Gennaio 8th, 2019 Riccardo Fucile
I CAPITALI IN FUGA DA LONDRA… LA DERIVA DELLA POLITICA SOVRANISTA
Mancano più di 800 miliardi di sterline ai conti dell’economia inglese. Non è poco: si
tratta di circa il 10% del patrimonio totale del settore bancario del Regno Unito.
Soldi che non sono stati nè spesi nè investiti ma che, solo, sono stati spostati.
Secondo un rapporto di Ernst and Young, presentato ieri, le banche e altre società finanziarie hanno già preso a spostare i loro capitali lontano dal Regno Unito, per evitare i contraccolpi economici di Brexit.
Molte banche hanno aperto nuovi uffici altrove nell’Unione europea per salvaguardare le loro operazioni regionali dopo Brexit, mentre altre aziende stanno spostando le attività per proteggere i clienti dalla volatilità del mercato e dai cambiamenti improvvisi nella regolamentazione.
La stima, va detto, è approssimata per difetto, perchè non tutti gli istituti finanziari hanno risposto all’indagine. “I nostri numeri riflettono solo le mosse che sono state annunciate pubblicamente-ha affermato Omar Ali, responsabile dei servizi finanziari di EY- Sappiamo che dietro le quinte le aziende stanno continuando a pianificare uno scenario ‘senza accordo’”.
(da “Business Insider”)
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Gennaio 8th, 2019 Riccardo Fucile
L’ANALISI DEI RINCARI STILATA DA FEDERCONSUMATORI: “CI SARA’ UN ULTERIORE IMPOVERIMENTO DELLE FAMIGLIE”
Per il nuovo anno “si prospettano aumenti e rincari”. Lo afferma Federconsumatori spiegando che la stangata di prezzi e tariffe per il 2019 per una famiglia media sarà pari a +842,81 euro l’anno.
L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha aggiornato le previsioni relative agli aggravi che colpiranno le famiglie nel 2019.
“Gli aumenti dei pedaggi autostradali — spiega l’associazione — risultano contenuti grazie all’accordo che prevede lo stop dei rincari (solo il 10% delle autostrade italiane non è interessato da tale accordo). Inoltre, gli aumenti relativi alle tariffe applicate dai professionisti subiscono una frenata in parte motivata dalla flat tax. I costi relativi a mutui e servizi bancari e assicurativi risultano in crescita a causa dell’incremento della tassazione e dell’aumento dello spread“.
“Tali aumenti avvengono in un contesto delicato, in cui si prospettano ulteriori tagli del reddito dovuti all’abolizione, operata in manovra, del tetto posto alle aliquote comunali e regionali. Fattore che contribuirà impoverire ulteriormente le famiglie, che già oggi non dispongono delle risorse economiche sufficienti a sostenere aumenti di questa portata. Si rende pertanto necessario un intervento del governo per fare in modo che le scelte assunte non si ripercuotano, come e’ facile prevedere, sui cittadini. Inoltre — concludono — si rende improrogabile l’avvio di provvedimenti urgenti tesi a rilanciare l’occupazione e rimettere in moto l’intero sistema economico, attraverso investimenti per lo sviluppo e la crescita di cui, nella manovra, non si vede alcuna traccia”.
(da agenzie)
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Gennaio 8th, 2019 Riccardo Fucile
E LA FOTO DEI MIGRANTI “IN TOSCANA” E’ STATA SCATTATA IN PERU’
“La Toscana sinistra pensa prima agli immigrati. La nostra Toscana pensa prima agli
italiani”.
Sono le frasi – è evidente già dalla terminologia utilizzata – che accompagnano uno spot della Lega, in Toscana.
Al di sotto delle parole due foto, con le quali il Carroccio locale vorrebbe mostrare alcuni migranti che chiacchierano in un parco di un’imprecisata città toscana, in contrasto con la tipica famiglia italiana.
Che di tipico, però, non ha nulla, visto che i genitori e i bambini sorridenti ritratti nello scatto sono americani.
