Luglio 20th, 2018 Riccardo Fucile
IN QUALSIASI PAESE CIVILE IL MINISTRO DEGLI INTERNI SAREBBE STATO ACCOMPAGNATO PRIMA ALLA PORTA E POI IN TRIBUNALE PER RENDERE CONTO DELLE SUE ACCUSE NON DIMOSTRATE … E ORA IL GOVERNO NEGA ANCHE LA POSSIBILITA’ DI VISIONARE I TRACCIATI DELLE NAVI
La domanda resta la stessa, ma la risposta ancora non arriva. Il Viminale continua a tacere sul
punto: il ministro Matteo Salvini è ancora convinto che le notizie della Ong spagnola Proactiva sul salvataggio di tre giorni fa siano fake news?
La vicenda è nota e la riepiloghiamo brevemente. Tre giorni fa, la Open Arms della Proactiva, a circa 80 miglia dalle coste libiche, salva una donna camerunense di 40 anni, Josefa, in acqua da 48 ore. La trovano aggrappata al relitto di un gommone. Accanto a loro il cadavere di un’altra donna e di un bimbo di circa 5 anni.
La Proactiva, subito dopo il salvataggio, accusa: “I libici hanno lasciato morire quella donna e quel bambino. Sono assassini arruolati dall’Italia”. La replica di Salvini è immediata: “Bugie e insulti di qualche Ong straniera confermano che siamo nel giusto: ridurre partenze e sbarchi significa ridurre i morti e ridurre il guadagno di chi specula sull’immigrazione clandestina. Io tengo duro. Porti chiusi e cuori aperti”. Passa ancora qualche ora e fonti del Viminale aggiungono che la notizia della Proactiva è falsa ed esiste una prova che lo dimostrerà .
La prova, si scopre il giorno dopo, è il reportage video di Nadja Kriewald, cronista tedesca dell’emittente N-Tv. Kriewald era infatti a bordo della motovedetta libica che, nelle stesse ore, aveva soccorso 158 persone. E in una prima intervista esclude che i libici abbiano omesso di salvare qualcuno.
Intervistata dall’Ansa, però, Kristal aggiunge un dettaglio che smonta completamente qualsiasi certezza. “Il capitano libico della nostra imbarcazione — dice la giornalista tedesca — mi ha riferito che un paio d’ore prima, nella stessa area, c’era stata un’altra missione da parte di un’altra imbarcazione della Guardia costiera libica”.
Nel suo articolo online precisa che il secondo soccorso è avvenuto “ad alcune miglia nautiche dalla motovedetta Ras Sdjeir” sulla quale era a bordo. Il relitto incrociato dalla Open Arms, la superstite e i due cadaveri, quindi, potrebbero essere collegati a questo secondo soccorso.
La prova si smonta all’istante. Come si può escludere, infatti, che il relitto del gommone non sia quello del secondo intervento libico?
Il deputato di Liberi e Uguali Erasmo Palazzotto, a bordo della Open Arms durante il salvataggio, ribadisce che, per quanto gli risulta, i soccorsi delle motovedette libiche quella notte sono stati due: “Mentre una motovedetta girava la scena del salvataggio perfetto con una tv tedesca — commenta su Twitter — un’altra lasciava in mezzo al mare due donne e un bambino. Sono due interventi diversi, uno a 80 miglia davanti a Khoms, l’altro davanti a Tripoli”.
Il Fatto due giorni fa ha chiesto al Viminale se, nonostante queste notizie, il ministro fosse ancora convinto che Proactiva abbia spacciato per vera una bufala.
Non ha avuto alcuna risposta. Ieri abbiamo nuovamente rivolto la domanda: “Il ministro ritiene ancora che quella di Proactiva Open Arms sia una fake news? Sono state raccolte ulteriori prove per dimostrare che la Ong ha mentito?”.
Fonti del Viminale rispondono che Salvini aveva dato “disponibilità ad accogliere la donna bisognosa di soccorsi” e che “l’apertura dei porti siciliani alla Ong era arrivata in tempo utile. Anche per accettare i corpi senza vita: è per questo che è stata esclusa Lampedusa, priva di celle frigorifere (circostanza negata da Open Arms)
Abbiamo poi appreso — con sorpresa — che la Ong ha scelto la rotta più lunga, verso la Spagna, accompagnando la decisione con accuse al governo italiano. Eppure il coordinamento medico per fornire assistenza era scattato sin da subito. Diciamo che — al di là della vicenda dei soccorsi — il comportamento della Ong e le sue dichiarazioni lasciano quantomeno perplessi”.
