Maggio 13th, 2018 Riccardo Fucile
CONVERGENZE SOLO SU PENSIONI, FISCO, SOSTEGNO AL REDDITO (SENZA DIRE DOVE PRENDERE I MILIARDI NECESSARI)… IL CONFLITTO DI INTERESSI DIVENTA “TEMPERATO”… FEDELTA’ NATO MA RIDURRE LE SANZIONI PER FAR ARRICCHIRE GLI AMICI DI PUTIN
In un ufficio del 23esimo piano del Pirellone a Milano, dopo ore e ore di discussione, punto per
punto, tema per tema, Laura Castelli domanda ai colleghi della Lega: “Ma voi, questo contratto, lo fate leggere ai vostri parlamentari?”.
Una domanda della capo delegazione dei 5 Stelle, unica donna al tavolo, che fa intendere che gli sherpa grillini hanno il fiato dei colleghi e degli attivisti sul collo soprattutto su alcuni temi.
Troppe concessioni in nome del governo giallo-verde, specie in materia di giustizia e migranti, non possono essere permesse: “Così è troppo sbilanciato a destra, aggiungiamo la spending review e la meritocrazia”, chiedono i pentastellati.
I pentastellati provano a fare da argine ad alcune richieste del Carroccio, che non a caso sono i nodi ancora da sciogliere. Il contratto doveva essere chiuso entro domenica sera, ma il tavolo si riaggiorna lunedì a Roma: “Solo virgole” dice il leghista Centinaio.
In realtà non si tratta di dettagli tecnici, nè solamente di virgole come viene affermato a favore di telecamere.
Alle 17.30 di domenica pomeriggio i parlamentari M5s e del Carroccio, che siedono al tavolo del programma, lasciano la sede della regione Lombardia con facce stanche, quasi tormentate dai dubbi. “Una giornata produttiva” l’ha definita Luigi Di Maio.
Ma non risolutiva.
Si ricomincerà negli uffici della Lega alla Camera con una lista di nodi da sciogliere. Primo fra tutti l’immigrazione. “Abbiamo un approccio diverso, anche nella terminologia”, viene spiegato.
La Lega è per la linea dura, chiede di accelerare su identificazioni ed espulsioni. I pentastellati sono più cauti. “Sembrano Minniti”, scherza un leghista. M5s chiede inoltre alla Lega di rinunciare all’abolizione del reato di immigrazione clandestina. “Impossibile”, sostiene un esponente del Carroccio.
C’è il tema dei rapporti con la religione islamica. La Lega chiede di istituire un tavolo per stringere un accordo con le comunità islamiche per poter aprire le moschee solo su autorizzazione. Propone un registro degli Imam e che le prediche in italiano. Per i 5 Stelle così non va.
Ci sono però fronti su cui le convergenze ci sono.
Si è andati avanti veloci sulle pensioni – superamento della Legge Fornero e “quota 100” – sul reddito di cittadinanza – ma serve prima la riforma dei centri per l’impiego -, sulla costruzione di due nuove carceri, sulla flat tax – progressiva, con 80 mila euro come reddito spartiacque per chi dovrà pagare di più e chi di meno.
Nessuno si preoccupa di trovare i miliardi necessari.
Sulla scuola “non sono previste rivoluzioni e siamo tutti d’accordo”, viene riferito. Viene previsto nel contratto un conflitto di interessi “temperato”, non punitivo.
Ma su altri temi “ci siamo schiantati”, dice chi sta seguendo da vicino la trattativa. Non c’è accordo neanche sulla legittima difesa, la cui proposta di legge è stata presentata nella scorsa legislatura proprio dai leghisti.
Per non parlare delle grandi opere. I parlamentari grillini chiedono lo stop della Tav tra Torino e Lione, storica battaglia proprio della torinese Laura Castelli e del Movimento.
I leghisti, neanche a dirlo, sono per la prosecuzione dell’infrastruttura. In sospeso anche l’istituzione del ministro del Turismo. I 5 Stelle lo vogliono, la Lega non ne vuole sapere.
