Luglio 8th, 2018 Riccardo Fucile
SVELATA L’ENNESIMA BUFALA DELLA ZECCA PADANA: “SIAMO ALL’ANTICAMERA DELLA MORTE”
Quasi duemila uomini in gabbia, benvenuti nel girone infernale di Trik al-Sikka, uno dei centri di detenzione co-gestiti dal governo di al-Sarraj e dalle organizzazioni umanitarie.
Siamo nell’anticamera della morte, all’ultimo stadio, tra promiscuità , infezioni, risse sanguinose, cibo da vomitare e i volti increduli di uomini e ragazzi traditi pure dall’ultima speranza: “Non possiamo più accogliere migranti qui dentro, abbiamo superato la soglia base del doppio. La gente muore. Altri centri vengono chiusi per vari motivi e non sappiamo più dove mettere queste persone. Presto saremo costretti a non accoglierli più”.
Il dubbio è ormai concreto e Adel Aktasi, direttore del campo più popolato e al centro di Tripoli, aperto nel 2015, lo fa capire senza mezzi termini: “Continuiamo a ricevere telefonate dal ministero per nuovi migranti da mettere a Trik al-Sikka, ma non entra più uno spillo — aggiunge il direttore del campo —. Un’ora fa circa l’ultima richiesta, quando la Guardia costiera ha annunciato di aver recuperato circa 400 persone in mezzo al mare”.
Lunedì 25 giugno Aktasi ha accompagnato il ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, nella sua visita-lampo nella capitale libica.
Dopo aver incontrato il suo omologo del governo al-Sarraj, riconosciuto da Italia e Unione Europea, ma non considerato dal capo della Cirenaica, Khalifa Haftar, dalla Russia e dall’Egitto, Salvini ha fatto un salto in “un centro di detenzione”.
Così Salvini l’ha raccontata: “Ho chiesto di visitare un centro di accoglienza e protezione che entro un mese sarà pronto per 1000 persone con l’Unhcr per smontare tutta la retorica nella quale in Libia si tortura e si ledono i diritti civili”.
Il leader della Lega presentava quello spazio, quasi un albergo a cinque stelle, come lo standard della strategia vincente del governo italiano.
I libici lo hanno portato dentro un safe shelter, proprio davanti all’inferno di Trik al-Sikka, in pratica una sua dèpendance.
Basta attraversare la strada e si passa dai frigoriferi, dai letti a castello certificati e dall’aria condizionata, al buco nero dove realmente marciscono gli esseri umani arrestati in terra perchè clandestini o soccorsi in mare e riportati indietro: “No, il ministro Salvini a Trik al-Sikka non è venuto, ha visitato il safe shelter davanti a noi” conferma Aktasi.
Ma cos’è questo rifugio sicuro? Fino a ieri era una delle tante strutture militari del regime di Gheddafi, preso in prestito dal governo di transizione prima e dagli uomini di Fayez al-Sarraj poi.
Qui dentro trovavano riparo politici, militari e uomini d’affari di rango in caso di rischio per la propria sicurezza.
Adesso, o meglio tra un mese, forse da settembre, più propriamente alla moda libica, bukhra munchen inshallah, ossia domani, forse, a dio piacendo — tradotto, aspetta e spera —, finirà con l’accogliere solo una minima parte di stranieri: “Potrà ospitare circa 500 persone alla volta, non di più — spiega un funzionario della sicurezza nazionale di Tripoli operativo tra i campi —. Lì dentro finiranno le persone fragili, ammalati, donne con bambini, ma soltanto delle sette nazionalità a cui la Libia riconosce la richiesta di asilo politico: Eritrea, Etiopia, Palestina, Somalia, Siria, Yemen e Darfour (Sudan). Gli altri? Resteranno al loro posto”.
Oltre diecimila, al massimo verranno spostati come birilli da un centro all’altro, a seconda della disponibilità .
