Febbraio 6th, 2018 Riccardo Fucile
IL CONCORSO SOCIAL METTE IN PALIO ANCHE UNA TELEFONATA E UN VIDEO CON LUI CHE CAUSERANNO LA FUGA DEFINITIVA DEI TUOI FIGLI DA CASA
Come una lotteria, una riffa: metti i “Mi piace”, scali la classifica e vinci una telefonata con Matteo Salvini.
La campagna elettorale si gioca talmente tanto sui social, che ora la Lega ha pensato di trasformare i suoi elettori nei partecipanti a un gioco social, che aumenterà di riflesso il coinvolgimento, l’audience e la discussione sotto post e tweet.
Rilanciato in pompa magna sui canali del candidato premier del Carroccio, del suo social media manager e della Lega e sul sito Salvinipremier.it, è partito il concorso “Vinci Salvini”. Tutto vero.
L’aspirante presidente del Consiglio assurto a rockstar, insomma. La sfida social infatti assegna punteggi ai followers più assidui del segretario della Lega. Tradotto: più “Mi piace”, più chance di successo.
Qual è il premio? Per il vincitore giornaliero una telefonata con lui oltre a un post con la propria foto, “che verrà diffuso sui canali social del Capitano — scrive il suo social media manager Luca Morisi.
Finita? Macchè. Per chi proprio non sa stare lontano dalla pagina Facebook di Salvini e la frequenta più assiduamente, altri ricchi cotillon: “Il vincitore della classifica settimanale incontrerà Matteo Salvini di persona, in un incontro riservato, per il quale faremo, se il vincitore lo vorrà , anche un video che verrà pubblicato su Facebook, Instagram, Twitter e YouTube“.
Roba che i tuoi figli non ti perdoneranno mai per tutta la vita.
(da agenzie)
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Febbraio 6th, 2018 Riccardo Fucile
NON HA MAI RAPPRESENTATO UNA RIVOLUZIONE LIBERALE MA L’ITALIA PICCOLO BORGHESE CON SCARSO SENSO DELLO STATO E DELLA LEGALITA’, ANTICOMUNISTA PER ABITUDINE, ANTIPOLITICA FINCHE’ NON TROVA IL POLITICO AMICO
L’oscillazione è di quelle drastiche e repentine, come drastica e repentina era stata la “riabilitazione” di
Silvio Berlusconi, come “moderato” e argine ai populisti nostrani. Anche i giornali stranieri hanno riscoperto la radicalità dell’ex premier, che su Macerata ha accuratamente evitato di prendere le distanze da Salvini che ha rilanciato, assecondando gli stessi umori del paese, la proposta di espellere 600mila immigrati. Come aveva accuratamente evitato di chiedere un passo indietro ad Attilio Fontana, dopo il suo manifesto sulla “razza” da difendere.
Allora l’episodio fu derubricato a uscita mal compresa.
Oggi Macerata è un “gesto di un folle”, nell’ambito di un contesto in cui la “bomba” che scuote le fondamenta del paese non è il razzismo degli impresari della paura o una politica che usa le parole come pallottole, ma l’immigrazione.
Le pallottole sfondano la narrazione del “moderato” contro “l’estremista”, in questa competizione, tutta interna al centrodestra, a rappresentare meglio la radicalità degli umori del paese.
Scrive il Financial Times: “Berlusconi hardens immigration stance after weekend shooting”.
Stessa interpretazione sul Guardian o sul Times (Berlusconi: migrants rob bank and are social time bomb).
Ecco, la riabilitazione si ferma a Macerata. E in questa riscoperta più che l’oscillazione di Berlusconi, in fondo sempre uguale a se stesso, c’è l’ambiguità e l’incertezza anche delle elite — vale tanto per quelle europee quanto per quelle nazionali — sul futuro del paese. Diciamo così: una certa mancanza di chiarezza su ciò che serve all’Italia, per cui riabilitazioni e condanne sono proiezioni dei propri auspici, tranne poi cambiare idea al primo incidente.
La verità , in questa storia, è che Berlusconi è, semplicemente, se stesso.
E non è un caso che, nonostante la valanga di richieste, eviti accuratamente di concedere interviste ai giornali stranieri, convinto che possano arrivare solo ironie, giudizi da evitare, possibili incidenti diplomatici.