Sul fronte internazionale non viene intaccata la presenza dell’Italia nella Nato ma la Lega chiede, nel contratto, l’impegno a diminuire le sanzioni contro la Russia.
Ma soprattutto va discusso ancora il rapporto con l’Europa. “Non è ancora stato affrontato”. Tema che più di ogni altra può segnare una distanza tra le parti e anche con il Quirinale.
Tra chi vuole sforare i vincoli di bilancio e chi no.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 13th, 2018 Riccardo Fucile
CONTINUANO I VETI INCROCIATI TRA SALVINI E DI MAIO SUL NOME DI UN PREMIER “POLITICO”… E NESSUN TECNICO VUOL FARE IL PREMIER TERZO DI DUE MEGALOMANI
Pronti a riferire su tutto, da domani. Clic.
La telefonata di Luigi di Maio al segretario generale della presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti, arriva in serata, al termine di una giornata di trattative con Matteo Salvini a Milano.
Una comunicazione brevissima: 23 secondi.
Soprattutto il leader del M5S non fa ancora il nome del premier del nuovo esecutivo giallo-verde: lo scoglio resta ancora questo.
E la giornata si chiude con un impegno dei due leader a trovare un accordo su un nome ad horas, per riferirlo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il premier lo hanno cercato per tutto il giorno a Milano.
Prima, i tecnici di Lega e M5s si sono riuniti al tavolo sul programma al Pirellone: anche qui, “passi in avanti”, ma non è ancora tutto definito. Fino all’ora di pranzo c’erano anche Salvini e Di Maio.
Poi si sono spostati nello studio di Stefano Buffagni, commercialista ed esponente M5S, per mettere a fuoco il problema più stringente: trovare un accordo sul capo di questo nuovo governo.
Le hanno provate tutte: hanno messo da parte l’idea di un nome terzo per prendere in esame un premier politico. “Politico, mai tecnico”, assicura Di Maio dopo il faccia a faccia con Salvini.
Ma il politico si imbatte negli stessi veti incrociati dei giorni scorsi. Di Maio, capo della forza politica più rilevante con il suo 32 per cento contro il 17 per cento della Lega, non ha messo da parte le sue aspirazioni per Palazzo Chigi.
Ma la sua premiership metterebbe sul piede di guerra gli alleati di Salvini nella coalizione di centrodestra: Forza Italia e Fratelli d’Italia voterebbero no, nessuna benevolenza insomma.
Un esito che il leader della Lega vorrebbe scongiurare in tutti i modi per non rompere l’alleanza di centrodestra.
Anche Giancarlo Giorgetti, capogruppo della Lega alla Camera e plenipotenziario di Salvini, finora è stato fermato da Di Maio.
Tanto che fino a stamane si parlava di premier terzo. Sarà Giorgetti? Sarebbe una grossa concessione per il M5S: basterebbero dei ministeri di peso (come gli Esteri a Di Maio) per ripagarla?
Dopo la telefonata al Colle, dai due partiti interessati alle trattative non arrivano risposte.
Al contrario: trapela invece che l’accordo non è stato ancora trovato e che addirittura si sarebbe tornati a parlare di premier terzo proprio per via dei veti sui nomi politici. Di più: in mancanza di un’intesa, la giornata milanese si chiude con l’impegno di salire al Colle con un nome secco per la premiership.
Nel frattempo, si sfilano altre personalità che in questi giorni erano rientrate nella rosa dei papabili. Si smarca l’ex rettore della Bocconi Guido Tabellini: “Non c’è stato nessun incontro con il Movimento Cinque Stelle, nè una richiesta di incontro da parte loro. Non c’è nessun interesse reciproco, nè da parte mia, nè da parte loro”.
Smentisce anche Massimo Colomban, ex assessore alle partecipate con Virginia Raggi a Roma: “Io premier? Smentisco categoricamente questa ipotesi”.
Sparisce anche l’idea di presentare al Colle una rosa di possibili premier: Mattarella vuole un nome che sia uno.
