Marzo 9th, 2019 Riccardo Fucile
CONTE TROVA IL CAVILLO PER GUADAGNARE SEI MESI E BYPASSARE LE ELEZIONI EUROPEE… E TUTTI DICONO DI ESSERE CONTENTI
I “bandi” Tav diventano “avvisi”, la Tav va avanti. 
Si riparte dalle manifestazioni di interesse sui lotti francesi, per salvare i fondi Ue, con una clausola di dissolvenza, già prevista nel diritto francese, ma ora messa per iscritto. E fra sei mesi, non scatterà in automatico la seconda fase, quella della presentazione delle offerte, ma servirà l’avallo di Italia e Francia per poter procedere.
Entra in scena l’avvocato Conte, manda una lettera alla Telt e trova un cavillo che mette pace della maggioranza.
Il premier guadagna sei mesi di tempo sulla Tav e, nell’atmosfera surriscaldata del Governo gialloverde, è ossigeno puro.
Una toppa su un buco che si stava allargando ora dopo ora. E invece, adesso, tutti dicono di essere contenti soprattutto perchè la decisione è rimandata a dopo le elezioni Europee e quelle del Piemonte.
Tutto si condensa in un certosino lavoro legale del premier che, con tecnica da professionista dell’arbitrato, risolve, per il momento, un problema squisitamente politico.
Poichè la questione di fondo delle ultime 72 ore era trovare il modo che permettesse tanto a Matteo Salvini quanto soprattutto a Luigi Di Maio di difendere e affermare la propria posizione sulla Torino-Lione, evitando così una crisi di Governo che si avvicinava ad alta velocità .
La Tav procede. Spostando lo sguardo un po’ più in là il problema è solo rimandato di sei mesi, quando il Governo dovrà dare una risposta: non ci saranno altri cavilli possibili, sarà Sì o No alla Tav.
Il cuore dell’accordo e il cavillo giuridico prevedono di far sparire la parola “bandi” e di chiamare diversamente questa prima fase che si aprirà lunedì con la riunione del Consiglio di amministrazione di Telt: “Avvisi di manifestazione di interesse”.
Con una clausola di dissolvenza messa per iscritto. Di fatto dei bandi preliminari. Di fatto la mediazione che la Lega proponeva mercoledì sera. Una toppa.
Quanto basta per far dire a Matteo Salvini nel giorno del suo compleanno in stile elite a Milano che “l’opera non si ferma”.
Così, dopo aver spento 46 candeline in un festone da oltre duecento invitati, decide la linea da tenere in stretto contatto con i suoi.
Si attacca al telefono mentre il Movimento 5 Stelle ostenta la vittoria. Gli viene consigliato di affondare il colpo, di rivendicare la vittoria del via, un po’ come fa il sottosegretario Armando Siri quando dice: “Nessuna resa. I finanziamenti Ue sono salvi. Il nostro obiettivo è stato raggiunto”.
Ma Salvini per una volta si tiene: prima di lasciare il ristorante ed essere assalito dalla telecamere ci pensa e ci ripensa. A uno dei suoi confida: “Se io rispondo così, si incazzano”.
Il pensiero è non affondare il colpo su Luigi Di Maio, che riesce a compattare i suoi e placare chi ventilava la crisi di governo. Un messaggio però lo manda: “Se non troviamo l’intesa nel Governo – dice Salvini – la si troverà in Parlamento o nel Paese”, e quindi con un referendum.
In entrambi i casi il leader leghista sa di avere la meglio. Per questo la soddisfazione per la giornata è tanta. State tranquilli, dice ai suoi, i bandi lunedì partiranno, la Tav si farà .
Circola un sondaggio di Swg secondo cui la proposta leghista di Mini-Tav incontrerebbe anche il favore dei Cinque stelle, che sul punto si spaccherebbero con il 35% di Sì e il 34% di No: un grattacapo per Di Maio.
Più in generale, secondo questa rilevazione, i Sì Tav sarebbero tra gli italiani il 58% (75% nella Lega, 21% nel M5s, dove c’è il 21% di No) mentre per il No sarebbe solo il 16%.
Nel Nordovest, dove i Sì sarebbero al 66%, il 60% degli interpellati dice che la Tav va fatta anche se non conveniente.