Berlusconi è — e lo è con consapevolezza, sapendo di esserne l’interprete — un pezzo rilevante dell’anomalia italiana. Ovvero l’assenza, nel nostro paese, di una destra conservatrice e liberale.
Un tipo di destra, di un partito della borghesia si sarebbe detto una volta, che, diversamente dagli altri paesi europei, in Italia non c’è mai stata.
Perchè non c’è mai stata una borghesia degna di questo nome, protagonista di una “rivoluzione” capace di coniugare mercato e democrazia.
Abbiamo avuto, piuttosto, una borghesia compromissoria col potere, pronta in due giorni ad abbandonare Giolitti per scommettere su Mussolini e in altrettanto poco tempo a scaricare, anche con i propri giornali, gli agonizzanti partiti della prima Repubblica per appoggiare Berlusconi.
E poi scaricare Berlusconi — ricordate il Fate presto del giornale di Confindustria? — per poi riabilitarlo come moderato dimenticando il default del 2011 perchè ora è perno di ogni governo possibile, destra o larghe intese che siano.
Parliamoci chiaro. L’Italia è un paese strutturalmente di destra.
E solo la Dc è riuscita nel capolavoro di dare una rappresentanza moderata all’enorme spessore conservatore, a tratti reazionario della società italiana, alle sue spinte autoritarie, alla sua tendenza al “particulare”, al suo egoismo sociale.
Silvio Berlusconi questo ruolo non lo hai mai interpretato, concependo la sua stessa discesa in campo come una ricostruzione di un muro che la storia aveva fatto crollare.
In Italia c’è stato il berlusconismo, non la destra liberale.
Berlusconi, a voler ripercorrere il recente passato, ha fatto la scelta moderata di Monti, per poi scaricarlo come “servo della Merkel”, di Napolitano per poi urlare ai colpi di Stato, di considerare la grazia per poi marciare sulla procura di Milano, di salire sul palco con Salvini e poi Marchini.
E, ancora: puntò, in modo esplicito, su Renzi e sul partito della Nazione, ai tempi in cui, in pieno declino, era a Cesano Boscone, per poi, fiutata l’aria di possibile vittoria, ri-suscitare una coalizione a la carte e puntare a vincere.
Ecco Macerata. Moderatismo ed estremismo, da sempre hanno convissuto a seconda dell’interesse (politico, economico, o giudiziario) del leader carismatico, che col suo carisma ha definito un campo politico e sociale largo: l’imprenditore del Nord, ma anche le masse dei pensionati, delle casalinghe e i lavoratori a bassa qualificazione, tutti con un’intensa esposizione televisiva.
Non il blocco sociale della “rivoluzione liberale” ma l’Italia piccolo borghese con scarso senso dello Stato e della legalità , anti-comunista per abitudine, antipolitica finchè non trova il politico amico.
Questo blocco si è ridotto, Forza Italia non è più quella di una volta, ma è evidente che la destra politica italiana ha una sua forza e si sta spostando più a destra.
E l’immigrazione è il terreno di questo spostamento. Basta vedere l’informazione dei tg Mediaset in questi giorni: una lunga sequenza di servizi di cronaca nera che, alla fine, ti alzi e scappi a dare due mandate di chiave per paura che un immigrato forzi la porta e ti entri in casa. Allarme. Paura da alimentare in questo processo di disgregazione sociale che si nutre anche della differenza etnica.
Perchè la paura porta il voto a destra, al suo messaggio viscerale e semplificato, di protezione sotto forma di muri da alzare.
Oltre Macerata c’è l’ultradestra austriaca, più a Est c’è Orban. Se questo è il vento, l’interesse del momento spinge Berlusconi a spiegare le vele a in questa direzione.
Senza scandalizzarsi, di fronte a un uso disinvolto di che dividono il paese in parti nemiche, alimentando odio, perchè in fondo la legittimazione delle parole usate come pietre è iniziata vent’anni fa.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 6th, 2018 Riccardo Fucile
MA NON ERANO QUELLI CHE DIFENDEVANO LA POVERA GENTE E DISTRIBUIVANO PACCHI VIVERI AGLI INDIGENTI? PER DUE VOTI VI SIETE MESSI A FARE LA GUARDIA BIANCA DEI REAZIONARI?