Il punto è che a sera nemmeno dal Colle riescono a vederci chiaro: nemmeno lì riescono a capire che carte serie abbiano in mano Salvini e Di Maio.
Nulla di preciso trapela dall’attesa telefonata da Milano che arriva al Quirinale poco prima delle 20, dopo il concerto per i 70 anni di Israele che ha tenuto impegnato il presidente nel pomeriggio.
A questo punto nella giornata di lunedì, molto probabilmente nel pomeriggio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovrebbe aprire un nuovo giro di consultazioni sul governo.
Molto probabilmente riguarderanno solo Lega e M5s, i partiti interessati a questo nuovo round alla ricerca di un governo per il paese. Ma dal Colle non specificano che andrà così. Dipende dai messaggi che in via informale verranno recapitati alla presidenza della Repubblica nelle prossime ore, visto siamo fermi ‘all’impegno a presentare un nome’.
Il nome per ora non c’è, l’intesa non c’è.
E dunque anche Mattarella vorrà regolarsi. Ad ogni modo, la convocazione di Di Maio e Salvini al Colle potrebbe avvenire lunedì pomeriggio o martedì pomeriggio. Nel frattempo dovranno cercare il modo per uscire dall’impasse.
Le trattative continueranno a oltranza, stavolta non a Milano ma a Roma.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 13th, 2018 Riccardo Fucile
L’ACCUSA ALLE GUARDIE BIANCHE RAZZISTE E’ DI “INTERFERENZA A FUNZIONE PUBBLICA”… NON HANNO TITOLO PER PATTUGLIARE I CONFINI
Il procuratore della Repubblica di Gap, comune del sud est della Francia, ha annunciato due giorni
fa l’apertura di un’indagine sulle azioni anti migranti dell’organizzazione di estrema destra Generazione Identitaria.
In un comunicato il procuratore Raphaà«l Balland — riporta il giornale Le Dauphine — ha spiegato di aver delegato la Gendarmeria del dipartimento Hautes-Alpes per verificare se il gruppo abbia violato la norma che punisce “l’interferenza in una funzione pubblica”.
Secondo il comunicato della procura citato dalla stampa francese l’inchiesta si basa “sulle varie contestazioni fatte in loco dalla polizia nelle scorse settimane e richiederà l’interrogatorio, in qualità di persone coinvolte, degli ‘identitari’ controllati nelle ultime settimane”.
Generazione identitaria ha avviato una illecita campagna di pattugliamento della frontiera italo-francese — con l’ausilio di diversi Suv, due elicotteri e un aereo — lo scorso 21 aprile, arrivando a fermare alcuni migranti
Il 4 maggio scorso il direttore degli affari criminali del ministero della giustizia francese Rèmy Heitz ha inviato una circolare ai tribunali ricordando che “il controllo delle frontiere da parte di persone ostili alla circolazione dei migranti costituisce una interferenza intenzionale nelle funzioni delle forze dell’ordine”.
Generazione identitaria è stata già oggetto di un’inchiesta — conclusasi con una condanna in primo grado — alla fine del 2017, per una occupazione del cantiere di una moschea in costruzione nel 2012 a Poitiers.
In Gran Bretagna alcuni militanti dell’organizzazione sono stati fermati ed espulsi all’inizio dell’anno, perchè ritenuti un pericolo per la convivenza delle comunità locali.
All’inizio di maggio è stata poi diffusa la notizia di dieci perquisizioni avviate dalla autorità austriache nei confronti di esponenti di punta del gruppo, tra i quali Martin Sellner, uno dei leader europei, a capo della missione navale della C Star.
Dopo l’avvio del pattugliamento sulle Alpi Facebook ha chiuso alcuni account dell’organizzazione in Francia.
In Italia Generazione identitaria è presente fin dalla fine del 2012 ed è guidata dal milanese Lorenzo Fiato.
