Ottobre 30th, 2019 Riccardo Fucile
UNA STORIA INFINITA, SI CERCA UN NOME UNITARIO CHE METTA D’ACCORDO LE VARIE CORRENTI, MA ORMAI SI LITIGA SU TUTTO
Questa storia è infinita. Altro capitolo della crisi del Movimento. Neanche stavolta riescono a decidere il capogruppo. Avete capito bene. È la quinta volta.
Ecco, la riunione dei parlamentari, alla Camera. Il primo intervento, poi il secondo. Si capisce di nuovo che, nonostante l’ennesima convocazione dell’assemblea dei deputati, l’accordo non c’è, nonostante Sergio Battelli e Adriano Varrica, le abbiano tentate tutte.
Sentite Federico D’Incà , il ministro dei Rapporti con il Parlamento. È uno mite di natura, anche molto paziente. Si alza, e la sua voce ha il tono di una preghiera: “Ve lo dico come un padre di famiglia, vi chiedo responsabilità e una sintesi”.
Responsabilità e sintesi, proprio così. Quando si è seduto, ha confidato al vicino: “Non volevo intervenire, però…”. Come dire, alla Peppino, che ogni limite ha una sua pazienza.
È caduto giù il mondo, in Umbria e non solo, insomma la crisi, il dibattito, la parola “voto” che torna, prepotente, a circolare nel dibattito politico, tutto questo, e non riesci neanche ad avere un capogruppo. Da spedire ai tavoli di maggioranza.
Torniamo al cortile della Camera, esterno notte (che nel frattempo è calata). Oggi è l’ennesimo giorno di trattative, che va in scena a Montecitorio. Si cerca un modo per uscire dallo stallo fotografato dalle votazioni delle scorse settimane in cui nè Francesco Silvestri nè Raffaele Trano sono riusciti a conquistare la maggioranza assoluta per sedersi sulla poltrona lasciata vacante da Francesco D’Uva.
Alla prima votazione ha partecipato anche Anna Macina, che poi si è tirata indietro.
All’orizzonte non sembra esserci la possibilità di una sintesi. Chi racconta come sono andati i fatti appare sconfortato: “In assemblea si doveva decidere se modificare lo statuto prima della nuova votazione. Alla fine si è optato per procedere direttamente con il nuovo voto la prossima settimana”.
Modificare lo statuto sarebbe stato impossibile dal momento che era assente oltre la metà dei deputati e già questo dettaglio la dice lunga sui venti di guerra che soffiano sul gruppo parlamentare.
Luigi Di Maio, per adesso, si limita ad osservare dall’esterno sia per evitare l’accusato di interferire e sia perchè, per dirla con le parole di un deputato: “Se in questo momento sei con il capo politico, la paghi”.
Nessuno vuol scoprire le carte ma lunedì è il termine ultimo per presentare le candidature. In teoria bisognerebbe arrivare con un nome solo. Quello di Riccardo Ricciardi circola con più insistenza rispetto agli altri. Ma lui ci gira intorno: “Ancora è tutto da vedere, non si sa nulla, stiamo discutendo, vediamo”. E insomma, frasi di questo tipo, una dopo l’altra.
Le scuole di pensiero sono tre. C’è chi vuole cambiare lo statuto, inserendo la clausola per quale chi prende più voti vince, chi vuole spacchettare ogni singola votazione, cioè votare prima il capogruppo, poi il vice e dopo ancora il tesoriere, e chi pretende invece un unico candidato con una squadra che metta insieme le varie anime del Movimento.
Quindi, procedendo con ordine, una bozza sarebbe la seguente. Ricciardi presidente, Trano suo vice, Silvestri tesoriere, per poi allargare anche ad Anna Macina così da raggiungere almeno la maggioranza assoluta degli aventi diritto.
Ma la domanda che ribalza tra un capannello e l’altro è questa: “Se si sono sfidati fino a questo momento, come faranno tutto a un tratto ad andare d’accordo?”. In un gruppo dove ormai si litiga quasi su tutto.