In fila per due come un plotone, sopra le giacche una casacca rossa con il simbolo della tartaruga frecciata: una ventina di militanti di Casapound hanno fatto irruzione nell’ospedale di Bolzano per protestare contro i senzatetto che nelle notte invernali si riparano dal freddo dormendo nelle sale del pronto soccorso.
Gli autoproclamati tutori dell’ordine hanno attaccato i loro volantini ai muri e ai lettini, testimoniando il tutto con una diretta Facebook di fronte ai pochi pazienti in attesa del loro turno.
Dopo poco più di due minuti la recita è finita e gli estremisti se ne sono andati indisturbati, senza aver trovato nessuna situazione di degrado.
“Luogo riservato a pazienti e malati e a visitatori di pazienti e malati”, si legge nei volantini attaccati ai muri con il nastro adesivo e tradotti in tedesco ma anche in altre lingue, tra cui l’arabo.
Un’irruzione studiata per ottenere nuovi consensi, dopo che erano state denunciate da alcuni cittadini situazioni di disagio vissute all’interno del pronto soccorso bolzanino: senzatetto che dormivano su lettini e sedie
Ma l’azienda sanitaria aveva già chiarito che “cacciarli non sarebbe un gesto di civiltà e non risolverebbe nulla”, come ha spiegato all’Alto Adige Waltraud Vieider, dirigente dell’ufficio comunicazioni e relazioni con il pubblico.
Anche le direzioni dell’Azienda sanitaria e del Comprensorio sanitario di Bolzano condannano “la strumentalizzazione di immagini di alcuni senzatetto”, mentre per l’Anpi, che ha inviato una lettera aperta a prefetto, questore, governatore e al sindaco, si tratta “di fatti gravissimi” e richiama “tutti alla necessaria vigilanza e opera di prevenzione per garantire la civile convivenza e il regolare svolgimento della campagna elettorale”.
A Bolzano dormire all’aperto significa fare i conti con una temperatura intorno allo zero e probabilità di neve.
E proprio in città , lo scorso ottobre, un bambino rifugiato di 8 anni era morto per arresto cardiaco dopo due ricoveri in ospedale: aveva trascorso diverse notti in strada, perchè gli era stata rifiutata accoglienza nonostante soffrisse di distrofia e la famiglia avesse fatto domanda di protezione internazionale.
“Certo, non è un bello spettacolo, ma non è nemmeno un problema gravissimo anche perchè — ha aggiunto Vieider — non è mai accaduto nulla di grave”.
“Quanto alla pulizia e all’igiene — ha poi sottolineato — il personale addetto è sempre al lavoro e interviene subito per ripristinare eventuali situazioni problematiche”.
Una situazione documentata del resto anche dallo stesso video degli estremisti di destra: nella diretta Facebook si vedono sale d’aspetto in condizioni perfette.
Sulla pagina di Casapound Bolzano appaiono commenti di plauso all’azione: “Bravissimi”, “Stupendo”, “Stima” o “Onore a voi”.
Tra questi anche quello di Marco Galateo, consigliere comunale e candidato alla Camera per Fratelli d’Italia nel listino proporzionale: “Bravi ragazzi. Queste sì che sono le azioni per cui meritate sostegno e il massimo rispetto”.
Alla fine del video parte il comizio di Andrea Bonazza, consigliere di Casapound e anche lui candidato alla Camera nel collegio di Bolzano. Denuncia che medici e infermieri devono lavorare “in mezzo a questo schifo”, commisera i pazienti che devono subire “situazioni orribili”.
Bonazza è l’esponente di spicco di Casapound in Alto Adige, con un presente da consigliere comunale e un passato spesso al centro della cronaca nera.
A 23 anni venne coinvolto in un’indagine per la morte di Fabio Tomaselli, 26enne vittima di un pestaggio in un pub frequentato da naziskin a Bolzano. Bonazza fu scagionato dalle deposizioni di due testimoni, ma poi non ha smesso di partecipare a risse e aggressioni caratterizzate da “sieg heil”, coltelli e nasi spaccati.