L’organizzazione è vicina alla Lega di Matteo Salvini, soprattutto sui temi della migrazione. Il 19 febbraio scorso l’eurodeputato leghista Mario Borghezio ha organizzato nelle sede del parlamento europeo una conferenza stampa congiunta con il direttore tecnico della missione navale di Generazione identitaria, l’ex ufficiale della Guardia costiera Gian Marco Concas, per ricordare l’azione della C Star contro le Ong impegnate nelle operazioni di ricerca e salvataggio in mare dei migranti provenienti dalla Libia.
A differenza di quanto avvenuto all’estero, in Italia il Ministero degli Interni e la Magistratura non sono mai intervenuti
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 13th, 2018 Riccardo Fucile
MARINO DA PHILADELPHIA: “SPERO CHE VENGA RESTITUITA CREDIBILITA’ ALL’ITALIA”
“Sono quello che sono sempre stato: un medico, un chirurgo e un professore universitario. Da questo punto di vista niente è cambiato. Semplicemente, al mio impegno clinico e alla ricerca medica oggi si aggiunge un ruolo manageriale, improntato soprattutto alla promozione dei rapporti accademici internazionali”.
È Ignazio Marino che parla e si racconta in un’intervista a Vanity Fair e parla della sua nuova vita a Philadelphia.
“L’impegno politico, prima come senatore, poi in Campidoglio, è stata una parentesi vissuta con passione sincera e grande spirito di servizio. Qui a Philadelphia ho riconquistato un’ottima qualità di vita. Mi muovo a piedi o in bicicletta, anche per andare in ospedale e in ufficio, e sono in contatto diretto e giornaliero con decine di ricercatori e studenti, anche italiani, brillanti e motivati. Mi sento a casa negli Usa”.
Poi uno sguardo all’Italia:
“In America sono tornato a respirare quel clima di lealtà e spirito di squadra di cui spesso avevo avvertito la mancanza negli ultimi anni in Italia. Anche se il mio Paese mi manca”.
Per quanto riguarda la politica
“Sinceramente dagli Usa non seguo le vicende del Pd, ma dal poco che mi arriva non mi sembra che stia attraversando una fase particolarmente felice, nè oggettivamente appassionante”.
Cosa si augura per il nuovo Governo?
“Il mio augurio è per l’Italia. Che riesca a dare sostegno ai suoi cittadini più deboli e più stanchi, recuperando anche tutta la credibilità perduta in Europa e nel mondo”.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 13th, 2018 Riccardo Fucile
C’E’ ANCHE LA PARTITA DI POMEZIA CON IL RICORDO DI PARMA
Due municipi di Roma (il III e l’VIII) e sedici comuni laziali andranno al voto il 10 giugno in una
tornata di amministrative che sarà interessante per alcune sfide tra forze politiche.
Cinque di questi comuni — Anzio, Fiumicino, Pomezia, Santa Marinella e Velletri — votano con il sistema a doppio turno.
La partita si chiuderà il 10, invece, negli altri 11: Affile, Cerreto Laziale, Cervara di Roma, Gallicano nel Lazio, Magliano Romano, Morlupo, Roccagiovine, Sacrofano, San Cesareo, Segni e Valmontone.
Nei due municipi romani un segnale politico è già arrivato ed è di quelli inequivocabili: i candidati presentati dal Partito Democratico di Roma alle primarie sono stati sconfitti da “outsider” come l’ex assessore della Giunta Marino Giovanni Caudo, che adesso andranno a contendere al MoVimento 5 Stelle e al centrodestra il posto dei minisindaci in un test più probante per la Giunta Raggi dopo la facile vittoria di Ostia.
Nel Lazio invece la sfida più importante è quella di Pomezia, dove il sindaco uscente Fabio Fucci si è ricandidato nonostante fosse al secondo mandato per il MoVimento 5 Stelle e adesso prova a seguire il percorso di Federico Pizzarotti, che ha stracciato i grillini a Parma un anno fa.
Fucci sfida il suo avversario diretto Adriano Zuccalà , candidato dei 5 Stelle, che 2 mesi fa insieme alla maggioranza lo ha mandato a casa.