(da “Huffingotonpost”)
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Ottobre 30th, 2019 Riccardo Fucile
LA DEPUTATA FORZISTA: “SONO AMAREGGIATA PER IL VOTO DEL MIO PARTITO: DI FRONTE ALL’ODIO RAZZIALE NON CI SONO RAGIONI CHE TENGANO”
La mozione di Liliana Segre per l’istituzione di una commissione straordinaria per il contrasto
dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza su basi etniche e religiose è stata approvata.
È passata con 151 sì e 98 astenuti tra le fila del centrodestra.
Ed è proprio attorno alle astensioni che sta montando la polemica. A criticare la scelta di non votare la mozione non sono solo le forze maggioranza M5s e Pd, ma anche esponenti politici delle stesse forze di opposizione.
È il caso di Mara Carfagna che con un tweet si è smarcata dalla scelta del suo partito: «La mia Forza Italia, la mia casa, non si sarebbe mai astenuta in un voto sull’antisemitismo. Stiamo tradendo i nostri valori e cambiando pelle».
La deputata torna a criticare il suo partito: «Intendo questo quando dico che nell’alleanza di centrodestra andiamo a rimorchio senza rivendicare nostra identità ».
Ma Carfagna non è l’unica di Fi a non condividere la scelta dell’astensione.
«Sono sinceramente amareggiata per l’astensione espressa dal gruppo di Forza Italia al Senato sulla mozione proposta dalla senatrice a vita Liliana Segre. Di fronte al tema dell’odio razziale e dell’antisemitismo non ci sono ragioni o motivazioni politiche che tengano», ha detto la deputata Sandra Savino.
(da agenzie)
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Ottobre 30th, 2019 Riccardo Fucile
ORA STRILLA CHE CI RIMANDANO INDIETRO 50 DUBLINANTI AL MESE, MA QUANDO C’ERA LUI NE FACEVA ARRIVARE 200 AL MESE
A Matteo Salvini non la si fa. Da quando il nostro non è più ministro dell’Interno continua a scoprire un sacco di complotti ai danni dei poveri italiani.
Prima la storia che il nuovo governo ha aperto i porti, che non sono mai stati chiusi. Poi l’invasione degli immigrati che arrivano con le ONG grazie all’accordo di Malta, che arrivavano lo stesso anche quando lui li teneva in mare per settimane.
E oggi? Oggi torna di moda il tema dei “dublinati”.
Il leader della Lega ha scoperto oggi «l’ennesima fregatura del governo sbarchi, tasse e manette» Quale sarebbe? Mentre «Conte, Di Maio e Renzi annunciano di spedire in Germania poche decine di immigrati scaricati in Italia dalla solita Ong» si accordano con la Merkel per riempirci di immigrati: «si piegano di nascosto a Berlino e accettano 50 profughi AL MESE, tutti i mesi».
Una procedura, sottolinea il sedicente Capitano «che con la Lega al governo era stata ovviamente respinta» mentre ora Conte e Di Maio (quelli con cui lui era al governo fino a due mesi fa) «vogliono riportarci all’Italietta schiava e umiliata».
Di che cosa sta parlando Salvini?
Innanzitutto è interessante notare che i numeri dei migranti sbarcati dalla Ocean Viking che qualche settimana fa sarebbero diventati “emergenza nazionale” diventano “poche decine”.
Ed è vero, quelli sbarcati dalle ONG sono “poche decine”, ma lo sono sempre stati anche quando era Salvini a “chiudere i porti”.
Ma veniamo alla questione odierna. Salvini sta parlando dei cosiddetti “dublinati” o “dublinanti”, ovvero quei migranti che in base agli accordi di Dublino (quelli approvati dalla Lega anni fa e che la Lega non ha mai voluto modificare) vengono rispediti indietro in Italia.
Perchè il regolamento di Dublino prevede che i migranti debbano presentare la domanda di asilo nel paese di primo accesso che in molti casi (ma non tutti) è l’Italia.
Era il 7 ottobre del 2018 quando Salvini lanciò l’hashtag (di scarso successo perchè è evidente che non è possibile) #aeroportichiusi promettendo di fare come quando aveva chiuso i porti qualche settimana prima. Vale a dire per finta.
