Novembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
CRESCONO L’AREA LIBERALE SIA DI CENTRODESTRA CHE DI CENTROSINISTRA … I PRIMI 4 PARTITI RACCHIUSI NELLO SPAZIO DI 9 PUNTI
Secondo i sondaggi di AGI/youtrend di questa settimana, la Lega di Salvini continua a calare:
ha perso lo 0,6% ed è sceso al 24%, il risultato più basso degli ultimi due anni
Cresce l’area liberale, sia di centrodestra (Forza Italia +0,3%) sia di centrosinistra (Italia Viva e +Europa +0,4 nel complesso).
Con il M5s al 15,2% i primi 4 partiti sono racchiusi nello spazio di 8,8 punti.
Ecco il dettaglio delle liste: Lega 24,0% (-0,6%); Pd 20,7% (-0,2%); FdI 16,1% (=); M5s 15,2% (+0,2%); Forza Italia 6,8% (+0,3%); Italia Viva 3,4% (+0,2%); Azione 3,1% (=) La Sinistra 3,2% (+0,1%); +Europa 2,0% (+0,2%); Verdi 1,6 (=).
Con riguardo alle aree del Parlamento, la maggioranza di governo si posiziona al 42,3% (+0,2%) e l’opposizione di centrodestra al 48,0% (-0,2%).
Rispetto alle coalizioni presentatesi alle politiche del 2018, la situazione è questa: centrodestra 48,0% (-0,2%); centrosinistra 29,2% (+0,1%); M5s 15,2% (+0,2%); LeU 3,2% (+0,1%); altri 4,4% (-0,1%).
(da agenzie)
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Novembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
“UN RISCATTO PERSONALE, HO VISSUTO SULLA MIA PELLE IL PESO DELLE DISCRIMINAZIONI”
Il sì alla Camera alla legge contro l’omotransfobia è «un sogno realizzato» per Alessandro Zan.
Il deputato democratico, “padre” del ddl, racconta a Open: «Ho sentito sulla mia pelle il peso delle discriminazioni. Le prese in giro a scuola, alle elementari, alle medie e ovviamente alle superiori. Cercavo di camuffarmi per evitare di essere insultato o emarginato, cercavo di essere conforme a uno stereotipo, nascondevo in sostanza il mio orientamento, persino al mio compagno di banco. Chissà come avrebbero reagito i miei compagni di scuola se lo avessero saputo».
«Dedicato a chi subisce discriminazioni e violenze»
Quando ieri ha sentito «la Camera approva» — 265 sì, 193 no e un astenuto con le deputate di Forza Italia Giusi Bartolozzi, Renata Polverini e Stefania Prestigiacomo che hanno votato a favore della legge — ha esultato pensando «a chi non ha una voce e a chi subisce discriminazioni e violenze ogni giorno». Con questa legge, donne come Martina ed Erika, nel mirino dei leoni da tastiera perchè lesbiche, o come Camilla, a cui i vicini di casa avrebbero bucato le quattro gomme dell’auto, potranno avere giustizia. «La dedico a loro», dice Zan.
Adesso la battaglia si sposta in Senato
In Aula la situazione non è idilliaca con un centro-destra che si oppone fermamente alla legge e «alcune battutine non rivolte a me direttamente» ma che rendono il clima sempre più teso.
Poi, però, ci sono le “aperture”, come quelle di Forza Italia «che ha una componente più liberal e attenta ai diritti». Ma la battaglia è solo all’inizio: dopo l’ok della Camera («se non avessero presentato tutti quegli emendamenti, l’avremmo approvata prima»), bisognerà superare lo scoglio del Senato dove i numeri sono più risicati. «Ci proviamo per riuscirci, è fattibile. Il ddl arriverà in Senato tra qualche giorno ma verosimilmente verrà approvato, se tutto dovesse andare bene, nei primi mesi del prossimo anno, comunque entro primavera, sperando di poter contare sul sostegno di una parte dell’opposizione».
