Marzo 10th, 2019 Riccardo Fucile
E A SORPRESA ANCHE IL 51% DEGLI ELETTORI DI SALVINI SONO CONTRARI… E ANCHE LA FLAT TAX NON PIACE ALLA META’ DEGLI ELETTORI DELLA LEGA… ALLA FACCIA DEI CAVALLI DI BATTAGLIA
Se quello al Tav sta dividendo M5s e Lega aprendo una crisi di governo, il “no” all’autonomia regionale sembra unire l’Italia.
Secondo un sondaggio effettuato da Quorum/YouTrend per SkyTg24 e che risale al febbraio scorso, ben l’80 per cento degli elettori si dice contrario all’ampliamento dei poteri a favore delle regioni considerate più ricche (in primis Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che ne hanno fatto richiesta).
In totale, racconta oggi Il Mattino, l’80 percento si schiera contro il regionalismo spinto. La sorpresa che emerge dal sondaggio targato Quorum/Youtrend è che anche il 51% degli elettori di Matteo Salvini non è favorevole all’attribuzione di maggiori deleghe alle regioni. Cose che capitano quando snaturi il tuo progetto nordista con il nazionalismo.
Ma adesso diventa politicamente un bel problema da risolvere.
Nelle regioni del Nord le percentuali dei favorevoli oscillano intorno ai 40% (al Nord-Ovest 37,7 per cento, al Nord-Est poco sopra il 44 per cento), mentre nel Centro-Sud si aggirano intorno al 5%e al 6 al Centro.
Se indaghiamo tra i cittadini che hanno scelto il MoVimento 5Stelle, si sfiora addirittura il 98 per cento come percentuale di contrari.
Uguale contrarietà anche per la Flat Tax, ed anch’essa divide l’elettorato leghista, nonostante sia un cavallo di battaglia del partito ex-padano.
(da agenzie)
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Marzo 10th, 2019 Riccardo Fucile
I SUOI SOCIAL GRONDANO DI COMMENTI CONTRO IMMIGRATI E GAY E DI ELOGI PER SALVINI E MELONI
Si chiama Pietro Dal Santo l’artigiano 58enne vicentino di Thiene che, da ubriaco, ha travolto un
passeggino in cui si trovava un bambino di 14 mesi che, in condizioni gravissime, è stato trasferito al policlinico di Padova dove in tarda serata è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico a un gamba, anche se a preoccupare è pure un trauma cranico commotivo.
L’uomo è stato letteralmente “salvato” dalla polizia locale e dai carabinieri di Marostica, per poi essere trasferito nella caserma dell’Arma; qui tuttavia non ha collaborato con gli inquirenti e ha rifiutato di sottoporsi all’alcoltest.
A quel punto è stato accompagnato in ospedale a Bassano del Grappa, dove attraverso i prelievi del sangue è stato possibile confermare l’assunzione di alcolici, non compatibili con la possibilità di mettersi alla guida. A quel punto per lui sono scattate le manette.
La bacheca facebook dell’uomo è un assortimento delle più barbare affermazioni contro donne, gay, migranti e centri sociali: lui stesso aveva messo un annuncio di lavoro in cui tra i requisiti aveva inserito ‘non gay’, rilanciava continuamente i post della destra più estrema ed era un sostenitore social di Salvini e della Meloni.
Per questo, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana oggi scrive: “Anche oggi il ministro Salvini sui social parla di tutto e di tutti. Mi sarei aspettato un suo severo commento su quel camionista ubriaco che in Veneto ha travolto una famiglia, ha quasi ucciso un bimbo di 14 mesi, e non contento è pure scappato, anche se poi fortunatamente è stato arrestato dai carabinieri. E invece nulla. Mi ero illuso, perchè questo camionista non è di colore nero, non è un profugo e quindi non merita la sua attenzione”.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 10th, 2019 Riccardo Fucile
CIRCA LA META’ DEI 180.000 REGISTRATI DI ETNIA ROM E SINTI SONO ITALIANI DA GENERAZIONI… 4 SU 5 VIVONO IN REGOLARI ABITAZIONI, STUDIANO E LAVORANO COME TUTTI
Sono cittadini italiani delle etnie rom e sinti, abitano a Roma o nel circondario e, racconta oggi Edoardo Izzo sulla Stampa, sono in attesa anche loro di avere il reddito di cittadinanza.