Con quelli di Gharyan e Sabratha inutilizzabili e quelli di Khoms e Trik al-Matar o difficili da raggiungere o in pesante sovraffollamento, il Dipartimento dell’immigrazione libico deve fare in fretta per reperire un nuovo centro e lo deve fare subito.
Vista la deriva imminente, da alcune settimane Tripoli ha lavorato su un impianto a el-Djdeida, un altro ex compound militare inutilizzato e trasformato in prigione.
Gli spazi ci sono, acqua e luce sono collegate, mancano solo i bagni: “Ci attiveremo all’istante per risolvere questo problema — rassicura Valeria Fabbroni, project manager di Helpcode, una Ong italiana, in questi giorni operativa nei centri di detenzione di Tripoli — La situazione a Trik al-Sikka e negli altri centri è ormai insostenibile, dobbiamo attivare il nuovo campo nel giro di pochissimi giorni”.
Nella sezione femminile di Trik al-Sikka, stamattina le donne sono tutte fuori, le stanze dove vivono stivate da mesi, molte con figli al seguito, sono state disinfestate. Dalle finestre fuoriesce il fumo denso e acre prodotto dalla sostanza chimica.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 8th, 2018 Riccardo Fucile
UNA NAVE IRLANDESE SALVA 106 DISPERATI E IN BASE ALLA LEGGE LI SBARCA A MESSINA, CAUSANDO UNA CRISI ISTERICA ALLA ZECCA PADANA
Ieri sera a Messina sono arrivati in 106, portati a terra dal pattugliatore irlandese Samuel Beckett. Sono
93 uomini, 11 minorenni e due donne, una delle quali incinta.
Il soccorso e’ avvenuto la notte tra il 4 e 5 luglio in zona Sar libica. Il gommone con 106 persone a bordo era partito 16 ore prima da Garabulli.
Centinaia di persone con le magliette rosse, che aderivano all’iniziativa promossa da Libera, Anpi, Arci e Legambiente a favore dell’accoglienza migranti, hanno accolto a Messina la nave militare irlandese Samuel Beckett con a bordo 106 migranti approdata nel molo Norimberga.
Le operazioni di primo soccorso sono state coordinate dalla Prefettura di Messina, con la collaborazione di Capitaneria, forze dell’ordine, Croce Rossa e associazioni di volontariato.
Da primi riscontri sembra che il primo soccorso sia avvenuto in zona Sar libica nella notte fra il 4 e il 5 luglio, poche ore dopo che il gommone era partito da Garabulli.
Il pattugliatore irlandese, dopo aver effettuato il soccorso, ha chiesto a Roma il permesso di sbarcare i migranti, e dal Viminale è arrivata l’indicazione di Messina.
“Lo sbarco di ieri sera a Messina – fanno sapere dal Viminale – e’ frutto di vecchi accordi, eredita’ dell’operazione Sophia che va certamente modificata”.
Il governo italiano aveva illecitamente chiuso i porti alle Ong dicendo di far riferimento al coordinamento della guardia costiera libica e di portare i migranti nel porto piu vicino, dunque Nord Africa o Malta, o in alternativa in quello del Paese di cui batte bandiera la nave.
Ma ieri, in situazione analoga, soccorso diretto, avvenuto in zona Sar libica senza alcun coordinamento della sala operativa di Roma, e con altri porti piu’ vicini, il pattugliatore irlandese si e’ diretto verso l’Italia.
Anche perche’ proprio qualche giorno fa la portavoce del Consiglio UE aveva sottolineato come le navi europee non dovessero sbarcare i migranti soccorsi in Libia ” perchè contrario ai valori europei”.
L’opposto di quanto illecitamente sostenuto da Salvini che oggi si inventa la guerra anche alle navi militari di altri Paesi europei “Giovedì porterò al tavolo europeo di Innsbruck la richiesta italiana di bloccare l’arrivo nei porti italiani delle navi delle missioni internazionali attualmente presenti nel Mediterraneo”.
Chi se ne frega di salvare vite umane, l’importante è che qualche razzista si realizzi vedendo affogare bambini innocenti.