A dimostrazione che l’importante è ungere le ruote delle imprese, chi se ne frega se non serve a nulla.
Luigi Di Maio, dal canto suo, esce per un attimo dalle corde. Esulta, mentre tutta la sua base è radunata a Milano al ‘Villaggio Rousseau’: “Oggi è un successo per gli italiani”, dice.
Ma è consapevole di quanto questa storia sia scivolosa e da dimenticare per qualche tempo.
Un parlamentare M5s, che ha seguito da vicino il dossier anche durante i vertici notturni, svicola un po’ e alla fine si lascia andare: “Vabbè, non abbiamo detto ‘No’ alla Tav, ma abbiamo ricompattato il gruppo”.
Senza dubbio alzando al massimo il livello dello scontro con Salvini, fino a minacciare la crisi di governo, il vicepremier grillino è tornato in sintonia con i suoi gruppi parlamentari uniti nel ‘No’ alla Tav.
Come ha confermato Roberto Fico, nel parlare dei 5 stelle come No Tav per costituzione. Il non aver bloccato l’opera, in questa fase, passa in secondo piano. Almeno per ora.
Ecco il capogruppo dei senatori Stefano Patuanelli, aggirarsi tra una sala e l’altra del Palazzo delle Stelline: “Con la Lega abbiamo pareggiato”.
I deputati e i senatori sono contenti che non sia caduto il governo, ma sono consapevoli che le promesse da campagna elettorale erano ben diverse, così l’ostilità nei confronti della Lega cresce.
Perchè a leggere bene le carte, alla fine di questo stress test, nella sostanza è cambiato poco.
L’Alta velocità andrà avanti come da programma con la partenza, guai a chiamarli bandi, degli avvisi di manifestazione di interesse.
A questo riguardo è stata inserita, ed è qui che Di Maio ostenta la vittoria, la “clausola di dissolvenza”. Clausola che tuttavia nel diritto francese già esiste, ma che lunedì sarà precisata e messa per iscritto nel corso del Consiglio di amministrazione di Telt, che avvierà gli avvisi di preselezione di mercato per cogliere le manifestazioni di interesse sui 2,3 miliardi di lavori del tunnel di base.
In questo modo l’Italia non perderà i 300 milioni di euro. Il passo in avanti ottenuto da Di Maio sta nel fatto che, per avviare la seconda fase dei bandi, quella della gara, servirà il via libera del Governo italiano.
Nei prossimi giorni dovrebbe partire la richiesta rivolta a Parigi e anche a Bruxelles di ridiscutere gli accordi che dovrebbero riguardare sia il progetto sia le quote di finanziamento.
La risposta di Telt a Conte chiarisce che si procederà con inviti a presentare le candidature e si sottoporrà la successiva fase di trasmissione dei capitolati per le offerta al preventivo avallo dei due governi.
Così, al momento, mentre ognuno rivendica il proprio trionfo, c’è un unico vincitore: il rinvio che permette sia alla Lega sia a M5s si decidere dopo le elezioni europee.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 9th, 2019 Riccardo Fucile
COSA PUO’ ACCADERE, IL RUOLO DI CONTE, DOVE PREVALGONO LE REGIONI DEL M5S E DOVE QUELLE DELLA LEGA, COSA SONO LE CLAUSOLE DI DISSOLVENZA
Cosa accade lunedì al Cda di Telt?
La società italo-francese riunirà il Cda e darà il via alla pubblicazione degli “avis de marchès” (avvisi a presentare candidatura) per i lotti francesi della Torino-Lione. Questa era la previsione della vigilia e questa è la decisione che verrà presa. In questo modo l’Italia non perderà 300 milioni di euro di finanziamenti europei, come sarebbe accaduto in caso di rinvio. Tutto come previsto.
Quale novità ha introdotto l’intervento di Giuseppe Conte?
Negli “avvisi”, che sono una sorta di bandi preliminari, sarà inserita esplicitamente una “clausola di dissolvenza” – in realtà già prevista nella normativa francese – che consente alla stazione appaltante (Telt) in qualunque momento di non procedere alla seconda fase del bando di gara senza oneri per sè e per Italia e Francia.