Ecco cosa scriveva l’allora ministro dell’Interno: «se qualcuno, a Berlino o a Bruxelles, pensa di scaricare in Italia decine di immigrati con dei voli charter non autorizzati, sappia che non c’è e non ci sarà nessun aereoporto [sic!] disponibile».
Si innescò all’epoca — era un anno fa — la polemica sui migranti “di ritorno” che la Germania “non voleva” di fatto perchè è così che stabilisce un regolamento europeo ratificato anche dal nostro Paese.
Ad un certo punto sembrava quasi che si fosse raggiunto un accordo bilaterale tra Italia e Germania «sul respingimento dei migranti registrati in Italia e fermati al confine tedesco» che però non è mai stato ratificato e quindi non è mai entrato in vigore. Esattamente come tante altre promesse di Salvini rimaste lettera morta.
E i dati del 2018 parlavano di 2.707 “rimpatri” dalla Germania all’Italia da gennaio a novembre.
Di questi 1.692 erano stati effettuati nei primi sei mesi dell’anno, il che significa che da giugno a novembre — quando al governo c’era già la Lega di Salvini — ne sono arrivati altri 1.015, con una media di 203 ingressi al mese.
Altro che i 50 al mese (poche decine, direbbe uno) che dovrebbero arrivare ora.
Come spiegava Alessandra Ziniti su Repubblica un anno fa da sempre era stata adottata la prassi di rimandare indietro i migranti in Italia su voli charter, che hanno il vantaggio di poter esser programmati, due volte al mese per un totale di 50 migranti. Ma molti di più erano quelli che arrivavano sui voli di linea, che il Viminale per ovvi motivi aveva più difficoltà a “bloccare”. Di fatto la Germania non ha mai smesso di “rimandare indietro” (dal nostro punto di vista, da loro è perfettamente legittimo) i migranti, nemmeno quando c’era Salvini.
Nel 2018 erano circa 40mila i migranti da “restituire” all’Italia, anche se in genere non tutte le richieste venivano inoltrate e si procedeva al respingimento di piccoli gruppi. Tant’è che a giugno scorso (Salvini era ancora al Governo) Repubblica dava notizia che in base ad un report del Dipartimento libertà civili e immigrazione che nel 2019 il numero dei migranti che entrano in Italia dall’Europa supera quello di chi sbarca.
E che il lavoro di Salvini non funzionasse poi così bene lo certificava pure il Populista (che dovrebbe essere qualcosa della comunicazione leghista) che a dicembre dava conto del numero di “dublinanti” tornati in Italia riportando una dichiarazione dello stesso ministro. Altro che aeroporti chiusi insomma. Qualcuno potrà dire che dopo Salvini ha preso in mano la cosa e risolto la situazione. Ma non è vero nemmeno quello.
Un’inchiesta pubblicata da Repubblica il 16 giugno scorso certificava, grazie ai dati forniti dal governo tedesco (perchè quello italiano certe cose non le ama raccontare) il fallimento della linea Salvini.
A fronte di 4.602 richieste di trasferimento arrivate dalla Germania nel primo trimestre del 2019 Salvini ne aveva approvate 3.540 (contro i 2.629 del quarto trimestre del 2019).
I trasferimenti effettivi sono stati meno, per un totale di 1.114 tra novembre 2108 e marzo 2019. Si parla di 557 persone a trimestre, vale a dire circa 185 al mese.
E Salvini oggi lancia l’allarme se ne arriveranno 50 al mese?
Ma allora è una diminuzione rispetto a quando c’era lui. E quindi un successo!
Tutto grazie anche al fatto che l’ex ministro ha disertato 6 vertici europei su 8 e non è riuscito a chiudere l’accordo con il suo omologo tedesco Seehofer, che dopo le europee di maggio lo ha scaricato brutalmente.
