Febbraio 24th, 2019 Riccardo Fucile
SOLINAS (CENTRODESTRA) TRA 37-41%, ZEDDA (CENTROSINISTRA) TRA 36-40%, M5S TRA 14-18%… UN ANNO FA CDX 31%, CSX 17,5%, M5S 42,5%… ZEDDA TRASCINA IL CENTROSINISTRA, E RACCOGLIE 9 PUNTI IN PIU’ DELLA COALIZIONE, SOLINAS NE PERDE 6 RISPETTO AI PARTITI CHE LO PORTANO
Elezioni in Sardegna: il Movimento 5 Stelle sotto la soglia del 20%. La forbice è dal 14 al 18%.
Un tracollo per il partito di Luigi Di Maio che nell’isola, alle ultime elezioni politiche, un anno fa, aveva ottenuto il 42,5% dei consensi.
Con Francesco Desogus che riceve dal 13% al 17% dei consensi.
Sono questi i primi exit poll per le regionali in Sardegna. Le rilevazioni sono state effettuate da Opinio Italia per la Rai.
Certo, si tratta solo di dati parziali, ma la tendenza appare chiara.
In corsa per il ruolo di governatore restano Christin Solinas, candidato per il centrodestra che vede la forbice delle preferenze oscillare dal 37 al 41% mentre per quello che riguarda il voto alle liste della coalizione si va dal 43 al 47%.
Successo personale per il candidato del centrosinistra Massimo Zedda, premiato dal voto disgiunto: le liste che lo sostengono avrebbero ottenuto dal 27 al 31% delle preferenze, mentre l’ex sindaco di Cagliari vede i suoi consensi osccillare tra il 36 e il 40%.
Per quanto riguarda le altre liste: Il Pd tra il 13 e il 17% (aveva il 14,8%), la Lega tra il 12 e il 16% (aveva l’11%), Forza Italia tra il 6 e il 10% (aveva il 14%), Fratelli D’Italia tra il 2 e il 5% (aveva il 4$%).
Sono stati chiusi alle 22 i 1840 seggi elettorali delle otto circoscrizioni della Sardegna per le elezioni regionali.
Le operazioni di spoglio inizieranno domani mattina, dalle 7. La proclamazione del vincitore è attesa nella tarda mattinata, mentre ci vorrà più tempo per conoscere i nomi dei 60 consiglieri regionali eletti.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2019 Riccardo Fucile
ENRICO E CLAUDIO VOLEVANO REALIZZARE IL DESIDERIO DI CANTARE CON EMMA, MA LA FOTO CON LEI SCATENA LA FOGNA RAZZISTA: “SIETE DEL PD”
Una serata perfetta per “C’è posta per te”, con un altro record di ascolti, rovinata dai soliti cretini.
Enrico e Claudio, i due ragazzi tenerissimi e speciali che volevano realizzare il desiderio di conoscere e cantare con Emma Marrone, sono stati presi di mira dai soliti odiatori del web. L’accostamento tra i due ragazzini affetti da sindrome di Down agli elettori del Pd, solo perchè la cantante salentina si è permessa di esprimere la sua opinione contro le parole e la politica violenta della Lega e di Matteo Salvini, è la traduzione e il risultato di questi tempi
Tempi bui in cui questi “appestatori”, come li ha chiamati anche Enrico Mentana dal suo quotidiano Open, fanno vittime a colpi di insulti, senza nessuna pietà .
E mentre Emma Marrone paga la regola in vigore in questa era vigliacca, quella secondo cui un artista che parla di umanità può beccarsi solo gli insulti (“se è donna, anche peggio” scrive Francesco Raiola su Fanpage.it), gli uomini e le donne che riversano bile sui social network restano ancora una volta impuniti, tutti liberi di colpire ancora il prossimo bersaglio che si permette di parlare di inclusione, di rispetto per la vita altrui, di condivisione.
In “Black Mirror” ci siamo dentro. È questo lo scenario apocalittico che anni di fantascienza ci hanno predetto e prefigurato.
Esprimi una opinione contraria alla massa? Sei messo alla gogna.
Una volta, la specificità anche di pensiero veniva premiata, adesso viene presa a sassate. A detta di alcuni servirebbe un reato specifico per chi odia sul web.
