M5s nasce dalla sensazione, più o meno diffusa, di una omologazione del movimento ai vecchi partiti.
Una percezione che coinvolge il 61% degli italiani e lambisce il 12% della base grillina.
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
LA TIEZZI CONTRATTACCA: “CHIEDONO LE MIE DIMISSIONI PERCHE’ INDAGATA E IL GIORNO PRIMA DIFENDEVANO L’INDAGATA RAGGI”… E ALLA FINE I CONSIGLIERI COMUNALI GRILLINI DANNO RAGIONE ALL’OREF
Se n’è accorta anche Federica Tiezzi della contraddizione: «Siamo arrivati a questo punto, nel M5S chiedono le mie dimissioni dicendo che sono indagata e il giorno prima difendevano la Raggi nonostante la richiesta di rinvio a giudizio della Procura. Una cosa un po’ paradossale».
La presidente dell’Organo di Revisione Economica e Finanziaria del Campidoglio torna a parlare con il Messaggero nonostante i 5 Stelle abbiano puntato il dito contro le sue dichiarazioni ai giornali dopo la bocciatura del bilancio consolidato presentato dalla Giunta Raggi che ha visto l’esordio con il botto di Gianni Lemmetti.
Il MoVimento 5 Stelle Roma si è schierato compatto nell’accusare la Tiezzi di essere indagata e nel chiederne addirittura le dimissioni.
Lei non sembra molto impressionata e ribatte colpo su colpo: «Mi faccia dire una cosa, per me i pm non hanno chiesto il rinvio a giudizio».
È una frecciatina alla Raggi? «No, è un dato di fatto. Facendo i commercialisti, a volte può capitare di essere coinvolti in questo tipo di situazioni. Mi difenderò. Ma cosa c’entra col mio ruolo di revisore dei conti del Comune? E che c’entra mio marito?»
Non si dimette, insomma? «Ma ci mancherebbe. Ho fatto solo il mio lavoro. Se in Comune non sono stati capaci a redigere due bilanci non è colpa nostra».
Ma la parte più interessante riguarda i problemi del bilancio consolidato che l’OREF ha voluto mettere a nudo nella sua relazione: «La riconciliazione dei debiti e dei crediti tra il Campidoglio e le sue partecipato non è completa e quindi, ad oggi, non corrisponde al vero. Le sembra un giudizio politico? Poi noi come revisori siamo estratti a sorte dalla Prefettura, sono capitata qui per caso. La verità è che in Comune se lo sarebbero dovuti aspettare».
E perchè? «Erano mesi che scrivevamo che questo lavoro per conciliare i debiti e i crediti non riconosciuti andava fatto e alla svelta. Hanno iniziato solo due mesi fa, ma era una partita da svariate centinaia di milioni. Anche il ragioniere generale ha dato un parere con riserva».
Insomma, l’OREF dice che i conti, semplicemente, non tornano.
Nella triangolazione tra il Campidoglio e le due controllate Ama (rifiuti) e Atac (trasporti), non si riesce a capire il dare e l’avere, spesso non è neppure specificato chi deve cosa e a chi, se a certi ricavi delle aziende corrispondano poi altrettanti costi per la controllante. E viceversa.
Spiega oggi Giovanna Vitale su Repubblica:
«Sulla base di dati e numeri abbiamo costatato che c’è quanto meno un saldo di circa 300 milioni di euro che non si sa a chi imputare», ha spiegato ieri in Aula Giulio Cesare il revisore Marco Raponi. «Si tratta tutte quelle poste che non si sa se debbano essere imputate a una partita o a un’altra, o se siano reali».
Un discorso che deve aver convinto (e preoccupato) la stessa maggioranza grillina.
Con l’emendamento scritto a mano e depositato al volo prima del varo del consolidato, i consiglieri cinquestelle hanno infatti disposto «di procedere, entro e non oltre il termine dell’esercizio finanziario in corso», dunque entro il 31 dicembre di quest’anno, «a porre in atto i provvedimenti necessari ai fini della riconciliazione delle partite debitorie e creditorie delle partecipate Ama e Atac».
Una correzione last minute per evitare guai, evidentemente. Perchè i conti, alla fine, non sono tornati neppure a loro.
E dei conti che non quadravano si è accorto anche Luigi Botteghi, arrivato a maggio alla Ragioneria del Campidoglio da Rimini, visto che ha scritto non più di una settimana fa: «In considerazione del disallineamento dei dati fra Roma Capitale e le società facenti parte del perimetro di consolidamento», il parere (obbligatorio) che si esprime è sì «favorevole», ma «condizionato in ordine alla regolarità contabile della proposta di deliberazione in oggetto».
«I crediti elisi ammontano al 30% in Atac e al 70% in Ama. Ci stiamo muovendo nel rispetto delle norme. Abbiamo tempo fino al 31 dicembre per perfezionare le partire che non hanno ancora trovano una perfetta corrispondenza».
