Novembre 16th, 2020 Riccardo Fucile
SI MOLTIPLICANO VIDEO E GIF SUI SOCIAL CHE INVITANO A PORTARLO VIA DI PESO DALLA CASA BIANCA
Donald Trump continua a lanciare messaggi a giorni alterni — o meglio, a ore alterne — e ad affermare
di aver vinto le elezioni americane nonostante la realtà restituisca un risultato diverso.
Il tycoon sembrava aver ammesso che le elezioni le ha vinte Joe Biden — con il tweet «Lui ha vinto perchè i media hanno detto così. Ma è una fake news, questa è una elezione truccata» — ma sui social e per i suoi follower dice di averle vinte lui.
L’invito a portarlo via dalla casa Bianca di forza arriva da tanti utenti del web che si contrappongono ai fan e follower di Trump, quelli disposti a rendere virali i suoi messaggi nel mondo nonostante i social continuino a bollare i suoi tweet come fake news con intenti manipolatori.
Sono molti gli utenti social che stanno ipotizzando che Donald Trump dovrà essere portato fuori di peso dalla Casa Bianca tra gif, video e grafiche di ogni genere.
(da agenzie)
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Novembre 16th, 2020 Riccardo Fucile
LA PROCURA PROPENSA AD ARCHIVIARE L’ACCUSA, MA PER ORA NON C’E’ NULLA DI UFFICIALE
Il nuovo commissario per la sanità calabrese Eugenio Gaudio è ancora indagato a Catania nell’ambito dell’inchiesta sull’università . Gaudio aveva ricevuto l’avviso di conclusione indagine e subito dopo era stato interrogato.
La sua versione dei fatti sull’accusa che gli contestano i magistrati ha convinto questi ultimi, spiegano fonti della procura.
La maledizione dei commissari alla sanità in Calabria continua. Il governo e il ministro competente, Roberto Speranza, sono riusciti in meno di dieci giorni a sbagliarne due, ma anche la terza nomina presenta una criticità .
Dopo l’addio del generale Saverio Cotticelli, le dimissioni di Giuseppe Zuccatelli, il governo ha nominato un indagato: Gaudio, rettore uscente dell’università La Sapienza di Roma. Sarà affiancato, nel ruolo di supporto, da Gino Strada, fondatore di Emergency.
L’indagine sui concorsi universitari
L’inchiesta nella quale è coinvolto Gaudio è quella relativa ai concorsi truccati. Nel 2019 l’indagine della Procura di Catania, guidata da Carmelo Zuccaro, ha travolto il mondo universitario etneo, coinvolgendo 66 persone, per alcune sono scattate le misure cautelari.
In questa indagine Gaudio è indagato per alcune telefonate nelle quali parlavano di lui, il reato è il concorso in turbativa.
Precisiamo che per la sua posizione è arrivato l’avviso delle conclusioni delle indagini, Gaudio si è fatto interrogare e, spiegano fonti autorevoli, la sua difesa ha fatto riflettere gli inquirenti che al momento propendono per una richiesta di archiviazione nei suoi confronti. Anche il suo avvocato difensore ha dichiarato di avere «buoni motivi per ritenere imminente l’archiviazione».
Tuttavia ancora non è stata fatta e deve comunque passare al vaglio di un giudice, che dovrà condividere o meno l’eventuale richiesta di archiviazione della procura di Catania.
(da “Domani”)
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Novembre 16th, 2020 Riccardo Fucile
HA FATTO DELLA LOTTA ALLA CORRUZIONE IL SUO CAVALLO DI BATTAGLIA… UNA VITTORIA CLAMOROSA VISTO CHE I FILORUSSI CONTROLLAVANO QUASI TUTTI I MEDIA
Maia Sandu, ex prima ministra e candidata dell’opposizione europeista, ha vinto le elezioni
presidenziali in Moldavia battendo al ballottaggio il presidente uscente Igor Dodon, il più importante politico filorusso del paese.
Sandu, del partito Azione e Solidarietà , ha ottenuto il 56% dei voti con il 99% delle schede scrutinate, secondo i dati comunicati dalla commissione nazionale moldava. Al primo turno, tenuto due settimane fa, Sandu aveva preso il 36,1% dei voti, Dodon il 32,6%.
Domenica sera, con la diffusione dei primi risultati, diversi sostenitori di Sandu si sono ritrovati di fronte alla sede del suo partito, nel centro della capitale Chisinau, per celebrare l’esito del voto. Parlando alla folla, Sandu ha promesso di unire il paese e combattere la corruzione, proposito al centro del suo programma politico da alcuni anni.
La politica moldava è cambiata moltissimo di recente. Per anni, infatti, il paese era stato controllato dal Partito Socialista, filorusso, e dal Partito Democratico Moldavo (PDM), una formazione dichiaratamente europeista ma accusata estesamente di corruzione, guidata da Vlad Plahotniuc, un oligarca considerato l’uomo più potente (e losco) del paese.