A parere nostro sarebbe sufficente che costoro ricevessero entro 24 ore la visita delle forze dell’ordine, il processo per direttissima e almeno un anno di carcere senza condizionale, oltre alla perdita della patria potestà e 100.000 euro di ammenda con sequestro preventivo dei beni.
Questo solo per i reati più lievi.
Tranquilli che in 30 giorni razzisti in Italia non ce ne sarebbero più a piede libero.
E se le carceri trabordassero, tutti su barconi direzione lager libici (che a detta di Salvini sono così belli e accoglienti).
In questo caso prenderemmo per buona anche l’idea della Meloni sul blocco navale: chi prova a tornare indietro raffiche di mitra in aria per dissuaderli.
Niente salvagenti, devono chiamare la centrale operativa libica che cura la zona Sar e che interviene sempre tempestivamente.
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Febbraio 24th, 2019 Riccardo Fucile
MA NELLE CASSE SONO ARRIVATI UN MILIONE DI EURO, TRAMITE L’OBBLIGO PER OGNI PARLAMENTARE DI VERSARE 300 EURO AL MESE A TESTA
Ogni parlamentare grillino deve dargli 300 euro al mese. E al momento, come ha detto Elena
Fattori, nelle casse della Casaleggio Associati e/o dell’associazione Rousseau è entrato circa un milione di euro.
Ma sono pur sempre soldi pubblici, cosa che molti fanno finta di non vedere perchè si tratta di un’erogazione indiretta
Resta il fatto che ciò che accade in una piattaforma privata e senza controlli esterni è fuori controllo per definizione
E su quello che accade della piattaforma Rousseau nessuno può dire nulla se non “Facciamo a fidarsi”.
Ma le scuse non mancano: la certificazione del voto espresso sulla piattaforma Rousseau da parte di un ente esterno “è stato escluso perchè ha costi troppo alti”. Lo ha detto Davide Casaleggio.
“Oggi – ha aggiunto – abbiamo uno strumento di certificazione del voto che passa da una serie di procedure che noi seguiamo e da un notaio che ne valuta l’adozione e fotografa il risultato finale. In futuro adotteremo la certificazione distribuita”.
Tradotto: sono gli uomini della Casaleggio che certificano la legalità del voto, il notaio si limita a mettere un timbro sui totali che gli vengono forniti dall’azienda.
Questo nonostante gli introiti di 1 milione di euro l’anno.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2019 Riccardo Fucile
DA CALENDA A LEGNINI PRENDE CORPO UNA FORMAZIONE EXTRA-LARGE
È cambiata la colonna sonora. Da Jovanotti siamo passati a Mahmood, il vincitore di Sanremo. Il tema però è sempre lo stesso: come tenere insieme poli magnetici che non si attraggono ma si respingono. L’ossessione della Sinistra.
Dal 4 marzo, cioè dal dopo primarie dem, il pallino potrebbe trovarselo tra le mani Nicola Zingaretti, attuale governatore del Lazio, per la vulgata televisiva fratello del commissario Montalbano.
Ma se a lui andrà il compito titanico di resuscitare il pd, “andando oltre il pd”, il ruolo di aspirante federatore è già assegnato.
Andrà a Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano, che già in passato provò (invano) a far convivere le varie anime.
Ma la novità non è solo questa, La novità è che dalla convention di Zingaretti – titolo “A sinistra la Piazza grande”, location lo Spazio eventi dell’hotel Nazionale — non partono bordate ad alzo zero, sfumano gli attacchi ai 5stelle.
E c’è persino chi evita per pudore di pronunciare il nome del ministro dell’Interno. Come dire che avere un nemico è importante, certo. Ma avere un progetto e mettere in campo una “nuova cultura delle alleanze” lo è forse anche di più.
Listone inclusivo
L’idea è un listone “inclusivo” che tenga insieme il campo largo del centrosinistra e il progressismo civico. Una Piazza grande, appunto, dove abbiano diritto di cittadinanza anche i moderati. Con capilista che in vista delle prossime Europee del 26 maggio tengano insieme tante sensibilità , senza creare steccati. E chi non se non Giuliano Pisapia ha una vocazione il ruolo di federatore?
Zingaretti vuole aprire una fase nuova. “Non ho paura delle differenze”. Vuole costruire “un progetto politico che parta dell’idea delle differenze per liberare tutti”.
