Novembre 28th, 2017 Riccardo Fucile
DAI NO TAV ALLA GUERRA IN SIRIA, LA SECONDA VITA DI EDDI, RAGAZZA DI SINISTRA… QUELLI DI DESTRA L’ISIS PREFERISCONO COMBATTERLO SUI SOCIAL
Dalle manifestazioni No Tav nel cantiere di Chiomonte, passando per i comitati anti-sfratto promossi dai centri sociali Askatasuna e Gabrio, al fronte del Nord della Siria ancora devastato dalla guerra.
Maria Edgarda “Eddi” Marcucci, 26 anni, è una delle prime ragazze italiane, se non l’unica, ad essersi arruolata nelle formazioni armate sotto la sigla Ypg (Yekineyen Parasina Jin), Brigata femminile all’interno dell’ Esercito di Unità di Protezione Popolare, formazione collegata al Pkk curdo, considerata dal governo turco un’organizzazione terrorista.
“Eddi”, nel luglio 2016, inseguita da un ordine di arresto (detenzione ai domiciliari) a causa della sua partecipazione a uno scontro tra attivisti e polizia il 28 giugno 2015 in Valsusa, si era eclissata per mesi, sino a costituirsi in ottobre.
Il regista Paolo Virzì, ne aveva creato un caso nazionale, con una lettera pubblicata in esclusiva da La Stampa, in cui riteneva i provvedimenti giudiziari «troppo severi».
Ne aveva tracciato la storia, da giovane comparsa in un suo film alle lotte politiche in università sostenute con «sensibilità e passione».
Eddi, ora, ha raggiunto le miliziane che in questi giorni stanno bonificando, imbracciando il Kalashnikov, le ultime sacche si resistenza dei soldati Isis.
Così “Eddi” spiega la sua difficile scelta, cioè di abbandonare una famiglia borghese e benestante e le lotte popolari a Torino e dintorni, per raggiungere uno dei teatri di guerra non solo infestato ancora dal terrorismo islamico ma anche da una guerra civile tra turchi e minoranze curde.
«….Vi scrivo dalla Siria del Nord, un luogo – racconta Eddi – che seppur martoriato da anni di dittatura e guerra civile, grazie all’enorme sacrificio di tante e tanti è oggi una terra libera. Una terra libera e di libertà soprattutto per le donne, che sono l’avanguardia di questa rivoluzione…Le donne sono in grado proteggere se stesse, le persone e la terra che amano. In questo solco sono nate le Ypj, Unità di Difesa delle Donne, ed è la convinzione che tutto ciò valga anche in casa nostra che mi ha spinto a scegliere di farne parte. Le Ypj sono un corpo militare che ha saputo riportare straordinarie vittorie sul campo di battaglia; hanno liberato migliaia di persone dall’orrore dell’Isis, le proteggono dal regime siriano, non hanno mai arretrato di fronte agli attacchi di uno stato patriarcale armato di arsenali come la Turchia… ma non solo… Sono anzitutto un’organizzazione rivoluzionaria che incarna e sviluppa un cambiamento profondo, sociale, politico e culturale».
Maria Edgarda Marcucci ha le idee chiare: «…Le nostre lotte quotidiane contro la violenza sociale e delle istituzioni hanno tanto da condividere con quello che accade in Siria…Come ogni nostro avanzamento è anche loro. Viviamo in contesti diversi, sì, come diverse sono le forme della violenza usata contro di noi, ma il nemico è lo stesso. Ovunque siamo, la nostra forza sta nell’organizzare la nostra rabbia, la nostra voglia di riscatto, cambiamento e uguaglianza. Ovunque c’è violenza c’è un modo per difendersi, insieme. A ognuna le sue battaglie, per tutte la lotta e la vittoria! Sempre al vostro fianco, Eddi».
Per il fronte siro-turco erano partiti anche altri due combattenti torinesi, l’anarco-insurrezionalista Paolo “Pachino” Andolina, 28 anni, e Davide Grasso, uno scrittore di Askatasuna che si era però limitato solo alle azioni di propaganda a favore dei curdi.
(da “La Stampa”)
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Novembre 28th, 2017 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI ALTENA AGGREDITO DA UN NEONAZISTA
La sua colpa è aver accolto 100 profughi in più rispetto a quanti gliene avesse assegnato il
governo. E aver scritto un libro, “Mein Kampf – gegen Rechts”, (“La mia guerra – contro la destra”) che, rovesciando il titolo del famoso libro di Adolf Hitler, testimonia il suo impegno costante contro l’estremismo.