In Italia la metà circa degli “zingari” (in tutto 180 mila, lo 0,25% della popolazione) ha la cittadinanza italiana da almeno tre generazioni e 4 su 5 vivono in regolari abitazioni, studiano, lavorano (se qualcuno li assume) e conducono un’esistenza come quella di ogni altro cittadino.
«Certo che lo chiederò e mi aspetto che me lo diano. Io sono italiana e non ho lavoro solamente perchè sono “zingara”. Mi guardano, capiscono la mia etnia e con qualche imbarazzo spiegano che il posto lo hanno appena assegnato. In pratica non mi vuole nessuno», spiega Kelly Halilovic, 21 anni.
E aggiunge: «Vivo con i miei genitori e tre fratelli in un campo a Latina. Noi siamo tutti italiani. Proprio come te».
«Ho votato per Luigi Di Maio — confida — ma pensavo fosse diverso». Il commento ferito di Kelly arriva pochi giorni dopo quello del leader dei 5 Stelle che, dopo aver appreso della richiesta di reddito arrivata da alcuni esponenti del clan Spada, aveva tuonato: «Gli uomini del clan Spada non avranno un euro».
Favorevole al reddito anche Najo Adzovic, presidente dell’associazione «Nuova Vita», che spiega: «Crediamo che il reddito sia uno strumento non solo per aiutare chi è disoccupato, ma anche per responsabilizzare, con diritti e doveri, i nostri giovani che potranno essere inseriti in un percorso di lavoro». «Nei 5 Stelle — aggiunge Adzovic — abbiamo trovato un alleato per i poveri ed i disagiati».
A chiedere il Reddito anche Zenepa Mehmti, 23 anni. La giovane, anche lei nata in Italia, un lavoro lo aveva: accompagnava i bambini del «Camping River» a scuola. Ma oggi quel campo nomadi nella periferia di Roma Nord non esiste più e lei ha perso il lavoro.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 10th, 2019 Riccardo Fucile
TRUCCHI E FURBATE PER NON DECIDERE MAI NULLA E’ EMBLEMATICA DI UN’ITALIA MINORE
Quanta fatica, in Italia e all’estero, per conquistare e conservare il rispetto e l’ammirazione che il
nostro paese giustamente rivendica.
E quanto poco basta, invece, per fare a pezzi i risultati raggiunti, scatenando la commiserazione e la svalutazione di chi non aspetta altro per vedere in noi un popolo poco affidabile, povero di prestigio, isolato come un povero vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro.
Emblematica è la patetica farsa del Tav, con i trucchi e le furbate ( da qualcuno troppo generosamente definite “pensate”) che ormai da lunghissimo tempo si spacciano con impudenza: merce taroccata, buona soltanto per fare “ammuina” e non decidere mai niente.
Così, come i condoni sono diventati “agevolazioni fiscali”, i bandi di gara si sono trasformati in “avvisi di manifestazioni di interesse”.
E la “clausola di dissolvenza” della normativa francese (vincolata a precise condizioni da verificare in concreto) è diventata un escamotage, una tagliola pregiudiziale agitata – a seconda degli interlocutori – come una minaccia o una speranza o uno specchietto per le allodole.
Tutto fumo, neanche un barlume di chiarezza e di certezza laddove ce ne sarebbe bisogno come dell’aria. Non per niente siamo anche il paese di Luigi Pirandello, del “Così è (se vi pare)”, dell’ “Uno nessuno e centomila” e via seguitando.