Il fiasco di Salvini è ancora più evidente se lo si confronta con i dati dei trasferimenti effettivi dall’Italia alla Germania: meno di cinquanta persone a trimestre, vale a dire poco più di una decina di migranti al mese. Altro che “trasferimenti a somma zero”.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 30th, 2019 Riccardo Fucile
PUTIN TESTA LE SUE ARMI E LE RIVENDE IN GIRO PER IL MONDO
L’intervento militare della Russia in Siria, dal settembre 2015, a sostegno del dittatore Bashar
Al-Assad, non è stato solo il tentativo di mantenere un alleato storico nella regione e collocarsi come interlocutore chiave in quell’importante area del Medioriente.
L’operazione in Siria del Cremlino, che fino ad oggi è costata poco più di 500 milioni di dollari, si sta rivelando un fruttuoso business: solo nell’ultimo anno la Russia avrebbe incassato 37 miliardi di euro in vendite di armamenti e munizioni russe nel mercato estero, con una crescita dell’8,5 per cento rispetto al 2018.
E questo proprio grazie alla guerra in Siria: 180mila chilometri quadrati di territorio siriano sono quanto basta per introdurre e testare i nuovi armamenti dell’industria bellica russa, sotto gli occhi dei clienti cinesi, sudamericani, sauditi, indiani.
La Siria sarebbe stato un grande terreno di prova dove mostrare la potenza delle nuove dotazioni in forza all’esercito del Cremlino, pronte poi per essere rivendute in tutto il mondo.
Il laboratorio Siria
Circa 200 nuove armi, aerei ed altri dispositivi bellici sono stati introdotti e testati per la prima volta in Siria, riuscendo cosi a verificarne l’efficacia e i difetti. A confermarlo è il ministro della Difesa del Cremlino Sergei Shoigu in un’intervista ad una testata locale russa.
I nuovi carri armati T90, tra i più utilizzati nell’esercito russo, raggiungono la base russa di Tartus e Hamimya in Siria nel 2015 e vengono impiegati immediatamente sul fronte, in dotazione all’esercito di Assad così come i nuovi caccia Suchoi-35, che iniziano a bombardare le postazioni di Daesh e le aree controllate dall’opposizione siriana in tutto il paese.
Tra gli esperimenti anche il lancio nell’ottobre 2015 dei missili balistici Calibar, che con una gittata di 1500 chilometri, sono stati lanciati dalla marina russa dal Mar Caspio, e attraverso l’Iran e Iraq, hanno colpito obbiettivi dell’Isis in Siria.
Human Rights Watch in un rapporto sulla Siria accusa il Cremlino di aver condotto dei bombardamenti con le cluster bomb o bombe a grappolo, colpendo in maniera indiscriminata aree civili.
La Russia infatti non è tra i firmatari della Convenzione Onu contro l’utilizzo di questi micidiali ordigni. Ad usare simili bombe, ma con l’aggiunta di chiodi, anche le Tiger Forces, le forze speciali siriane alleate di Mosca, accusati di crimini di guerra e i cui dirigenti sono sulla black list di Europa e Stati Uniti
Dopo i test sul campo, vecchi e nuovi clienti
Come riporta Al Jazeera dopo appena un anno dall’utilizzo dei nuovi T90 in Siria, nel 2016 sia l’Algeria che l’India si mostrano interessati ai potenti corazzati russi così come l’Arabia Saudita, nonostante sul fronte siriano sostenga militarmente l’opposizione siriana.
Anche nella guerra civile in Yemen, sono molto richiesti i T90 utilizzati dalle milizie sciite Houthi nei combattimenti contro la coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Secondo il the Royal Istitute International Affairs tra 2000 al 2016 il Medioriente rappresenterebbe per il Cremlino la terza regione più importante per export bellico, con vecchi clienti come l’Iraq, Siria, Yemen e nuovi come Algeria ed
Emirati Arabi.
In una regione sottolinea il rapporto, in continuo mutamento e dunque con crescenti opportunità di vendita. Il totale dell’export russo 2019 si dividerebbe in un 55 per cento verso Algeria, India e Cina, 17 per cento Africa e 16.5 per cento in Medioriente e il restante verso il Sud-est asiatico e Sudamerica, come riporta il Stockholm International Peace Research Institute.