Altrettanto perplessi, per usare un eufemismo, lascia la risposta offerta dal Viminale, visto che non risponde alla domanda che gli abbiamo rivolto.
Eppure trovare le prove che la Ong dice il falso, se davvero esistessero, non è poi così difficile.
Sarebbe sufficiente, per esempio, guardare i tracciati delle motovedette libiche. Ma il Mit ieri ha fatto sapere che i tracciati, sulle sistemi delle nostre capitanerie di porto, non sono disponibili.
“Se fosse vero — commenta Palazzotto — che il governo italiano non è in grado di sapere quali imbarcazioni si muovono a 80 miglia dalla costa italiana, in un tratto di mare dove sono attive ben tre missioni navali a cui partecipa la Marina Militare, sarebbe un fatto gravissimo. Che poi non abbiano i tracciati delle motovedette che noi abbiamo donato alla Libia sarebbe ridicolo. A questo punto il ministro Danilo Toninelli smentisca ufficialmente o si dimetta per incompetenza”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 20th, 2018 Riccardo Fucile
IN UNA INTERVISTA AL WASHINGTON POST SALVINI SI PERMETTE DI PARLARE DI CRIMEA RUSSA E GERUSALEMME CAPITALE… SI FACCIA ELEGGERE DAL 51% DEGLI ITALIANI SE VUOLE FARE IL PREMIER ALLA ERDOGAN
Ora “l’invasione di campo” si estende fino a Gerusalemme. Nelle alleanze internazionali di Matteo Salvini, oltre a Vladimir Putin, compare anche Benjamin Netanyahu, primo ministro d’Israele.
Il vice premier, ministro dell’Interno con la passione per i dossier esteri, afferma in un’intervista al Washington Post di essere favorevole al riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato d’Israele.
Una posizione che l’Italia, con l’Europa, ha finora respinto, come la stragrande maggioranza degli Stati del mondo.
“Il meglio della politica estera del nostro Paese è stata la sua vocazione mediterranea, e la capacità di essere interlocutore credibile in Medio Oriente sia degli Israeliani che dei Palestinesi e del mondo arabo. Con le sue affermazioni al Washington Post, il ministro dell’Interno mette in discussione una decisione, quella su Gerusalemme, che aveva visto l’Europa pressochè unita nel valutare negativamente la scelta del presidente Trump di spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, per l’impatto che una tale decisione poteva avare sul già complicato processo di pace arabo-israeliano”.
Il virgolettato è di un diplomatico di lungo corso che conosce molto bene e da vicino il dossier israelo-palestinese.
E all’HuffPost confida la sua preoccupazione, che peraltro non è isolata alla Farnesina.
L’intervista del vice premier leghista piccona alcuni punti fermi dell’agire internazionale dell’Italia, anche con il governo gialloverde: su Gerusalemme, per l’appunto, come peraltro su un altro fronte caldissimo: quello ucraino.
Al Washington Post, Salvini afferma, senza mezzi termini, che l’annessione della Crimea da parte russa, è del tutto “legittima” (cosa che fa sobbalzare Bruxelles): “Ci sono alcune zone storicamente russe, in cui c’è una cultura e delle trazioni russe, e che quindi appartengono legittimamente alla Federazione Russa”, argomenta.
Che sia stato un referendum falsato dalla presenza dei militari di Mosca “è un punto di vista, ma non è il mio”. Il titolare del Viminale non ha mai nascosto le sue simpatie per Donald Trump. Ora, però, la simpatia per The Donald va oltre. La scelta americana di riconoscere Gerusalemme come capitale, unica e indivisibile, d’Israele trova Salvini “pienamente d’accordo”.
L’intervista-fiume del WP riguarda Salvini uno e trino: vice premier, ministro degli Interni e leader della Lega.
Le sue esternazioni in politica estera, è il commento ufficioso della Farnesina, non impegnano il Governo: l’Italia, dicono le fonti ad HuffPost, continuerà a mantenere la propria ambasciata, in “totale sintonia con quanto deciso in sede Ue, e confermato con il voto in sede Onu”, a Tel Aviv, così come, pur avendo esplicitato con il premier Conte nei vertici europei le nostre perplessità sulle sanzioni a Mosca, l’Italia rispetterà quanto deliberato in proposito nel Consiglio europeo di fine giugno.