Da consigliere comunale si è presentato in aula indossando una felpa con i simboli della Charlemagne, semplificazione della 33. Waffen-Grenadier-Divison der SS Charlemagne, detto anche Reggimento Charlemagne.
Si tratta del nome usato dai volontari francesi delle Waffen-SS, che durante la Seconda guerra mondiale si arruolarono al fianco dei tedeschi durante gli anni di occupazione militare, prima sul fronte occidentale e poi nell’aprile del 1945 a difesa di Berlino.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 6th, 2018 Riccardo Fucile
BECCATO SUL FATTO, DI MAIO SPARA UNA BUFALA COLOSSALE: “SE ARRIVANO LE RIMANDIAMO INDIETRO”
Da sempre il Movimento 5 Stelle ha stabilito di finanziarsi solo attraverso micro-donazioni e di non
accettare grandi cifre per non vedere condizionata la propria azione politica.
Da qualche giorno però, come scoperto dall’agenzia di stampa Adnkronos, sul blog del Movimento è spuntato un banner che segnala la possibilità di fare donazioni per la campagna elettorale oltre 5mila euro, con tanto di modulo da compilare per effettuare il versamento.
Durante una conferenza stampa al Senato proprio sul finanziamento ai partiti, il capo politico del M5S Luigi Di Maio spiega così l’apparente contraddizione: “È un’esigenza tecnica per permettere i versamenti dei nostri gruppi regionali che fanno raccolte fondi, qualsiasi altra donazione oltre i 5mila euro sarà rimandata indietro”.
Rimane il fatto che niente di quello che dice Di Maio è segnalato sul sito, dove invece il banner rimane pubblico e in grande evidenza.
Durante la conferenza stampa a Di Maio non è possibile fare altre domande sul tema, nè si possono ottenere maggiori chiarimenti in merito da esponenti di spicco dei pentastellati come Paola Taverna e Carlo Sibilia: “Non sapevamo niente di questa cosa, la abbiamo scoperta oggi”.
(da agenzie)BECCATO SUL FATTO, DI MAIO SPARA UNA BUFALA COLOSSALE: “SE ARRIVANO LE RIMANDIAMO INDIETRO”
Da sempre il Movimento 5 Stelle ha stabilito di finanziarsi solo attraverso micro-donazioni e di non accettare grandi cifre per non vedere condizionata la propria azione politica.
Da qualche giorno però, come scoperto dall’agenzia di stampa Adnkronos, sul blog del Movimento è spuntato un banner che segnala la possibilità di fare donazioni per la campagna elettorale oltre 5mila euro, con tanto di modulo da compilare per effettuare il versamento.
Durante una conferenza stampa al Senato proprio sul finanziamento ai partiti, il capo politico del M5S Luigi Di Maio spiega così l’apparente contraddizione: “È un’esigenza tecnica per permettere i versamenti dei nostri gruppi regionali che fanno raccolte fondi, qualsiasi altra donazione oltre i 5mila euro sarà rimandata indietro”.
Rimane il fatto che niente di quello che dice Di Maio è segnalato sul sito, dove invece il banner rimane pubblico e in grande evidenza.
Durante la conferenza stampa a Di Maio non è possibile fare altre domande sul tema, nè si possono ottenere maggiori chiarimenti in merito da esponenti di spicco dei pentastellati come Paola Taverna e Carlo Sibilia: “Non sapevamo niente di questa cosa, la abbiamo scoperta oggi”.
(da agenzie)
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Febbraio 6th, 2018 Riccardo Fucile
IGMETAL HA OTTENUTO L’INTESA PILOTA, IN COMPENSO LE AZIENDE POTRANNO AUMENTARE LA QUOTA DI DIPENDENTI CHE VOGLIONO ALLUNGARE A 40 ORE… UNA PIETRA MILIARE DI ACCORDO TRA INTERLOCUTORI SERI
Ormai gravava la minaccia di uno stop di 24 ore, dopo che IgMetall aveva già organizzato qualche sciopero breve che aveva avuto il sapore di un’avvisaglia.
E stamane il potente sindacato dei metalmeccanici tedeschi ha fatto sapere di aver raggiunto un’intesa nel Baden-Wuerttenberg. Si tratta di un accordo-pilota, ma è destinato a fare storia.
