Gennaio 10th, 2018 Riccardo Fucile
“NE HO PRESE DIECI E LE HO ETICHETTATE UNA A UNA”… I GIORNALISTI: “MA LO SA CHE COSI’ HA PAGATO DIECI VOLTE?”… “COME, NON FUNZIONA COSI’? ALLORA MI HANNO FREGATO”
Al tanto discusso tema dei sacchetti biodegradabili Forza Italia vuole tentare di trovare una soluzione con la sponda di “Fare Ambiente“: il partito di Berlusconi chiede al governo di stralciare l’obbligo, e di virare sulla carta, materiale riciclabile.
“Sono stato al supermercato e ho prezzato dieci banane una ad una”, racconta Renato Brunetta in conferenza stampa.
Convinto di aver aggirato l’insidia del sacchetto bio, quasi non ci crede quando i giornalisti presenti gli fanno notare che ha pagato lo stesso.
Anzi, a dirla tutta, con 10 etichette del prezzo di sacchetti è probabile che ne abbia pagati 10.
“Mi hanno fregato lo stesso? Almeno mi sono divertito”, ribatte l’inaffondabile Brunetta.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 10th, 2018 Riccardo Fucile
IL SUO PENSIERO SU POLITICA E GIORNALISMO
Milena Gabanelli è intervenuta oggi ai microfoni di ECG, il programma condotto da
Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano.
Diverse le questioni trattate su cui è stata chiamata ad esprimersi: dal giornalismo alla politica, dalla scuola alla Rai.
Sulle polemiche che in questi ultimi giorni hanno investito Fazio e Vespa, non si è voluta sbilanciare più di tanto
“Giornalisti o artisti? Se devono o meno ospitare i politici? Abbiamo problemi più significativi”
Sulle promesse che invece i politici prontamente rivolgono ai propri elettori, durante la propria campagna elettorale e in occasione dell’avvicinarsi alle elezioni, ha replicato
“Io aspiro, prendetela con divertimento naturalmente, ad avere un candidato muto. Il mio candidato ideale è muto, perchè non possedendo la parola e potendosi esprimere solo con i fatti, perderà poco tempo in giro per i salotti, le tv, i convegni o le presentazioni dei libri e si dedicherà all’operatività “
Su quale ruolo giochi invece l’informazione in vista delle elezioni, ha sostenuto che
Giocherà il ruolo di sempre, parteggiando per l’uno o per l’altro, con qualche voce laica che cercherà di dire le cose come stanno, ricordando quello che era stato promesso, quello che è stato fatto ed è stato fatto male oppure non è stato mantenuto, ricordando che ci si perde nei bicchieri d’acqua e si scordano tante questioni, magari cruciali, importanti, per il Paese
Oltre a tematiche politiche e relative a quello che per anni è stato il suo mondo, è stata chiamata ad esprimersi anche su temi più spinosi, come la flat tax, su cui ha aggiunto
“Il 15% è inapplicabile. Ma anche il 25. A meno che tu non sia così certo che si rimetta in modo tutto il mondo. Per rimettere in moto tutto il mondo devi aver creato i presupposti e io non li vedo. Occorrerebbe trovare il modo di eliminare un po’ di sommerso, che ammonta al 15% del PIL. Recuperare la tassazione di quei 208 miliardi è una cosa fattibile. Si ripristinerebbe anche un po’ di concorrenza leale tra quelli che la fattura la fanno e quelli che la fattura non la fanno
Anche il tema dell’istruzione, su cui si è molto dibattuto in questo ultimo periodo, è stato affrontato
Quando parliamo di scuola bisogna conoscerla. Parlano persone che sono candidate alla guida del Paese e sembra che non siano mai andati a scuola. Ma cosa vuol dire eliminare le tasse universitarie? Sembrano non conoscere come è sviluppato il mondo occidentale. Si danno le borse di studio ai meritevoli. Gli si devono dare le borse di studio non per le tasse universitarie, ma per mantenerli all’Università
Più complesso, invece, il discorso sul tanto criticato canone Rai