A lungo i due partiti si erano di fatto spartiti il potere e le sfere di influenza, bloccando completamente le necessarie riforme nel paese.
Sandu ha studiato economia ad Harvard prima di tornare in Moldavia per fare politica.
Tra il 2012 e il 2015 era stata ministra dell’Educazione in un governo guidato proprio dal PDM, ma dopo qull’esperienza era riuscita a creare un fronte di opposizione europeista che aveva messo in crisi il sostegno popolare del PDM, che in realtà era sempre stato risicato.
Presentandosi come vera forza europeista, si era affermata come alternativa ai partiti filorussi al posto del PDM. Sandu era già stata candidata alle presidenziali nel 2016, sempre contro Dodon, e aveva perso di pochi voti, tanto che aveva parlato di brogli.
Alle elezioni parlamentari del 2019 aveva ottenuto un ottimo risultato, provocando un importante sviluppo politico nel paese: si era alleata con i socialisti, escludendo il PDM dalla politica nazionale.
Sandu era diventata prima ministra e Dodon presidente, ma la Corte Costituzionale, controllata da Plahotniuc, aveva annullato l’insediamento del governo aprendo una grave crisi politica.
Dopo giorni di proteste, la decisione era stata revocata e Plahotniuc aveva dovuto lasciare il paese (vive ancora oggi in Turchia). L’esperienza di Sandu al governo durò però poco, e cinque mesi dopo fu sfiduciata come prima ministra in una crisi manovrata dai Socialisti e Dodon, in disaccordo con una sua proposta per rendere più trasparente la nomina della massima carica giudiziaria del paese.
Sandu si è candidata alle presidenziali del 2020 con un programma simile a quello delle precedenti campagne elettorali: un avvicinamento all’Unione Europea per ottenere fondi e sostegno per le fondamentali riforme di cui ha bisogno il paese, uno dei più poveri d’Europa, e in cui circa un terzo della popolazione vive all’estero. Proprio i voti dall’estero sembrano essere stati fondamentali per la sua elezione.
Secondo alcuni osservatori, ora potrebbe convocare elezioni parlamentari anticipate per provare a ottenere la maggioranza anche in parlamento, che oggi è controllato dai Socialisti, partito fino a poco tempo fa guidato da Dodon, che però si era candidato da indipendente per evitare un possibile conflitto costituzionale.
Aveva comunque ricevuto il sostegno del partito e del presidente russo Vladimir Putin.
(da agenzie)
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Novembre 16th, 2020 Riccardo Fucile
IL PRESUNTO “TUTORE DELLA PUREZZA ORIGINALE” CHE E’ STATO SILENTE QUANDO I SUOI GOVERNAVANO CON I RAZZISTI
Nel suo intervento agli Stati Generali del movimento Alessandro Di Battista ha ripreso alcuni dei suoi amati cavalli di battaglia, svolgendo così il ruolo che da tempo si è assegnato (con scarso riconoscimento da parte dei compagni di strada) di tutore della purezza originale e di pungolo verso un gruppo dirigente ormai ben assestato al governo da due anni e più.
Il ragionamento del “Dibba” si è svolto con tono appassionato e vivace come è nella tradizione del personaggio, e ha posto sei “garanzie” a tutela (dal suo punto di vista) della coerenza con l’impostazione primigenia dell’azione politica del M5S: sei punti che però sono il vero ventre molle del suo intervento, sei punti che sono già pronti per sfracellarsi contro gli scogli dell’agire politico concreto dei suoi colleghi di partito, sei punti che sono perfetti per delineare una sconfitta politica in piena regola, che non esiterei a definire da manuale.
Vediamoli uno per uno, così ci capiamo.
Il primo è la revoca delle concessioni autostradali alla famiglia Benetton, argomento su cui il governo (anzi, per essere precisi, i governi) si esercita con contorsioni verbali da due anni e qualche mese senza avere mai fatto concreti passi avanti. I proclami bellicosi dell’estate 2018 di Toninelli e Di Maio sono facilmente reperibili ma la realtà dice ben altro, per il semplice fatto che la partita è tecnicamente assai complessa, per la convergenza di interessi sovranazionali tutt’altro che semplici da aggiustare, per la sovrapposizione di attività dell’autorità giudiziaria (la quale fanno il suo mestiere, cercando di scoprire e punire eventuali reati) che rende il dossier quantomeno incandescente.
Rimane il fatto che mentre Di Battista invoca la revoca delle concessioni senza se e senza ma, il nostro “fondo sovrano”, cioè CDP, tratta allo spasimo per una composizione della vicenda attraverso strumenti finanziari che stanno alla revoca come Lady Gaga a un convento di Orsoline.