Solo che Pirandello era un genio della drammaturgia, mentre chi oggi confonde e mescola le carte perchè la partita non finisca mai, rincorrendo unicamente i propri interessi di bottega, è un campione della goffaggine e della “neolingua”, quando non predica idee storte che rasentano l’assurdo e le ipotesi dell’irrealtà .
E dire che il ministro dell’economia Giovanni Tria ci aveva ammoniti: non mantenere gli accordi significa generare sfiducia allontanando potenziali investitori.
Pillole di semplice buon senso, liquidate con supponenti spallucce ( fa ancora scuola il famigerato “questo lo dice lei!”), oppure ricacciate in gola al mittente con un brutale invito a starsene zitto.
Persino i tecnici come il prof. Ponti e compagnia fanno a gara per stupirci. Al prode ministro Toninelli una relazione, all’Europa un’altra tutt’affatto diversa. Le due relazioni fanno a pugni? Macchè. La risposta è tautologica: son cose non comparabili, come le mele con le pere. Intanto l’analisi europea, difficile da digerire, viene declassata riesumando il comodo paravento “a mia insaputa”.
In realtà la scoperta di un “bipensiero” alla Orwell fa una pessima impressione, come si trattasse di un gioco di prestigio neanche troppo sofisticato.
Allo stesso modo delle consultazioni popolari: che sono un mito e vanno sempre bene se si fanno sulla cosiddetta piattaforma Rousseau quale che sia l’argomento (persino l’immunità di un ministro), mentre per il Tav sono illegittime e sconce a prescindere.
Roba da riserva indiana per una tribù di pochi. In sostanza un’Italia minore, mentre si fa impellente la necessità di guardare le cose un po’ più in grande e dall’alto: per modificare uno scenario di perplessità e conflitti che porta al disincanto e alle “dimissioni” dai fatti reali.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 10th, 2019 Riccardo Fucile
GUADAGNARE TEMPO SERVE SOLO A RINVIARE IL PROBLEMA NON A RISOLVERLO
Sembra di vederli, Giuseppe Conte e Rocco Casalino, mentre studiano la loro mandrakata sulla TAV che ieri ha consentito grazie a un barbatrucco fondato su un gioco di parole di togliere le castagne dal fuoco al governo sull’Alta Velocità guadagnando però solo tempo e al prezzo dell’ennesimo raggiro di elettori e attivisti del MoVimento 5 Stelle.
Perchè, memori della storia del 2,4% trasformato in 2,04% per fini di comunicazione, ieri Casalino e Conte si sono industriati per risolvere lo stallo della TAV nell’unico modo possibile, ovvero fingendo.
Racconta oggi Tommaso Ciriaco su Repubblica:
Avis de marchès, ecco il jolly di Conte. Da avvocato, il premier chiede ai suoi di rispondere a una domanda: come far partire i bandi senza ammettere di averlo fatto? Non chiamandoli bandi, ecco tutto. Aggrappandosi al sinonimo in francese, avis de marchès appunto, “avvisi di gare”. Nè più, nè meno di quanto Telt aveva già indicato come soluzione per non perdere i trecento milioni di finanziamenti europei.
Compra sei mesi di tempo — anche questo, tutto già previsto nella tabella di marcia tracciata dalla società il 18 dicembre scorso — rimandando le decisioni finali a dopo le Europee.
Nelle stesse ore, e siamo a ieri mattina, Di Maio si attrezza per la ritirata. Appena Conte rende nota la missiva, il grillino plaude. Ha drammatizzato al massimo la battaglia per tenere buoni gli ortodossi, adesso è l’ora di piegarsi alla realtà .
Anche lui compra tempo, sapendo che pure una buona parte degli elettori 5S del Nord Ovest, assicura un ultimo sondaggio Swg, sono favorevoli alla mini Tav: 35% contro 34%. Non può ancora dirlo, ma è l’orizzonte finale dell’opera, tunnel di base compreso.