Nella regione di Daimler e Porsche a 900mila lavoratori è stato riconosciuto un aumento in busta paga del 4,3%, ma soprattutto il diritto ad accorciare la settimana lavorativa a 28 ore, per un periodo massimo di due anni.
E la settimana accorciata potrà essere chiesta più di una volta, durante la carriera lavorativa. Per contro, le aziende potranno aumentare la quota di dipendenti che vogliono allungare la settimana di lavoro a 40 ore.
Soprattutto: chi avrà bisogno di occuparsi dei figli piccoli o di parenti malati o svolge un lavoro usurante non subirà neanche il taglio dello stipendio, a fronte del taglio delle ore. Un punto su cui sindacati e aziende si erano scontrati duramente.
E’ un’intesa che prevedibilmente verrà estesa a breve ai 3,9 milioni di lavoratori metalmeccanici del resto della Germania.
Per il capo di IGMetall, Jà¶rg Hofmann, si tratta di una “pietra miliare verso un mondo del lavoro moderno, in cui ognuno potrà scegliere per sè”.
Il presidente di Gesamtmetall, Rainer Dulger commenta: “è la pietra angolare del lavoro flessibile del 21. secolo”.
(da agenzie)
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Febbraio 6th, 2018 Riccardo Fucile
QUASI SEI MILIONI SONO IN REGOLA, SETTE SU DIECI FANNO GLI OPERAI… I RICHIEDENTI ASILO SONO 153.700…. IL 40% DEI PROFUGHI HA DIRITTO ALL’ASILO E GLI VIENE RICONOSCIUTO
Il Corriere della Sera pubblica oggi una tabella riepilogativa e racconta i numeri dell’immigrazione,
segnalando il numero di immigrati regolari, degli irregolari e dei richiedenti asilo sul territorio italiano.
I regolari vivono ormai da anni nel nostro Paese e hanno superato quota 5 milioni. Persone che lavorano, studiano, pagano le tasse.
La comunità più numerosa è quella dei romeni con circa 1 milione e 200 mila persone, seguita da circa 450 mila albanesi e 420mila marocchini.
Oltre 500 mila (pari a circa l’8 percento) sono invece gli irregolari che non sono riusciti a ottenere lo status di rifugiato, ma sfuggono all’espulsione perchè gli Stati di origine non accettano il rimpatrio.
Altri decidono di non andare via alla scadenza del permesso di soggiorno.
Sono stati concessi quasi 4 milioni di permessi, di cui oltre un milione e 600 mila a durata limitata.
Ma nessuno è in grado di sapere quanti stranieri siano effettivamente usciti dall’Italia.
L’86,6% degli stranieri sono dipendenti, oltre il 70% svolgono mansioni di operaio, più del doppio degli italiani.
Il tasso di disoccupazione nel 2016 è in diminuzione (15,4% contro il 16,2 del 2015), ma rimane comunque molto alto rispetto ai livelli pre crisi (nel 2008 era l’8,5%).
Ben «1 milione e 181mila sono gli stranieri inattivi in età lavorativa (ovvero tra i 15 e i 64 anni) e tra loro ben il 72% sono donne».
Infine, oltre ai numeri degli SPRAR e delle strutture temporanee d’accoglienza, il Corriere racconta che nel 2018 sono giunti via mare 4.723 stranieri, poco meno della metà di quelli arrivati nello stesso periodo dello scorso anno.
Gli eritrei sono 1.184, i tunisini 754. La maggior parte di chi viene accolto negli hotspot richiede asilo, e il 40 per cento riesce a ottenere lo status o una protezione equivalente.
Gli altri sono destinati al rimpatrio,ma la politica delle espulsioni continua a mostrare gravi carenze perchè soltanto pochissimi Stati accettano i rimpatri.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 6th, 2018 Riccardo Fucile
SI PUO’ OPERARE SOLO CON QUATTRO PAESI AFRICANI E OGNI PROCEDURA HA COSTI ALTISSIMI: 800.000 EURO PER 50 MIGRANTI
Silvio Berlusconi promette di rimpatriare 600mila immigrati irregolari in quanto si tratta di una «bomba sociale pronta ad esplodere perchè pronti a compiere reati».
Ma per fortuna non dice in quanti anni intende compiere l’impresa.