La proposta di abolire il canone arriva da un politico che aveva garantito che la Rai era il fulcro del servizio pubblico e che per questo dovevano uscirne i partiti. Ora Renzi viene a dire questa roba qui. Io non capisco più. La Rai ha la sua governance e la sua governance oggi è la peggiore che io abbia visto negli ultimi 30 anni. Questa non è colpa di Dio, ma della politica
L’argomento più dibattuto è stato però quello politico, in particolare quando le è stato chiesto cosa ne pensasse del Vice Presidente della Camera, il pentastellato Luigi Di Maio, e se avesse pensato seriamente alla proposta rivoltale di entrare in politica
“Non ho ancora capito se crede nell’euro o no, o crede nell’opportunità delle cose da dire in campagna elettorale, a seconda della piazza in cui si trova. La sua posizione sull’euro è quasi uguale a quella di Renzi sul canone. La gente è talmente infastidita da questa tassa brutta e l’Europa da molti viene vissuta come un problema, quindi cavalcare questi argomenti sembra che premi sempre. Ma non si dice la verità e non si fa evolvere la consapevolezza del cittadino, che sceglierà male. Io in politica? Mi ha corteggiato un po’, ma la tentazione forte non ce l’ho mai avuta. Però mai dire mai. Se posso continuare a fare il mio mestiere credo di saperlo fare meglio e di essere più utile.”
Nonostante il “divorzio” dalla Rai, avvenuto nel 2017, non le manca la voglia di rimettersi in gioco, ancora molto forte oggi
“Per ora sono al Corriere della Sera, fra una decina di giorni debutterà un progetto informativo online e sui social. Un prodotto dedicato alla generazione che sarà la classe dirigente di domani, quella che non si informa più sui mezzi d’informazione tradizionale. Mi rimetto in gioco, mi interessa portare per quello che posso e in buonafede la mia reputazione e un po’ di esperienza dentro a quel mondo per dare un’informazione che spero aiuti ad allargare un po’ gli orizzonti. Il formato è il racconto di argomenti complessi per numeri nell’estrema sintesi. Sarà in video e accompagnato dall’approfondimento dell’articolo
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 10th, 2018 Riccardo Fucile
QUESTA FOGNA ORCHESTRATA SCIENTIFICAMENTE FINIRA’ SOLO QUANDO VERRANO PRELEVATI A CASA UNO AD UNO E SENZA DIMENTICARE NESSUNO
Circola su Whatsapp da giorni: giovane, neanche laureato, assunto da Palazzo Chigi con un maxi-contratto da 8mila euro al mese. Soprattutto, fratello di Laura Boldrini, presidentessa della Camera e pronta a candidarsi con Liberi e Uguali.
“Gente come voi via dalla nostra Italia”, strepita il messaggino. Tutto inventato, ovviamente.
Eppure la foto con la denuncia falsa e la classica accusa (“I tg non ne parlano, condividi se sei indignato”) rimbalza di chat in chat da giorni.
Tanto da costringere la terza carica dello Stato a intervenire sulla sua pagina Facebook per smontare la bufala: “Ringrazio i tanti cittadini e cittadine che mi hanno scritto chiedendomi di smentire questa foto fatta circolare su Whatsapp”.
Anche perchè non è la prima volta che Boldrini viene tirata in ballo con fasulle assunzioni di suoi parenti nella pubblica amministrazione e nelle istituzioni.
Ad aprile, era stata tirata in ballo tale Luciana Boldrini, spacciata come sorella della presidentessa della Camera, accusata di fare affari con i migranti. Tutto falso, anche in quel caso: la sorella si chiamava Lucia ed è peraltro deceduta negli scorsi anni. “Personaggi senza scrupoli, sciacalli”, replicò.
Poi a novembre era toccato a lei in persona: “Eccola ai funerali di Totò Riina“, recitava la didascalia di una foto che la ritraeva in chiesa assieme alla sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi. Ma quello scatto si riferiva in realtà ai funerali di Emmanuel, il ragazzo nigeriano ucciso a Fermo.
