Ottobre 11th, 2017 Riccardo Fucile
LA RIVOLTA DEGLI AMMINISTRATORI DI CASEGGIATO: “IL COMUNE PENSI A FINANZIARE CERTE OPERE INVECE CHE IMPORRE ALTRE SPESE A FAMIGLIE CHE NON RIESCONO NEPPURE A PAGARE QUELLE ORDINARIE”
Barriere di sicurezza con sacchi di sabbia in caso di alluvioni e frane: gli amministratori
di condominio diventano il braccio operativo del Comune.
La nuova ordinanza del sindaco Marco Bucci sugli “adempimenti degli amministratori e proprietari di edifici ricompresi nelle aree a rischio di inondazione; norme comportamentali e di auto-protezione”, scatena la polemica.
Anaci, l’associazione che raggruppa gli amministratori, la rispedisce al mittente. «Impone di costruire barriere prima che venga emanata l’allerta — sbotta il presidente Pierluigi D’Angelo — e l’amministratore deve chiedere ai condomini di alzare un muro per difendere le parti allagabili. Non ci pare una cosa semplice e veloce. A meno che non vengano acquistati dei costosi sistemi di paratie che, visto come vanno le cose e quante famiglie non riescono neppure a pagare le spese, mi pare davvero impossibile. Il Comune dovrebbe finanziare certe opere non imporre ai cittadini di arrangiarsi».
Le alluvioni del 2010, 2011 e 2014 hanno lasciato ferite profonde, indelebili. “Le aree a rischio inondazioni e frane, in considerazioni di quegli eventi calamitosi — è scritto nell’ordinanza — non sono ad oggi esaustivamente rappresentate dalle cartografie dei vigenti Piani di Bacino, ma sono più fedelmente riconducibili alla cartografia vincoli geomorfologici ed idraulici del Piano Urbanistico Comunale che si assume quale mappatura di riferimento”.
Dopo questa considerazione, il Comune chiede agli amministratori di farsi carico di informare i residenti delle aree a rischio.
Spiega D’Angelo: «Dobbiamo verificare periodicamente e almeno una volta l’anno sulle cartografie dove sono ubicati gli edifici e se per caso sono stati inseriti nelle “zone rosse”: questo non è un nostro compito».
L’Allegato A del volantino di 9 pagine, deve essere distribuito nei condomini. «A tutti i proprietari e affittuari. Periodicamente dobbiamo collegarci ai link del geo-portale delle aree soggette a inondazione e frane con tutti gli elenchi degli edifici, inserendo via e numero civico. In più, questo vademecum ovviamente dobbiamo consegnarlo e anche spiegarlo perchè l’elenco di chi l’ha ricevuto va registrato e dopo scattano i controlli».
A pagina 5, la disposizione più contestata: “Proteggi con paratie o sacchi i locali che si trovano al piano strada, chiudi le porte di garage, cantine e seminterrati”.
«Questo nuovo compito ci obbliga ad essere un braccio operativo della protezione civile». Nell’ordinanza è spiegato che “…il codice civile prevede che i provvedimenti dell’autorità amministrativa devono essere notificati all’amministratore di condomino, quale rappresentante dei caseggiati che deve darne notizia senza indugio ai condomini”.
«Con difficoltà — prosegue D’Angelo —, con difficoltà riusciamo a organizzare un paio di riunioni l’anno, d’ora in poi una dovrà essere sul tema della protezione civile».
D’Angelo aggiunge. «Ma il cittadino deve proteggersi da solo dalle alluvioni? A leggere l’ordinanza, mi
pare di capire di si. Se non è possibile acquistare le paratie, dovremo vivere blindati, dietro i sacchi, e non è detto che tutti lo vogliano fare. Quindi chiudiamo da una parte, ma l’acqua entra da un’altra. Sarebbe necessario un piano di emergenza per ogni edificio, non un volantino. E quando lo invio ai condomini, il problema sarà risolto?»
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 11th, 2017 Riccardo Fucile
“LO FACCIAMO PER ETIENNE, MA ANCHE PER NOI STESSI”
Non volevano che, dopo la notizia del furto della bicicletta al medico francese che sta girando il mondo su due ruote, fossero considerati tutti ladri.