Da buoni padri di famiglia. ovvio.
(da agenzie)
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Luglio 8th, 2018 Riccardo Fucile
ECCO CHI RISCHIA NEI VARI FILONI D’INCHIESTA
In principio furono le spese pazze del “cerchio magico” e gli investimenti in Tanzania). E però dopo sei anni e mezzo d’indagini occorre capire cosa rappresenta, davvero, il tormentone giudiziario dei 49 milioni di euro da sequestrare al Carroccio.
Chi chiese quella cifra abnorme? Chi aveva, o non aveva, titolo a incassarla? È stata spesa tutta o l’hanno in parte nascosta per metterla al riparo dalla Finanza? Chi è finito, o rischia di finire, nei guai?
Rewind. I giudici hanno condannato l’anno scorso l’ex leader del Carroccio Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito per truffa al Parlamento e appropriazione indebita.
Secondo i magistrati nel periodo 2008-2010 hanno chiesto 49 milioni di rimborsi pubblici a Camera e Senato, pur sapendo che una parte delle spese che si sarebbero fatti risarcire in seguito, non era stata destinata in precedenza ad attività politica.
Non significa che la Lega li avesse sperperati tutti e 49. Quelli dilapidati dalla family allargata del senatùr furono 500 mila euro, ai quali vanno aggiunti i 7 milioni d’investimenio fra diamanti e Tanzania più o meno recuperati.
Nei bilanci firmati da Bossi e Belsito di quelle operazioni non c’era traccia, e grazie a quelle carte truccate ottennero complessivamente 49 milioni, a copertura sia di ciò che era stato sprecato sia di esborsi sostenuti per vero lavoro sul campo.
E poichè avrebbero perso il titolo a incamerare l’intero stanziamento se avessero descritto come realmente si utilizzavano un po’ di contanti nel partito, ecco che il tribunale fissa in 49 milioni il valore del raggiro.
E ordina la confisca d’una somma «equivalente» a carico del beneficiario ovvero la Lega.
La truffa si materializza insomma per aver chiesto i rimborsi truccando le carte. E siccome le uniche figure politiche ad aver compiuto un’azione del genere sono Bossi e Belsito, solo loro prendono rispettivamente 2 anni e mezzo e 4 anni e 10 mesi.
Non tutta la liquidità chiesta progressivamente fra 2008 e 2010 entra in un’unica tranche: 35 milioni quando il segretario è ancora Bossi (dimessosi il 5 aprile 2012); 12,9 mentre al vertice c’è Roberto Maroni (capo dall’1 luglio 2012 al 15 dicembre 2013); 800 mila euro sotto Matteo Salvini (in sella dal 7 dicembre 2013).
Altro quesito: ha commesso un reato chi ha materialmente incassato? Dipende.
Nel caso di Bossi sì: sapeva di aver presentato documentazione truffaldina, avendola sottoscritta lui stesso con Belsito. E aver goduto del denaro dopo averlo preteso rappresenta un ulteriore addebito.
Ma se un troncone del cash è stato ricevuto quando non era ancora considerato «indebito», e soprattutto senza aver siglato i rendiconti taroccati, non è un problema. Perciò Maroni e Salvini sono rimasti fuori dal processo Bossi-Belsito e dalla tegola dei sequestri personali, nonostante i legali del senatùr abbiano fatto di tutto per coinvolgerli.
Spesi o nascosti? I successori erano titolati a incassare. E solo una perizia posteriore richiesta dai magistrati genovesi – i procedimenti sono incardinati nel capoluogo ligure perchè da qui operava Belsito – ha stabilito che da Roma non dovevano erogare le somme.
Allora perchè si dice che entrambi potrebbero comunque essere coinvolti in vicende giudiziarie collegate ai 49 milioni?
La Procura sta cercando di capire se, dopo aver regolarmente intascato il proprio segmento, l’hanno poi imboscato con magheggi per tenerlo nella disponibilità della Lega in modo occulto.