Per questa seconda fase, Telt si impegna a non procedere in assenza di un avallo dei Governi di Roma e Parigi. Servirà quindi un via libera chiaro di Italia e Francia entro sei mesi perchè si vada avanti. Tempo in cui si dovrebbe procedere alla interlocuzione fra Roma, Parigi e Bruxelles per riduscutere l’opera, come previsto dal Contratto di Governo.
La Tav si ferma o va avanti?
La Torino Lione per ora va avanti. Cambia che ora serve una determinazione dei Governi per procedere alla seconda fase dei bandi – in precedenza avveniva in automatico – con la trasmissione dei capitolati per le offerte.
Perchè Di Maio canta vittoria?
I 5 stelle hanno sei mesi di tempo per ridiscutere il progetto. I bandi di gara, invece di partire in automatico, partono solo con l’esplicito e preventivo avallo governativo. Si può aprire il confronto con la Francia e non basta un silenzio assenso, serve un via libera chiaro per poter procedere alla realizzazione dell’opera. In questo modo viene rispettato il dettato del Contratto di Governo sulla ridiscussione del progetto.
Perchè Salvini è soddisfatto?
La Lega ottiene che l’opera non si fermi del tutto e che non si perdano i 300 milioni di finanziamento europeo. Nei sei mesi di tempo che serviranno per dare una risposta alla Telt, come ha detto il vice premier leghista, se non si troverà un’intesa a livello di Governo, ci sono la via parlamentare — che vede una schiacciante maggioranza pro Tav — e quella popolare, con un referendum che vede favoriti i Sì.
Come accoglie Telt il nuovo scenario?
Per Telt il Cda si svolge senza particolari stravolgimenti, la Tav va avanti con gli avvisi sui lotti francesi che erano previsti e non si perdono i fondi Ue. La sensazione, però, è che fra poco meno di sei mesi si potrebbe assistere alla stessa impasse politica.
Cosa sono le clausole di dissolvenza?
Consentire di dichiarare all’occorrenza “senza seguito” una procedura di gara già pubblicata, ma per cui nel frattempo siano venute meno le volontà politiche di procedere. Stabilisce questo la norma “dissolvente” prevista dalla legislazione francese e ora esplicitamente prevista da Telt negli ‘avis de marches’. La facoltà è prevista nel capitolo 5 del nuovo codice unico degli appalti francese senza onori nè obblighi.
(da “La Repubblica”)
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Marzo 9th, 2019 Riccardo Fucile
I LEGALI DI GIULIA, LA RAGAZZA MESSA ALLA GOGNA DAL LEGHISTA, HANNO PRESENTATO DENUNCIA … QUERELATE 250 PERSONE PER GLI INSULTI E LE MINACCE RICEVUTE… SALVINI NON HA PROVVEDUTO A RIMUOVERLE
Giulia, la ragazza messa alla gogna da Matteo Salvini per aver esposto un manifesto contro di lui,
sporgerà denuncia contro il ministro dell’Interno e la Polizia postale sta indagando sui movimenti del ministro degli Interni sui social.
“Meglio buonista e puttana che fascista e salviniana”: questo il cartellone esposto da Giulia Viola Pacilli, 22 anni, alla manifestazione “People” contro il razzismo che si è tenuta a Milano il 2 marzo scorso.
Un cartello ironico, che ha portato però la manifestante al centro di un’assurda gogna mediatica.
La sua foto è stata infatti postata da Salvini sui suoi profili social, scatenando commenti sessisti e insulti nei confronti della ragazza e della sua famiglia.
Giulia ha subìto un attacco gratuito da parte di un ministro, dunque di un personaggio pubblico. In difesa della ragazza, e del diritto di espressione dei manifestanti in generale, si è schierato l’Onorevole Michele Anzaldi, deputato Pd della Commissione di Vigilanza Rai, inviando una lettera al capo della Polizia Postale, Nunzia Ciardi
Nella denuncia di Anzaldi viene segnalato “un caso la cui gravità non può e non deve essere sottovalutata”.
