“LE ESTERNAZIONI DI SALVINI SONO A TITOLO PERSONALE”: LA DURA RISPOSTA DELLA FARNESINA DOPO L’ENNESIMO SCONFINAMENTO
IN UNA INTERVISTA AL WASHINGTON POST SALVINI SI PERMETTE DI PARLARE DI CRIMEA RUSSA E GERUSALEMME CAPITALE… SI FACCIA ELEGGERE DAL 51% DEGLI ITALIANI SE VUOLE FARE IL PREMIER ALLA ERDOGAN
Ora “l’invasione di campo” si estende fino a Gerusalemme. Nelle alleanze internazionali di Matteo Salvini, oltre a Vladimir Putin, compare anche Benjamin Netanyahu, primo ministro d’Israele.
Il vice premier, ministro dell’Interno con la passione per i dossier esteri, afferma in un’intervista al Washington Post di essere favorevole al riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato d’Israele.
Una posizione che l’Italia, con l’Europa, ha finora respinto, come la stragrande maggioranza degli Stati del mondo.
“Il meglio della politica estera del nostro Paese è stata la sua vocazione mediterranea, e la capacità di essere interlocutore credibile in Medio Oriente sia degli Israeliani che dei Palestinesi e del mondo arabo. Con le sue affermazioni al Washington Post, il ministro dell’Interno mette in discussione una decisione, quella su Gerusalemme, che aveva visto l’Europa pressochè unita nel valutare negativamente la scelta del presidente Trump di spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, per l’impatto che una tale decisione poteva avare sul già complicato processo di pace arabo-israeliano”.
Il virgolettato è di un diplomatico di lungo corso che conosce molto bene e da vicino il dossier israelo-palestinese.
E all’HuffPost confida la sua preoccupazione, che peraltro non è isolata alla Farnesina.
L’intervista del vice premier leghista piccona alcuni punti fermi dell’agire internazionale dell’Italia, anche con il governo gialloverde: su Gerusalemme, per l’appunto, come peraltro su un altro fronte caldissimo: quello ucraino.
Al Washington Post, Salvini afferma, senza mezzi termini, che l’annessione della Crimea da parte russa, è del tutto “legittima” (cosa che fa sobbalzare Bruxelles): “Ci sono alcune zone storicamente russe, in cui c’è una cultura e delle trazioni russe, e che quindi appartengono legittimamente alla Federazione Russa”, argomenta.
Che sia stato un referendum falsato dalla presenza dei militari di Mosca “è un punto di vista, ma non è il mio”. Il titolare del Viminale non ha mai nascosto le sue simpatie per Donald Trump. Ora, però, la simpatia per The Donald va oltre. La scelta americana di riconoscere Gerusalemme come capitale, unica e indivisibile, d’Israele trova Salvini “pienamente d’accordo”.
L’intervista-fiume del WP riguarda Salvini uno e trino: vice premier, ministro degli Interni e leader della Lega.
Le sue esternazioni in politica estera, è il commento ufficioso della Farnesina, non impegnano il Governo: l’Italia, dicono le fonti ad HuffPost, continuerà a mantenere la propria ambasciata, in “totale sintonia con quanto deciso in sede Ue, e confermato con il voto in sede Onu”, a Tel Aviv, così come, pur avendo esplicitato con il premier Conte nei vertici europei le nostre perplessità sulle sanzioni a Mosca, l’Italia rispetterà quanto deliberato in proposito nel Consiglio europeo di fine giugno.
Resta il fatto che l’uscita di Salvini su Gerusalemme non aiuta l’Italia nei rapporti con i Paesi arabi e musulmani, gli stessi, vedi l’Egitto come la Tunisia, che Roma ritiene partner indispensabili per l’esternalizzazione delle frontiere.
Il popolo palestinese “ha pieno diritto sulla sua terra, nessuno può cancellare questo diritto, nè il presidente degli Stati Donald Trump, nè nessun altro”, dichiara ambasciatrice palestinese in Italia, Maila al Kaila, in risposta alle dichiarazioni di Salvini.
“È triste che sia un ministro italiano ad aver fatto un’affermazione del genere, perchè l’Italia da sempre rispetta il diritto internazionale”, aggiunge l’ambasciatrice l’parlando oggi a Roma alla conferenza stampa sulla situazione del villaggio beduino di Khan al Ahmar.
Uno dei quattro sottosegretari agli Esteri nominati dal governo Conte, è Manlio Di Stefano. Già responsabile esteri del M5S, Di Stefano non è certo annoverabile tra gli “amici d’Israele”. Cosi, ad esempio, il neo sottosegretario commento il voto contrario dell’Italia alla risoluzione su Gerusalemme. Per Di Stefano con quel voto l’Italia “si fa complice dei danni che Israele sta provocando a monumenti antichi che l’Unesco non riesce a tutelare per via dell’occupazione israeliana e si fa, infine, complice dell’occupazione stessa e del blocco di Gaza che l’Unesco ha chiesto di eliminare”. Lo stesso Di Stefano aveva definito “un abominio” la legge israeliana che legalizzava le colonie in Cisgiordania: “Il messaggio che Israele rivolge al mondo è che continuerà con le sue politiche di occupazione, di insediamento e guerra”.
Sei luglio 2016: “Quello che diciamo facciamo: se il M5S arriverà al Governo, riconosceremo lo Stato di Palestina”. Parole di Luigi Di Maio in un incontro con i giornalisti italiani a Hebron in Cisgiordania. Nella sede del Tiph (Temporary International Presence in Hebron), di cui fa parte un contingente italiano di Carabinieri, l’esponente del Direttorio, e oggi vice premier, ha spiegato: “E’ un indirizzo politico che avevamo all’opposizione e quindi avremo anche in maggioranza”. Ad accompagnare Di Maio nella missione in Israele e nei Territori palestinesi c’era Di Stefano, allora capogruppo pentastellato alla Commissione esteri della Camera.
Quanto a Gerusalemme, per tornare all’oggi, alla Farnesina si ricorda il confronto, non proprio amicale, che andò in scena a Bruxelles, l’11 dicembre 2017, quando Netanyahu si recò in visita presso l’Ue, la prima visita di un capo di governo israeliano in 22 anni.
“Il fatto che Gerusalemme sia la capitale di Israele è evidente a tutti” e “nessuno può negarlo”, aveva spiegato Netanyahu prima della riunione con i ministri degli Esteri dell’Unione, aggiungendo che “riconoscere la realtà è il fondamento della pace”. In quel frangente, il premier israeliano si era detto convinto che in futuro “tutti o gran parte dei Paesi europei sposteranno le loro ambasciate a Gerusalemme e riconosceranno Gerusalemme come capitale di Israele”.
Ma dopo quasi due ore di discussione con i ministri europei, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, gelò il premier d’Israele: “Netanyahu “ha più volte menzionato di aspettarsi che altri seguano la decisione del presidente Trump di spostare l’ambasciata a Gerusalemme. Può mantenere queste aspettative per altri, perchè da parte degli Stati membri dell’Unione europea questa mossa non verrà “, ebbe a dire “Lady Pesc”. Ma a quei tempi, Matteo Salvini non era ancora al Governo.
(da “Huffingtonpost“)
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