Resta il fatto che l’uscita di Salvini su Gerusalemme non aiuta l’Italia nei rapporti con i Paesi arabi e musulmani, gli stessi, vedi l’Egitto come la Tunisia, che Roma ritiene partner indispensabili per l’esternalizzazione delle frontiere.
Il popolo palestinese “ha pieno diritto sulla sua terra, nessuno può cancellare questo diritto, nè il presidente degli Stati Donald Trump, nè nessun altro”, dichiara ambasciatrice palestinese in Italia, Maila al Kaila, in risposta alle dichiarazioni di Salvini.
“È triste che sia un ministro italiano ad aver fatto un’affermazione del genere, perchè l’Italia da sempre rispetta il diritto internazionale”, aggiunge l’ambasciatrice l’parlando oggi a Roma alla conferenza stampa sulla situazione del villaggio beduino di Khan al Ahmar.
Uno dei quattro sottosegretari agli Esteri nominati dal governo Conte, è Manlio Di Stefano. Già responsabile esteri del M5S, Di Stefano non è certo annoverabile tra gli “amici d’Israele”. Cosi, ad esempio, il neo sottosegretario commento il voto contrario dell’Italia alla risoluzione su Gerusalemme. Per Di Stefano con quel voto l’Italia “si fa complice dei danni che Israele sta provocando a monumenti antichi che l’Unesco non riesce a tutelare per via dell’occupazione israeliana e si fa, infine, complice dell’occupazione stessa e del blocco di Gaza che l’Unesco ha chiesto di eliminare”. Lo stesso Di Stefano aveva definito “un abominio” la legge israeliana che legalizzava le colonie in Cisgiordania: “Il messaggio che Israele rivolge al mondo è che continuerà con le sue politiche di occupazione, di insediamento e guerra”.
Sei luglio 2016: “Quello che diciamo facciamo: se il M5S arriverà al Governo, riconosceremo lo Stato di Palestina”. Parole di Luigi Di Maio in un incontro con i giornalisti italiani a Hebron in Cisgiordania. Nella sede del Tiph (Temporary International Presence in Hebron), di cui fa parte un contingente italiano di Carabinieri, l’esponente del Direttorio, e oggi vice premier, ha spiegato: “E’ un indirizzo politico che avevamo all’opposizione e quindi avremo anche in maggioranza”. Ad accompagnare Di Maio nella missione in Israele e nei Territori palestinesi c’era Di Stefano, allora capogruppo pentastellato alla Commissione esteri della Camera.
Quanto a Gerusalemme, per tornare all’oggi, alla Farnesina si ricorda il confronto, non proprio amicale, che andò in scena a Bruxelles, l’11 dicembre 2017, quando Netanyahu si recò in visita presso l’Ue, la prima visita di un capo di governo israeliano in 22 anni.
“Il fatto che Gerusalemme sia la capitale di Israele è evidente a tutti” e “nessuno può negarlo”, aveva spiegato Netanyahu prima della riunione con i ministri degli Esteri dell’Unione, aggiungendo che “riconoscere la realtà è il fondamento della pace”. In quel frangente, il premier israeliano si era detto convinto che in futuro “tutti o gran parte dei Paesi europei sposteranno le loro ambasciate a Gerusalemme e riconosceranno Gerusalemme come capitale di Israele”.
Ma dopo quasi due ore di discussione con i ministri europei, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, gelò il premier d’Israele: “Netanyahu “ha più volte menzionato di aspettarsi che altri seguano la decisione del presidente Trump di spostare l’ambasciata a Gerusalemme. Può mantenere queste aspettative per altri, perchè da parte degli Stati membri dell’Unione europea questa mossa non verrà “, ebbe a dire “Lady Pesc”. Ma a quei tempi, Matteo Salvini non era ancora al Governo.
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 20th, 2018 Riccardo Fucile
LE MOTIVAZIONI DELLE PARTI IN CAUSA
L’Autorità Anticorruzione ha risposto alla lettera di segnalazione inviata dal ministro dello
Sviluppo Luigi Di Maio in relazione alla gara che ha portato il governo e i commissari del gruppo siderurgico in amministrazione straordinaria a scegliere l’offerta di Am Investco (Arcelor Mittal e Marcegaglia) rispetto a quella di Acciaitalia (Jindal, Cassa Depositi e Prestiti, Arvedi e Del Vecchio).