“Temistocle, Augusto, Luca, Luciana…non sono miei familiari, ma personaggi inventati”, attacca ora Boldrini ringraziando chi ha segnalato la fake news.
“A loro rispondo che non conosco Luca Boldrini e non ho mai fatto assumere un mio parente nelle istituzioni. È vero, il malcostume esiste e va combattuto. Ma non va inventato dove non c’è”.
La presidentessa ricorda poi di aver tagliato il suo stipendio del 30% a inizio mandato e di aver “rinunciato all’appartamento presidenziale continuando a vivere nella mia casa in affitto”. Con i tagli fatti in questa legislatura, sottolinea, “abbiamo fatto risparmiare alle casse dello Stato 350 milioni di euro“.
Poi l’appello: “Non fatevi ingannare da certe bufale, da chi per guadagnare soldi e gettare fango sugli altri approfitta della vostra buona fede. Adesso vi chiedo un favore, amici e amiche di Facebook — conclude — fate girare questo post e mandatelo a tutti i vostri conoscenti, anche su Whatsapp. Com’è che dicono loro? Massima condivisione!“.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 10th, 2018 Riccardo Fucile
“FACILE DIRE CHE ABROGHERA’ LA LEGGE FORNERO SENZA DIRE CON QUALE COPERTURA FINANZIARIA”
Enrico Mentana contro Matteo Salvini sulla sua proposta di abolire l’obbligo per i
vaccini. “È sempre un problema di copertura, caro Salvini. È legittimo dire: “Appena saremo al governo cancelleremo la legge Fornero”, visto che la combatte da sei anni. Ma con quale copertura finanziaria per il buco enorme che si crea nei conti pubblici? È legittimo dire: “Appena saremo al governo cancelleremo la legge Lorenzin”, con lo slogan vaccini sì obbligo no. Ma senza obbligo non si raggiunge la copertura vaccinale che permette l’immunità di gregge, e la salute pubblica non è materia di prevalente interesse dei singoli cittadini”, scrive il direttore del Tg La7 su facebook.
E conclude: “C’è un doppio motivo per cui si impone e non si consiglia di vaccinare i bambini: per la loro salute, e per la salute di quei bambini che a causa di affezioni già presenti non possono essere vaccinati. Li salva, quando c’è, proprio la copertura”.
(da “Huffingtonpost“)
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Gennaio 10th, 2018 Riccardo Fucile
SCENE ISTERICHE DI TULLIANI: “VE LA FACCIO PAGARE, DOVETE MORIRE TUTTI E DUE”… INTERVENTO DELLA FARNESINA
Sono rinchiusi nel commissariato di Dubai dalle 17 di ieri (le 14 italiane) e rischiano fino a un anno di carcere. Daniele Bonistalli, giornalista toscano del programma di La7 Non è l’Arena, e il suo cameraman Daniele Cignini sono stati arrestati nella giornata di ieri nella capitale degli Emirati Arabi per aver seguito Giancarlo Tulliani (cognato di Gianfranco Fini) e la compagna Federica Papadia.
“Stiamo bene anche se siamo momentaneamente trattenuti — ha scritto Bonistalli in un post su facebook — gli avvocati stanno lavorando con la Farnesina, speriamo di tornare presto a casa”.
A quanto risulta al fattoquotidiano.it la situazione però sarebbe più grave e seria del previsto e l’uscita pubblica di Bonistalli sta lì a confermarlo.
Intanto perchè, nonostante il lavoro costante tra gli avvocati e la Farnesina per sbloccare la situazione, le garanzie di cui può godere un indagato negli Emirati Arabi non sono le stesse di una qualunque democrazia occidentale.
Bonistalli e Cignini infatti sono stati messi sotto torchio e interrogati per tutta la giornata di ieri e gli sono stati sequestrati subito i passaporti e l’attrezzatura da lavoro. Inoltre, se la situazione non si sblocca entro 48 ore e i due vengono rilasciati almeno temporaneamente per tornare in Italia, potrebbero rimanere negli Emirati almeno un mese e rischiare fino ad un anno di carcere.