Non brilla per autenticità neanche la foto degli immigrati, scattata dall’altra parte del mondo, in Perù per la precisione, e già usata in altre circostanze.
A far notare lo scivolone il blogger Matteo Lenardon, che su Twitter spiega: “Nel manifesto della Lega gli immigrati che bivaccano aiutati sono haitiani che vivono a Inapari, Perù a 10743km dalla Toscana. La “famiglia italiana” è di Phoenix, Arizona e stanno a 9686km. La propaganda della Lega: creare una realtà che non esiste”.
La foto che ritrae i migranti si trova facilmente nell’archivio della Reuters: è stata scattata il 2 febbraio 2018 in una piazza di Inapari, l’autore è Mariana Bazo.
Quanto al ritratto della famigliola americana, il Corriere Fiorentino spiega che si tratta di uno scatto disponibile su un sito di fotografia nel 2015 e scaricato già migliaia di volte.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 8th, 2019 Riccardo Fucile
NAPOLI STA CON LA CIVILTA’, SALVINI STIA CON GLI ULTRAS PREGIUDICATI
Il ministro leghista, molto sensibile alle ragione degli ultras minimizza e tollera.
Ma le vittime della vergogna razzista non ci stanno.
Così dopo i cori contro Koulibaly il Napoli ha confermato la linea della fermezza, che può cadere il mondo ma non cambierà , oltre all’intenzione di prendere iniziative, anche clamorose in campo, se si ripetessero cori razzisti durante le partite.
Una decisione presa dopo il tavolo sulla sicurezza di ieri e le dichiarazioni del vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sull’intenzione di non fermare le partite in caso di cori razzisti
Il Napoli sta aspettando il ricorso di Koulibaly e i vertici del club hanno appreso con grande perplessità le parole del Ministro.
La società partenopea conferma quindi la linea illustrata dal tecnico Carlo Ancelotti, per uno stop da parte dei giocatori. Anche il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, a Los Angeles per impegni cinematografici, viene informato sulla vicenda.
(da Globalist)
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Gennaio 8th, 2019 Riccardo Fucile
SALVINI PENSA CHE GLI ITALIANI SIANO TUTTI FESSI: MA QUALE DIFESA DEI RISPARMIATORI, I CORRENTISTI SONO GIA’ TUTELATI FINO A 100.000 EURO DALLE NORME VIGENTI
Lega e MoVimento 5 Stelle come l’odiatissimo duo di “amici dei banchieri” Renzi&Boschi. 
Ieri in dieci minuti il Consiglio dei Ministri del governo del Cambiamento ha approvato un decreto per salvare Carige che prevede la garanzia statale sui bond emessi dall’istituto di credito, la possibilità di accedere alla ricapitalizzazione precauzionale con soldi pubblici e quella di accedere a fondi Bankitalia.
Un salvataggio di Stato in piena regola, proprio come quello fatto dal famigerato “governo precedente” con le banche venete.
Secondo Luigi Di Maio il decreto tutela i risparmi dei cittadini. Troppo facile far notare che è la stessa dichiarazione fatta da Matteo Renzi («la misura del governo ha permesso di salvare i conti correnti dei cittadini di 4 banche e migliaia di posti di lavoro») nel dicembre del 2015 dopo il varo del piano di salvataggio per Banca Marche, Popolare dell’Etruria, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio di Chieti. La Lega infatti ha scelto un’altra strada per difendersi dalle critiche di chi accusa il governo di essere come quelli di prima.
Matteo Salvini ha dichiarato quindi che «mentre Renzi e Boschi i risparmiatori li hanno ignorati e dimenticati, noi siamo intervenuti subito a loro difesa senza fare favori alle banche, agli stranieri o agli amici degli amici. Bene l’azione a tutela dei risparmiatori liguri e Italiani e bene il miliardo e mezzo stanziato in manovra per gli altri cittadini truffati».
Ma c’è già chi su Twitter fa notare che Guido Alpa, il maestro dell’Avvocato del Popolo Giuseppe Conte nonchè socio dei studio del premier è stato consigliere proprio di Carige ed è stato consulente di Raffaele Mincione che aveva tentato la scalata a Carige.