L’ANAC ha però precisato che la decisione di stoppare e annullare tutto resta in capo al ministero, che deve valutare l’interesse pubblico specifico all’annullamento.
Però, ha fatto sapere Raffaele Cantone, di problemi nella vicenda della vendita ce ne sono.
Nella lettera di risposta di ANAC — pubblicata dal sito Gli Stati Generali — lunga sette pagine, ci sono tre punti che sollevano dubbi.
Il primo è la definizione del piano ambientale slittata durante la procedura di gara: l’arco temporale di realizzazione del piano ha modificato il quadro economico e fattuale di partenza, l’aumento di sei anni poteva spingere altre imprese a partecipare alla gara, quindi c’è una possibile violazione del principio di concorrenza.
C’è poi la questione delle scadenze intermedie del piano che non sarebbero rispettate a causa della proroga del piano ambientale che ha fatto venire meno il vincolo del ministero dell’Ambiente.
La mancata adesione alle prescrizioni potrebbe costituire elemento di esclusione dalla gara.
Infine c’è il rilancio delle offerte, che non è stato effettuato anche se avrebbe potuto portare più soldi nelle casse dello Stato.
Il Sole 24 Ore oggi ricorda che è stato l’Antitrust europeo a dare il via libera all’offerta di Mittal, imponendo in cambio dismissioni di impianti nel resto d’Europa.
La risposta di Calenda… e quella di Di Maio
Com’era prevedibile l’annuncio della lettera di ANAC e della conseguente riunione al ministero dello Sviluppo ha suscitato la reazione di Carlo Calenda, chiamato in causa direttamente da Michele Emiliano.
Il predecessore di Di Maio ha prima chiesto di pubblicare la lettera del ministero e la replica dell’ANAC, poi sulla questione del mancato rilancio ha detto di aver seguito un parere dell’Avvocatura dello Stato, la quale segnalava che visto che i parametri di partenza erano quattro, la gara sarebbe dovuta ricominciare da capo.
Calenda si è anche lamentato del fatto che Di Maio non abbia mandato tutta la documentazione ma soltanto i famosi tre quesiti contenuti nella lettera di Emiliano, ma la circostanza pare smentita da quanto riportato oggi dai giornali.
L’ex ministro non comprende i rilievi dell’ANAC ma sottolinea che in ogni caso Cantone non ha detto che la gara non è valida. E critica ANAC per non aver richiesto gli elementi di merito sulle offerte.
Ma, rispondendo alla Camera a un’interrogazione su ILVA, Di Maio è tornato a sottolineare le responsabilità di Calenda: “Queste criticità sono macigni, sono gravissimi e il governo non può far finta di niente. Per questo chiederò immediatamente chiarimenti ai commissari dell’Ilva, aprirò una indagine interna al ministero e chiederò subito un parere all’avvocatura dello Stato. Il vero tema è che il pasticcio lo ha fatto lo Stato, non l’azienda”
Come sempre tutti hanno ragione.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 20th, 2018 Riccardo Fucile
LA LIBIA SMASCHERA IL BLUFF DI SALVINI: TANTE CHIACCHIERE E IN MANO UN PUGNO DI MOSCHE
“Siamo assolutamente contrari all’idea che l’Europa ci chieda ufficialmente di collocare (in Libia, ndr) immigrati illegali che l’Ue non vuole accogliere”. Il premier libico Fayez al-Sarraj gela l’Ue. Ma soprattutto gela l’Italia e nello specifico Matteo Salvini.
Solo la settimana scorsa, al vertice Ue dei ministri dell’Interno a Innsbruck, il leader leghista immaginava di definire la Libia ‘porto sicuro’, dall’oggi al domani, per rispedire lì i migranti soccorsi nel Mediterraneo.
Le parole pronunciate dal premier libico in un’intervista al quotidiano tedesco Bild gelano Salvini, che infatti le accoglie con un ‘no comment’.
Di fatto, al-Sarraj piazza una pietra tombale sul piano italiano sull’immigrazione presentato da Giuseppe Conte al mini-vertice europeo, prima del Consiglio Ue.
Era una proposta in dieci pagine. Prevedeva la realizzazione di centri controllati per migranti in paesi extra Ue, per smistare in loco chi ha diritto all’asilo e chi invece deve essere rimpatriato.
Un piano fallito qualche giorno dopo, al Consiglio Europeo di fine giugno, sotto le insistenze del francese Emmanuel Macron che è riuscito a imporre la sua visione: centri nei paesi Ue che li vogliano, su base volontaria.