Ieri sera, mentre il sindaco di Altena, Andreas Hollstein (Cdu), si trovava in un chiosco, un uomo visibilmente ubriaco lo ha aggredito alla gola con un coltello, urlando insulti contro i rifugiati.
Hollstein è stato ferito, ma fortunatamente non è in pericolo di vita. Anche un collaboratore del chiosco sarebbe stato colpito mentre cercava di proteggere il sindaco. Dall’ospedale, il politico cristianodemocratico avrebbe scritto a un amico “per un pelo…ma quello lassù mi ha aiutato”. Ora starebbe già a casa, accudito dalla famiglia.
Altena è una cittadina di 18mila abitanti nel Nordreno-Westfalia; grazie all’impegno di Hollstein e dei suoi cittadini nell’accoglienza, ha ricevuto il Premio nazionale per l’integrazione.
Quando Angela Merkel lo ha consegnato a Hollstein, lui ha detto “penso che il nostro futuro in Germania sarà un buon futuro – perchè è un futuro colorato”.
Merkel ha reagito stamane attraverso il suo portavoce, Steffen Seibert, dicendosi “sconvolta” per l’attacco contro il sindaco di Hollstein.
L’attacco ricorda quello sferrato a Colonia contro la candidata sindaca Henriette Reker, il 17 ottobre del 2015. Anche allora un uomo si era avventato contro la donna con un coltello da caccia gridando insulti contro le politiche di accoglienza.
Voleva impedire che fosse eletta prima cittadina della città del Nordreno-Westfalia. Invece, quel voto, il giorno dopo l’attacco, fu un plebiscito per la Reker, che fu eletta quando ancora si trovava in coma in ospedale per le conseguenze dell’attacco.
(da agenzie)
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Novembre 28th, 2017 Riccardo Fucile
L’INCONTRO NEI CAMERINI DA FAZIO: “CERTI DISCORSI LI LASCI FARE ALE TESTE QUADRE COME SALVINI”… BERLUSCONI SORPRESO NON SA REPLICARE, SALUTA E SE NE VA
Il consiglio politico arriva dal partner che non ti aspetti. Non si erano mai incontrati Fabio Volo e Silvio Berlusconi, la prima volta è successo domenica dietro le quinte di «Che tempo che fa».
Berlusconi aveva appena finito l’intervista con l’altro Fabio (Fazio) quando al suo camerino si è presentato il secondo Fabio (Volo) che è tra gli ospiti fissi del programma di Rai1.
«Mi parlano bene di lei in Mondadori», sorride Berlusconi e allude al libro di Volo in testa alle classifiche.
Ma Volo non si era presentato per parlare di letteratura. Lo scrittore ma anche attore, ma anche conduttore radiofonico, ma anche conduttore televisivo, ha tirato fuori la sua ennesima anima perchè non gli era andato giù il discorso di Berlusconi sullo Ius soli.
Il leader di Forza Italia aveva detto che «alcuni extracomunitari odiano i cristiani, gli ebrei, lo Stato italiano: non si può dare loro la cittadinanza solo perchè hanno frequentato un ciclo scolastico». Volo – raccontano – è rimasto «infastidito» dall’associazione sui figli degli extracomunitari e i simpatizzanti dell’Isis.
«Non è una cosa figa quella che ha detto», l’esordio smart di Volo di fronte a un Berlusconi sorpreso.
Poi ha proseguito con il suo ragionamento che si può riassumere così: non è un discorso da lei, finchè un’associazione come questa la fa Salvini va bene, ma questi sono discorsi da teste quadre, lei invece non ha una testa piccola e chiusa. Anzi – il ragionamento si è trasformato in appello -: «Lei potrebbe trascinare la parte di italiani più restia a capire che la sofferenza dei bambini non è un tema di trattativa. Lei deve allargare le teste delle persone, non stringerle».
Un monologo senza replica: Berlusconi, tra l’impassibile e il sorpreso, ha salutato e se ne è andato.
(da agenzie)
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Novembre 28th, 2017 Riccardo Fucile
L’INVENZIONE PERFETTA PER CHI SFOGA IL SUO ASTIO SUI SOCIAL ARRIVA DA SINGAPORE… UNA STANZA DA DISTRUGGERE SENZA FARE MALE A NESSUNO
Il memorabile Dylan Dog numero 5, “Gli uccisori”, descrive l’effetto domino di una
misteriosa epidemia. Uno tsunami di furia omicida collettiva che dilaga senza risparmiare nessuno, trasformando i londinesi in assassini e Londra in un mattatoio a cielo aperto.