Ma ad essere sinceri nemmeno questo è sufficiente per dire che il governo del Cambiamento si sta comportando allo stesso modo degli odiati Renzi e Gentiloni.
Ma le parole di Salvini lungi da fornire alternative facts per spiegare il decreto dimostrano che Salvini crede che siamo tutti fessi.
Davvero il governo Lega-M5S ha salvato i risparmiatori?
Partiamo dall’inizio. Quello per Carige è un piano di salvataggio da 1,5 miliardi di euro di soldi pubblici. Salvini dice che così sono stati salvati i risparmiatori. Ma non si capisce quali.
Se il ministro intende i depositati dei conti correnti è il caso di ricordargli che quei correntisti sono già tutelati (su depositi fino a 100 mila euro) dalle norme europee.
Per coloro che invece hanno depositato cifre superiori ai 100mila euro a rischio è solo l’ammontare dai centomila in su. Difficile però definire questi ultimi “poveri risparmiatori”.
Anche perchè la situazione di Carige non è esplosa da un giorno all’altro e nessun “risparmiatore” accorto avrebbe mai lasciato così tanti soldi in quella precisa banca. Qualcuno magari c’è, ma difficile a quel punto definirlo “risparmiatore”.
I conti correnti quindi sono già tutelati.
Andiamo avanti: capitolo azioni e obbligazioni.
Intanto informiamo il ministro Salvini (e anche altri membri della maggioranza di governo) che l’ANSA informa che i tre commissari di Carige Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener “sono in procinto di chiedere l’attivazione della garanzia statale sulla emissione di obbligazioni” al fine di garantire la stabilità della raccolta a medio termine nell’attuale fase di transizione traendo beneficio dal decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri.
E non è vero che i cittadini non ci metteranno un euro, perchè i bond emessi con garanzia pubblica faranno aumentare il debito pubblico (sorpesa!).
Cosa succede nel frattempo alle obbligazioni di Carige?
Quelle azioni, per un valore complessivo pari a 4,9 miliardi di euro tre miliardi dei quali nei portafogli della clientela retail (34 sono obbligazioni quotate e 10 non quotate) attualmente sono “congelate”.
Questo significa che migliaia di investitori che hanno le proprio portafoglio titoli le obbligazioni Carige non possono venderle. E in alcuni i “piccoli risparmiatori” hanno anche il problema della conversione delle loro obbligazioni subordinate.
Il governo non è intervenuto sulla questione con il decreto perchè la Consob non ha cambiato parere e quindi non ha “scongelato” le azioni.
Chi invece comprerà le nuove obbligazioni? Gli investitori istituzionali. Di nuovo: non i risparmiatori.
Il burden sharing delle obbligazioni non covered, ovvero l’azzeramento degli azionisti e degli obbligazionisti è per il governo un’opzione “remota” che riguarda l’eventuale ricapitalizzazione precauzionale pubblica della banca; con i soldi dello Stato.
Proprio quell’ipotesi che secondo la lettura del senatore pentastellato Castaldi e del viceministro Carlo Sibilia dovrebbe portare ad una nazionalizzazione di Carige.
Ma se si arriverà a quel punto la situazione di Carige sarà l’esatta fotocopia di quella di Monte dei Paschi. Con i pentastellati a “salvare le banche” invece che il PD. Insomma le se cose volgeranno al peggio il governo è pronto, ma se andranno davvero male a rimetterci saranno anche azionisti e obbligazionisti.
Non tutti i 5 Stelle esultano per la scelta del governo.
Il Senatore Gianluigi Paragone si è lamentato di come l’esecutivo non abbia voluto chiedere a Bankitalia di assumersi le sue responsabilità . Proprio come avevano fatto i governi precedenti.
Tace invece Di Battista, che si arrabbiava per i soldi pubblici alle Banche.