Fallita anche questa opzione, almeno finora.
Ma le parole di al-Sarraj mandano in tilt tutti i progetti di Salvini, certo di poter rispedire i migranti in Libia, convinto degli esiti dei suoi colloqui lì a Tripoli.
Ci è anche stato, il 25 giugno scorso. E’ tornato gonfio di accuse contro la Francia “più interessata agli interessi economici in Libia che ai diritti umani”. Ma non ha portato a casa nulla di ciò che invece racconta.
Chiusa la via libica, resta quella europea, sempre ostica.
A un mese e mezzo dalla nascita del governo Conte, l’Italia resta stretta nella morsa tra nord e sud. Nessuno vuole cooperare sui migranti.
Lo stesso al-Sarraj si lamenta del fatto che “noi libici siamo ancora molto soli quando si tratta di salvare queste persone. Non c’è ancora supporto sufficiente per la nostra Guardia costiera”.
E si dice “sorpreso che, mentre nessuno in Europa vuole più accogliere i migranti, a noi chiedono di riprenderne altre centinaia di migliaia”. E’ una richiesta di nuovi fondi, la sua? Ufficialmente no: “Non saremo d’accordo anche a qualsiasi intesa con fondi Ue”, stabilisce il premier libico, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale.
L’altro è il generale Haftar, che governa la Cirenaica e che è più vicino a Egitto e Francia: se al-Serraj dice no, figurarsi Haftar.
Resta la Commissione europea, l’unico organismo che – come già è successo con i governi Renzi e Gentiloni – dimostra vicinanza alle richieste italiane.
Nel 2015 il presidente Jean Claude Juncker ci provò con il piano sulle relocations: fallito per l’ostilità dei paesi dell’est e il blocco di Visegrad, gli alleati sovranisti che Salvini continua a curare malgrado non lo stiano aiutando sull’immigrazione, il tema sul quale il leader leghista ha deciso di giocarsi la carriera politica.
Ora la Commissione Ue dice di volerci riprovare. O almeno è questo ciò che Juncker scrive a Conte.
In una lettera di risposta a quella inviata dal premier italiano, Juncker promette che la Commissione “continuerà a lavorare ininterrottamente tutta l’estate, da un lato per sostenere gli sforzi degli Stati membri, dall’altro per preparare le proposte legislative da presentare in settembre per rafforzare la guardia di frontiera e costiera europea e rendere più efficace la politica di rimpatrio”.
Si dice d’accordo con l’idea del governo di Roma di istituire una cellula di crisi coordinata dalla Commissione con il compito di coordinare, in caso di emergenza, azioni condivise. Ma qui finisce la parte positiva.
Perchè tutti i meccanismi ipotizzati da Juncker restano su base volontaria.
Un criterio che – paradossalmente – l’Italia per prima non contesta: si metterebbero a rischio le intese di Salvini con i nazionalisti di ogni dove in Europa.
E infatti Conte commenta positivamente la risposta di Juncker, sorvolando su dettagli eppure fondamentali. “L’Ue riconosce che il problema è europeo”, scrive il premier su Facebook.
Peccato che nella stessa lettera Juncker metta in chiaro che le soluzioni “ad hoc” messe in atto da quando l’Italia ha deciso di chiudere i porti alle ong e – a seconda dei casi – anche alle navi della guardia costiera italiana, “non rappresentano un modo di procedere sostenibile e soddisfacente”.
Insomma non si può procedere a casaccio, di volta in volta. “Dovremmo invece cercare metodi più prevedibili che si basino sul sostegno europeo, sia dal punto di vista finanziario, sia in termini di sostegno operativo da parte delle agenzie dell’Ue, evitando contemporaneamente ogni fattore di attrazione”, scrive il presidente dell’organismo europeo con sede a Palazzo Berlaymont.
E soprattutto Juncker sottolinea che “non va però dimenticato che l’Ue non ha competenza per determinare il luogo/porto sicuro da usare per gli sbarchi in seguito a un’operazione di ricerca e salvataggio in mare. Sono già in corso discussioni tecniche sulle misure concrete volte a dare seguito a questi accordi”.
Dunque il nodo sbarchi resta. Eppure Conte ringrazia Bruxelles. Salvini invece oggi tace gelato dalle chiusure libiche.