Sul resto dell’Aula, come ad esempio su Lega e Fratelli d’Italia, Zan sa di non poter contare affatto: «Ho sentito cose irripetibili, Sgarbi ha persino parlato di pedofilia. Vengono da una cultura sessista e patriarcale, una destra arretrata, omofoba, misogina».
(da Open)
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Novembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
I POSTI OCCUPATI SONO PASSATI DA 26 A 10 IN POCHE ORE…GUARIGIONI MIRACOLOSE? NO, SOLO LA DISTINZIONE FORZATA TRA PAZIENTI INTUBATI E PAZIENTI COLLEGATI A UN VENTILATORE POLMONARE
Le Regioni ‘zona rossa’ sono solo 4, Piemonte, Lombardia, Val d’Aosta e poi la Calabria, unica
area di rischio alto al sud.
I numeri calabresi non sono comparabili a quelli delle due regioni del Nord, ma il motivo per cui è scattato l’allarme è perchè l’avanzata dei contagi rischia di travolgere il debole sistema sanitario calabrese.
Nonostante fosse molto ovvio, è da ieri che la Calabria (spalleggiata dai sovranisti che dicono – mentendo – che il governo ha reso zone rosse solo le regioni di destra. Non è vero, la maggioranza sono zone gialle o arancioni) e il suo Presidente facente funzioni Nino Spirlì annunciano un ricorso contro il provvedimento: “Le costanti interlocuzioni che ho avuto in questi giorni con i membri del Governo e con il commissario Arcuri non hanno prodotto alcuna modifica rispetto alla volontà , evidentemente preconcetta, di “chiudere” una regione i cui dati epidemiologici, di fatto, non giustificano alcun lockdown”
Dice questo Spirlì, ma emerge che nelle ore precedenti al Dpcm, la Calabria ha tentato un ‘giochetto’ per far diminuire le terapie intensive, in modo da evitare il lockdown.
I posti occupati sono passati da 26 a 10 in poche ore. Guarigioni miracolose? No, solo una distinzione, parecchio forzata, tra pazienti intubati e pazienti collegati a un ventilatore e la scelta di considerare solo i primi come in terapia intensiva.
Non ha tutti i torti il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione che parla di “balletto indecoroso”: “È grave che in meno di 12 ore, senza dare alcuna spiegazione, possano cambiare dei dati ufficiali. Questo dimostra il pressapochismo che imperversa alla Cittadella”
La Regione si è giustificata dicendo che la modifica “è stata effettuata a seguito delle comunicazioni pervenute dall’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria e dall’Azienda ospedaliera di Cosenza”. Aggiungendo poi che forse sono stati gli ospedali a gonfiare i numeri per ottenere più mezzi e più personale. Insomma, a complotto si risponde con accuse di complotto.
(da agenzie)
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Novembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
A SETTEMBRE UNA COPPIA PRESE A PUGNI L’AVVOCATO PIERO LONGO, EX SENATORE E LEGALE DEL CAVALIERE…NON FU UN’AGGRESSIONE MA LA DEGENERAZIONE DI UNA DISCUSSIONE
Ci sarebbe forse una presunta violenza a una minorenne, figlia dell’ex convivente, all’origine dell’aggressione all’avvocato ed ex parlamentare padovano Piero Longo, già difensore di Silvio Berlusconi: lo sostengono gli stessi aggressori.
A compiere l’agguato, il 30 settembre scorso nell’androne di casa dell’avvocato a Padova, erano stati Luca Zanon e Silvia Maran, 49 e 47 anni, che il legale aveva affrontato sparando alcuni colpi di pistola in aria. Nonostante questo, era stato strattonato e colpito con due pugni.
Assieme a loro c’era una donna di 31 anni. Sarebbe lei, che all’epoca dei fatti era ancora minorenne (aveva 16 anni), la presunta vittima delle molestie dell’avvocato secondo l’indagine.