A chiamare la polizia è stata proprio Federica Papadia, la compagna di Giancarlo Tulliani: “Correte, polizia, ci sono due stalker che mi perseguitano!”.
I due reporter avevano raggiunto la coppia nella palazzina che si trova all’interno del Burji Khalifa, uno dei complessi più esclusivi di Dubai.
Alla vista dei due reporter la coppia sarebbe andata su tutte le furie arrivando a minacciarli di morte: “Ve la faccio pagare io, stavolta — avrebbe urlato Tulliani, fratello della compagna di Fini — dovete morire, marcire tutti e due”. Così, dopo la chiamata alla polizia, i due giornalisti sono finiti in commissariato, alla “Bur Dubai Police Station”.
Già due mesi fa, a inizio novembre, il cronista di La 7 Bonistalli aveva intercettato Tulliani e compagna all’aeroporto di Dubai e in quel caso il cognato di Fini, dopo aver sporto denuncia alla polizia per l’inseguimento, era stato a sua volta arrestato perchè su di lui pende ancora un mandato di arresto dall’Italia e una richiesta di estradizione internazionale.
L’accusa nei suoi confronti è di riciclaggio internazionale e riguarda lo scandalo della casa a Montecarlo. Tulliani è tornato libero su cauzione poco prima di Natale e adesso, da latitante, si è vendicato con i due giornalisti che hanno scoperto il suo rifugio.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 10th, 2018 Riccardo Fucile
IL CAMPIONE DI SALVINI E’ UNO CHE DOPO DIECI ANNI DA SINDACO E’ RIUSCITO A FAR VINCERE A VARESE IL CENTROSINISTRA… GRASSO STOPPA IL CANDIDATO DI LIBERI E UGUALI E INVITA A TRATTARE CON GORI
“Credo che il candidato del centrodestra per la Lombardia sarà Attilio Fontana. Salvini
lo ha indicato, noi abbiamo chiesto di fare dei sondaggi che hanno dato esito positivo per il nome indicato dalla Lega”.
Lo ha affermato Silvio Berlusconi parlando a Radio Anch’io. “Abbiamo da incontrarci ancora con Matteo Salvini ma vedo che Fontana ha dei sondaggi che depongono molto bene per noi, è stimato, è conosciuto, è affidabile e può dare alla Lombardia un buon governo per i prossimi 5 anni”.
Berlusconi ha fiutato che in ogni caso ad uscirne rafforzato, nel duello con Salvini, sarà solo lui.
Se a correre fosse stata la Gelmini la Lega avrebbe fatto di tutto per farle fare una brutta figura, così ha deciso di invertire le parti.
Via libera a Fontana vuol dire ottenere in cambio più poltrone, argomento a cui la classe dirigente locale di Forza Italia è particolarmente sensibile.
Se il candidato leghista vincesse, il margine sarebbe ridotto rispetto a quello annunciato fino a pochi giorni fa e per il Cavaliere vorrebbe dire poter rinfacciare alla Lega di aver presentato un candidato debole.
Se Fontana dovesse perdere, la sconfitta farebbe implodere la segreteria stessa di Salvini che lo ha imposto a ogni costo, nonostante le molte perplessità allì’interno del Carroccio stesso.
Salvini non si è reso neanche conto della trappola in cui è cascato perchè l’immagine di Fontana è quella di un “democristiano” che andava in Comune in Porsche e che dopo 10 anni di amministrazione ha fatto perdere la Lega una città simbolo, al netto delle balle che ora cercano di propinare.
Non a caso Giorgetti, uno dei pochi leghisti che ha un cervello funzionate, si è ben guardato dall’accettare la candidatura.
E non a caso Grasso in persona ha bloccato la candidatura di un esponente di Liberi e Uguali alla presidenza della Regione Lombardia, aprendo un tavolo di discussione con Giorgio Gori, il candidato del centrosinistra, nonchè sindaco di Bergamo.