Il sindaco uscente dovrà però vedersela con gli altri quattro candidati. Stefano Mengozzi del centrosinistra, Pietro Matarese per il centrodestra, Roberto Camerota di CasaPound e Antonio Aquino della lista Progetto Comune Pomezia. A Fiumicino invece in corsa c’è l’uscente Esterino Montino (centrosinistra), contro William De Vecchis (centrodestra Lega-Fratellid’Italia), Mario Baccini (ForzaItalia-Liste centrodestra), Fabiola Velli (M5s) e Gaia Desiati (Casapound), collegati a 22 liste. Non si è ricompattato il centrodestra per cui Baccini, supportato da FI e sette liste civiche (Movimento dei moderati, Cuori per Fiumicino, Crescere insieme, Energie per l’Italia, Cristiani popolari,Lista civica per Baccini e Orgoglio tricolore),correrà diviso da Lega, FdI, Passione comune e Legittima difesa che supporteranno invece il senatore William De Vecchis.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 13th, 2018 Riccardo Fucile
M5S E LEGA COMUNICANO AL QUIRINALE L’INTESA SULLE POLTRONE, MA NON L’IDENTITA’ DEL PREMIER… SISTEMA PER GUADAGNARE TEMPO FINO A DOMANI POMERIGGIO… QUA SI SCRIVE LA STORIA DI TOPOLINIA
Pronti a riferire su tutto, da domani. Clic.
La telefonata di Luigi di Maio al Colle arriva in serata, al termine di una giornata di trattative con Matteo Salvini a Milano.
Una comunicazione brevissima. E soprattutto il leader del M5S non fa ancora il nome del premier del nuovo esecutivo giallo-verde: lo scoglio resta questo anche oggi.
A questo punto nella giornata di lunedì, molto probabilmente nel pomeriggio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovrebbe aprire un nuovo giro di consultazioni sul governo.
E non ha ancora deciso il perimetro di queste nuove consultazioni: se riguarderanno solo la Lega e il M5s o anche altri partiti.
Di sicuro, nella breve comunicazione di questa sera non sono stati fatti nomi di eventuali premier.
Nel loro ultimo incontro di giornata a Milano Salvini e Di Maio hanno discusso di un premier politico e non tecnico.
Un taglio che restringe la scelta, evidentemente.
Si tratterà dello stesso Di Maio oppure di una personalità come Giancarlo Giorgetti, plenipotenziario di Salvini nella Lega?
Vorrebbe capirlo lo stesso Mattarella, che tra stasera e domani pomeriggio valuterà la sua prossima mossa.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 13th, 2018 Riccardo Fucile
SILVIO SUL SENTIERO DI GUERRA CONTRO IL GOVERNO M5S-LEGA
L’obiettivo è ritornare al Senato. Farlo con un’elezione suppletiva per cancellare l’onta della
defenestrazione da palazzo Madama, mettersi alle spalle questi cinque anni in cui non ha avuto l’agibilità politica.
Berlusconi ha accolto la sentenza di riabilitazione non con euforia ma come una compensazione delle sofferenze vissute. Ha evitato commenti, anche su consiglio di Ghedini.
Ma a quanto pare al momento si esclude la strada delle elezioni in Trentino e si preferisce — ma i tempi non sono decisi — il percorso delle elezioni suppletive, anche se le dimissioni di un senatore devono essere votate nell’Aula di palazzo Madama a scrutinio segreto.
Proprio ieri era stata Michaela Biancofiore a descrivere e offrire lo spiraglio: «A ottobre da noi si vota per le Regionali, e in Trentino i probabili candidati alla presidenza sono parlamentari in carica: il candidato presidente lascerà libero il proprio collegio elettorale che propongo di riservare a Berlusconi».