Mentre Di Maio può dirsi soddisfatto, il suo governo ci ha messo appena 10 minuti per salvare Carige, contro i 25 impiegati dal governo precedente.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 8th, 2019 Riccardo Fucile
IL PENOSO TENTATIVO DI GIUSTIFICARE L’AIUTO AI BANCHIERI A SPESE DEGLI ITALIANI NON PASSA, DI MAIO TRAVOLTO DALLE CRITICHE DEI GRILLINI
Non è piaciuto affatto agli utenti social il post di Luigi Di Maio in cui tenta di spiegare – e di difendere – il provvedimento voluto dal governo per Banca Carige.
Il ministro dello Sviluppo economico ha elencato dieci punti in cui sostiene di voler smontare “le balle dei giornali, di Renzi e della Boschi sulle banche”.
Il post è stato seguito da una pioggia di commenti negativi: “Quindi Banca Carige la finanzia lo spirito Santo?”, scrive un utente, “La tua banca è differente?”, chiede ironicamente un altro.
Alcuni riprendono le parole del ministro e continuano la frase con il loro punto di vista: “‘Speriamo non serva’. E niente fa già ridere così. Manica di buffoni pagliacci”, scrive un utente in riferimento alla ricapitalizzazione.
Il ‘massacro’ social continua, i commenti negativi sono decine: “E i soldi? parliamo in concreto – scrive ancora un utente i soldi, per questa operazione… Per qualunque cosa tu abbia scritto in questo post… Per questa ricapitalizzazione, no? chi li mette? Li create dal nulla? o ce li mette lo stato?”.
Uno sottolinea: “Non vi abbiamo votato per salvare le banche, questo provvedimento è un’offesa a noi elettori”.
Un’altra gli fa eco: “Ma ministro, come può aver postato una cosa del genere? arriva un momento in cui si deve essere sinceri intellettualmente anche con se stessi. Non può credere veramente a quello che ha scritto”.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 8th, 2019 Riccardo Fucile
IL GIURISTA, “MAESTRO” DEL PRESDIENTE DEL CONSIGLIO, E’ STATO A LUNGO MEMBRO DEL CDA DI CARIGE
Sul controverso salvataggio pubblico di Carige spunta anche l’ombra del possibile conflitto di
interessi.
Oggetto del contendere è il rapporto di amicizia e vicinanza professionale tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il professor Guido Alpa.
Un intreccio su cui hanno già puntato il dito le opposizioni, chiedendo chiarimenti sul ruolo svolto dal premier, alla luce del suo rapporto con il giurista, nelle decisioni prese ieri nel consiglio dei ministri che ha varato un piano di salvataggio nel caso l’istituto non ce la dovesse fare con le proprie gambe.
Alpa infatti non è una figura di secondo piano nella storia recente dell’istituto ligure. Dal 2009 al 2013 è stato membro del consiglio di amministrazione di Carige mentre dal dicembre 2013 al febbraio 2014 di quello della Fondazione Carige, azionista di riferimento della banca.
Da aprile 2013 a dicembre 2013 è stato invece Presidente di Carige Assicurazioni e Carige Vita Nuova, mentre ha svolto a lungo il ruolo di consulente e legale di Raffaele Mincione, socio di minoranza della banca.
I legami tra Conte e Alpa
Fin qui il ruolo di primo piano ricoperto da Alpa nell’istituto ligure. Sul legame tra il giurista e il presidente del Consiglio era invece già scoppiato un caso nei mesi scorsi. L’attuale premier aveva infatti presentato domanda ad un concorso indetto alla Sapienza (prima dell’incarico a capo del governo) proprio per sostituire il professor Alpa alla cattedra di diritto privato all’università La Sapienza di Roma.
Non solo, come documentato a ottobre da Repubblica, nel 2002 Giuseppe Conte era diventato professore ordinario vincendo un concorso che vedeva nella commissione esaminatrice il professor Alpa con cui Conte, già in quell’anno, condivideva uno studio legale.