Il deputato Pd spezza una lancia a favore di Giulia: “La colpa è quella di avere manifestato lo scorso 2 marzo a Milano contro le politiche del Governo e di essere stata “postata” con foto che la ritraeva con un ironico cartello di dissenso dal Ministro dell’Interno sul proprio profilo social. Tale iniziativa ha esposto la ragazza e la sua famiglia ad insulti e minacce di ogni genere sconvolgendone la vita considerandone i riflessi psicologici. Per queste ragioni Le chiedo di attivare la Specialità della Polizia Postale per valutare se ci siano gli estremi per perseguire i responsabili degli insulti ma anche per attivare forme di protezione nei confronti della ragazza e della sua famiglia”.
La risposta alla richiesta di Michele Anzaldi è stata immediata, dai vertici della Polizia postale confermano a TPI che “la questione è già monitorata”.
Ma “ancora non risultano pervenute denunce da parte della ragazza. Comunque stiamo seguendo e ove la ragazza denunciasse svolgeremo, com’è naturale, ogni accertamento”.
“Denunceremo”: ha dichiarato a TPI l’avvocato di Giulia, Giovanni Pintimalli.
“Faremo partire almeno 50 querele per diffamazione e offesa all’onore nei confronti di chi ha postato i commenti e gli insulti. Citeremo tutti coloro che hanno postato messaggi diffamatori e insulti nei confronti di Giulia. E sono più di 250 persone”, ha spiegato il legale.
La ragazza si è ritrovata in un vortice di parolacce, accuse e rabbia, 43mila commenti, alcuni più gravi di altri, che per l’avvocato Pintimalli “derivano da un unico post, quello di Salvini, che ha istigato all’odio”.
La colpa del vice premier Salvini, secondo il difensore di Giulia, è quella di “non aver rimosso i commenti contenenti l’hate speech”.
Le ultime dichiarazioni del leader leghista sul caso gravi: “Se esponi cartelli contro il ministro dell’Interno fai una scelta”
L’odio online è un reato, la Polizia postale farà le sue indagini e la giustizia farà il suo corso.
(da TPI)
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Marzo 9th, 2019 Riccardo Fucile
EX ATTIVISTI M5S BRUCIANO BANDIERE DEL MOVIMENTO: “SIETE FINITI”
Lo definiscono “traditore” e “infame”.
Su uno dei cartelloni che stringono tra le mani si legge: “Grillo- M5S complici di Tap, siete finiti vaffa”.
E così, quello che fu lo slogan utilizzato per celebrare le giornate per archiviare volgarmente il passato, è adesso un invito rivolto a chi ne fece una bandiera: Beppe Grillo.
Il comico si trova a Lecce, città che ospita il suo spettacolo ‘Insomnia (ora dormo!)’ e dove alcuni ex attivisti del M5S e cittadini contrari alla realizzazione del gasdotto Tap che approderà in Puglia portando così gas azero in Europa, stanno manifestando contro il garante del Movimento.
Una protesta in cui alcune bandiere pentastellate sono state bruciate e in cui Grillo è definito “garante di Ilva” e “garante di Tap”.
Cori a suon di “vaffa” all’indirizzo del comico, ma non sono mancati anche quelli contro il ministro Barbara Lezzi.
I manifestanti, che si sentono presi in giro dalle promesse non mantenute dai grillini, si sono poi rivolti a chi ha varcato l’ingresso del teatro Politeama greco per assistere allo show: “Non date i vostri soldi a chi ha tradito il nostro territorio”.
(da agenzie)
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Marzo 9th, 2019 Riccardo Fucile
SI POTREBBE PROFILARE UN ALTRO CASO DICIOTTI: I LEGALI CHIEDONO AL VIMINALE DI PUBBLICARE IL PROVVEDIMENTO FANTASMA, IL MINISTERO DEGLI INTERNI SI RIFUGIA DIETRO UN RIDICOLO SEGRETO DI STATO
C’è un’indagine molto simile a quella della Diciotti aperta a Roma: stavolta sotto la lente c’è il
comportamento del governo italiano sulla Sea Watch a Catania:
Un fascicolo sullo sbarco ritardato è aperto a Roma dopo l’esposto di un gruppo di avvocati dell’associazione “Lasciateci entrare”.
È sul tavolo del pm Sergio Colaiocco, per ora senza ipotesi di reato.