E trovando in seguito la strada per usare le somme senza farle transitare su conti a rischio (sui deposi ufficiali i pm non hanno trovato più di 3 milioni, e la Cassazione li autorizza a prendere tutto ciò che entrerà in futuro fino a quota 49).
In questo scenario non tutto il denaro sarebbe stato speso, ma una parte sarebbe stata nascosta.
Risulterebbe quindi un problema aver schermato una fetta dei fondi usandola sotto mentite spoglie quand’era ufficialmente fuorilegge in base allo studio commissionato dalle toghe.
E, sempre in astratto, quest’ultimo comportamento potrebbe essersi concretizzato soltanto nell’era Salvini.
Perciò è stato aperto il fascicolo per riciclaggio, per adesso a carico d’ignoti.
(da “il Secolo XIX”)
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Luglio 8th, 2018 Riccardo Fucile
LA GDF SI E’ IMBATTUTA IN PRELIEVI, BONIFICI E GIROCONTI DA UNA BANCA ALL’ALTRA
Sentenze politice? No: soldi pubblici rubati agli italiani e che – probabilmente – qualcuno si è imboscato.
La procura sta indagando su 100 conti di varia natura della Lega distribuiti su 40 istituti di credito.
Lo ha scritto il Corriere della Sera ricordando che è stato aperto un fascicolo per riciclaggio del quale si sta occupando la finanza.
Gli uomini della Guardia di Finanza di stanno imbattendo in prelievi, bonifici, giroconti da una banca all’altra, scrive il Corriere, dal centro alle periferie.
E’ spuntata la Sparkasse dell’epoca di Maroni, la Popolare di Vicenza e altre banche, un quarantina appunto.
Sono state avviate, si legge, rogatorie con l’estero e si cerca di capire il legame economico tra la vecchia Lega e la Lega per Salvini premier, che è un soggetto autonomo.
La Procura sta cercando di capire se, dopo aver regolarmente intascato i denari siano poi stati fatti sparrire con artifici per tenerli nella disponibilità della Lega in modo occulto.
E trovando in seguito la strada per usare le somme senza farle transitare su conti a rischio (sui deposi ufficiali i pm non hanno trovato più di 3 milioni, e la Cassazione li autorizza a prendere tutto ciò che entrerà in futuro fino a quota 49).
In questo scenario non tutto il denaro sarebbe stato speso, ma una parte sarebbe stata nascosta.
Risulterebbe quindi un problema aver schermato una fetta dei fondi usandola sotto mentite spoglie quand’era ufficialmente fuorilegge in base allo studio commissionato dalle toghe
E, sempre in astratto, quest’ultimo comportamento potrebbe essersi concretizzato soltanto nell’era Salvini.
Perciò è stato aperto il fascicolo per riciclaggio, a carico d’ignoti in quanto allo stato non ha svelato illeciti.
(da Globalist)
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Luglio 8th, 2018 Riccardo Fucile
LE MAGLIETTE ROSSE SONO IL SIMBOLO DEI BAMBINI MORTI FUGGENDO DA GUERRE E MISERIA: IRRIDERLI E’ DA DISCARICA DELL’ODIO
Lui si chiamava Aylan, il suo corpicino fu ritrovato davanti alla spiaggia di Bodrum, paradiso turistico della Turchia.
Aveva ancora la maglietta rossa – la stessa maglietta rossa simbolo dei bambini annegati – e i pantaloncini scuri, le scarpe allacciate.
La foto di quel bimbo morto è diventato simbolo della tragedia dei migranti.
Lui curdo-siriano era fuggito da Kobane, la città martire che a un caro prezzo di sangue e distruzione si era difesa dall’assedio dello Stato Islamico.
Pochi giorni fa, in un Mediterraneo ‘liberato’ dalle Ong e lasciato alla mercè dell’inefficace (per non dire altro) Guardia Costiera libica sono affogati altri tre bambini. Anche loro con le magliette rosse.
Erano yemeniti. Quel paese dilaniato dalla guerra che si combatte anche con armi fabbricare in Italia.