Una collaborazione dichiarata dallo stesso Conte nel suo curriculum: “Dal 2002 ha aperto con il professor Guido Alpa un nuovo studio legale dedicandosi al diritto civile, commerciale e lavoro”.
Circostanza però negata da Alpa che interpellato sulla questione aveva puntualizzato: “Nessuna associazione professionale, siamo stati soltanto coinquilini”.
E ancora: “Io sono iscritto a Genova e lui a Roma. Giuseppe aveva lo studio al piano superiore al mio”.
Diversamente infatti il concorso avrebbe dovuto essere invalidato visto che secondo l’articolo 51 del codice di procedura civile la collaborazione professionale è un elemento che causa l’incompatibilità tra chi esamina e chi è esaminato.
(da agenzie)
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Gennaio 8th, 2019 Riccardo Fucile
SALVINI E DI MAIO AMICI DEI BANCHIERI, NON DEI RISPARMIATORI, COME I LORO PREDECESSORI
Pd all’attacco del Governo sul salvataggio di Carige. “Ieri il Governo del cambiamento ha salvato una banca. Giusto così, per i risparmiatori. Ma se fossero uomini seri Di Maio e Salvini dovrebbero riconoscere che hanno fatto la stessa cosa che abbiamo fatto noi”, scrive Maria Elena Boschi su Twitter.
“Non lo faranno – aggiunge l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – perchè la parola verità non appartiene al loro vocabolario”.
“Hanno approvato un decreto per salvare la banca di Genova. Giusto, serve ai risparmiatori. Ma così certificano di aver mentito quando attaccavano noi sulle Venete, Etruria, Ferrara. Il tempo è galantuomo e fa giustizia delle tante bugie di questi piccoli imbroglioni”, scrive su Twitter il senatore del Pd, Matteo Renzi.
Nel video allegato, l’ex segretario del Pd dice: “Salvini e Di Maio si devono vergognare per quello che hanno detto per anni contro di noi. Si devono vergognare per le offese e gli insulti. Hanno truffato gli italiani raccontando storie non vere su di noi: sulla Tav, sulla Tap, sull’Ilva, sulle trivelle… Adesso persino sulle banche. E’ proprio vero, puoi ingannare qualcuno per tutta la vita e puoi ingannare tutti per una sola volta. Ma non puoi ingannare tutti per tutta la vita. Con la vicenda delle banche di ieri Salvini e di Maio devono semplicemente scrivere la parola vergogna”.
Sulla vicenda Carige “il governo interviene a sostegno della banca. Bene. Ricordo gli schiamazzi sui ‘regali ai banchieri’ quando intervenivamo noi. Ora mi auguro solo prudenza e serietà . Propaganda e allarmismi sono molto pericolosi”, scrive su Twitter l’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
“M5s senza vergogna! All’opposizione erano i novelli tribuni del popolo, al governo con decreto salvano Carige con soldi pubblici. Se hanno capito che salvare le banche vuol dire salvare l’economia locale chiedano scusa e la smettano di fare i rivoluzionari a giorni alterni”.
Lo scrive su Twitter Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati del Partito Democratico, postando il video in cui “Alessandro Di Battista arringava l’Aula di Montecitorio parlando di bancocrazia e di regali dello stato alle banche private”.
(da agenzie)
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Gennaio 8th, 2019 Riccardo Fucile
SALVANO BANCHE A SPESE NOSTRE… DOPO AVER ATTACCATO I DEM PER LE MARCHETTE A MPS, ETRURIA E BANCHE VENETE, ORA FANNO LO STESSO
Sono lontani i tempi, era luglio 2017, in cui i senatori 5 Stelle guidati dall’attuale ministro Barbara Lezzi gettavano false banconote da 500 euro a Palazzo Madama per protestare contro il salvataggio delle banche venete da parte dell’allora maggioranza a guida Pd.
Sono ancora più lontani i tempi, parliamo del 2016, in cui Luigi Di Maio attaccava un giorno sì e l’altro pure l’allora premier Renzi per la gestione della crisi Mps, giurando e spergiurando che lui e il suo Movimento non avrebbero mai messo un centesimo dei soldi pubblici nelle casse degli istituti di credito.