Il Medioriente e il Nordafrica rimangono regioni, sottolinea il rapporto, in continuo mutamento e dunque con crescenti opportunità di vendita. Basti pensare che tra il 2009 e il 2013 in Iraq, il Cremlino ha aumentato il volume delle vendite di armi nel paese arabo dilaniato dalla guerra del 780 per cento e in Egitto tra il 2014 e il 2018 del 150 per cento.
La crescita dell’export russo
I numeri dell’export bellico russo per il mercato estero ha avuto un’impennata a seguito dell’intervento militare in Siria.
Nel 2013 così come nel 2014 il Cremlino ha venduto armi per un valore di circa 10miliardi di dollari, mentre nel 2015 il business si attestava intorno ai 14miliardi di dollari, come riporta Al Jazeera.
Dal 2016 invece il Ministero della difesa russo stimava vendite future per 56miliardi per il mercato estero, mentre in realtà l’export si è attestato a 37 miliardi per il 2019, un record che porta la Russia a secondo paese al mondo, dopo gli Usa, per volume di affari nel settore bellico.
Dentro il Rojava, guerra di Siria
Le aziende del Cremlino specializzate nella produzione di armamenti, in particolare la privata Uralvagonzavod e la statale Almaz-Antey sono entrate nelle prime dieci aziende al mondo per volume d’affari nel 2019.
Secondo stime del The Syrian Network For Human Rights, riportate dal Sole 24 ore, le vittime del conflitto siriano sarebbero circa mezzo milione.
(da TPI)
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Ottobre 30th, 2019 Riccardo Fucile
ALUNNI CHE SI TRASFORMANO IN INTERPRETI PER AIUTARE L’INTEGRAZIONE DEI NUOVI ARRIVATI
Antonella, maestra elementare dell’istituto comprensivo Giacosa di Milano, meglio conosciuta come la scuola del Parco Trotter, non ha avuto problemi ad accogliere in classe tre bambini egiziani, che fanno fatica a comprendere e parlare l’italiano.
Ad aiutarla ci hanno pensato subito due alunni, anche loro egiziani ma nati in Italia, che parlano benissimo sia l’arabo che la lingua italiana. I due hanno pensato di compilare, e poi di regalarle, un piccolo vocabolario con le parole più utili.
Alunni che si trasformano in interpreti e che regalano alla maestra «uno straordinario vademecum» cercando «di insegnarle anche la pronuncia corretta».
«Nell’ordine hanno pensato prima a parole gentili e accoglienti con un “minimo” di matematica poi agli imperativi tipici della professione. Da brevettare. Li adoro» ha scritto la maestra su Facebook.
Parole gentili come «ciao, come stai, grazie, bravo e va bene» ma anche «studia, colora, aspetta, hai finito?» sono finiti nel vademecum arabo-italiano scritto dai bimbi.
Parole scritte in italiano e in arabo: accanto anche la pronuncia.
L’obiettivo? Integrare sempre di più i tre bambini egiziani appena arrivati in Italia.
(da agenzie)
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Ottobre 30th, 2019 Riccardo Fucile
“STIAMO TRADENDO I NOSTRI VALORI, SIAMO A RIMORCHIO DEI SOVRANISTI”
“La mia Forza Italia, la mia casa, non si sarebbe mai astenuta in un voto sull’antisemitismo.
Stiamo tradendo i nostri valori e cambiando pelle. Intendo questo quando dico che nell’alleanza di centrodestra andiamo a rimorchio senza rivendicare la nostra identita’. Se l’unita’ della coalizione in politica e’ un valore aggiunto, essa non puo’ compromettere i valori veri, quelli che fanno parte della nostra storia”. Lo scrive in una nota Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia, dopo il voto al Senato sulla cosiddetta mozione Segre.
(da agenzie)
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Ottobre 30th, 2019 Riccardo Fucile
L’IPOCRISIA DI CHI SI STUPISCE: AVETE MAI VISTO DEI RAZZISTI CHE VOTANO UNA COMMISSIONE CONTRO LA XENOFOBIA?
Con 151 voti favorevoli, nessun contrario e 98 astensioni, il Senato approva la mozione Segre sull’istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto ai fenomeni dell’intolleranza, del razzismo, dell’antisemitismo e dell’istigazione all’odio e alla violenza.