Grasso ha capito che l’occasione di conquistare la Lombardia è troppo ghiotta per dividersi a priori.
Inutile dire che qualcuno malignerà che Berlusconi ha oggi solo dato il permesso a Salvini di andarsi a schiantare.
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Gennaio 10th, 2018 Riccardo Fucile
MENTRE DA VESPA DI MAIO DICEVA CHE NON C’E’ PIU’ BISOGNO DI USCIRE DALL’EURO, DI BATTISTA SPIEGAVA CHE OCCORRE FARLO
Luigi Di Maio a Porta a Porta e Alessandro Di Battista da Giovanni Floris a Di Martedì. Entrambi hanno affrontato l’annosa questione (per il MoVimento) del referendum per l’uscita dall’euro.
La posizione del partito di Grillo si può riassumere molto semplicemente con il “non lo so” detto da Laura Castelli a Lilli Gruber nella memorabile performance situazionista a Otto e Mezzo.
La distanza tra i due leader del M5S si misura proprio nelle dichiarazioni fatte sulla moneta unica.
A fine dicembre infatti Di Maio aveva mollato il referendum per l’uscita sull’euro. Ieri da Vespa ha ribadito la sua posizione, decisamente più cauta: «Non credo che sia più il momento per l’Italia di uscire dall’euro, perchè l’asse franco-tedesco non è più così forte e spero di non arrivare al referendum sull’euro che comunque per me sarebbe una extrema ratio». Insomma il referendum è al tempo stesso sia “una pistola che resta sul tavolo” sia una cosa che non ha senso fare perchè per Di Maio l’Italia non deve uscire dall’euro.
La situazione però è meno chiara di quello che potrebbe far intendere la dichiarazione di quello che è formalmente il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle.
In primo luogo perchè sul sito di Grillo è ancora presente tutto il materiale informativo a 5 Stelle che spiega come andare fuori dall’euro e soprattutto perchè è importante farlo per riprenderci al più presto la nostra sovranità monetaria. I più maliziosi potrebbero pensare che le dichiarazioni del Capo Politico non sortiscono alcun effetto nell’indirizzare la linea del MoVimento.
Certo, è anche possibile che gli amministratori del Blog si siano dimenticati di oscurare quella pagina.
Per Di Maio il referendum (con tutte le sue difficoltà tecniche) rimane l’extrema ratio ma non è il caso di uscire. Qualche settimana fa Di Maio invece aveva detto che in caso si andasse a referendum lui voterebbe per uscire.
L’obiettivo rimane in ogni caso quello di usare il referendum come arma per poter trattare con Francia e Germania che secondo i pentastellati sono ora “molto indebolite”. Il che è strano, perchè con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea l’asse franco-tedesco non avrà più il contrappeso britannico. E anche se la Merkel non ha ancora dato vita ad un governo lo stesso non si può dire di Macron che in Francia è saldamente al comando.
Di Maio ha dato la linea sull’euro nel pomeriggio (Porta a Porta viene registrato). La sera stessa Floris ha chiesto a Di Battista cosa ne pensa della moneta unica. Bisogna uscire o no? Il deputato pentastellato ha spiegato che si tratta di una strategia di azioni che viene messa in atto per far capire che« o si modificano certi parametri o tiriamo fuori il referendum sull’euro».
Si tratta, per Di Battista, «di una normale strategia che un governo del MoVimento 5 Stelle intraprenderà ».
La recente storia europea ci fornisce un esempio di come questa strategia sia fallimentare. David Cameron ha usato il referendum sulla Brexit allo stesso modo: per ottenere qualcosa dall’Europa. Per poter essere credibile però non basta minacciare di usarlo. Finchè un’arma rimane, scarica, in un cassetto non fa paura a nessuno. Va messa sul tavolo (come dice Di Maio) ovvero bisogna creare quantomeno le condizioni per dare l’impressione di voler fare sul serio.
In Italia questo significa in primo luogo approvare una legge costituzionale che dia la possibilità di indire un referendum consultivo.