I due aggressori avevano raccontato di averla accompagnata per fare da “mediatori” con Longo. Ma l’avvocato Niccolò Ghedini, collaboratore di lunga data di Longo, ha annunciato una denuncia per diffamazione. “E’ stato lo stesso avvocato Piero Longo a denunciare tempestivamente alla Procura della Repubblica di Padova le diffamatorie dichiarazioni che si erano apprese da indiscrezioni di stampa propalate da quegli stessi aggressori” ha fatto sapere in un comunicato.
Oltre agli accertamenti sulla dinamica e le responsabilità dei protagonisti dell’episodio, da subito le indagini avevano anche percorso la strada parallela della ricerca del movente, ed era emerso un “legame di conoscenza” tra l’avvocato e la giovane rimasta quella sera fuori dall’androne. Dopo la laurea, avrebbe frequentato per un certo periodo lo studio di Longo.
Altro elemento è costituito dal fatto che i due aggressori non erano lì per una rapina: Luca Zanon, trentino originario della Val di Fiemme, è uno sciatore e maestro di sci e lavora a Padova con una sua società come elettricista; Silvia Maran è una commercialista con studio avviato.
Nei loro confronti è stato emesso un provvedimento di divieto di avvicinamento alla casa di Longo. Il legale aveva subito ferite al volto e 20 giorni di prognosi.
(da agenzie)
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Novembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
CRITICHE ANCHE DAL CENTRODESTRA: HA DETERMINATO LA ZONA ARANCIONE PER LA SICILIA PER NON AVER PREDISPOSTO POSTI LETTO IN TERAPIA INTENSIVA… AVEVA TROPPO DA PENSARE A FARE LA GUERRA AGLI IMMIGRATI
Lui, il presidente della Regione Nello Musumeci, si difende attaccando. Ma dall’opposizione, e
persino dallo stesso centrodestra che lo esprime, arriva adesso un fuoco incrociato all’indirizzo del governatore e del suo fedelissimo Ruggero Razza, giudicati rei di aver trascinato la Sicilia verso la zona arancione nella quale da domani si troverà la regione: “La Sicilia — osserva ad esempio il capogruppo del Partito democratico all’Ars, Giuseppe Lupo – è area arancione perchè, pur avendo meno ammalati Covid di altre regioni area gialla, non ha un numero adeguato di posti letto di terapia sub-intensiva e intensiva per garantire le cure necessarie. Se Musumeci avesse utilizzato il periodo estivo per adeguare le strutture sanitarie la Sicilia sarebbe area gialla. È surreale che Musumeci, inadeguato e irresponsabile, pensasse qualche giorno fa di derogare alle restrizioni del Dpcm. Se non ci fossimo opposti sarebbero esplosi i contagi e la Sicilia sarebbe area rossa”.
Musumeci, del resto, già ieri sera aveva puntato a sua volta il dito contro la decisione: “La scelta del governo nazionale di relegare la Sicilia a zona arancione — specifica in una nota stizzita diffusa subito dopo la conferenza stampa di Giuseppe Conte – appare assurda e irragionevole. L’ho detto e ripetuto stasera al ministro della Salute Speranza, che ha voluto adottare la grave decisione senza alcuna preventiva intesa con la Regione e al di fuori di ogni legittima spiegazione scientifica”.
Eppure, per l’opposizione, è tutta colpa del governo: “Siamo zona arancione — rilancia il renziano Luca Sammartino – per responsabilità del governatore Musumeci e dell’assessore Razza che in questi mesi non sono riusciti ad organizzare un sistema sanitario efficiente e all’altezza della seconda ondata di Covid 19. Abbiamo perso mesi preziosi. Meno posti in terapia intensiva, nessun tracciamento, non c’è stato alcun potenziamento dell’assistenza domiciliare, proclami di Covid-free, ricerca di colpevoli in un vergognoso scaricabarile. È un governo inadeguato”. Giusto ieri Razza ha presentato un nuovo piano degli ospedali: 416 posti di terapia intensiva e 2.384 di degenza ordinaria entro fine mese. I centri extra ospedalieri forniranno fino a 812 posti.