Questi bambini non hanno mai saputo cosa cose fosse la ‘pacchia’. Non sono mai andati in ‘crociera’.
Non avevano Rolex o attici a New York. Fuggivano dalle guerre che si combattono anche grazie alle responsabilità dell’Occidente ricco, calcolatore e mercante di armi.
Che Giorgia Meloni irrida le magliette rosse (iniziativa lanciata da Libera di don Ciotti) presentandole come il simbolo dei radical chic e parlando di Rolex e attici a New York per spostare il discorso dimostra solo in quale abisso sia finita l’etica in una classe politica cinica che volutamente vuole oscurare le tragedie di chi muore fuggendo dalla disperazione.
Ayalan e i bambini yemeniti non avevano un attico a New York.
Non avevano nemmeno una casa sicura in cui vivere con un briciolo di dignità .
Per questo sono morti annegati.
Mentre i razzisti guardano altrove e hanno seppellito da tempo l’umanità sotto le discariche dell’odio
(da Globalist)
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Luglio 8th, 2018 Riccardo Fucile
IERI LA SINDACA E’ FINITA INCASTRATA CON LA SCARPA E HA RISCHIATO DI CADERE
Il Messaggero in un articolo a firma di Simone Canettieri racconta un curioso fatto accaduto ieri: la
sindaca Virginia Raggi è finita incastrata con la scarpa in una delle tante buche che la sua amministrazione ha promesso di riparare, finora con scarsi risultati.
La scena è avvenuta lontano dagli obiettivi dei fotografi e la sindaca ha rischiato di cadere, ritrovando con dolore l’equilibrio:
Uno sforzo testimoniato dalla smorfia che le è comparsa in volto durante questo piccolo fuoriprogramma.
Che per fortuna non ha avuto alcun tipo di conseguenza e “non è stato ripreso dai cellulari”, dicono i grillini.
In rete infatti girano dei meme (fotomontaggi) che la ritraggono sorridente mentre saluta, appunto, da dentro una buca.
Un modo per sdrammatizzare una piaga della Capitale. Democratica e trasversale perchè colpisce il centro storico come le periferie.
L’inconveniente in questo caso è accaduto ieri poco prima di pranzo in pieno centro storico.
Raggi stava inaugurando il nuovo tratto di isola pedonale lungo il Corso. Dopo la passeggiata di rito, si è fermata per le foto e le dichiarazioni a largo Goldoni, angolo con via della Fontanella Borghese.
Durante il consueto “a margine”, i cronisti hanno provato a chiederle cosa ne pensasse della sfortunata uscita di Grillo, “a Roma nessuna buca”, e della risposta della consigliera regionale Roberta Lombardi (“caro Grillo, sulle buche non fai ridere”).
Ma ha preferito glissare.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 8th, 2018 Riccardo Fucile
LA STORICA ASSOCIAZIONE CHE DIFENDE I DIRITTI DEI DISABILI: “QUESTO GOVERNO COLPISCE LE MINORANZE: INVECE DI ABBATTERE OSTACOLI, SI ALZANO BARRIERE CULTURALI”
“Siamo contrari al ministero della Disabilità perchè ghettizza la categoria. E annulla in un sol colpo 80 anni di lotte per l’inclusione”.
Andrea Silvestrini, vicepresidente nazionale dell’Aniep, storica associazione per la difesa dei diritti dei disabili aderente alla Fish (Federazione italiana superamento handicap), non usa mezze misure.
E si schiera apertamente contro il ministero della Disabilità , voluto da Matteo Salvini e guidato dal leghista Lorenzo Fontana. E che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe tutelare 3 milioni di disabili e le loro famiglie.
Silvestrini, perchè questo “no” così netto?
“L’Aniep, così come il 98% del mondo della disabilità , è contrario perchè, dopo 80 anni di lotte per l’inclusione della persona disabile nella società , istituire un ministero apposito non fa altro che ghettizzare la categoria allo scopo di controllarla. Di questo passo faranno il ministero per i Rom, poi quello per i migranti e per i gay. Questo è un governo che colpisce le minoranze: siamo in una situazione molto pericolosa e la stiamo sottovalutando”.