“Mai avrei pensato di trovarmi in questo momento della storia in questa posizione che sto avendo. Ma da quando abbiamo iniziato non mi sono mai sentito solo. Dal Nord al Sud. Abbiamo iniziato a tessere una rete di relazioni fondate sulla politica ma anche sull’umanità . Siamo di fronte ad una fase drammatica — è l’analisi — la crisi colpirà ancora e sempre di più le persone povere. Ogni giorno si perdono 350 posti di lavoro, si tagliano investimenti su scuola università e centri del sapere”. E ancora: “Lo scontro individua nella Costituzione repubblicana e nella democrazia l’ostacolo da rimuovere”. Perchè, avverte Zingaretti, il pericolo è questo, “l’attacco alla democrazia stessa, la terza fase del populismo”.
L’idea prende forma da questa emergenza. Ecco allora la necessità di una formazione extralarge, pezzi di società civile e politici da Calenda a Legnini, leader della coalizione progressista in Abruzzo.
Una nuova stagione e un nuovo Pd “targato Zingaretti” che parli anche ai grillini disillusi, a chi critica la saldatura Lega-5stelle
Leonardo Majocchi, un 18 enne di Latina che fa l’elogio della politica, “quella fuori dalle istituzioni”, il filosofo Giacomo Marramao, docente dell’Università Roma 3 che attacca il neo-populismo mediatico che produce effetti di depoliticizzazione e auspica un nuovo intreccio tra rappresentativa amministrativa e una rete consiliare nei territori che tenga insieme lavoratori di tutti i settori e intellettuali.
Silvio Maselli, assessore alla Cultura del Comune di Bari; Marta Bonafoni, consigliere regionale del Lazio, Livia Turco, ex ministro e ora presidente della Fondazione Nilde Jotti, ringrazia Zingaretti per l’applicazione della legge 194.
“A cosa serve una sinistra che non sappia prendersi cura delle persone?”. Fare del bene “fa stare bene”, e si commuove fino alle lacrime quando chiede di ritrovare “il popolo della sinistra che se n’è andato”.
Che si respiri un buonismo riveduto e corretto, magari 2.0, è un dato di fatto.
Ondate di veltronismo allo stato puro. Porti aperti, braccia aperte. Facce nuove e volti già visti. Si rivede ad esempio Cecile Kyenge, bersaglio preferito dei nazi-leghisti duri e puri. Un simbolo che in tempi bui è diventato scomodo anche a sinistra. Lei chiude il suo intervento in modo irrituale, patriottico: “Viva la Repubblica, viva l’Italia” ma la platea non si scalda.
In ordine di apparizione appuntiamo i nomi di Amedeo Ciaccheri, presidente dell’VIII municipio di Roma che ha dato la cittadinanza a Mimmo Lucano, si sente al “centro di una tempesta di m…” e svaria da Hannah Arendt a padre Alex Zanotelli, Jacques Derrida fino al cantante di Sanremo e (della Serpentara) Achille Lauro.
Ha diritto di parola anche Greta Guadalupi, studentessa del Liceo Tasso. “siamo una generazione che vuole cambiare le cose, non deludeteci. Un contributo video dell’eurodeputato Goffredo Bettini e un endorsement di Dacia Maraini
Ius soli? “Lo fece Caracalla nel 212 a.C”, si prende una discreta quota di applausi. Aminata Kida, guida turistica, una dei “neri italiani”. “14 anni per aver riconosciuto un diritto”.
Marco Furfaro, coordinatore nazionale di Futura mette il dito nella piaga quando dice che “il problema non è mettere insieme tutti quelli che ci sono nell’agenda telefonica di Calenda”.
Un piccolo Pantheon senza dogmi, la cantante Emma Marrone, Don Sardelli, il prete che si trasferì in borgata, al civico 75 dell’Acquedotto, Jurgen Klopp, il coach tedesco del Liverpool che preferisce le partite in cui si esce con la maglia zuppa e la faccia sporca.
La cabina di regia è affidata al coordinatore di Piazza Grande, Massimiliano Smeriglio, vice presidente della Pisana. In settimana presenterà il suo Relod, un glossario minimo di rigenerazione politica. Ora dice “bravo” al presidente Mattarella per aver premiato “i protagonisti della tenuta sociale”.