Per questa ragione, i cittadini di Castel Volturno – il centro in provincia di Caserta dove, pochi giorni, fa era stata rubata la bici a Etienne Godard – hanno deciso di reagire. Attraverso un gruppo Facebook hanno lanciato una colletta per acquistare una nuova bici al Etienne, che intanto sta proseguendo il suo viaggio grazie alla generosità di un ciclista napoletano.
“Rincasando Etienne sta portando inevitabilmente con sè un miserevole ricordo di Castel Volturno. Proviamo a rendergli meno amara la sua esperienza Domiziana, ricomprandogli almeno la bicicletta che ha un valore di 800 euro. Cari concittadini di Castel Volturno, facciamolo per Etienne, ma facciamolo sopratutto per noi stessi!”, si legge nel primo messaggio del gruppo Fb, che si chiama, non a caso, “Castel Volturno ricompra la bici rubata”.
In altri post sono elencate le attività commerciali dove possono essere lasciate le quote della colletta: per raggiungere l’obiettivo, scrivono gli organizzatori, bastano 5 euro a persona.
Etienne Godard si è detto commosso della solidarietà ricevuta ed ha espresso gratitudine ai cittadini di Castel Volturno con un messaggio, riportato sul gruppo: “Siete assolutamente incredibili! Non avrei mai potuto immaginare una simile solidarietà spontanea! Gli abitanti di Castel Volturno sono di una gentilezza eccezionale”.
E per dare un lieto fine a questa brutta storia, la comunità di Castel Volturno ha avuto un’altra idea: istituire un premio per dieci studenti meritevoli della cittadina.
Date le circostanze, non poteva che trattarsi di biciclette.
Agli organizzatori dell’iniziativa piacerebbe che a consegnarle fosse proprio Etienne. “Saranno a disposizione gratuita dei ragazzi di Castel Volturno 10 bici, che saranno assegnate con un criterio meritocratico a quegli studenti delle elementari e delle medie del posto che raggiungeranno specifici risultati scolastici e che appartengono a nuclei familiari a non alto reddito. Il progetto è di poter ospitare Etienne a Castel Volturno e che lui stesso possa consegnare i premi agli studenti”, si legge in un post del gruppo.
Le adesioni su Facebook ancora non sono tantissime, ma la colletta è partita e, forse, il ciclista francese, dopo la delusione, potrà ricevere questo regalo inaspettato.
(da agenzie)
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Ottobre 11th, 2017 Riccardo Fucile
“LO DEVO AI MIEI TIFOSI, HO GUADAGNATO ABBASTANZA PER SFAMARE TUTTA LA SERBIA”
Campione dentro e fuori dal campo. Novak Djokovic aprirà un ristorante per offrire pasti
gratuiti alle persone bisognose. Dopo quello inaugurato nel 2009 a Belgrado chiamato ‘Novak’ e un altro, vegano col nome di ‘Equita’, aperto nel 2016 a Monte-Carlo, questo sarà il terzo locale gestito dall’ex numero uno del mondo, ma con una finalità davvero speciale.
“LO MERITANO PER IL SOSTEGNO”
La notizia, anticipata dai media britannici, è stata confermata con un comunicato dallo stesso Djokovic, diventato nel 2015 il primo tennista nella storia a guadagnare più di 20 milioni di dollari di montepremi in una sola stagione. “Il denaro non è un problema per me – confessa Nole -. Ho guadagnato abbastanza per sfamare tutta la Serbia, penso che meritino questo dopo tutto il sostegno che mi stanno dando”.
IL RIENTRO IN CAMPO
Out per tutta la seconda metà della stagione a causa dei fastidi al gomito accusati a Wimbledon nel match contro Berdych, Djokovic è al lavoro per tornare in piena forma nel 2018 dopo una stagione decisamente negativa. Nel frattempo il campione serbo è diventato papà per la seconda volta (a settembre è nata la piccola Tara) e ha confermato l’accordo con Agassi come suo allenatore.
Ora la notizia di questa iniziativa benefica che gli fa grande onore. Al momento non è ancora chiaro se le persone dovranno dimostrare di avere un reddito basso e non sufficiente per seguire un’alimentazione adeguata o se l’ingresso sarà aperto a tutti.