C’è però un problema. Se è vero che così il problema Alta Velocità verrà rimandato a dopo le europee, dopo le europee si dovrà anche rimisurare il rapporto di forza tra MoVimento 5 Stelle e Lega. E sarà il Carroccio a uscire vincitore, visto che i grillini sono dati in rotta nei sondaggi
Dal giorno dopo le Europee si aprirà il secondo tempo della sfida.
Con «equilibri diversi», è il ragionamento di Salvini, come potrà Conte fermare l’opera?
O anche solo «ridiscuterla integralmente», se i francesi accetteranno di limare al massimo i dettagli?
Secondo il premier, la svolta arriverà dopo un bilaterale con Macron, già contattato ieri assieme a Juncker. In caso contrario, i 5S giurano che si faranno «valere in Parlamento».
Sempre domani, sempre chissà . La verità è che non potranno rivedere per legge il trattato che regola il progetto, perchè manca una maggioranza favorevole allo strappo.
Il dettaglio è che in Parlamento non hanno i voti, nel governo non c’è unità e la Francia non ha mostrato finora di essere d’accordo (e ci mancherebbe, dopo le polemiche contro Parigi).
Cioè a parte quella bomba atomica lì in salotto, va tutto bene.
(da”NextQuotidiano”)
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Marzo 10th, 2019 Riccardo Fucile
“HA VINTO TELT”: LA MAGGIORANZA DI APPENDINO TORNA IN BILICO
Il giorno dopo la mossa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla Tav, il commento più
lapidario arriva da Alberto Perino, leader storico dei No Tav, il movimento che da 25 anni (si è iniziato a parlare della Torino-Lione nel 1994) si oppone al treno superveloce in valle: “Telt vince, Conte e i 5stelle perdono, Salvini gode”.
Poche parole a indicare l’umore della Valsusa dopo la pubblicazione della lettera del premier e quella di risposta di Telt che, di fatto, dà il via libera alle procedure per i bandi per le opere in territorio francese della Torino-Lione.
“Questo governo dà un colpo al cerchio e uno alla botte – attacca Lele Rizzo di Askatasuna, centro sociale da sempre a fianco del movimento No Tav – L’unico che incassa è Mario Virano che indipendentemente dal colore politico dell’esecutivo porta avanti la sua missione di fare il Tav. C’è rabbia perchè sembrava fossimo arrivati allo stop dei bandi”.
I No Tav si aspettavano di più da un governo che, per la prima volta in trent’anni, ha la forza politica più importante schierata sul fronte del no alla grande opera: “Ormai ho perso le speranze, non so nemmeno più io cosa dire ai grillini. Quello che va fatto è fermare il Tav e non so sicuro sia questa la strada”.
Dopo questa che, vista dalla Valsusa, è una vittoria di Pirro dei 5stelle, la manifestazione nazionale del 23 marzo, a Roma, contro le opere inutili e costose assume tutto un altro valore: “Le madamine e i partiti ai quali fanno da sponda rappresentano un’idea di sviluppo vecchia e non più sostenibile, economicamente e ambientalmente, come la seconda Torino Lione – dicono i No Tav in un comunicato – Noi manifesteremo, e invitiamo tutti a farlo, per fermare definitivamente il Tav e la crisi climatica, mobilitandoci a favore delle tante opere utili e per una giustizia climatica che non può più essere rinviata”.
Ma neanche nel Movimento Cinque Stelle l’araia che tira è delle migliori.
Se i vertitici piemontesi, a partire dalla sindaca, Chiara Appendino, e dall’amica e sottosegretaria all’Economia, Laura Castelli, esultano, l’avvio condizionato dei bandi per la Tav non piace a tutti i consiglieri che sostengono la maggioranza in Sala Rossa.
Le mosse del governo infatti preoccupano sia gli esponenti valsusini, come Francesca Frediani, sia i dissidenti in consiglio comunale che si riservano di prendere decisioni, anche eclatanti, dopo il confronto con i No Tav in programma oggi.