Del tema immigrazione si tornerà a discutere a Ginevra il 30 luglio, al vertice dei paesi Mediterranei. Una data che coincide con una sorta di ultimatum che Salvini ha lanciato a Innsbruck: “A fine luglio tirerò le somme di come si è comportata l’Ue”.
C’è poco da tirare finora, se non le decine di migranti alla fine accolti dalla Francia, Germania, Malta, Spagna, Portogallo e Irlanda, i paesi che si sono detti disponibili a sciogliere l’impasse delle navi bloccate nel Mediterraneo da Salvini. Soluzioni una tantum, che non fanno la regola, lo dice pure Juncker.
La prossima settimana intanto “la Commissione dovrebbe presentare una “concept note” sui centri controllati, dove trasferire i migranti salvati in mare e da dove poi rimpatriare i migranti illegali e ridistribuire i richiedenti asilo verso altri Stati membri. Il tutto sempre su base volontaria.
E siamo punto e a capo: stretti tra nord e sud, senza alleati veri, appollaiati su un’emergenza che si svela sempre più come propaganda.
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 20th, 2018 Riccardo Fucile
“L’EUROPA NON ACCOGLIE I PROFUGHI E CHIEDE A NOI DI PRENDERNE CENTINAIA DI MIGLIAIA?”
La Libia è “assolutamente contraria” all’idea Ue di realizzazione nel Paese strutture dove
accogliere i migranti illegali che l’Unione europea non vuole.
Lo ha detto in un’intervista al quotidiano tedesco Bild il premier libico Fayez al-Sarraj aggiungendo che “non faremo neanche accordi con l’Ue per prendere i migranti in cambio di soldi”.
Al-Sarraj si dice “molto stupito” per il fatto che in Europa nessuno voglia più accogliere i migranti ma “chiedano a noi” di prenderne centinaia di migliaia.
Il premier libico è tornato anche a respingere le accuse rivolte alla guardia costiera dalla Ong Open Arms e a battere cassa: “abbiamo bisogno di supporto logistico e finanziario”.
(da agenzie)
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Luglio 20th, 2018 Riccardo Fucile
MESSO IN ATTO IL SOLITO SISTEMA: BOMBARDANO DI SEGNALAZIONI FB PER METTERE A TACERE CHI DISSENTE… PUBBLICARE FOTO DI BUCHE PER FB E’ “BULLISMO”
Quella di “Roma fa schifo” era una pagina facebook che raccoglieva immagini e video della Città Eterna allo scopo di denunciarne il degrado.
La pagina, che contava 170mila iscritti, è stata però chiusa su decisione del social network dopo la pubblicazione di un video girato in una metropolitana di Roma in cui alcuni passeggeri se la prendono con altri (che, si sente dire, “guadagnano 2mila euro al giorno”) che accusano di essere degli scippatori, apostrofandoli come “zingari di me…” mentre si sentono urla e pianti di ragazzine o ragazzini e altri augurano la morte alle persone accusate.
La pagina è stata nel frattempo riaperta sotto Roma fa schifo 2, mentre il blog ha raccontato la sua versione dei fatti in un lungo post nel quale hanno anche fatto sapere che l’accusa in base alla quale Facebook ha chiuso la pagina è quella di bullismo.
Il blog, che è gestito da Massimiliano Tonelli, responsabile dei contenuti al Gambero Rosso, ha anche scritto che “non c’è nessun altro media che davvero disvela la verità sulla capitale d’Italia” e che “una squadra organizzatissima” ha inviato segnalazioni a Facebook per far chiudere la pagina:
Da alcuni mesi o anni a questa parte la situazione è diventata incontrollabile. Forse a causa del nostro ruolo che mette davvero, ogni giorno, con una immensa visibilità , in difficoltà l’amministrazione della città di Roma; forse perchè non c’è nessun altro media che davvero disvela la verità sulla capitale d’Italia; forse per l’abitudine — che non deve piacere ai potenti — che hanno molti giornali a pescare tra le nostre chiavi di lettura per costruire i propri contenuti; forse a causa di chissà cosa ma una squadra organizzatissima di persone, sistematicamente, invia contro di noi segnalazioni a Facebook.
Si tratta di persone esperte, sanno dove Facebook è fallace: tutti i segnalatori di quel video sapevano alla perfezione (bastava leggere) che il nostro auspicio era evitare un linciaggio, non fomentarlo, eppure hanno segnalato in massa lo stesso.