Sì al salario minimo, sì ad una legge che consideri sfruttamento, Poi rivolgendosi a Zingaretti: “Abbiamo fatto piazza grande, ora dobbiamo fare Largo della Vittoria senza passare da Vicolo Stretto e ripartire dal via”.
A Monopoli avrebbe già vinto.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 24th, 2019 Riccardo Fucile
“SALVINI LEGGA GLI ATTI, INVECE CHE ESPRIMERE SOLIDARIETA’ A UN CONDANNATO PER TENTATO OMICIDIO: QUELLA DI PEVERI E UNA TENTATA ESECUZIONE, NON LEGITTIMA DIFESA”
La linea del ministro della Paura si sa: fregarsene della legalità se si devono sequestrare
poveracci su una nave, se si abusa dei propri poteri di ministro, se si indossano illecitamente divise, se si viola il silenzio elettorale.
In cambio grandi dosi da far west, con armi libere come vuole Trump, legittimazione della giustizia fai da te e nessun limite alla mano pesante utilizzata dalle forze dell’ordine nelle loro azioni repressive.
Una deriva autoritaria pericolosa che non a tutti va bene. “Potrebbe essere una spinta a farsi giustizia da sè”.
La preoccupazione è del procuratore capo di Piacenza Salvatore Cappelleri dopo la visita in carcere del ministro Salvini ad Angelo Peveri.
“Questo – spiega – non è un caso di legittima difesa, viene citato a sproposito: Peveri sparò dall’alto verso il basso, come dicono le perizie, due colpi di fucile di cui uno colpì Dorel al petto. Il pericolo è che passi il messaggio che comunque e’ legittimo reagire”, osserva.
“Se si sta usando il caso Peveri per giustificare una nuova legge sulla legittima difesa, l’esempio non è pertinente – dice il magistrato – Chi ha certe responsabilità dovrebbe essere più attento a ricostruzioni che non corrispondono ai fatti processualmente accertati, la prudenza è d’obbligo”.
“Il Parlamento può legittimamente ipotizzare la modifica della norma sulla legittima difesa. Anche se riesco difficilmente a immaginare una legge alternativa rispetto a quella attuale – prosegue – Perchè la rilevanza costituzionale del bene della vita è di gran lunga superiore al diritto di proprietà . E’ difficile ipotizzare che possa essere legittima qualsiasi reazione. Ma il messaggio che rischia di passare è proprio questo”.
Come può dirsi legittima difesa sparare a un ladro già immobilizzato e a terra? O piuttosto si legittima la giustizia fai da te?
(da Globalist)
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Febbraio 24th, 2019 Riccardo Fucile
EMERGE LA VERITA’: INVECE CHE CONTARE I BULLONI DELLA NAVE FAREBBERO MEGLIO A DEDICARSI A SALVARE ESSERI UMANI
La Sea Watch3 ha ormai lasciato il porto di Catania, dove è rimasta bloccata dallo scorso 31 gennaio, quando è stato concesso ai 47 migranti, precedentemente salvati, di sbarcare, dopo giorni in attesa, sull’imbarcazione alla fonda al largo di Siracusa.
La nave dell’ong tedesca, battente bandiera olandese, è rimasta poi bloccata per 21 giorni.
In un tweet l’ond denuncia: “20 giorni in porto, 80 ore di ispezioni: il gioco tra Italia e Olanda per impedire il ritorno in SAR. Da 2 giorni l’Olanda aveva notificato il permesso ma l’Italia ha procrastinato la partenza”
LaSea-Watch ha annunciato di essere pronta ad avviare un procedimento giudiziario urgente contro la detenzione della sua nave, bloccata illegalmente a Catania dal governo olandese e italiano.
Pochi minuti prima della scadenza del termine previsto, le autorità olandesi hanno invitato l’autorità italiana a consentire alla nave di salpare verso il cantiere navale per la manutenzione programmata, ammettendo così implicitamente l’illegittimità del blocco”, ha sottolineato il team di Sea Watch.
“Per 21 giorni le autorità italiane e olandesi hanno cercato ogni possibile pretesto per bloccare la nave in porto, spostando l’attenzione su dettagli tecnici irrilevanti con l’evidente scopo di impedire la sua attività di soccorso in mare e cercando, in questo modo, di distogliere l’attenzione dalla tragedia che si svolge nel Mediterraneo centrale e in Libia, teatro di morte e abusi quotidiani”.