Una mossa che non risparmia all’assessore le critiche del sindaco di Messina Cateno De Luca, espresso dal centrodestra: “In Sicilia — osserva – il virus circola molto di meno rispetto a Lazio, Campania e Liguria, inserite invece nella zona gialla. Questa è la conferma che il sistema sanitario siciliano è strutturalmente al collasso perchè in questi sei mesi, poco o nulla si è fatto per incrementare i posti letto nei reparti Covid e nella terapia intensiva, nonostante i soldi messi a disposizione del governo Conte. Chiedo ufficialmente le immediate dimissioni dell’assessore regionale alla Sanità , Ruggero Razza, oltre alle formali scuse ai siciliani da parte dell’inconcludente presidente Nello Musumeci”.
A chiedere conto e ragione sia a Conte che a Musumeci è infine il sindaco di Palermo Leoluca Orlando: “Crea molti interrogativi l’affermazione del presidente della Regione che ha dichiarato di non essere stato sentito e di non aver potuto illustrare i dati della situazione in Sicilia — dice – per rispetto istituzionale di tutti e, per quanto ci riguarda per rispetto istituzionale degli Enti Locali, chiediamo al governo regionale di conoscere i dati forniti a quello nazionale e chiediamo un immediato chiarimento da parte del governo nazionale”.
(da agenzie)
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Novembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
“IGNORANO LA SITUAZIONE GRAVE ANZICHE’ PRENDERSI LE PROPRIE RESPONSABILITA'”
Dopo le proteste di Piemonte, Lombardia e Sicilia, il ministro della Salute respinge le accuse sui dati non affidabili su cui sono state decise le zone rosse. Quegli stessi dati, ricorda Speranza, sono forniti dalle regioni e ci sono loro rappresentanti nel gruppo che decide sui livelli di rischio
Arriva duro l’intervento del ministro della Salute Roberto Speranza rivolto a tutti quei governatori che da ieri sera protestano per la chiusure imposte con l’ordinanza del ministero dopo l’ultimo Dpcm.
Alle accuse dei presidenti di regione di aver preso la decisione sulla base di dati troppo vecchi, Speranza risponde ribattendo la palla agli stessi governatori, ricordando loro che quegli stessi numeri contestati sui contagi di Coronavirus sono forniti dalle stesse autorità sanitarie regionali ormai da maggio: «Nella cabina di regia — aggiunge poi il ministro — ci sono tre rappresentanti indicati dalle regioni». Secondo Speranza quindi: «È surreale che anzichè assumersi la loro parte di responsabilità , ci sia chi faccia finta di ignorare la gravità dei dati che riguardano proprio i territori. Serve unità e responsabilità . Non polemiche inutili».
(da agenzie)
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Novembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
UN GOVERNATORE CHE NON SI VERGOGNA DEI DANNI ARRECATI CON LA SUA GESTIONE FALLIMENTARE E NON HA NEANCHE LA DIGNITA’ DI DIMETTERSI, TRAVOLTO DAGLI SCANDALI
Nella serata di ieri siamo venuti a conoscenza del fatto che la Regione Lombardia sia stata
dichiarata zona rossa insieme al Piemonte, alla Valle D’Aosta e alla Calabria. Una decisione che, tuttavia, non deve essere piaciuta ai vertici degli enti locali.
Le dichiarazioni di Attilio Fontana contro zona rossa, ad esempio, ne sono la dimostrazione. Il presidente di regione, dopo la conferenza di Giuseppe Conte nella serata di ieri, ha ribadito la sua contrarietà alla misura estrema, che prevede il lockdown generalizzato — di fatto — di tutta la popolazione, se si fa eccezione per i lavoratori e per gli studenti dei primi cicli.
«Le richieste formulate dalla Regione Lombardia, ieri e oggi — ha affermato Fontana -, non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita». Il riferimento è a un aggiornamento dei 21 parametri con cui il ministero della Salute ha stabilito quali aree del Paese potessero essere considerate a rischio, indipendentemente dall’indice Rt e prendendo in considerazione anche altri fattori.