E ancora più remoti i tempi in cui Alessandro Di Battista, in versione Savonarola, arringava dagli scranni di Montecitorio contro il conflitto di interessi di Maria Elena Boschi nel caso Banca Etruria – pensate, era dicembre 2015.
Ora, anno domini 2019, i 5 stelle sono al governo e puntuale come solo la morte sa essere nel Settimo Sigillo di Bergman, ecco che arriva la realtà dei numeri e della finanza a farsi nemesi storica.
Come in una perversa legge del contrappasso adesso è la maggioranza gialloverde a dover varare in fretta e furia un decreto per salvare Carige, la banca di riferimento di una Genova sempre più colpita nel suo tessuto sociale e produttivo.
E lo fa senza colpo ferire, di soppiatto, senza annunci, sperando quasi che nessuno se ne accorga.
Cosa è successo nella pratica? Che Conte e Tria hanno scritto e portato al Consiglio dei ministri un decreto che sarebbe potuto essere frutto dell’accoppiata Gentiloni-Padoan o Renzi-Padoan, fate voi.
Carige è un istituto in forte difficoltà , unico fra gli italiani a essere stato bocciato agli stress test della Bce dello scorso novembre.
Difficoltà acuita dal rifiuto dell’azionista di riferimento, la famiglia Malacalza, a sottoscrivere un aumento di capitale da 400 milioni per dare più solidità alla banca. Non a caso il 2 gennaio, il primo giorno utile dopo le feste natalizie, la Bce ha provveduto a commissariare d’urgenza Carige e dare mandato ai tre amministratori di portarla alle nozze con un istituto più grande e più stabile.
Ma per fare questo non basta il mercato e i suoi spiriti animali e la mano invisibile che secondo la narrazione liberista tutto indirizza verso la soluzione migliore.
Serve lo Stato, quello con la S maiuscola. Soprattutto i suoi soldi, che poi, alla fine della fiera, sono quelli dei contribuenti ovvero i nostri.
E il governo gialloverde non si è fatto specie di aprire il portafogli, seppur non subito ma fra qualche tempo, forse dopo le elezioni europee, guarda caso.
Conte e Tria hanno messo su un meccanismo per il quale ci sarà la garanzia dello stato sui futuri prestiti che Carige chiederà sia mediante bond che mediante finanziamenti diretti a Banca d’Italia.
In altri termini, la banca genovese prenderà a prestito altri soldi ma se non riuscirà a restituirli toccherà pagare allo Stato. Ergo noi tutti.
L’altro pezzo del meccanismo poi è ancora più immediato: se nei prossimi mesi la Bce chiederà a Carige di aumentare il proprio capitale per mettersi al sicuro in caso di crisi finanziarie, beh, Pietro Modiano e gli altri amministratori potranno chiedere e ottenere l’intervento diretto del Tesoro nel capitale.
In poche parole, nazionalizzazione, come fatto un paio d’anni fa con Mps.
E anche in questo caso parliamo di altri soldi pubblici dalle tasche dei tartassati alle casse della banca. Insomma, il cambiamento si è fermato a Eboli.
Forse però una cosa che è cambiata c’è. Ed è la modalità con cui tutto ciò è avvenuto. Il decreto salva-Carige è stato approvato in un Consiglio dei ministri estemporaneo, convocato a sorpresa, durato appena dieci minuti, alle dieci sera, lontano dai telegiornali, senza conferenza stampa finale da parte di Conte e Tria.
E soprattutto senza la possibilità da parte dei ministri presenti di chiedere approfondimenti o meglio modifiche del testo.
In questi giorni si è scritto tanto del parlamento svuotato nei primi sei mesi di governo gialloverde, ma forse da oggi bisogna cominciare a scrivere anche di ministri costretti, volenti o nolenti, a recitare lo spartito di utili yes men.
Del resto, uno vale uno solo fra Di Maio e Salvini.
(da “NextQuotidiano”)
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