Intanto però uno dei legali, Alessandra Ballerini — che assiste anche i familiari di Giulio Regeni e qui rappresenta l’Adif, Associazione diritti e frontiere —ha chiesto ai ministeri dell’Interno e delle Infrastrutture e Trasporti, ai sensi del decreto legislativo 33 del 2013 sull’accesso civico e la trasparenza, di pubblicare “provvedimenti” e “comunicazioni” sul “divieto di approdo nei porti italiani”per Sea Watch e la loro risposta alla richiesta dei giudici minorili di far sbarcare subito i minori, che godono di speciale tutela.
Si tratta della vicenda che portò quel gran genio di Toninelli a definire la barca “yacht di piacere”, approfittando della categoria di trascrizione dell’imbarcazione. Da segnalare che alla fine furono i giudici a smentire il governo italiano:
Il Viminale le ha risposto, con una lettera del capo di gabinetto Matteo Piantedosi di cui ha dato notizia ieri Avvenire, che “la tipologia di atti richiesti non è soggetta a pubblicazione obbligatoria”.
Non è un segreto di Stato, alla magistratura se li chiedesse dovrebbero consegnargli, ma la risposta all’avvocato Ballerini è negativa e priva di motivazione.
Il prefetto Piantedosi fa intendere che qualche provvedimento c’è, però ritiene di non essere tenuto a pubblicarlo, sia pure senza spiegare perchè. Il ministero delle Infrastrutture non ha risposto.
Volevano le dirette in streaming, inneggiavano alla trasparenza e all’onestà . Oggi invece, come afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, “grazie alle rivelazioni odierne del quotidiano ‘Avvenire’ veniamo a sapere che il Ministero dell’Interno e quello dei Trasporti addirittura usano il “Segreto di Stato” per non far sapere chi nello scorso gennaio ha dato l’ordine di bloccare a Siracusa la nave Sea Watch3 davanti al porto. Viene usato il “Segreto di Stato” per non far sapere perchè e chi ha impedito lo sbarco immediato dei 15 naufraghi minorenni, in spregio alle leggi vigenti in questo Paese. Viene usato il “Segreto di Stato” per non far sapere perchè e chi ha dirottato la nave della Ong nel porto di Catania.”
(da agenzie)
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Marzo 9th, 2019 Riccardo Fucile
TRA ASSALTI ARMATI E DISILLUSIONI… LA CIFRA COPRE APPENA I COSTI: “ACCORDO CHE VA BENE SOLO AGLI INDUSTRIALI, SIAMO STATI FREGATI”
Hanno assaltato un’autocisterna che trasportava latte e poi le hanno dato fuoco. Un’azione che arriva a meno di 24 ore dall’accordo raggiunto venerdì a Sassari da pastori, industriali caseari, associazioni di categoria, governo e Regione Sardegna al termine del tavolo convocato dal prefetto Giuseppe Marani sul prezzo del latte ovino e caprino. Accordo che prevede un prezzo iniziale del latte di 74 centesimi al litro.
Dopo l’intesa, l’Adnkronos aveva riportato il malcontento dei pastori citando alcuni audio nelle loro chat Whatsapp: “Questa è una fregatura“, “Sono favole”, i messaggi che circolavano per via di un accordo che “va bene solo a loro”, gli industriali.
L’associazione degli agricoltori difende l’accordo raggiunto “dopo quasi un mese di negoziati durante il quale circa tre milioni di litri di latte sono stati lavorati per essere dati in beneficienza, dati in pasto agli animali o gettati in strada per colpa di una situazione insostenibile che ha portato i pastori all’esasperazione”.
Dopo la fumata bianca al tavolo sulla vertenza latte che si è svolto in prefettura a Sassari, gli esponenti dei pastori si erano detti “parzialmente soddisfatti“.
“Il nostro primo obiettivo era l’indicizzazione legata al prezzo dei formaggi e la copertura come acconto dei prezzi di produzione che si raggiunge con questi 74 centesimi”, aveva spiegato a LaPresse il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba.