Secondo Attilio Fontana i dati del monitoraggio a cui il ministro della Salute ha fatto riferimento sarebbero vecchi e non aggiornati. La notizia non trova alcun tipo di conferme, tuttavia il bollettino diramato sempre dal ministero della Salute nella giornata di ieri a proposito della situazione sul coronavirus in Italia parla molto chiaramente.
E ci mostra una Regione Lombardia che, ormai da diverse settimane, è tornata a essere l’epicentro di una pandemia che ha colpito diversi suoi territori, a partire dal mese di febbraio.
Nella sola giornata di ieri — quindi in 24 ore — la Lombardia ha fatto registrare 7758 nuovi positivi. Praticamente un quarto dei contagi registrati su tutto il territorio nazionale. I 32 ricoverati in più in terapia intensiva rappresentano la metà dei ricoverati più gravi in tutta Italia. E soltanto nella giornata di ieri si sono registrati 96 decessi. L’area metropolitana di Milano è quella più colpita, lo stesso capoluogo di regione è in sofferenza (e presenta più contagiati che in diverse altre regioni italiane).
Insomma, se non è la Lombardia a essere dichiarata zona rossa, quale altra regione dovrebbe esserlo?
E poi non era lo stesso Attilio Fontana che, nei giorni scorsi, aveva sollecitato misure più stringenti per poter bloccare il contagio, manifestando preoccupazione per quello che stava accadendo nella sua regione? E allora perchè dice che la zona rossa decisa dal ministero della Salute è uno schiaffo alla Lombardia e non, al contrario, un tentativo per proteggerla?
(da agenzie)
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Novembre 5th, 2020 Riccardo Fucile
L’ECCELLENZA DELLA SANITA’ LOMBARDA
Sessantaquattro dipendenti positivi al Covid su un totale di 551 e venti “in attesa di referto”. E’ quanto riportato nell’ultimo bollettino del Pio Albergo Trivulzio di Milano dove si spiega, però, anche che “in considerazione dei falsi positivi risultati tra i pazienti l’azienda sta provvedendo” a sottoporre a “nuovo tampone anche il personale asintomatico risultato positivo”. Il tutto entro domani.
I contagiati sono operatori sociosanitari in servizio sia nella parte della “Baggina” riservata ai pazienti in riabilitazione e cure intermedie (dove quindi i ricoveri sono brevi), sia in Rsa, la casa di riposo dove gli anziani non autosufficienti sono residenti di lungo termine.
Il Trivulzio è finito al centro di una inchiesta giudiziaria, tuttora in corso, durante la prima ondata di coronavirus per l’alta percentuale di contagi.
In totale al Pio albergo oggi sono ricoverati 727 anziani. Di questi sono 156 i pazienti in riabilitazione e sei di loro sono risultati positivi.
L’istituto sottolinea che ormai dal 25 ottobre sono chiuse le accettazioni e che i ricoveri nelle cure intermedie sono in esaurimento perchè sono in corso le dimissioni. I sei ospiti risultati sono già stati inviati in ospedale, dove possono ricevere le cure adeguate.
In isolamento invece i lavoratori positivi, tutti asintomatici, che secondo fonti interne al Pat si sarebbero contagiati all’esterno del luogo di lavoro, dato che ogni giorno entrano ed escono dall’istituto.
I rischi di portare il virus dentro alla Baggina dall’esterno – come avvenuto in passato – potrebbero ridursi per via delle rigide misure di contenimento che entrano in vigore da domani in tutta la Lombardia.
I tamponi vengono fatti ai lavoratori ogni 15 giorni, mentre il triage all’ingresso è quotidiano. Chi ha la febbre ovviamente non entra sul posto di lavoro, ma i positivi sono spesso asintomatici quindi il rischio oggi di far entrare la malattia dentro alle mura del Trivulzio esiste concretamente, fino a quando non saranno introdotti i tamponi rapidi quotidiani. Vietate invece le visite dei parenti, motivo per cui le associazioni dei familiari sono in agitazione. Sui pazienti della Rsa risultati positivi ci sono stati almeno 45 casi di falsi positivi, poi risultati negativi.
(da agenzie)
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