“Nel prendere atto della scelta del governo, ci riserviamo di analizzare la bontà e l’efficacia della scelta effettuata mediante un confronto con i componenti della commissione Tecnica sulla Torino-Lione della Città di Torino e con il movimento No Tav” annunciano in serata i consiglieri Maura Paoli, Daniela Albano e Damiano Carretto.
I “dissidenti” si aspettavano di più e per questo già domani in Sala Rossa sono pronti a far sentire tutto il loro dissenso. La loro assenza, ad esempio, metterebbe a rischio l’approvazione dei provvedimenti in consiglio comunale perchè Appendino dovrebbe accontentarsi di 21 voti, compreso il suo e quello del presidente Francesco Sicari, ma in caso di assenza anche di un solo esponente pentastellato non avrebbe i numeri
In realtà nemmeno gli altri 5stelle sono pienamente soddisfatti e lo si capisce dalle parole della capogruppo Valentina Sganga: “Avremmo preferito che le manifestazioni d’interesse non fossero pubblicate, ma speriamo che l’analisi giuridica su cui si è impegnato il premier sia corretta e che questo non abbia conseguenze” dice nella speranza di siglare una tregua armata.
(da “La Repubblica”)
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Marzo 10th, 2019 Riccardo Fucile
VOLANO GLI STRACCI TRA L’EX LEGHISTA DIRETTORE DELLA PADANIA E IL SOTTOSEGRETARIO GIORGETTI
Gianluigi Bombatomica Paragone ha un diavolo per capello e non ha nessuna intenzione di soprassedere: per questo nei giorni scorsi ha pesantemente richiamato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti accusandolo di aver incontrato Mario Draghi. «Noi queste cose non le facciamo», ha detto Paragone.
Aldo Grasso sul Corriere della Sera oggi spiega quanto è ribelle il senatore Paragone:
Giorgetti e Paragone sono alleati di governo: l’uno è il sottosegretario che gestisce i rapporti con il mondo economico (l’anima più morbida ed europea della Lega), l’altro è presidente della commissione d’inchiesta sulle banche.
Hanno un passato in comune: Paragone ha diretto la Padania, prima di passare in Rai in quota Lega, prima di convertirsi al grillismo. È anche l’inventore de La gabbia, il talk arruffapopolo che ha contribuito a dare la stura all’antipolitica.
Giorgetti ha reagito ricordando i trascorsi leghisti del suo accusatore: segno che tra Lega e M5S ci sono tanti buchi, non solo quello della Tav, a cominciare dai fondamentali della democrazia.
Giorgetti ha il diritto istituzionale di ricevere a Palazzo Chigi Mario Draghi o Vittorio Grilli o Fabrizio Saccomanni (gli altri indiziati).
Ma quando Davide Casaleggio entra a Palazzo Chigi, sul pass cosa scrivono? Padrone del M5S e della piattaforma Rousseau, amico di Grillo? A che titolo è invitato?
C’è stato un tempo in cui il ridicolo poteva ancora uccidere una persona; ora il ridicolo ha messo nel suo mirino anche le istituzioni.
(da “NextQuotidiano“)
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Marzo 10th, 2019 Riccardo Fucile
“NESSUNO HA VINTO O PERSO, LA PARTITA SULA TAV E’ APPENA COMINCIATA”… “IL VOTO TERRORIZZA SIA DI MAIO CHE SALVINI”… “IL LEGHISTA TEME IL VOTO SULL’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE”
Bel tempo per i 5 stelle, nuvole sparse per la Lega. Così Marco Travaglio legge il barometro del
Governo gialloverde all’indomani della battaglia sul Tav Torino-Lione, una partita che, scrive il direttore del Fatto Quotidiano, “non è affatto finita, anzi è appena cominciata”, perchè “nessuno ha ancora vinto nè perso”
Quello che è cambiato è l’equilibrio nei rapporti fra alleati, M5S e Lega.