Voi o altre associazioni aderenti a Fish siete stati consultati per la creazione di questo nuovo ministero?
“No, nessuno ci ha interpellato. Eppure di proposte da fare ne abbiamo tantissime”
Come giudica il fatto di aver accorpato la Disabilità alla Famiglia in un unico dicastero
“Questo è un altro aspetto negativo, che dimostra una profonda ignoranza verso il mondo della disabilità . Per loro il disabile deve stare confinato per forza in famiglia. Forse non sanno che ci sono tanti ragazzi in carrozzina autonomi, che vivono per conto loro in piena libertà e indipendenza”.
Inserire nella denominazione del ministero la parola “disabilità ” che rischio comporta?
“Il cuore del problema è che la persona disabile non viene considerata uguale agli altri. Questo governo sta alzando delle barriere culturali, che sono molto peggio di quelle fisiche e architettoniche contro cui ci battiamo ogni giorno”.
Come giudica la campagna di Salvini contro i falsi invalidi?
“Non bisogna confondere le cose: in Italia si parla di disabili solo se si nominano i falsi invalidi, che vanno giustamente stanati. Il mio timore è che, con la scusa di tagliare gli sprechi, si vada a colpire la spesa sociale, come fece Berlusconi nel 1994”.
In che modo solidarizzate con le altre minoranze?
*Domenica prossima, il 15 luglio 2018 dalle ore 10 alle 22 l’Aniep tiene le porte aperte della propria sede di Via Rolando Vignali 68 a Roma. Sarà una giornata di solidarietà nei confronti di tutti i bambini che attraversano il Mediterraneo rischiando la morte, per cercare una vita migliore. È mostruoso pensare di prendere voti sulla pelle dei più piccoli. Le persone con disabilità , fin da piccole, lottano con tutte le forze per trovare la felicità , l’autonomia e la libertà . La stessa lotta la devono poter fare tutti quelli che aspirano ad una vita diversa, soprattutto chi ancora è vittima della fame e della guerra”.
Che cosa la preoccupa di più di questo governo giallo-verde?
“Il bullismo politico di Salvini basato sullo sberleffo non fa altro che aumentare la cultura dell’odio per il diverso. E questo sta già accadendo. Negli ultimi mesi il nostro osservatorio antibullismo ha registrato un incremento di episodi di violenza e razzismo contro bambini disabili, immigrati o semplicemente più timidi nelle scuole e nei centri estivi”.
Come giudica le politiche per i disabili degli ultimi anni?
“Dal 2014 è stato fatto molto: le legge sul “dopo di noi”, ad esempio, e la parte della buona scuola dedicata agli insegnanti di sostegno. In generale negli ultimi anni sono stati fatti passi importanti sui diritti, penso anche alle unioni civili. Il rischio è che ora si torni indietro, persino sui vaccini. Si registra un ritorno della poliomielite nel mondo: provate a chiedere alle decine di migliaia di persone in Italia con postumi di questa malattia invalidante se sono contrarie alle vaccinazioni”.
(da “La Repubblica”)
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Luglio 8th, 2018 Riccardo Fucile
DUE EPISODI IN UNA SETTIMANA, CACCIA AI RESPONSABILI… GLI ISTIGATORI ALL’ODIO SEMPRE A PIEDE LIBERO
Africani feriti a colpi di pistole soft air. 
E’ successo due volte in pochi giorni a Forlì dove i carabinieri stanno indagando per chiarire la vicenda e se dietro possa esserci la stessa mano.
Due notti fa, in viale Bolognesi, è stato un ivoriano di 33 anni ad essere colpito da un proiettile partito presumibilmente da una pistola ad aria compressa: era in sella ad una bici, ha riferito, e il colpo sarebbe partito da un’auto che lo ha affiancato.
Ha riportato lievi ferite all’addome, con prognosi di 10 giorni.