Correva l’anno 1987, quando Tiziano Sclavi firmò questo nerissimo capolavoro per le matite di Luca Dell’Uomo, e non si può certo dire che il tempo lo abbia danneggiato. Anzi: è molto più attuale oggi!
Prendiamo la nostra quotidianità spicciola, senza scomodare i fronti di guerra, il terrorismo, il crimine, e guardiamo quanto pullula di rabbia, di gente perennemente incazzata, di violenze inesplose che attendono solo un detonatore. Un pretesto qualunque.
Se non siamo ancora diventati “Gli uccisori”, ci stiamo andando vicino. Troppo vicino. Cosa succederà appena la valvola dei social smetterà di funzionare?
Cosa succederà appena “Gli odiatori” si stancheranno di bombardare la Lucarelli?
Niente paura: ci ha pensato un businessman di Singapore.
Voi pagate, lui vi mette a disposizione una bella spranga e un’intera stanza da devastare. Più dollari investirete, più soprammobili potrete sbriciolare.
Trenta minuti
di puro e balsamico vandalismo anti-stress! L’Asia è un po’ fuori mano, d’accordo, ma ricordiamoci che la salute viene prima di tutto.
E anche la fedina penale.
(da “L’Espresso”)
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Novembre 28th, 2017 Riccardo Fucile
DOPO LO SCIOPERO ALLO STABILIMENTO DI PIACENZA, RESTA IL MISTERO DELL’ALTO TURN OVER E DELL’INCENTIVO AD ANDARSENE
Chi dice la verità nello scontro fra Amazon e i sindacati di categoria sui livelli salariali dei dipendenti del centro di distribuzione di Amazon a Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, che lo scorso 24 novembre (il venerdì di shopping compulsivo del black friday mutuato dalla tradizione Usa) hanno deciso di scioperare?
A cercare di fare chiarezza è stata un’inchiesta dell’Agi, che ha studiato contratti e accordo sindacali di secondo livello, restituendo un quadro decisamente più delineato di cosa significhi essere un dipendente del più famoso e-commerce al mondo.
La questione, innanzitutto, è di natura formale.
Scrive infatti l’agenzia di stampa che «l’azienda, in risposta ai sindacati che nel loro comunicato chiedevano un incremento retributivo oltre i minimi de contratto collettivo nazionale di lavoro, ha dichiarato che i salari dei dipendenti di Amazon sono i più alti del settore della logistica».
Chi ha ragione? Entrambi, prosegue l’Agi, poichè «lo scontro si basa su un equivoco». Infatti il contratto di cui sopra non è quello della logistica ma quello del commercio, il quale ha minimi contrattuali più alti: «È vero – sintetizza l’Agi – che i dipendenti Amazon guadagnano il minimo tabellare, come dicono i sindacati. Ma è anche vero, come sostiene l’azienda, che avendo una tipologia di contratto diversa di fatto abbiano uno stipendio più elevato rispetto ai dipendenti di altre società del settore logistica».
Polemica chiusa? Tutt’altro.
L’inchiesta dell’agenzia diretta da Riccardo Luna va a fondo anche dei rapporti di lavoro – e delle sottese dinamiche di carriera – all’interno di Amazon Italia. Innanzitutto ci si chiede quanto guadagni realmente un dipendente del colosso fondato da Jeff Bezos.
Scrive l’Agi: «Non abbiamo visionato il contratto sottoposto ai dipendenti a tempo indeterminato, ma Amazon ci ha riferito che un lavoratore all’inizio della carriera è inquadrato come un quinto livello, che in termini retributivi corrisponde a 1.489,33 euro lordi al mese. Esistono inoltre altri due livelli di grado inferiore con una paga più bassa».
Gli extra
«Il contratto della logistica – prosegue l’articolo – prevede effettivamente, a parità di livello, retribuzioni leggermente inferiori (1460,06 euro lordi/mese, a pari livello). L’ufficio relazioni esterne di Amazon ha tenuto però a specificare che sono previste integrazioni contrattuali.
Per politica aziendale, i dipendenti a tempo determinato di Amazon ottengono un aumento di 700 euro lordi annui dopo 12 mesi dall’assunzione.
Inoltre, ai 18 mesi dall’assunzione avviene il primo scatto di livello, dal quinto al quarto, che prevede uno stipendio mensile di 1.578,75 euro lordi.