E ancora: “La nave è rimasta per oltre 10 giorni senza un porto sicuro e senza alcun coordinamento da parte delle autorità di soccorso. Dopo lo sbarco, è stata pubblicata una dichiarazione della Procura della Repubblica di Catania che chiarisce che l’equipaggio e la nave, nel condurre il soccorso, hanno agito nel pieno rispetto della legge. È poi seguita una pretestuosa sequenza di controlli e ispezioni che ha impedito a Sea-Watch di tornare a navigare”.
“Venti giorni persi a dimostrare che abbiamo tutto in regola. 20 giorni usati dalle autorità italiane e olandesi per abusare del loro potere ispettivo e cercare qualcosa, la minima cosa, pur di impedire l’attività di soccorso in mare e che si parli della tragedia in corso nel Mediterraneo e in Libia e dell’incapacità dei governi europei di gestirla”, ha commentato Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch.
“A governi che si concentrano sulla conta dei bulloni a bordo della nostra nave, chiederei di occuparsi con serietà dell’emergenza umanitaria in Libia e delle morti nel Mediterraneo”.
80 ore di ispezioni irrilevanti in un Paese dove mancano gli ispettori del lavoro e centinaia di persone restano vittime di incidenti perchè nessuna autorità si degna di fare verifiche.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2019 Riccardo Fucile
L’EPISODIO AL PRONTO SOCCORSO DI MERCATO SAN SEVERINO: IL GIOVANE LAVORATORE 20ENNE IVORIANO E’ STATO INSULTATO CON FRASI RAZZISTE TESTIMONIATE DA UN VIDEO
“Una persona sta male, va in ospedale e trova l’infermiera che gli dice ‘devi morire’. È
normale, è normale questa cosa?”, si chiede Souleymane Rachidi, 20enne originario della Costa d’Avorio residente nella Valle dell’Irno.
Dopo un intenso dolore al petto, il giovane, studente e lavoratore, viene portato dal 118 al Pronto Soccorso dell’ospedale Curteri di Mercato San Severino, in provincia di Salerno.
A quel punto, invece di trovare assistenza e supporto, il 20enne ha dovuto anche fronteggiare un’infermiera che lo ha insultato così:
“Devi morire, devi morire, qua non ti voglio vedere più”.
Souleymane, sconvolto per l’accaduto, ha ripreso la scena con il suo cellulare: nel video si sente chiaramente la voce in sottofondo della donna che lo offende.
Successivamente, il ragazzo, poichè il dolore non passava, ha chiesto aiuto al suo datore di lavoro, il quale lo ha accompagnato al Ruggi di Salerno: dopo la visita e gli accertamenti del caso, è emerso che il malore è connesso ad un problema bronchiale che Souleymane dovrà risolvere tornando presso il nosocomio salernitano che lo ha preso in cura.
“Questa è l’Italia? Dove la vita umana non ha nessun valore, in un ospedale pubblico dove ti dicono devi andare al paese tuo, devi morire perchè sei nero? Dopo questo episodio ho deciso di non curami più e sono andato via da questo ospedale. Io sono fiero della mia razza e sono fiero di colore della mia pelle. Andate a dire a Salvini che sono ancora vivo”, ha scritto il giovane straniero su Facebook.
Al momento, non risultano denunce presentate dall’uomo ai carabinieri della Compagnia di Mercato San Severino.
Dalla direzione strategica dell’azienda ospedaliero-universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, competente per il presidio dove sarebbe avvenuto il fatto, intanto, fanno sapere “di aver immediatamente dato avvio, già nella giornata di oggi, ad una indagine interna al fine di verificare la realtà dei fatti e le eventuali responsabilità interne”.
Il direttore generale dell’azienda, Giuseppe Longo, sottolinea che “qualunque sarà l’esito è importante tener presente che nel settore sanitario è fondamentale ancor di più il rispetto della dignità e dei valori della persona umana”.
L’allarme razzismo non è più solo una percezione diffusa. I dati parlano chiaro: dal 2016 a oggi le denunce per violenza a sfondo razzista sono triplicate. Come riporta il quotidiano la Repubblica, citando l’associazione Lunaria, nel 2016 le denunce erano state 27, per poi salire a 46 nel 2017 e a 126 nel 2018.