Chi sarà il candidato? «Salvini vorrebbe fosse il leghista Maurizio Fugatti. Dopo Lombardia, Veneto e Friuli, il Trentino dovrebbe spettare a noi di Forza Italia, ma se il presidente Berlusconi vorrà fare anche questo atto di generosità , allora Fugatti libererà il collegio uninominale di Pergine Valsugana, dov’è stato eletto il 4 marzo, da sempre vicino al centrodestra»
Ma davvero i parlamentari di Forza Italia non vedono l’ora di lasciare il posto a Silvio Berlusconi? Giorgio Mulè conferma al Fatto Quotidiano che è così: “C’è la fila, glielo assicuro. La fila. Non sa quanti da stamattina su whatsapp scrivono di volergli lasciare il posto.
Ma non c’è urgenza: è come se non se ne fosse mai andato dal Parlamento”. Chi sono questi generosi onorevoli? “Mica posso dirglieli tutti… e se gliene dicessi solo qualcuno farei un torto agli altri”. Licia Ronzulli conferma
Il Fatto Quotidiano spiega ancora che il seggio più suggestivo è quello di Arcore. Ovvero quello di Monza, dove per un divertente capriccio della Storia è stata eletta Stefania Craxi. La figlia di Bettino ci ride su: “Non faccio parte della fila per lasciare la poltrona. Ma se me lo chiede Berlusconi, sono naturalmente disposta a farmi da parte”.
Tra i senatori eletti nei fortini di Veneto e Lombardia ci sono intoccabili come la stessa Ronzulli, Paolo Romani e Niccolò Ghedini.
Il meno celebre della lista è il senatore Marco Perosino, eletto a Cuneo, alla sua prima legislatura. È sindaco di Priocca (Cn), consigliere provinciale, anche lui passato per una condanna e una riabilitazione. E anche lui si mette a disposizione.
La domanda più gettonata però è un’altra.
Ovvero: la sua eleggibilità recuperata servirà a far recuperare voti alla sua creatura, quella Forza Italia che è finita ignominiosamente dietro la Lega il 4 marzo? I sondaggisti non hanno un’opinione unica al riguardo, le valutazioni sul ritorno del Cavaliere sono diverse.
Roberto Weber, Ixè, sentito dalla Stampa, è tra gli scettici: «Non penso che cambierebbe molto: di fatto in campo c’era anche questa volta, anche se non si poteva candidare».
Al contrario, secondo Antonio Noto, di “Noto sondaggi”, la “riabilitazione” avrebbe degli effetti, ma solo se si tornasse a elezioni a breve.
«Una parte di elettorato di Fi ha votato Lega perchè FI non aveva il leader in campo. Molti di questi potrebbero tornare a votare per Berlusconi». Ovviamente, precisa, si tratterebbe di uno spostamento di voti soprattutto tra la Lega e FI, «non credo che potrebbe esserci un aumento sostanziale del centrodestra nel suo complesso».
Secondo Repubblica Silvio ha un piano in mente piuttosto chiaro: «Votiamo contro la fiducia, ma facciamo partire questo governo. Poi li mandiamo a sbattere contro un muro».
Tornare candidabile è un regalo che assomiglia alla vendetta, va servita fredda. «Tutti calmi», allora. Niente mosse false, bisogna portare a Palazzo Chigi Matteo Salvini e «Luigi lo steward», come ha ripreso a chiamare Di Maio.
Poi dedicarsi a farli fallire alla prova del governo. Infine sgambettarli.
Entro dicembre, con la prossima legge di stabilità . E già immagina il proprio nome fuori dai seggi elettorali, “Berlusconi premier”, per nuove elezioni politiche nella primavera del 2019.
In altre occasioni, come cinque anni fa quando tutti lo davano per (politicamente) morto, Berlusconi ha stupito tutti con performance elettorali di tutto rispetto. Gà il fatto che stia per tornare sul sentiero di guerra dovrebbe preoccupare.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 13th, 2018 Riccardo Fucile
SALVINI E DI MAIO CI METTANO LA FACCIA, GLI ITALIANI HANNO DIRITTO A CENTRARE CON UNO SPUTO IL VISO DEI RESPONSABILI DEL FUTURO SFASCIO DELL’ITALIA, SENZA INTERMEDIARI
Lega e MoVimento 5 Stelle sono al lavoro a Milano per trovare un’intesa da sottoporre a un Mattarella in assetto di guerra.