Anche in questo caso, ci riferisce l’azienda, si applica un aumento di 700 euro lordi annui. Secondo i sindacati, ma su questo punto l’azienda non concorda, l’aumento è stato frutto di una trattativa sindacale».
Attaccati all’azienda… o no?
Altra questione, poi, è quella del turn over, cioè del più o meno alto grado di attaccamento all’azienda da parte dei dipendenti.
E qui il modello Silicon Valley sembra dominante: dipendenti giovani, che lavorano tanto e che se ne vanno in fretta. Anzi, che vengono in un certo senso, incentivati ad andarsene dopo un determinato periodo.
Partiamo da un dato: nel complesso l’età media dei lavoratori di Amazon (inclusi quelli con contratto di somministrazione) è di 33 anni, con circa il 36% di donne e circa il 40% di stranieri.
Esistono in Amazon due pratiche piuttosto insolite per il mercato del lavoro italiano e che sono legate alla matrice americana dell’azienda: The Offer e Career Choice.
Secondo i sindacati proprio queste due pratiche dimostrerebbero lo scarso interesse di Amazon a mantenere a lungo in azienda i propri dipendenti. Ecco di cosa si tratta.
La prima proposta
The Offer è un’offerta che Amazon fa ai propri dipendenti che abbiano un’anzianità contrattuale compresa tra i due e i cinque anni: a gennaio, viene data una finestra di tempo a ognuno di questi lavoratori per scegliere di rescindere il contratto e riceve un bonus di uscita proporzionale al numero di anni lavorati in azienda.
«Secondo i sindacati – prosegue l’Agi – questa sarebbe appunto la dimostrazione dello scarso attaccamento dell’azienda al proprio personale».
La seconda possibilità d’uscita
Career Choice è invece un’altra forma di benefit, anch’essa contestata dal sindacato: Amazon paga il 95% del percorso di studi di chi decide di fare qualcosa di diverso oltre al proprio lavoro in azienda.
Non si tratta di corsi di aggiornamento professionale, già previsti dal contratto nazionale di lavoro, ma di corsi che il dipendente può fare fuori dal proprio orario di lavoro.
Si può trattare di corsi di yoga come di graphic design. Non è possibile però accedere con il programma a corsi universitari.
Entrambe le pratiche, dicono dall’azienda, sarebbero motivate da un dettaglio biografico del fondatore, appunto Jeff Bezos: cioè il fatto che lui stesso, quando lavorava in finanza, non era soddisfatto del proprio lavoro.
Sarà ….
(da “il Corriere della Sera”)
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Novembre 28th, 2017 Riccardo Fucile
L’EX MAGISTRATO ATTACCA SU OSTIA: “PRESENTARONO UN DOSSIER DI 42 PAGINE PER DIMOSTRARE CHE I “BUONI” ERANO COLORO CHE DIALOGAVANO CON IL CLAN SPADA”
Alfonso Sabella, assessore alla legalità della giunta Marino, a colloquio con La Stampa oggi
torna all’attacco del M5S per la vicenda ormai famosa del dossier contro Don Ciotti e Libera e della relazione secretata dell’Antimafia che non lo era.
Ma perchè la criminalità organizzata si è insediata proprio qui, sul “mare di Roma”
«Per tre ragioni: è lontana dal centro di Roma, è in prossimità del litorale Pontino, zona di risalita della camorra napoletana, e ha il mare, veicolo formidabile e “sicuro” per i traffici illeciti. Ostia poi ha una tradizione mafiosa, di Cosa Nostra: proprio partendo da indagini su famiglie di Ostia nel 1993 arrestai il narcotrafficante Pasquale Cuntrera. Infine qui operava uno dei nuclei armati della Banda della Magliana».
Queste cose lei le disse già nel 2015, quando ebbe dal sindaco Marino la delega per Ostia
«Un amministratore deve avere coraggio, non può aspettare le sentenze della magistratura per muoversi, perchè è troppo tardi. Per questo nei limiti del possibile feci fuoco e fiamme a Ostia, chiudendo la palestra di Roberto Spada, cacciando Vito Triassi dal chiosco che gestiva abusivamente, aprendo i varchi nel “Lungomuro”, buttando giù i chioschi abusivi. Era chiaro che facevo perdere voti alla compagine politica che mi aveva indicato. E in più ricevetti attacchi da tanti: compresi quelli che ora sono in prima fila a sfilare per la legalità ».