Senza questo primo step in Europa guarderanno la pistola di Di Maio e diranno che è una pistola giocattolo. Cameron ad esempio non si è limitato a minacciare di indire il referendum: lo ha indetto.
Nella speranza poi di poterne condizionare l’esito una volta tornato da vincitore in patria con le concessioni dell’Unione. Sappiamo tutti come sono andate le cose: Cameron non è riuscito a far prevalere il remain, ha perso il posto e il Regno Unito sta uscendo dalla UE. Sarà in grado Di Maio di garantire alla UE la non uscita dall’euro qualora venisse indetto il referendum?
Ed è forse per questo che mentre Di Maio faceva quello che un candidato premier deve fare, ovvero rassicurare i moderati ieri Di Battista giocava a fare il kamikaze.
Se la minaccia deve essere credibile bisogna continuare ad agitare la pistola in aria (non importa che sia scarica).
Ecco che Dibba ricorda che «Le firme le abbiamo raccolte, come lei sa un referendum sull’euro si può fare soltanto consultivo in questo paese, cioè si può chiedere un parere ai cittadini italiani rispetto alla moneta».
A differenza del Capo Politico del M5S Di Battista sull’euro non ha mai cambiato idea. Non parla più di “nazismo nordeuropeo” predicando la necessità di “liberarsi al più presto dall’euro” ma il succo del discorso è sempre lo stesso.
Di Battista ha ribadito che un paese non è libero se non ha la possibilità di «gestire politiche fiscali, valutarie e monetarie». Ora è evidente che la revisione di alcuni trattati come il fiscal compact potrà al limite dare più spazio di manovra all’Italia sulle politiche fiscali. Ma non c’è alcun margine per ottenere la gestione delle politiche valutarie e monetarie stando dentro all’euro.
Di Battista dovrebbe quindi chiarire se l’arma strategica del referendum serve per discutere l’allentamento di alcuni parametri europei oppure per mettere in discussione il funzionamento stesso dell’euro.
Per quanto debole possa essere l’asse franco-tedesco (cosa che si scoprirà eventualmente in fase di trattativa) difficilmente si potrà forzare così tanto la mano con la semplice minaccia del referendum. Si dovrà passare ai fatti. Ma a quel punto potrebbe essere troppo tardi e a decidere il destino del Paese saranno i mercati (e la paura) e non il governo a 5 Stelle.
Stupisce poi che Di Battista, nonostante tutti i giri di parole e le supercazzole dette ieri a Di Martedì, esponga un pensiero e una linea politica assai distante da quella del Capo Politico del M5S.
Sul Corriere della Sera di oggi Maria Teresa Meli riferisce di un asse tra LEU e Alessandro Di Battista il quale, pur fuori dal Parlamento, preferirebbe un’alleanza con il partito di Grasso che con la Lega o il centrodestra.
A quanto pare il vero motivo per cui Di Battista ha deciso di prendersi una pausa è che «nel Movimento cinque stelle si è consumato uno scontro di potere molto forte, per questo motivo Di Battista non si candida».
Almeno così riferisce al Corriere Arturo Scotto, ex capogruppo di Sel alla Camera e tra i fondatori di LEU. Le dichiarazioni sulla sovranità monetaria sembrano essere un tentativo da parte di Di Battista di tenere le redini dell’ala movimentista del partito, quella che già inizia ad essere insofferente dei giochi di potere e dei numerosi cambi di posizione (sui vaccini, sugli ottanta euro, sullo ius soli) del nuovo MoVimento 5 Stelle.
(da “NextQuotidiano“)
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Gennaio 10th, 2018 Riccardo Fucile
TUTTE LE BALLE SUI COSTI DELLO SMALTIMENTO PER NASCONDERE LA LORO INETTITUDINE
40mila tonnellate di monnezza romana indifferenziata verranno smaltite dalla RIDA di
Aprilia in provincia di Latina, azienda privata che ha siglato ieri un accordo con l’AMA. Che pensa anche di raddoppiare la quota di rifiuti lavorati nel tritovagliatore di Ostia, sulla cui messa in funzione ieri Paolo Ferrara ha dato una spiegazione limpida, in perfetta linea con la #trasparenzaquannocepare del M5S in Campidoglio.