Per la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, “il Senato ha oggi dato un importante segnale a tutta la società italiana”.
Il Pd attacca il centrodestra. “Al Senato – tuona il deputato dem Emanuele Fiano – è andata in scena la vergogna, inaccettabile, dell’astensione di tutto il centrodestra sulla proposta di Liliana Segre per istituire una commissione sui discorsi d’odio nel web, il comportamento del centro destra rimarrà una macchia indelebile per la nostra storia parlamentare. Su questi temi non sono accettabili pelosi distinguo e manovre politiche di basso conio. L’astensione di tutto il centrodestra è un’offesa al Paese e alla sua coscienza e alla Memoria”.
“È il segno della deriva di una destra che si consegna all’estremismo e lo difende”, rincara la dose Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori del Pd
Mentre FdI spiega il motivo della sua astensione in quanto vede la Commissione come un tentativo di “censura politica”, Mara Carfagna, vicepresidente del Senato, prende le distanze dall’astensione del centrodestra. “La mia Forza Italia – twitta – la mia casa, non si sarebbe mai astenuta in un voto sull’antisemitismo. Stiamo tradendo i nostri valori e cambiando pelle. Intendo questo quando dico che nell’alleanza di centro destra andiamo a rimorchio senza rivendicare nostra identità “.
Fortemente voluta dalla senatrice a vita Liliana Segre che aveva, dall’inizio della legislatura, sottolineato il riemergere di episodi di antisemitismo e di odio razziale e la diffusione nelle piattaforme social del cosiddetto hate speech (il linguaggio violento nei confronti delle minoranze) la commissione ha avuto il via libera dall’aula di Palazzo Madama.
(da agenzie)
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Ottobre 30th, 2019 Riccardo Fucile
“E’ DIMOSTRATO CHE LA GUARDIA COSTIERA LIBICA TRAFFICA IN ESSERI UMANI”
“Sospendere gli accordi con la Libia. Non possiamo far finta di non sapere. Chiudere i centri di
detenzione”.
Sono le parole d’ordine dell’appello firmato da diversi parlamentari ed eurodeputati italiani di Sinistra italiana, Pd, Italia viva, Radicali e anche una del M5s, a tre giorni dalla scadenza del memorandum con la Libia sull’immigrazione.
“Chiediamo che il Governo italiano sospenda con effetto immediato gli accordi sul supporto ed il coordinamento della Guardia Costiera libica e la gestione dei centri di detenzione per migranti e che contestualmente avvii la dismissione della Missione di Supporto alla Guardia Costiera Libica”, recita il testo.
Ecco il testo integrale dell’appello:
“Il deteriorarsi della condizione di stabilità in Libia e le informazioni di cui oggi disponiamo sulla condizione dei migranti imprigionati dentro i centri di detenzione governativi e non, ci impongono di avviare una seria riflessione sulle politiche di gestione dei flussi migratori dal paese nordafricano che fino a qui il Governo italiano e l’Unione Europea hanno messo in campo.
Gli accordi con la Libia contenuti nel Memorandum siglato nel 2017 e che oggi si avvia ad essere automaticamente rinnovato sono all’origine di una sistematica violazione dei Diritti Umani delle persone che tentano di fuggire da quello che è ormai considerato un vero e proprio inferno.
Le testimonianze raccolte, le indagini in corso, tra cui una della Corte Penale internazionale per crimini contro l’umanità , i rapporti delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie, le inchieste giornalistiche come quella che è costata la scorta al giornalista Nello Scavo, dipingono un quadro drammatico ed insostenibile dal punto di vista morale prima ancora che politico.
Un quadro in cui è sempre più chiaro il ruolo che le milizie e le organizzazioni dei trafficanti hanno all’interno delle autorità statali e della Guardia Costiera Libica, un’organizzazione che agisce come ci ricordano le Nazioni Unite con “spregiudicatezza e violenza” e che è parte del traffico organizzato di esseri umani.