“Questo è un primo passo a cui seguiranno azioni strutturali, come emerso dai tavoli precedenti: puntiamo all’assegnazione di quote di produzione di formaggio ai pastori e alla richiesta di maggior trasparenza e rappresentanza del mondo produttivo nel consorzio del pecorino romano”, aveva aggiunto.
Mentre il ministro Centinaio esultava per gli “importanti traguardi” raggiunti e il vicepremier Matteo Salvini prometteva “di tornare presto in Sardegna per festeggiare con i pastori”, proprio questi ultimi manifestavano il loro disappunto per l’intesa sulle loro chat di Whatsapp.
Questo riporta l’Adnkronos, citando messaggi come: “Mi sa che latte a 1 euro non ne vedremo mai”, “Sono riusciti a fregarli con quella griglia”.
I pastori, stando al tono degli audio condivisi, si sentono “sconfitti e fregati” dopo oltre un mese di lotta: “Queste sono favole“, “Questo accordo va bene solo a loro (agli industriali, ndr)”.
“Novembre è troppo lontano — dice un allevatore riferendosi ai tempi dell’aumento del prezzo del latte — con la siccità e con i guadagni persi siamo fregati”.
“Quello non era un prezzo da concordare”, spiegano ancora contestando la griglia dei prezzi: “Dovevano entrare tutti i formaggi, non solo il romano, da subito”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 9th, 2019 Riccardo Fucile
LA FISSAZIONE DEL MINISTRO
Danilo Toninelli ha addominali notevoli e passa molto tempo in palestra. Anche adesso che è sulla
graticola per la TAV.
A raccontarlo è stato qualche giorno fa Augusto Minzolini sul Giornale, ma ovviamente il tema è finito subito sulla pagina Facebook di Forza Italia:
Martedì scorso il ministro Danilo Toninelli era in palestra, allo Sporting Palace, a due passi dal ministero, a tirar su bilancieri e a rimirarsi gli addominali. Una vera fissazione.
Annagrazia Calabria, deputata di Forza Italia, per tutta la scorsa legislatura si è sentita ripetere da Toninelli ad ogni riunione di Commissione una frase di rito: «Hai visto che addominali ho?!».
Ma la presa in giro potrebbe rivelarsi inopportuna.
Perchè visto che la situazione sulla TAV è quella che è, si può già dire fin da ora che l’approccio diplomatico al tema da parte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte non sia possibile definirlo come un grande successo.
E allora forse è il momento di un approccio più muscolare: date il dossier a Toninelli, saprà lui cosa fare.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 9th, 2019 Riccardo Fucile
NESSUN FERMO DELL’OPERA, GLI AVVISI DI INTERESSE (CHE SONO LA NATURALE FASE INIZIALE DEI BANDI) VANNO AVANTI, ENTRO IL 31 MARZO O SI DECIDE O SI PERDONO I FINANZIAMENTI UE, SIA FRANCIA CHE ITALIA POSSONO RITIRARSI MA SOLO SE ENTRAMBI LO DECIDONO DI COMUNE ACCORDO (E POSSONO FARE MODIFICHE TECNICHE)
Giuseppe Conte pubblica su Facebook la lettera inviata a Telt, società incaricata della realizzazione della Torino – Lione, e la risposta dell’azienda.
Alla Telt il premier comunica di aver chiesto di “astenersi, con effetti immediati, da qualsiasi ulteriore attività che possa produrre ulteriori vincoli giuridici ed economici per lo Stato italiano con riguardo ai bandi di gara”, in attesa dell’impegno delle forze di maggioranza di “ridiscutere integralmente” questo progetto con la Francia e con l’Unione europea “alla luce delle più recenti analisi costi-benefici da noi acquisite”.
Nello specifico Conte chiede all’azienda di “evitare di assumere impegni di spesa gravanti sull’erario italiano” e di “adoperarsi per non pregiudicare gli stanziamenti finanziari posti a disposizione dall’Ue”.
Chiede inoltre che “tutte le prossime iniziative” della Telt rispettino “questa duplice esigenza, avendo cura che sia garantita la piena reversibilità di qualunque attività giuridica o scelta operativa posta in essere”.