Il tritovagliatore di Ostia dovrebbe raddoppiare la sua quota di immondizia lavorata per arrivare a circa 200 tonnellate al giorno a gennaio.
Le due soluzioni potrebbero essere alternative all’ipotesi dell’Abruzzo, ventilata dal M5S nei giorni scorsi sulla base di una falsità , ovvero che lo smaltimento in Abruzzo costerebbe meno di quello in Emilia Romagna.
«I presidenti di Emilia, Abruzzo e Lazio sono dello stesso partito, usano Roma per la campagna elettorale e stanno maliziosamente rilasciando interviste e temporeggiando», ha detto ieri Luigi Di Maio, rendendosi così improvvisamente conto del fatto che D’Alfonso è del Partito Democratico dopo che nei giorni scorsi diversi esponenti M5S avevano proposto l’Abruzzo al posto dell’Emilia.
«La Regione Emilia ha un costo di 180 euro a tonnellata, l’Abruzzo di 150. Noi per far risparmiare i romani scegliamo la Regione che ha meno costi», ha sostenuto ancora il candidato premier dei 5 Stelle. Una tesi già sostenuta dall’assessora Pinuccia Montanari, nei giorni scorsi in grande trance agonistica.
Una storia semplicemente falsa a detta dell’Emilia Romagna, come ha precisato ieri l’assessore regionale all’Ambiente, Paola Gazzolo, secondo cuibisogna “fermare i giochetti: ognuno si assuma le sue responsabilità in trasparenza”.
In particolare, osserva, “di cosa parla la Montanari? Quantificare in 200 euro il costo dello smaltimento dei rifiuti della Capitale in Emilia-Romagna significa sparare numeri in libertà . Le cifre diffuse sono prive di qualsiasi fondamento: come le ha calcolate? Sarebbe interessante saperlo, visto che Ama non ha nemmeno chiesto un preventivo ai nostri gestori e, anzi, si è negata ad ogni tentativo di contatto ufficiale come disposto dalla nostra delibera”.
A giudizio di Gazzolo, in merito, “il Rapporto rifiuti urbani 2017 di Ispra parla chiaro: il costo medio dello smaltimento in Emilia-Romagna è di 116,7 euro a tonnellata”, un prezzo inferiore sia alla media delle Regioni del Nord che è di 125,8 euro a tonnellata, sia ai 124,2 della media nazionale.
“In ogni caso — prosegue l’assessora emiliana — anche considerando i costi dei tre impianti che sarebbero stati coinvolti nello smaltimento dei rifiuti di Roma, e aggiungendo la quota di disagio ambientale, prevista dalle norme, e le spese di trasporto, non si sarebbe mai arrivati alle cifre di cui parla il Comune di Roma”
Va però ricordato che i rifiuti trattati dalla RIDA, così come quelli che potevano arrivare in Abruzzo, dovranno poi essere bruciati in un termovalorizzatore, che l’Emilia Romagna possiede e anche questo avrà un costo che sarà pagato dall’AMA con le bollette della TARI a carico di tutti i romani.
“Non è vero che non abbiamo un piano industriale. Nel passato non è stato fatto, soprattutto dal 2013, quando è stata chiusa la discarica di Malagrotta, che è stato un po’ il tappeto sotto cui si è nascosta la polvere per tanti anni, e che è costata molto cara ai cittadini. Nessuno all’epoca ha avviato e realizzato impianti industriali. La giunta Raggi in un anno e mezzo ha approvato un piano strategico, mentre Ama ha approvato un piano industriale”, dice intanto ai microfoni di ‘6 su Radio 1’, l’assessora Montanari.
Il piano industriale, però, non è visibile sul sito dell’AMA come denunciato dal grillino Carlo Sgandurra, nominato dall’Assemblea Capitolina nel settembre scorso.