Ad esempio nel 2017 ne sono stati rimpatriati 20mila a fronte di 491mila irregolari (dietro la definizione generica ce ne sono molte specifiche) che secondo il rapporto ISMU si trovano attualmente in Italia.
Alessandra Ziniti e Vladimiro Polchi su Repubblica di oggi spiegano che gli irregolari, nel cui computo va calcolato chi non ha ottenuto la protezione internazionale (47mila su 80mila domande nel 2017), sono anche quelli che hanno il permesso di soggiorno scaduto e chi rimane in Italia dopo la scadenza del visto.
Di questi, negli ultimi tre anni, gli stranieri realmente allontanati dall’Italia sono stati 55mila (quasi 20mila nel 2017 considerando anche i respinti alla frontiera, cioè chi è stato bloccato all’ingresso).
Ma di questi solo 18.500, circa uno su tre, sono migranti già presenti in Italia e poi rispediti in patria.
Ma il problema è la mancanza di accordi con i paesi d’origine: l’Italia ne ha con Nigeria, Tunisia, Egitto e Marocco e questi hanno portato a rimpatriare 25mila persone in quattro anni.
Ce ne vorrà di tempo per arrivare a 600mila.
E in più con i paesi dell’Africa subsahariana e di altre zone dell’Europa e dell’Asia accordi non ce ne sono: a quelli che provengono da questi territori si applica il foglio di via che impone loro di lasciare il territorio italiano nel giro di 7 giorni.
Che viene però in molte occasioni disatteso.
Non solo: anche per i paesi che hanno sottoscritto accordi con l’Italia, spiega Repubblica, ci sono possibilità di sfuggire all’iter che prevede la detenzione temporanea in un Cie, l’identificazione certa, la visita medica e il provvedimento di espulsione del giudice prima di essere messi su un aereo o su una nave.
Prova ne sono le ripetute rivolte scoppiate negli ultimi mesi a Lampedusa, dove decine di immigrati tunisini, trattenuti nell’hotspot ben oltre i termini di legge, hanno protestato (anche cucendosi la bocca), riuscendo alla fine a essere portati ad Agrigento dove, in mancanza di posti nei Cie, hanno ricevuto anche loro un foglio di via prima di far perdere le loro tracce.
D’altra parte, in Italia oggi i Centri di questo tipo sono solo 6: a Bari, Brindisi, Caltanissetta, Crotone, Roma e Torino.
Solo 359 i posti disponibili, ben poca cosa rispetto ai migranti che, sulla carta, andrebbero lì trattenuti ed espulsi.
Che, nel 2016, sono stati 2.984, ma di questi solo la metà è stata poi effettivamente riportata nel Paese d’origine.
Per motivi burocratici (come accadde nel caso di Anis Amri, il terrorista della strage di Berlino lasciato andare dal Cie di Caltanissetta perchè il riconoscimento non era avvenuto entro i tempi di legge) o per mancanza di fondi.
Già , perchè poi c’è il problema dei soldi: per portar fuori dall’Italia un espulso ci vogliono 4000 euro più il costo del viaggio che deve essere fatto con la scorta.
Un viaggio, conclude il quotidiano, andrebbe a costare 800mila euro per 50 migranti alla volta.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 6th, 2018 Riccardo Fucile
TRAINI MAI STATO DA UNO PSICHIATRA, TARTAGLIA ERA IN CURA DA DIECI ANNI MA I MANDANTI ERANO “REPUBBLICA, SANTORO E TRAVAGLIO”
Silvio Berlusconi riesce a tingere di farsa anche la tragedia. 
La rappresaglia contro gli africani a Macerata (“rappresaglia” è il termine corretto, non “vendetta” o altro) non va attribuita “a una matrice politica, ma di non sanità di mente”. Quando fu lui vittima della famosa statuetta del Duomo che lo colpì in faccia a Milano il 13 dicembre 2009, dal letto d’ospedale parlò invece di “campagna d’odio”: “Questo — sentenziò — è il frutto di chi ha voluto seminare zizzania. Quasi me l’aspettavo…”.
I suoi colonnelli di allora, da Bondi a Cicchitto (che oggi guarda caso lo hanno pesantemente rinnegato) individuarono persino i mandanti morali di quel gesto: “L’Espresso, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Michele Santoro, Marco Travaglio e alcuni magistrati”.