Si tratta di «qualche milione», ammette Lemmetti con il Corriere della Sera Roma dopo aver dato il via agli attacchi nei confronti dell’OREF ieri pomeriggio con uno status su Facebook.
A leggere il documento, le riserve si concentrano sulle partite intercompany, ovvero la riconciliazione debiti-crediti tra le municipalizzate che l’organismo di controllo ritiene «incomplete».
Intanto con la bocciatura del consolidato si fa rivedere Andrea Mazzillo, il predecessore di Lemmetti cacciato in malo modo dalla Giunta Raggi. Il defenestrato che conta di rientrare in partita alle Regionali non crede che si possano accusare i revisori di strumentalizzare il proprio ruolo per ostacolare la giunta Cinque Stelle: «Non stanno facendo politica, si limitano a rilevare le criticità che dovranno essere recepite».
Chissà se questo Mazzillo è parente di quel Mazzillo che quando l’OREF bocciò il suo bilancio fece le stesse accuse di Lemmetti all’organo “di garanzia”.
Ma la parte più divertente della vicenda è che ieri i 5 Stelle sono andati compatti all’attacco dell’arbitro cornuto via agenzia di stampa ma quando si è trattato di votare il bilancio consolidato hanno presentato un emendamento e un ordine del giorno che impegnano la giunta a mettere ordine tra i conti entro fine anno.
Proprio come chiesto dall’Oref.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
L’EX ESPERTO IN POLIZZE PRONTO A TORNARE AL LAVORO CON LA SINDACA
Salvatore Romeo è pronto a tornare a dare una mano alla Giunta Raggi e rivela in un’intervista al
Messaggero di aver sentito al telefono la sindaca dopo la richiesta di archiviazione del reato ipotizzato per la sua nomina:
Che farà ora, Romeo?Tornerà a fare il braccio destro di Virginia Raggi?
«Se me lo chiedesse, potrei tornare. Perchè no? Per ora resto al dipartimento Partecipate, dove sono molto impegnato, ci sono tante società da riorganizzare, di lavoro non manca insomma. Ho appena finito una riunione con l’assessore Massimo Colomban»
Quindi oggi non ha incontrato la sindaca?
«No, ho visto solo Colomban. Con lei ci siamo sentiti al telefono, ieri, subito dopo avere saputo della decisione dei pm».
Raggi a febbraio aveva promesso di denunciarla, dopo l’apertura della terza polizza a suo favore (e a sua insaputa)…
«Guardi, sentirla ieri è stato emozionante. Era la prima volta, dopo tanti mesi di silenzi. Durante l’indagine, era meglio che non ci parlassimo, non sarebbe convenuto a nessuno, anzi. Ho pazientato. Ma è stato bello risentirci, finalmente, ora che è tutto finito».
Romeo, evidentemente rasserenato da una vicenda che lo stava addolorando, torna anche a parlare della storia delle polizze:
Ci dica delle famigerate polizze. Tutte chiuse, giusto?
«No, ma che chiuse! Sono tutte aperte».
Davvero? E chi ne beneficia
«Beh, non la sindaca, immagino sia questo quello che vuole sapere (risata, ndr) Mi faccia dire, mi è dispiaciuto che per questa vicenda si sia alzato un polverone mediatico immeritato, francamente».
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
SU TWITTER LA SUA DIFESA DELLA RAGGI DIVENTA UN AUTOGOL
Paola Taverna non ci sta. Non accetta che oggi tanti criticoni si permettano di dire che a Roma non è cambiato niente oppure le cose sono peggiorate, come ha fatto Anna Foglietta giovedì sera a Otto e Mezzo.
E lo dice chiaro e tondo su Twitter, spiegando cosa c’è che non va: “Una domanda ai romani: ma abitavate tutti in Svizzera prima?”.
Tutti qui insomma non si rendono conto degli enormi sforzi che sta facendo il MoVimento 5 Stelle per peggiorare una situazione che, in effetti, era il contrario della Svizzera. E bisogna dargliene atto. Anzi: il brutto, per la Taverna, è che qualcuno se ne è già accorto.
Altri, invece, sono in attesa del rispetto delle promesse elettorali: come il miliardo che Daniele Frongia aveva promesso di far risparmiare tagliando gli sprechi da lui ritrovati nelle pieghe del bilancio come quelli che trovano gli spiccioli tra i cuscini del divano.
Altri, invece, sono in attesa del miliardo di euro da investire “in servizi al cittadino” che aveva invece detto di avere in tasca Luigi Di Maio.
Altri ancora, invece, cominciano a rendersi conto che quando ci si dimentica di partecipare alle gare per i finanziamenti agli asili nido, ci si dimentica di quella sulla videosorveglianza, si seguono curiose politiche di eradicazione delle zanzare e poi si è costretti a tornare precipitosamente indietro, si evita di riscuotere crediti per ragioni politiche, si promettono sgomberi di campi rom e non si mantengono, allora qui il problema è che siamo a Roma, ma qualcuno ha il vizio di fare lo svizzero.
(da “NextQuotidiano”)
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