Quel che è certo è che il ristorante sarà aperto solo di sera, e non chiederà nulla in cambio dai propri clienti. E’ l’ennesima dimostrazione di come il tennis, tra match di esibizione, racchette all’asta e fondazioni personali (come quella di Federer, che esiste da 14 anni) abbia un occhio di riguardo nel campo della beneficenza.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 11th, 2017 Riccardo Fucile
DUE DENUNCIATI A PIEDE LIBERO, DUE RICERCATI, HANNO TRA 25 E 28 ANNI… SPARAVANO DARDI SUI PASSANTI DA UNA PORSCHE CAYENNE, CINQUE I FERITI
Come per tutti i grandi gialli, alla fine la soluzione era a portata di mano: a lanciare gli aghi lunghi dieci centimetri a Torino erano quattro ragazzi.
Hanno ferito cinque persone nella zona tra piazza Rivoli e Corso Lecce il 25 settembre, ma non c’era nulla dietro il loro gesto: le vittime erano state scelte a caso e non c’era veleno negli aghi.
Due sono stati denunciati, altri due sono ancora ricercati.
La polizia era sulle tracce da giorni di due automobili che avevano percorso le strade a bassa velocità sfiorando i marciapiedi, come hanno testimoniato i filmati delle telecamere.
Dopo qualche ricerca i poliziotti sono risaliti ai quattro ragazzi, che sono stati individuati, fermati e denunciati a piede libero.
Per quanto riguarda gli strumenti utilizzati, in un primo momento si era parlato di aghi per iniezioni peridurali, simili per forma e lunghezza a quelli ritrovati.
La Repubblica Torino invece aveva ipotizzato che si trattasse di freccette da caccia che hanno punte d’acciaio lunghe 10 centimetri: la polizia sta controllando i negozi per risalire agli acquirenti.
Il primo evento è accaduto la sera del 25 settembre, intorno alle 20, per le strade del quartiere di San Donato.
A indagare è stato il pubblico ministero Nicoletta Quaglino. Tutti quelli che sono stati colpiti hanno segnalato il passaggio di un’automobile rasente al marciapiede e con alcune persone a bordo prima di finire feriti.
Tutti i colpiti si sono fatti visitare in ospedale, chi al Maria Vittoria, chi al Giovanni Bosco. Sono stati subito dimessi, visto che gli esami avevano escluso infezioni legate alla puntura.
La bravata a bordo di una Toyota Yaris e di un Porsche Cayenne.
A casa dei giovani, gli investigatori della Questura di Torino hanno sequestrato alcuni dardi e delle sagome di cartone che probabilmente utilizzavano per allenarsi.
Tra le vittime, a quanto si apprende, c’è anche un medico che si occupa di agopuntura.
I due giovani denunciati, un 28enne e un 25enne, dovranno rispondere di lesioni aggravate.
Francesco, Christian e la Porsche a nolo
I due fermati e identificati, scrive oggi La Stampa che per prima ha parlato del caso, non hanno confessato ma contro di loro c’è una valanga di indizi.
Il primo, 25 anni, si chiama Christian e abita a pochi passi dalla zona in cui sono stati colpiti i passanti. Lui ha preso a nolo la Porsche.
L’altro, 28enne, vive in un comune della prima cintura, verso Alpignano. Il suo nome è Francesco, alle spalle ha qualche precedente penale e nella vita — ufficialmente non ha un’occupazione stabile.
I loro alloggi sono stati perquisiti. Non è stata trovata la cerbottana adoperata quella sera, ma altri dardi identici a quelli utilizzati il 25 settembre: punte d’acciaio lunghe una decina di centimetri. Roba che si può comprare ovunque. E, su internet, si trova per pochi euro. Ancora: in un alloggio c’erano pure una balestra e alcune sagome per il tiro a segno. Basta? Niente affatto.
Un altro dardo è stato trovato nell’abitacolo del Suv. Certo, l’esame delle telecamere della zona, e le poche testimonianze raccolte, sono state fin qui fondamentali. All’appello, però, mancano ancora due complici.
Chi sono? Amici loro, ovviamente. Anche se Christian e Francesco non hanno voluto dire di più se non qualche mezza parola, su una serata diversa dalle altre, un gioco fatto per noia
(da agenzie)
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