E se si considerano, oltre alle violenze, anche altri casi di discriminazione razzista, dalle offese ad altri danni, si arriva al numero record di 628. L’allarme è sempre più vistoso e preoccupante.
(da TPI)
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Febbraio 24th, 2019 Riccardo Fucile
NOTTE DI TERRORE A COMO: PADAGNO IRROMPE IN UN CENTRO MASSAGGI, RUBA L’INCASSO E STUPRA UNA DIPENDENTE… NESSUN POST DI ESECRAZIONE DEI POLITICI SOVRANISTI
Ha rapinato e violentato una donna dopo essere entrato con la forza in un centro massaggi un uomo di 46 anni, già con numerosi precedenti per comportamenti violenti, arrestato la notte scorsa dalla squadra volante della polizia di Como.
Poco dopo le 20.30 l’uomo è entrato all’interno del centro massaggi e ha aggredito una giovane donna, cittadina cinese, minacciandola con un coltello.
Il bruto prima si è fatto consegnare l’incasso, 20 euro, poi ha trascinato la donna in una stanza adiacente l’ingresso e l’ha violentata.
Con la forza della disperazione la giovane è riuscita ad approfittare di un attimo di distrazione del suo carnefice per fuggire e cercare aiuto in un’abitazione vicina, da dove ha chiamato il 112.
Gli uomini della questura si sono precipitati al negozio e hanno trovato l’uomo poco lontano, in una traversa di via Napoleona, ancora in parte svestito e con in mano delle forbici con cui si è inferto una ferita.
In tasca aveva alcuni oggetti appartenenti alla vittima e i 20 euro che le aveva rapinato. Arrestato per rapina aggravata e violenza sessuale l’uomo è stato portato al Bassone.
(da “Il Giorno”)
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Febbraio 24th, 2019 Riccardo Fucile
IGNOBILI INSULTI RAZZISTI AL CESTISTA RAGAZZINO, LA SUA SQUADRA SMETTE DI GIOCARE PER SOLIDARIETA’
Con i razzisti non ha senso giocare. 
È stata una decisione unanime e naturale quella dei giovanissimi cestisti della Mastria Vending Virtus Under 18 di Catanzaro, che hanno deciso di lasciare il parquet 40 secondi prima della fine della partita per protestare contro gli insulti razzisti ricevuti dal compagno di squadra, Nikola Markovic.
Un ragazzino forse troppo bravo, quindi bersagliato per tutta la partita con insulti e provocazioni dagli avversari del Cus Bari, non troppo più grandi di lui.
Ma anche nel campionato di Eccellenza under 18 — denuncia la sua società — il razzismo ormai dilaga e macchia lo sport. “I campioncini baresi anzichè marcare la forte ala giallorossa con tecnica ed agonismo, hanno adottato la scelta dell’insulto razzista in continuo. Zingaro e slavo di mer…i più ricorrenti” ha tuonato la Mastria Vending sulla sua pagina Facebook, all’indomani della partita.
Un match teso, brutto, sporcato da insulti, provocazioni e reazioni, che gli arbitri hanno lasciato correre “senza interrompere e sanzionare tale inqualificabile condotta tanto antisportiva che incivile” si legge nel comunicato della società .
Anzi, aggiungono, al danno si sarebbe aggiunta la beffa, perchè ad essere espulso sarebbe stato proprio Markovic, “reo di aver protestato contro la condotta razzista dei giovani eroi biancorossi”.
È a quel punto che i suoi compagni hanno deciso di reagire e di uscire dal rettangolo di gioco insieme a lui.
Una decisione naturale, collettiva, di squadra, subito avallata dal coach e dallo staff tecnico, che tuttavia non ha smorzato la tensione.
Il Cus Bari ha provato a gettare acqua sul fuoco. Il giocatore responsabile degli insulti razzisti è stato uno solo — si difende la squadra pugliese —è stato subito allontanato dal campo e sarà escluso dalle prossime gare di campionato.
A sostegno del giovane cestista e della squadra di Catanzaro sono intervenuti il sindaco della città Sergio Abramo, il presidente del Consiglio comunale, Marco Polimeni, e la deputata Wanda Ferro, che hanno duramente condannato l’episodio. E hanno promesso “alla prossima partita saremo sugli spalti a sostegno dei ragazzi della Mastria”.
(da agenzie)
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