Il Piano è stato approvato dal Cda di Ama il 4 maggio del 2017 e, in base all’affidamento del 2016 alla Società Axteria (per ‘l’assistenza specialistica a supporto dei processi di implementazione degli obiettivi strategici’) doveva essere disponibile sul sito di Ama. Eppure a distanza di 8 mesi ancora non è stato pubblicato
C’è di più: la Montanari sostiene che il piano industriale di AMA “prevede tre livelli di intervento, rispettando i dettami dell’Ue che prevedono la riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata ma soprattutto tre impianti dei quali abbiamo già realizzato lo studio definitivo e sono impianti di trattamento aerobico, per trattare i rifiuti di Roma. Un impianto del genere, assai complesso, necessita per essere realizzato di 36-42 mesi. Quindi chi accusa ha invece delle grosse responsabilità ”.
Quello che la Montanari non dice è che la Città Metropolitana non ha mai comunicato alla Regione dove verranno fatti gli impianti immaginati dalla Montanari.
Il perchè è abbastanza semplice da comprendere: le popolazioni delle zone dove verrebbero costruiti i famosi tre impianti insorgerebbero e l’M5S si dovrebbe assumere la paternità della decisione.
“Entro fine gennaio presenteremo l’iter autorizzativo per i due impianti di compostaggio a Cesano e Casal Selce”, dice ora la Montanari confermando così di non averlo ancora presentato alla Regione. A fine gennaio si vedrà .
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 10th, 2018 Riccardo Fucile
DEBORAH MONTALBANO E’ SPESSO CRITICA CON LA SINDACA APPENDINO E ALLORA IL PARTITO MONTA UNA POLEMICA SUL NULLA PER FARLA FUORI
Deborah Montalbano è una consigliera comunale del MoVimento 5 Stelle a Torino più critiche e pungolanti nei confronti dell’amministrazione di Chiara Appendino.
La consigliera è stata spesso critica nei confronti della sindaca ma è finita nelle cronache anche per l’affitto di una casa comunale non pagato. Oggi però Montalbano è tornata sulla bocca di tutti per una storia di rimborsi dei taxi, di cui ha parlato ieri il Corriere Torino:
Nulla di irregolare, ben inteso. Se non altro, almeno all’apparenza. Quei rimborsi – si parla di una cifra che a malapena sfiora i trecento euro – hanno seguito tutte le procedure del caso. Sono passati al vaglio dei severi funzionari del Consiglio comunale e hanno incassato anche il visto dell’allora capogruppo, e attuale assessore all’Ambiente, Alberto Unia.
Agli occhi dei colleghi-accusatori, però, nonostante l’avallo – con il senno di poi quantomeno imbarazzante– ricevuto dal loro ex numero uno Unia, la consigliera Montalbano si sarebbe macchiata di un utilizzo improprio dei già risicati fondi assegnati ai gruppi consiliari, e comunque non in linea con il credo grillino. Ma il tentativo di mettere spalle al muro una delle più agguerrite dissidenti interne al M5S, la stessa che un mese fa è uscita dall’aula per non votare favorevolmente all’accordo con la Regione presieduta da Sergio Chiamparino sul nuovo ospedale della Città della Salute, era già andato a vuoto qualche mese fa.
Quando, a novembre, il vicecapogruppo Francesco Sicari, in una riunione di maggioranza, aveva tirato fuori la questione dei taxi, rimproverando alla consigliera di essersi fatta rimborsare circa 250 euro per le sue corse in taxi, durante il suo impegno di presidente della commissione sanità ; lei che non ha l’auto ed è sola con una figlia piccola.
La Montalbano, nell’articolo di Gabriele Guccione pubblicato oggi sempre dal Corriere Torino, dice che non ha intenzione di dimettersi e che “se vogliono” possono cacciarla gli altri. Gli altri, in questo caso, sono l’ala “lealista” a Chiara Appendino, che ne avrebbe chiesto addirittura le dimissioni.
(da “NextQuotidiano”)
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