Le informazioni che devono o non devono essere disponibili ai cittadini vengono decise in questo modo, da queste locuste, da questi gruppi organizzati e — è facile ipotizzarlo — al servizio di una parte politica.
Su Twitter l’account di Roma fa schifo se l’è presa anche con la pagina satirica Roma fai schifo, che rifà il verso a quella di Tonelli additando Oslo ad esempio da seguire per la città e prendendosela in forma ironica con “i poveri” che “generano la povertà ” e quindi il degrado.
Al netto di segnalazioni a raffica e complotti politici — è vero che nei gruppi chiusi e in altre realtà ci sono utenti che incitano a segnalare profili, pagine e contenuti considerati “illegali” o scorretti, ma Facebook ha sempre dichiarato che il numero di segnalazioni non ha alcuna influenza sulla decisione di rimuovere un contenuto — i video in cui si insulta o si augura la morte ad altre persone vengono regolarmente cancellati dal social network anche se è vero che la moderazione del social network è alquanto irrazionale (come del resto è la maggior parte degli utenti, quindi uno pari): ieri ha bloccato il professore universitario Fabio Sabatini perchè aveva pubblicato sul suo profilo le immagini della ong Open Arms sul bimbo vittima di un naufragio, salvo poi scusarsi quando il caso è finito sui giornali (una situazione che si ripete periodicamente con Facebook).
Anche nel 2014 la pagina FB di Roma fa schifo era stata cancellata ed è stata ripristinata dopo che il caso è finito sui giornali.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 20th, 2018 Riccardo Fucile
SULLO SCONTRINO: “CARBONARA CLASSICA, NO PECORINO, SI’ FROCIO”… VITTIME DUE RAGAZZI, INDIVIDUATO IL CAMERIERE ITALIANO
A denunciare l’accaduto il sito BitchyF, con due ragazzi gratuitamente offesi in un ristorante in
zona San Giovanni in Laterano.
Una volta chiesto il conto, infatti, sullo scontrino hanno trovato la scritta “Carbonara classica, no pecorino, sì frocio”.
Uno dei due giovani aveva gentilemnte chiesto al cameriere di poter togliere il formaggio dal suo piatto, nel momento stesso in cui l’aveva ordinato, ricevendo in cambio un cordiale rifiuto.
Cambiata portata, la cena è proseguita senza apparenti problemi, fino all’arrivo del conto. Con amara sorpresa.
“Chiedo al mio amico di parlare con il cameriere, perchè io ero troppo agitato. Il cameriere ci ride in faccia e dice che sarà stato uno sbaglio del computer e che può capitare. Ovviamente il mio amico gli dice che non è divertente e che è molto offensiva come cosa. Il cameriere sembra non interessarsi alla cosa e ci liquida dicendo ‘sarà stato un errore di battitura’. Io ero davvero agitato e scosso e gli ho detto: “Guarda nessuno sta ridendo, sei una persona infantile, nessuno si è mai permesso di trattarmi in questo modo nella mia vita”. Dopo il mio sfogo arriva anche la proprietaria che chiede quale sia il problema. Il cameriere continua con la storia dell’errore del computer“.
La discussione è inevitabilmente proseguita, con la proprietaria che ha offerto ai ragazzi prima un amaro e a seguire direttamente la cena, senza però trovare un vero colpevole.
“A quel punto come se non bastasse arriva un’altra cameriera e inizio a rispiegare l’accaduto. Dopo circa 30 minuti di discussione la proprietaria ci dice ‘mi prendo io la responsabilità , vi offro la cena, questo è tutto quello che posso fare’. Io la ringrazio, ma le faccio presente che non volevo una cena offerta, ma che la verità venisse fuori e che il fatto era abbastanza grave. Dopo è tornato il cameriere, che con una faccia tosta ci dice che gli abbiamo fatto fare una figuraccia davanti a tutta la clientela. Si stava lamentando, lui. A quel punto l’altra cameriera ha preso le nostre parti, lei è stata l’unica che ci ha difesi. Il cameriere infatti continuava a guardarci ridendo”.
Negli ultimi mesi sono accaduti episodi analoghi, puntualmente scoperti e giustamente denunciati.
(da Globalist)
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Luglio 20th, 2018 Riccardo Fucile
QUALCHE ANNO FA AVEVA SCRITTO CHE RENZI ANDAVA FUCILATO ALLA SCHIENA
Aldo Grandi, direttore della Gazzetta di Lucca, è stato sospeso per tre mesi dall’esercizio della professione giornalistica dall’Ordine dei Giornalisti per aver augurato la morte a Laura Boldrini.