Ed è un componente della consulta degli stranieri, Gbeu Serge Diomande, a raccontare di un secondo episodio: nella notte tra lunedì e martedì, in corso Garibaldi, una donna nigeriana sarebbe stata avvicinata da un motorino e una delle due persone a bordo l’avrebbe ferita al piede sempre con una pistola da softair.
La vittima non ha denunciato per paura.
(da agenzie)
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Luglio 8th, 2018 Riccardo Fucile
IL GUARDIAN RACCONTA LA STORIA DEI DUE SPECIALISTI CHE STANNO OPERANDO IL MIRACOLO DI SALVARE I BAMBINI DELLA GROTTA DI THAM LUANG… NESSUN PROTAGONISMO, AI GIORNALISTI SOLO UNA FRASE: “ABBIAMO UN LAVORO DA FARE”
Si chiamano Rick Stanton e John Volanthen, sono inglesi e sono due tra i migliori sub al mondo specializzati in salvataggi nelle grotte.
Sono stati i primi a raggiungere i dodici ragazzini della squadra di calcio giovanile Moo Pa intrappolati nelle cavità della grotta Tham Luang dal 23 giugno scorso insieme al venticinquenne allenatore.
Ma chi sono i due sommozzatori? Ecco le loro storie.
Il pompiere che si è innamorato della speleologia in tv
Rick Stanton, classe 1961, di professione fa il pompiere a Coventry, come riporta il giornale locale Coventry Live. La passione per la speleologia l’aveva già portato alla ribalta nel 2004 quando intervenne in Messico nelle operazioni di salvataggio di un gruppo di soldati britannici intrappolati in una grotta.
Secondo il blog Divernet, che raccoglie le biografie dei più importanti sommozzatori al mondo, Rick si sarebbe innamorato delle immersioni in grotta da adolescente, quando la madre lo invitò a guardare un programma televisivo intitolato Underground Eiger che raccontava l’impresa di due sub nella grotta più profonda al mondo.
“Dopo aver guardato quella trasmissione ho capito che era ciò che faceva per me”, riporta Divernet.
Rick è in attività da più di 35 anni ma continua a farlo “come hobby” e su base volontaria, riporta il Guardian.
Una passione che nel 2012 gli ha fatto fruttare un Mbe, il titolo che lo rende membro dell’Ordine dell’impero britannico, proprio grazie ai suoi salvataggi.
L’ingegnere meccanico che “ha un lavoro da fare”
Il collega di Rick è John Volanthen da Bristol, dove lavora come ingegnere meccanico e nel tempo libero corre le maratone.
Quarantasette anni, esperto in materia di respirazione subacquea, ha anche messo a punto un rebreather personale, cioè un dispensatore di ossigeno in grado di rendere riutilizzabile l’ossigeno, da utilizzare nelle grotte dove il rifornimento è più difficile per via della conformità naturale degli spazi.
Proprio la loro competenza in questo tipo di salvataggi particolarmente complessi sarebbe stata, secondo il Guardian che cita il sub britannico Neil Bennett di NZ Diving, il motivo per cui i due sono stati chiamati in Thailandia.
Non sarebbe la prima volta che la coppia britannica viene convocata per cercare di salvare persone intrappolate nelle grotte: secondo quanto riportato da Bbc, la coppia Volanthen-Stanton era stata coinvolta anche nel salvataggio di un sub intrappolato nelle gole delle grotte di Ardèche, in Francia, e in quel caso il loro intervento sarebbe stato richiesto espressamente dalle autorità francesi.
La scorsa settimana, al momento di entrare nella grotta thailandese, aveva tagliato corto con i cronisti che gli chiedevano una dichiarazione: “Abbiamo un lavoro da fare” e via, dentro la pancia della terra.
Insieme a loro due, alla missione per salvare i ragazzini nella grotta Tham Luang ha preso parte anche un terzo sommozzatore britannico, Robert Harper del British Cave Rescue Council.
(da agenzie)
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