In realtà quel dossier, che fu presentato al M5S, non venne poi presentato ufficialmente anche se ancora oggi il consigliere Davide Barillari, che contribuì a diffonderlo, minaccia querele:
Intende dire il Movimento Cinque Stelle
«Quel 7 settembre del 2015 fu per me molto doloroso: tutto il gotha romano di M5S, da Raggi a Barillari, da Ruocco a Giarrusso, presentò un dossier di 42 pagine per dire che i “mafiosi” eravamo io, Federica Angeli di Repubblica e don Ciotti, mentre i “buoni” erano quelli che dialogavano con Roberto Spada».
E adesso cosa dice al sindaco Virginia Raggi?
«Che da cittadino romano mi auguro che riesca a svolgere il suo ruolo di sindaco. Un ruolo che comporta anche scelte impopolari, se prese per il bene della collettività ».
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 28th, 2017 Riccardo Fucile
L’AZIENDA SI ERA AGGIUDICATA UN APPALTO DA 5 MILIONI PER LA MANUTENZIONE DELLE STRADE DEL MUGELLO CON IL 46% DEL RIBASSO
Un funzionario della Città Metropolitana (ex Provincia), direttore dei lavori di manutenzione delle strade del Mugello, ha rifiutato una tangente e ha denunciato un imprenditore che voleva corromperlo perchè chiudesse un occhio sulle maggiori spese che la sua azienda aveva dichiarato, ma non aveva effettivamente sostenuto, per materiali quali bitume e conglomerato impiegati nei cantieri.
Il funzionario aveva già rifiutato una bustarella in ottobre e aveva denunciato l’imprenditore, che però venerdì scorso è tornato alla carica, ha preso un appuntamento negli uffici della Direzione viabilità in via Mercadante con la scusa di consegnare il Pos (Piano operativo di sicurezza) e quando si è trovato davanti al funzionario ha cercato di consegnargli una busta contenente 4000 mila euro, confusa in mezzo ai documenti. Quando l’ha aperta il funzionario ha ripetuto che non accettava denaro.
Gli investigatori della polizia provinciale, che erano appostati nella stanza vicina, hanno arrestato in flagranza l’imprenditore per istigazione alla corruzione.
L’arrestato è Raffaele Tizzano, 39 anni, di Acerra, procuratore speciale della Co.Res, azienda di Venafro (Isernia) che si era aggiudicata l’appalto da 5 milioni per la manutenzione delle strade mugellane con un ribasso del 46,3% e, secondo le accuse, cercava di recuperare la convenienza economica per l’impresa “attraverso la sistematica truffa sul materiale fornito”.
L’inchiesta è coordinata dal pm Leopoldo De Gregorio. Il gip Francesco Bagnai ha convalidato l’arresto e ha spedito Tizzano ai domiciliari, stigmatizzandone il modo di operare.
Durante l’interrogatorio l’imprenditore ha cercato di sostenere di essersi sentito in qualche modo indotto dal funzionario a pagare una tangente a causa dei suoi comportamenti “strani”, “sospetti”.
Il gip ricorda però che l’architetto direttore dei lavori aveva denunciato in ottobre un tentativo di corruzione e rileva che “un ipotetico concussore non si rivolge di certo alla polizia giudiziaria quando il soggetto concusso gli porta il denaro, ma lo incassa e casomai ne chiede dell’altro”.
Quanto al fatto che la ditta stesse cercando di truffare la Città Metropolitana dichiarando di aver utilizzato più materiale di quanto effettivamente impiegato nei cantieri stradali, la conferma è arrivata quando la polizia provinciale ha fatto pesare un camion che trasportava il materiale e ha constatato che ve ne era meno di quanto dichiarato.
Il fatto poi che Tizzano avesse già tentato “con spregiudicatezza” di corrompere il direttore dei lavori perchè chiudesse un occhio fa ritenere — afferma il gip — che si tratti “di un modus operandi consueto ed abituale”: “Considerato infatti — scrive – che il meccanismo illecito che emerge dalle indagini, ancora in corso di svolgimento, è basato sul fatto di aggiudicarsi appalti con ribassi molto forti, recuperando poi la convenienza economica per l’impresa attraverso la sistematica truffa sul materiale fornito, è davvero difficile ipotizzare che tale modo di operare — che inquina il mercato distruggendo la concorrenza leale degli imprenditori onesti e danneggia la pubblica amministrazione — sia stato utilizzato da Tizzano e dai suoi sodali solamente in questo singolo caso”.
Le indagini proseguono.
(da “La Repubblica”)
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