ZINGARETTI RECUPERA PISAPIA “FEDERATORE” E SI PREPARA A RILANCIARE IL CENTROSINISTRA
DA CALENDA A LEGNINI PRENDE CORPO UNA FORMAZIONE EXTRA-LARGE
È cambiata la colonna sonora. Da Jovanotti siamo passati a Mahmood, il vincitore di Sanremo. Il tema però è sempre lo stesso: come tenere insieme poli magnetici che non si attraggono ma si respingono. L’ossessione della Sinistra.
Dal 4 marzo, cioè dal dopo primarie dem, il pallino potrebbe trovarselo tra le mani Nicola Zingaretti, attuale governatore del Lazio, per la vulgata televisiva fratello del commissario Montalbano.
Ma se a lui andrà il compito titanico di resuscitare il pd, “andando oltre il pd”, il ruolo di aspirante federatore è già assegnato.
Andrà a Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano, che già in passato provò (invano) a far convivere le varie anime.
Ma la novità non è solo questa, La novità è che dalla convention di Zingaretti – titolo “A sinistra la Piazza grande”, location lo Spazio eventi dell’hotel Nazionale — non partono bordate ad alzo zero, sfumano gli attacchi ai 5stelle.
E c’è persino chi evita per pudore di pronunciare il nome del ministro dell’Interno. Come dire che avere un nemico è importante, certo. Ma avere un progetto e mettere in campo una “nuova cultura delle alleanze” lo è forse anche di più.
Listone inclusivo
L’idea è un listone “inclusivo” che tenga insieme il campo largo del centrosinistra e il progressismo civico. Una Piazza grande, appunto, dove abbiano diritto di cittadinanza anche i moderati. Con capilista che in vista delle prossime Europee del 26 maggio tengano insieme tante sensibilità , senza creare steccati. E chi non se non Giuliano Pisapia ha una vocazione il ruolo di federatore?
Zingaretti vuole aprire una fase nuova. “Non ho paura delle differenze”. Vuole costruire “un progetto politico che parta dell’idea delle differenze per liberare tutti”.
“Mai avrei pensato di trovarmi in questo momento della storia in questa posizione che sto avendo. Ma da quando abbiamo iniziato non mi sono mai sentito solo. Dal Nord al Sud. Abbiamo iniziato a tessere una rete di relazioni fondate sulla politica ma anche sull’umanità . Siamo di fronte ad una fase drammatica — è l’analisi — la crisi colpirà ancora e sempre di più le persone povere. Ogni giorno si perdono 350 posti di lavoro, si tagliano investimenti su scuola università e centri del sapere”. E ancora: “Lo scontro individua nella Costituzione repubblicana e nella democrazia l’ostacolo da rimuovere”. Perchè, avverte Zingaretti, il pericolo è questo, “l’attacco alla democrazia stessa, la terza fase del populismo”.
L’idea prende forma da questa emergenza. Ecco allora la necessità di una formazione extralarge, pezzi di società civile e politici da Calenda a Legnini, leader della coalizione progressista in Abruzzo.
Una nuova stagione e un nuovo Pd “targato Zingaretti” che parli anche ai grillini disillusi, a chi critica la saldatura Lega-5stelle
Leonardo Majocchi, un 18 enne di Latina che fa l’elogio della politica, “quella fuori dalle istituzioni”, il filosofo Giacomo Marramao, docente dell’Università Roma 3 che attacca il neo-populismo mediatico che produce effetti di depoliticizzazione e auspica un nuovo intreccio tra rappresentativa amministrativa e una rete consiliare nei territori che tenga insieme lavoratori di tutti i settori e intellettuali.
Silvio Maselli, assessore alla Cultura del Comune di Bari; Marta Bonafoni, consigliere regionale del Lazio, Livia Turco, ex ministro e ora presidente della Fondazione Nilde Jotti, ringrazia Zingaretti per l’applicazione della legge 194.
“A cosa serve una sinistra che non sappia prendersi cura delle persone?”. Fare del bene “fa stare bene”, e si commuove fino alle lacrime quando chiede di ritrovare “il popolo della sinistra che se n’è andato”.
Che si respiri un buonismo riveduto e corretto, magari 2.0, è un dato di fatto.
Ondate di veltronismo allo stato puro. Porti aperti, braccia aperte. Facce nuove e volti già visti. Si rivede ad esempio Cecile Kyenge, bersaglio preferito dei nazi-leghisti duri e puri. Un simbolo che in tempi bui è diventato scomodo anche a sinistra. Lei chiude il suo intervento in modo irrituale, patriottico: “Viva la Repubblica, viva l’Italia” ma la platea non si scalda.
In ordine di apparizione appuntiamo i nomi di Amedeo Ciaccheri, presidente dell’VIII municipio di Roma che ha dato la cittadinanza a Mimmo Lucano, si sente al “centro di una tempesta di m…” e svaria da Hannah Arendt a padre Alex Zanotelli, Jacques Derrida fino al cantante di Sanremo e (della Serpentara) Achille Lauro.
Ha diritto di parola anche Greta Guadalupi, studentessa del Liceo Tasso. “siamo una generazione che vuole cambiare le cose, non deludeteci. Un contributo video dell’eurodeputato Goffredo Bettini e un endorsement di Dacia Maraini
Ius soli? “Lo fece Caracalla nel 212 a.C”, si prende una discreta quota di applausi. Aminata Kida, guida turistica, una dei “neri italiani”. “14 anni per aver riconosciuto un diritto”.
Marco Furfaro, coordinatore nazionale di Futura mette il dito nella piaga quando dice che “il problema non è mettere insieme tutti quelli che ci sono nell’agenda telefonica di Calenda”.
Un piccolo Pantheon senza dogmi, la cantante Emma Marrone, Don Sardelli, il prete che si trasferì in borgata, al civico 75 dell’Acquedotto, Jurgen Klopp, il coach tedesco del Liverpool che preferisce le partite in cui si esce con la maglia zuppa e la faccia sporca.
La cabina di regia è affidata al coordinatore di Piazza Grande, Massimiliano Smeriglio, vice presidente della Pisana. In settimana presenterà il suo Relod, un glossario minimo di rigenerazione politica. Ora dice “bravo” al presidente Mattarella per aver premiato “i protagonisti della tenuta sociale”.
Sì al salario minimo, sì ad una legge che consideri sfruttamento, Poi rivolgendosi a Zingaretti: “Abbiamo fatto piazza grande, ora dobbiamo fare Largo della Vittoria senza passare da Vicolo Stretto e ripartire dal via”.
A Monopoli avrebbe già vinto.
(da “Huffingtonpost”)
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