Conte pubblica poi la lettera di risposta inviata da Telt a Palazzo Chigi e al primo ministro francese Edouard Philippe, in cui l’azienda scrive che “la pubblicazione dei bandi di gara relativi ai lavori principali è stata rinviata, su richiesta del Governo italiano e in accordo con il Governo francese, pur invitando la società a fare in modo da salvaguardare i finanziamenti europei”.
Nel dettaglio, la Telt (Tunnel EuroAlpin Lyon Turin) spiega però che un rinvio dei bandi “oltre il mese di marzo” comporterebbe la perdita di 300 milioni di fondi Ue, per cui “preso atto delle posizioni dei due governi vi informiamo che, in assenza di atti giuridicamente rilevanti che comportino istruzioni di segno contrario, abbiamo previsto che il Cda fissato per l’11 marzo 2019 autorizzi la Direzione a pubblicare gli ‘avis de marchès’ (avvisi a presentare candidatura) relativamente agli interventi dei lotti francesi del tunnel di base, in modo da rispettare il termine del 31 marzo” per avere il finanziamento Ue per il 2019.
In altre parole, Telt va avanti con “la prima fase di candidatura” da parte delle imprese interessate alle opere, ma si sottoporrà “la successiva fase di trasmissione dei capitolati per la presentazione delle offerte al preventivo avallo dei due governi”.
Negli inviti ci sarà la clausola di dissolvenza, ossia sarà inserito “l’esplicito riferimento alla facoltà per la stazione appaltante in qualunque momento di non dare seguito alla procedura senza che ciò generi oneri per la stazione appaltante stessa, nè per gli Stati”.
Riepilogando: la fase preliminare dei bandi (avvisi di interesse) sono confermati e partono lunedi, entro il 31 marzo o si decide o si perdono i finanziamenti europei, i governi italiani e francesi possono ridiscutere gli aspetti tecnici dell’opera e ritirarsi in caso entrambi gli Stati decidano in tal senso.
Tradotto: non c’è alcun no all’opera che va avanti fino a prova contraria, si è solo preso altro tempo.
(da agenzie)
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Marzo 9th, 2019 Riccardo Fucile
IL BLUFF DEL PRENDERE TEMPO: “SITUAZIONE RISOLTA, ANDIAMO AVANTI”, MA LE POSIZIONI RESTANO LE STESSE
Prove di distensione tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio sulla grana Tav. 
Dopo ore caldissime condite da minacce di “andare fino in fondo” e staccare la spina al governo lanciate dal ministro dell’Intero, ora è lo stesso vicepremier leghista a provare a tendere la mano al suo alleato, con alcune dichiarazioni rilasciate a margine della festa sua festa di compleanno a Milano: “Non c’è nessuna crisi in vista. La situazione economica è tale che nessuno si può permettere di giocare sul futuro degli italiani”. Elezioni anticipate? “Non ci penso neanche – ha chiosato – Abbiamo fatto tanto in nove mesi e voglio fare ancora di più in cinque anni”.
“Sono disponibile a tutto: se non c’è accordo del governo, si può pronunciare il Parlamento, si possono pronunciare gli italiani con un referendum consultivo – ha aggiunto Salvini parlando a SkyTg24 – L’accordo si può trovare in Parlamento o nel Paese”. “I rapporti umani vengono prima di tutto – ha concluso – Io ho un ottimo rapporto sia con Giuseppe che con Luigi”.
Parole di tregua arrivano anche dall’altra parte della barricata, da parte di Luigi Di Maio, forse rinfrancato dal compromesso ottenuto grazie alla mediazione del premier Conte: “Sulla Tav la situazione si sta risolvendo positivamente. Quindi ora parliamo di altro e andiamo avanti”, ha scritto il vicepremier pentastellato su facebook. “Andiamo avanti con altre opere, con Quota 100, con investimenti produttivi per le imprese, con il Reddito di Cittadinanza e con tutto ciò di cui il Paese ha bisogno, ora”.
Di Maio, tuttavia, non rinuncia a una frecciatina al suo collega vicepremier: “Le ‘teste dure’ o frasi come ‘vediamo chi va fino in fondo’ non mi appartengono, sono folklore che non fa bene all’Italia. Siamo stati eletti per servire gli italiani ed è quello che faremo con responsabilità “, aggiunge.
(da “Huffigntonpost”)
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