Due le partite sul tavolo: il completamento del contratto di governo e la scelta del premier.
E, in quello che potrebbe essere il giorno decisivo, tornano, nel M5S, i dubbi sulla scelta del premier terzo.
Dubbi, a quanto si apprende, legati soprattutto alla difficoltà di trovare una personalità di alto livello che non abbia un profilo meramente tecnico e che possa essere affine al programma di M5S e Lega.
Nel Movimento, infatti, si esclude che il nome possa essere quello del bocconiano Guido Tabellini e ci si chiede se una figura tecnica sia davvero adatta al tipo di governo che si ha in mente.
La soluzione, insomma, è apertissima ferma restando la disponibilità al passo indietro arrivata ieri da Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Sul programma, infine, filtra anche l’attenzione, da parte del M5S, a che il contratto non sia spostato troppo a destra: entro oggi, comunque, entrambi i partiti hanno intenzione di completarlo.
In ogni caso sarà curioso vedere quale profilo sceglieranno i due partiti che in questi anni hanno più battuto sul tasto del presidente del consiglio “non eletto dal popolo” per puntare il dito contro gli esecutivi di Monti, Letta e Renzi.
Dopo aver menato il torrone dei politici “non eletti dal popolo”, Salvini e Di Maio ci mettano la faccia, li vogliamo premier e vicepremier, troppo comodo nascondersi dietro un “tecnico non eletto dal popolo”.
Gli italiani hanno diritto di sputare in faccia ai veri responsabili dello sfascio futuro del Paese, non ai prestanomi.
(da agenzie)
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Maggio 13th, 2018 Riccardo Fucile
A YUMUS, ECONOMISTA BENGALESE DI 77 ANNI CHE HA INVENTATO IL MICROCREDITO MODERNO, L’IDEA NON PIACE
Muhammad Yunus, economista e banchiere bengalese di 77 anni, è l’uomo che ha inventato il
microcredito moderno.
Si tratta di un sistema di piccoli prestiti che consentono di sostenere imprenditori esclusi dai circuiti bancari tradizionali perchè ritenuti troppo poveri.
In un’intervista rilasciata a Francesca Sforza sulla Stampa Yunus critica il reddito di cittadinanza immaginato da Beppe Grillo come soluzione al problema della povertà :
Qual è secondo lei la lezione che in questo momento può venire dall’Asia all’Europa?
«L’Asia avrebbe bisogno di molte cose che in Europa ci sono e ci sono da tanto tempo, ma trovo che da voi ci sia un pensiero unico che limita gli slanci. Mi spiego meglio: le società europee sono ossessionate dal lavoro, tutti devono trovare un lavoro, nessuno deve rimanere senza lavoro, le istituzioni si devono preoccupare che i cittadini lavorino…
Invece in Asia la famiglia è il luogo più importante e non c’è questo pensiero fisso del lavoro: esiste una sorta di mercato informale, in cui gli uomini esercitano loro stessi come persone. Penso che la lezione positiva che viene dall’Asia sia quella di ridisegnare il sistema finanziario attuale, privilegiando la dignità delle persone e il valore del loro tempo».
Cosa pensa dell’idea di un reddito di cittadinanza? Può essere una soluzione al problema della povertà ?
«No, per niente, non è utile a chi è povero e a nessun altro, è una tipica idea di assistenzialismo occidentale, che considera l’uomo una creatura artificiale da nutrire in laboratorio, con lo Stato e le istituzioni incaricate di procurare il nutrimento. Ma questa è la negazione dell’essere umano, della sua funzionalità , della vitalità , del potere creativo. L’uomo è chiamato a esplorare, a cercare opportunità , sono queste che vanno create, non i salari sganciati dalla produzione, che per definizione fanno dell’uomo un essere improduttivo, un povero vero».
(da “Huffingtonpost”)
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