TUTTI SCONTENTI A TORINO, DAI NO TAV ALL’ALA DURA DEL M5S
“HA VINTO TELT”: LA MAGGIORANZA DI APPENDINO TORNA IN BILICO
Il giorno dopo la mossa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla Tav, il commento più lapidario arriva da Alberto Perino, leader storico dei No Tav, il movimento che da 25 anni (si è iniziato a parlare della Torino-Lione nel 1994) si oppone al treno superveloce in valle: “Telt vince, Conte e i 5stelle perdono, Salvini gode”.
Poche parole a indicare l’umore della Valsusa dopo la pubblicazione della lettera del premier e quella di risposta di Telt che, di fatto, dà il via libera alle procedure per i bandi per le opere in territorio francese della Torino-Lione.
“Questo governo dà un colpo al cerchio e uno alla botte – attacca Lele Rizzo di Askatasuna, centro sociale da sempre a fianco del movimento No Tav – L’unico che incassa è Mario Virano che indipendentemente dal colore politico dell’esecutivo porta avanti la sua missione di fare il Tav. C’è rabbia perchè sembrava fossimo arrivati allo stop dei bandi”.
I No Tav si aspettavano di più da un governo che, per la prima volta in trent’anni, ha la forza politica più importante schierata sul fronte del no alla grande opera: “Ormai ho perso le speranze, non so nemmeno più io cosa dire ai grillini. Quello che va fatto è fermare il Tav e non so sicuro sia questa la strada”.
Dopo questa che, vista dalla Valsusa, è una vittoria di Pirro dei 5stelle, la manifestazione nazionale del 23 marzo, a Roma, contro le opere inutili e costose assume tutto un altro valore: “Le madamine e i partiti ai quali fanno da sponda rappresentano un’idea di sviluppo vecchia e non più sostenibile, economicamente e ambientalmente, come la seconda Torino Lione – dicono i No Tav in un comunicato – Noi manifesteremo, e invitiamo tutti a farlo, per fermare definitivamente il Tav e la crisi climatica, mobilitandoci a favore delle tante opere utili e per una giustizia climatica che non può più essere rinviata”.
Ma neanche nel Movimento Cinque Stelle l’araia che tira è delle migliori.
Se i vertitici piemontesi, a partire dalla sindaca, Chiara Appendino, e dall’amica e sottosegretaria all’Economia, Laura Castelli, esultano, l’avvio condizionato dei bandi per la Tav non piace a tutti i consiglieri che sostengono la maggioranza in Sala Rossa.
Le mosse del governo infatti preoccupano sia gli esponenti valsusini, come Francesca Frediani, sia i dissidenti in consiglio comunale che si riservano di prendere decisioni, anche eclatanti, dopo il confronto con i No Tav in programma oggi.
“Nel prendere atto della scelta del governo, ci riserviamo di analizzare la bontà e l’efficacia della scelta effettuata mediante un confronto con i componenti della commissione Tecnica sulla Torino-Lione della Città di Torino e con il movimento No Tav” annunciano in serata i consiglieri Maura Paoli, Daniela Albano e Damiano Carretto.
I “dissidenti” si aspettavano di più e per questo già domani in Sala Rossa sono pronti a far sentire tutto il loro dissenso. La loro assenza, ad esempio, metterebbe a rischio l’approvazione dei provvedimenti in consiglio comunale perchè Appendino dovrebbe accontentarsi di 21 voti, compreso il suo e quello del presidente Francesco Sicari, ma in caso di assenza anche di un solo esponente pentastellato non avrebbe i numeri
In realtà nemmeno gli altri 5stelle sono pienamente soddisfatti e lo si capisce dalle parole della capogruppo Valentina Sganga: “Avremmo preferito che le manifestazioni d’interesse non fossero pubblicate, ma speriamo che l’analisi giuridica su cui si è impegnato il premier sia corretta e che questo non abbia conseguenze” dice nella speranza di siglare una tregua armata.
(da “La Repubblica”)
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