Fermiamoci un attimo.
Luca Traini, l’autore della rappresaglia contro i neri, è stato candidato della Lega nord, ha partecipato recentemente a una cena ristretta del partito di Salvini (lo ha rivelato Repubblica), ha il simbolo di Terza posizione tatuato su uno zigomo, si è conquistato immediatamente la promessa di supporto legale da Forza nuova.
Non risulta sia mai stato sottoposto a trattamenti psichiatrici.
Ma il suo gesto, per Berlusconi, non ha alcuna “matrice politica”. Massimo Tartaglia, l’aggressore di piazza Duomo, fu subito fermato e la sua biografia fu passata ai raggi X dalla Digos: nessun “precedente” politico, nessuna adesione a sigle di alcun genere, nessuna partecipazione registrata a manifestazioni di piazza.
Piuttosto, da dieci anni il 42enne Tartaglia era in cura ai servizi psichiatrici. Ergo, il suo sì che fu un gesto politico, sempre secondo Berlusconi e i suoi.
Questi i fatti, da cui Berlusconi trae le sue “logiche” conclusioni: la politica non c’entra nulla con Traini, mentre ha guidato la mano di Tartaglia.
Ovvio, non scopriamo niente, la produzione di bufale berlusconiane è ormai superiore a quella dell’intera provincia di Caserta, come dimostrano i dati sparati a casaccio (476mila? 600mila?) sugli “immigrati che delinquono”, per accattonare un po’ voti di stampo salviniano.
Il problema è (anche) un altro, e tocca soprattutto i giornalisti: perchè al Presidente è concesso di sommergerci quotidianamente di bufale senza che nessuno gli faccia mai la seconda domanda, e spesso neppure la prima?
(da”Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 6th, 2018 Riccardo Fucile
GIORNATA DELLA SFIGA PER SALVINI E LA MELONI: E’ UN ITALIANO DI 51 ANNI… AVRA’ APPLICATO ALLA LETTERA IL “PRIMA GLI ITALIANI”
È accusato di aver violentato e rapinato numerose escort in varie città italiane: è un uomo, italiano, che è stato arrestato dagli agenti del Commissariato Centro della Questura di Milano in base a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del capoluogo lombardo.
L’uomo aveva un comportamento `seriale’ secondo gli investigatori ed è accusato di violenza sessuale aggravata e rapina.
L’uomo, 51 anni, è stato arrestato a Pisa, dove è stato rintracciato in un albergo nella zona della stazione ferroviaria. Da quanto spiegato, sembra che sarebbe poi dovuto partire giovedì in aereo per raggiungere Mosca.
Da quanto appreso sarebbero almeno quattro le aggressioni contestate. L’uomo avrebbe contattato le escort telefonicamente e dopo aver concordato l’appuntamento si recava presso il domicilio delle donne, per lo più di origine brasiliana, con alcolici e sonniferi per stordire le vittime, abusare di loro e svaligiare gli appartamenti: complessivamente la refurtiva ammonterebbe a circa 10 mila euro in contanti.
Sono tre i casi accertati a Milano ma altri venti stupri sono al vaglio degli investigatori nella vicenda del violentatore seriale arrestato dagli agenti della Polizia di Stato di Milano.
L’uomo è un 51enne italiano con diversi precedenti per reati contro il patrimonio.
Gli episodi sono avvenuti in diverse città d’Italia: l’arrestato si spostava nelle città delle escort che sceglieva. Il modus operandi era sempre uguale: prendeva appuntamento con la sua vittima, in qualche modo riusciva a somministrare un cocktail di farmaci e le violentava quando erano in stato confusionale.
A quel punto portava via i contanti che trovava in casa. Gli agenti del commissariato Centro hanno iniziato le indagini nel 2016 dopo la denuncia arrivata da una escort brasiliana.
La donna, confrontandosi con altre, ha scoperto di non essere l’unica vittima del maniaco. Grazie alle telecamere installate nel suo palazzo è stato possibile recuperare l’immagine dell’uomo, individuato nei mesi successivi e considerato autore di una lunga serie di episodi.
(da agenzie)
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