Il provvedimento è stato pubblicato sulla stessa Gazzetta.
Qualche anno fa lo stesso Grandi era finito al centro delle polemiche perchè aveva scritto che Matteo Renzi — all’epoca ancora Presidente del Consiglio — era un «ex boy-scout traditore da mettere al muro e fucilare nella schiena».
In un editoriale dal titolo “Laura Boldrini un male incurabile” Grandi se la prese quindi con la presidente della Camera. Colpevole, a suo dire, “di aver fatto entrare cani e porci con la conseguenza che, ormai, ovunque regnano degrado e anarchia”. Laura Boldrini avrebbe distrutto “la nostra identità nazionale, culturale, storica, religiosa, financo sessuale”.
Ed era proprio la Presidente della Camera, secondo Grandi, alla guida di quei politici che “ci hanno fatto invadere da milioni di persone con altre culture, religioni, usanze, abitudini, costumi che non soltanto non vogliono integrarsi, ma che, se possibile, vorrebbero (dis)integrarci e lo hanno fatto senza nemmeno chiederci il permesso”.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 20th, 2018 Riccardo Fucile
LA GIOVANE ASSESSORA IN ROTTA DI COLLISIONE CON LA LEGA … ANIMO LIBERAL, ATTENTA AI DIRITTI CIVILI E CONTRARIA A FORME DI RAZZISMO: HA RESISTITO FIN TROPPO
“Chi ha seguito la mia attività politica e amministrativa lo sa: spesso ho infranto veti,
calpestato interessi speciali ed è vero, ho fatto arrabbiare qualcuno ma ho provato sempre a perseguire l’interesse generale. Ma oggi più che mai comprendo quanto mi veniva spesso detto: per mantenere determinati ruoli, bisogna dimostrarsi flessibili. Accettare e affrontare alcune dinamiche che fanno parte delle regole del gioco.Ho provato a farlo, ma in questo, evidentemente, non sono risultata efficace. Questo non significa che mi senta migliore o peggiore di altri politici o amministratori. Mi sento semplicemente diversa e probabilmente inadatta a questo contesto politico. Sono felice, gratificata e grata per l’opportunità . Ma il mio compito, in questa Giunta, è finito. Per il resto, io mi fermo qui. Tornerò a essere un politico “di passione”, e non di professione, come scriveva Max Weber. Grazie alle tante persone che mi stanno scrivendo in queste ore, a chi ha scelto di darmi fiducia. E’ anche per voi che ho preso questa decisione. ”
Elisa Serafini, ormai ex assessore alla Cultura del Comune di Genova, questa mattina ha affidato a un messaggio via Facebook il perchè delle dimissioni presentate ieri.
Serafini non entra nel merito delle questioni che sono state ipotizzate per il suo addio ma parla di valori come ‘coerenza’, ‘coscienza’ e ‘verità ‘.
Allora è il caso di fornire qualche spiegazione.
Elisa è stata eletta nella lista del Sindaco Bucci, fuori dalla spartizione tra Lega, Forza Italia e Fdi, è di area liberale ed europeista, non è nè razzista nè omofoba, ha dei valori di riferimento a cui non rinuncia per una poltrona.
Tanto per scendere nel dettaglio: Elisa era favorevole a dare il patrocinio del Comune al GayPride come scegno di civiltà , era contraria alla squallida delibera per vietare l’apertura di nuovi negozi etnici, aveva manifestato dissenso quando un assessore di Fdi si era fatto “scortare” da militanti neonazisti al cimitero di Staglieno per rendere omaggio ai caduti della Rsi, era per l’apertura dei locali della movida e contraria alle politiche da bunker e coprifuoco di un certo becerume “benpensante”.
Senza contare che aveva partecipato alla “marcia per l’Europa” del 13 maggio, a Milano, organizzato dal Comitato Ventotene (di area forzista e radicale), guidando con tanto di megafono l’allegro corteo e suscitando le ire dei leghisti.
Una persona con cui puoi anche avere una visione diversa in alcune iniziative culturali, ma sicuramente non abituata alla corte dei miracolati leghisti e relative ruote di scorta della Giunta Bucci.
Elisa hai resistito fin troppo, grazie per il segnale che hai dato a chi non ha ancora portato il cervello all’ammasso.
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