Le violenze, gli stupri e le torture documentate dentro i centri finanziati in forza degli accordi sottoscritti con la Libia da parte del Governo italiano e dell’Unione Europea non possono essere ulteriormente ignorati o considerati un costo moralmente accettabile nel tentativo di contenere i flussi migratori.
Non possiamo continuare a voltarci dall’altra parte facendo finta di non sapere qual è la portata dei crimini di cui rischiamo di essere corresponsabili continuando ad alimentare questo sistema.
A questo va inoltre aggiunto il costo in termini di vite umane determinato dalla sospensione del dispositivo di soccorso inmare da parte dei governi europei e dalla guerra aperta alle navi della società civile a cui viene reso sempre più difficile operare nel Mediterraneo centrale.
Siamo davanti ad una emergenza umanitaria senza precedenti che si sta consumando a poche miglia dalle nostre coste, abbiamo il dovere di intervenire per porre fine a quella che sarà considerata dalla Storia come la più grande violazione sistemica di diritti umani dopo seconda guerra mondiale.
Per questo riteniamo che vada marcata una netta discontinuità dalle attuali politiche sulle migrazioni senza attendere oltre ponendo fine a tutto questo a partire dal 3 novembre data in cui andrà a rinnovo automatico il Memorandum con la Libia.
Chiediamo che il Governo italiano sospenda con effetto immediato gli accordi attualmente in essere che riguardano il supporto ed il coordinamento della Guardia Costiera libica e la gestione dei centri di detenzione per migranti e che contestualmente avvii la dismissione della Missione di Supporto alla Guardia Costiera Libica.
Che si apra un nuovo negoziato con il Governo di Unità Nazionale Libico e con l’Unione Europea per definire un piano di evacuazione umanitaria di tutte le persone attualmente detenute nei centri governativi e non, sotto il coordinamento dell’UNHCR.
Che venga ripristinato un dispositivo di soccorso in mare europeo che comprenda quella che attualmente viene identificata senza alcun presupposto legale la zona SAR di competenza della Libia e che questo sia coordinato con l’intervento umanitario delle ONG attualmente operanti nel Mediterraneo Centrale”.
L’eurodeputato Dem Pierfrancesco Majorino spiega ad Huffpost:
“Il punto è che bisogna far saltare gli accordi con la Libia e riscriverne da capo i termini, immaginare un piano di redistribuzione delle persone che ora si trovano nei campi. Su questo Di Maio non ha avuto la stessa chiarezza di Zingaretti che chiede di svuotare i campi. Il governo vuole svuotare i campi o no?”.
Majorino chiede passi più coraggiosi al governo: “Mi aspetto più coraggio sulla cancellazione delle leggi volute da Salvini sulla sicurezza che hanno prodotto 87mila nuovi irregolari, persone che prima godevano della protezione umanitaria e adesso non più. Visto che siamo in una fase di ridiscussione, ci vuole più coraggio anche su questo tema. Lo dice uno che si augura che il governo vada avanti”.
(da agenzie)
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Ottobre 30th, 2019 Riccardo Fucile
NESSUN BAMBINO DOVREBBE RISCHIARE LA VITA PER RAGGIUNGERE UN LUOGO SICURO
Ora è il momento di cambiare. Un’azione decisa contro i lager della Libia, corridoi umanitari degni di questo nome, una reale politica di cooperazione con l’Africa e gli altri paesi poveri, una solidarietà europea reale.
Ma nel frattempo non abbandonare chi fugge da fame, guerra e torture.
Open Arma lancia l’appello: “I bambini sono la speranza e il futuro. Le autorità competenti continuano a non rispettare le convenzioni e non assegnano un porto di sbarco sicuro. L’Italia si appresta a rinnovare gli accordi con i trafficanti libici. Basta giocare con la vita delle persone”.
Open Arms ha anche diffuso la foto di un bambino: Si chiama Wasim. Oggi compie 1 anno. Ha passato gli ultimi due giorni della sua vita su una barca nel Mediterraneo.
Oggi è nato di nuovo su OpenArms.
Nessun bambino, nessuno, dovrebbe rischiare la vita così per raggiungere un luogo sicuro.
Buon compleanno, Wasim!
(da agenzie)
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