“È bastato che Di Maio & Co. evocassero la crisi di governo e Salvini è subito tornato a cuccia, retrocedendo dal tonitruante “nessuno stop ai bandi” dell’altroieri al “farò di tutto perchè il Tav si faccia” di ieri. L’ipotesi di nuove elezioni, che lo riporterebbero tra le grinfie putrescenti di B. e scaterenerebbero il “liberi tutti” dell’Aula del Senato nel voto sul processo Diciotti l’ha spaventato a morte, ha scoperto il suo bluff e l’ha indotto a più miti consigli. Il che dimostra che si poteva votare l’autorizzazione a procedere senza danni collaterali. Perchè anche il tracimante Salvini, quando incontra un argine, si ferma”.
Secondo Marco Travaglio, “da ieri è ufficiale che il voto non terrorizza solo il M5S declinante nei sondaggi: anche Salvini non lo vuole prima di aver portato a casa qualcosa di utile e sa che il ritorno ad Arcore gli costerebbe 7-8 punti nei sondaggi”.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 10th, 2019 Riccardo Fucile
TRA LE VITTIME ANCHE SEBASTIANO TUSA, ARCHEOLOGO DI FAMA INTERNAZIONALE E ASSESSORE ALLA CULTURA DELLA REGIONE SICILIA E TRE PERSONE DI UNA ONLUS DI BERGAMO
Un Boeing 737 della Ethiopian Airlines con 157 persone a bordo si è schiantato mentre era in volo tra Addis Abeba e Nairobi, in Kenya.
Lo riferiscono la Bbc e Al Jazeera. Sarebbero 8 gli italiani che erano a bordo. Lo riferiscono all’ANSA fonti qualificate.
L’incidente è avvenuto questa mattina alle 8.44 ora locale, poco dopo il decollo da Addis Abeba, ha fatto sapere la compagnia aerea. Il velivolo è scomparso dai radar sei minuti dopo la partenza, in un’area che dista 48 chilometri dalla capitale etiopica. Il pilota aveva comunicato difficoltà e chiesto il permesso di tornare indietro subito dopo il decollo. A bordo c’erano otto membri dell’equipaggio e 149 passeggeri.
Tutti i 149 passeggeri e gli otto membri dell’equipaggio del volo Ethiopian Airlines sono morti quando il velivolo si è schiantato poco dopo il decollo, sulla rotta Addis Abeba-Nairobi. Lo ha riferito Fana Broadcasting Corporate, citando la compagnia etiope.
Le 157 persone sull’aereo appartenevano a 33 diverse nazionalità . A farlo sapere è stata la compagnia aerea, citata dall’emittente etiope Fana Broadcasting. Il velivolo è precipitato vicino a Bishoftu, a circa 47 chilometri di distanza da Addis Abeba. L’ufficio del premier etiope ha espresso le condoglianze alle famiglie e alle persone vicine alle vittime, così come ha fatto il presidente kenyota Uhuru Kenyatta.
Secondo quanto riporta l’Ansa, nella lista dei 157 passeggeri del volo dell’Ethiopian Airlines precipitato oggi figura anche l’assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale, Sovrintendente del Mare della Regione.
Tusa era diretto in Kenia, per un progetto dell’Unesco, dove era già stato nel Natale scorso insieme con la moglie, Valeria Patrizia Li Vigni, direttrice del Museo d’Arte contemporanea di Palazzo Riso a Palermo.
C’erano anche altre tre persone, due uomini e una donna, appartenenti a una onlus di Bergamo sul Boeing 737 partito da Addis Abeba e diretto a Nairobi e che si è schiantato questa mattina in Etiopia.
I tre volontari fanno parte di una onlus con sede a Bergamo e che opera nell’area: la loro identità non è stata ancora ufficializzata in quanto le famiglie non sarebbero ancora informate.
(da agenzie)
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