La seconda “garanzia” invocata è quella sul conflitto d’interessi, tanto nei media (con esplicito riferimento al gruppo Gedi) quanto nel sistema bancario, dove l’obiettivo polemico diventa Pier Carlo Padoan, in procinto di diventare presidente di Unicredit. Qui Di Battista supera a passo veloce anche Alice nel Paese delle Meraviglie, fingendo di ignorare alcuni secoli di prassi consolidate nell’establishment di tutto il mondo, cominciando con quella che vede le persone competenti (tra cui il citato Padoan) assumere incarichi di rilievo.
O pensa forse il Dibba che alla presidenza di Unicredit ci possiamo mandare qualcuno sorteggiandolo dall’elenco telefonico? Segnalo poi che nessun riferimento arriva sulla vicenda Mediaset-Vivendi, ma sono certo che si tratti di un caso.
Al terzo posto c’è la questione del doppio mandato, su cui allo stato c’è relativa unità d’intenti nel movimento. Parliamoci chiaro però: le elezioni sono lontane ed il gruppo dirigente sa benissimo che non c’è motivo di affrontare la questione prima dell’autunno 2022. Quindi per ora tutti (o quasi) danno ragione a Di Battista, ma ciò accade più in pubblico che in privato (tanto è vero che a livello locale già siamo alle deroghe, vedasi alla candidatura della Raggi a Roma).
Quarto punto (il più incredibile di tutti) è la richiesta perentoria di andare da soli alle prossime elezioni.
Richiesta stravagante visto che si viaggia verso legge elettorale di impianto proporzionale (quindi poco incline a meccanismo di coalizione), contraddittoria rispetto agli sforzi di trovare un dialogo con il Pd per le elezioni amministrative del prossimo anno e anche un po’ ridicola per un movimento politico che è passato con disinvoltura dal governo con Salvini a quello con Zingaretti: quindi tutto vuole il M5S tranne che stare da solo (indipendentemente dalla presentazione delle liste).
Al quinto posto c’è la richiesta di una legge elettorale senza preferenze: qui c’è poco da dire e quindi passiamo oltre, anche perchè al punto numero sei raggiungiamo l’apoteosi.
Di Battista propone un comitato di garanzia per le nomine, in cui il movimento indirizza e rende trasparente ogni scelta sulle persona compiuta dai ministri a cinque stelle.
Indicazione totalmente priva di senso poichè i membri del governo sono al loro posto “anche” per scegliere persone, ma soprattutto del tutto incoerente con quanto sta accadendo, che vede Di Maio (e tutti gli altri) perfettamente a proprio agio anche nella attività in oggetto.
E comunque l’idea che un partito espliciti il proprio ruolo di controllo sulle nomine stride contro ogni prassi democratica e liberale.
Insomma Dibba, ci sei o ci fai?
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 16th, 2020 Riccardo Fucile
QUANDO E’ LUI CHE ANDREBBE GIUDICATO
In un Paese normale almeno avrebbe la dignità di rimanere defilato. 
Alberto Zangrillo, il primario di rianimazione e anestesia del San Raffaele di Milano, continua a imperversare nelle trasmissioni televisive (in cui va per dire che troppi suoi colleghi sono in televisione) e sui giornali: non è bastata la catena di brutte figure che ha inanellato in questi ultimi mesi per consigliargli un po’ di pudore.
Non è bastata la sua affermazione mostruosa su un virus “clinicamente morto” e che invece è tornato a imperversare e non è bastata la figuraccia rimediata con Silvio Berlusconi che lui descriveva in “ottima salute” mentre il Cavaliere poco dopo avrebbe raccontato a tutto il Paese le sue “enormi difficoltà ”.
Niente, niente di tutto questo.
Anzi Zangrillo ora addirittura si supera e esce in prima pagina su Libero (e dove, sennò?) per dare voti agli altri medici.
Lui, Zangrillo, che giudica l’operato degli altri. Roba da fantascienza.
“Il Sars-Cov2 ha messo in linea di produzione una serie di scienziati privi dei necessari parametri per essere definiti e riconosciuti come tali”, risponde Zangrillo alla domanda di Pietro Senaldi sull’esposizione pubblica di medici in questo ultimo periodo. Zangrillo, che probabilmente pensa di essere un tuttologo, si lancia anche a dare consigli alla stampa, ci dice che “non tornerà l’emergenza di marzo”, ritiene “pericolosi” i tamponi fatti per prevenzione (sarà per questo che il suo ospedale li vende privatamente e dietro un lauto compenso come servizio privato) e ci tiene a precisare che molti dei volti che ascoltiamo non sono virologi: “Guardi che Remuzzi, Gattinoni, Richeldi, Bassetti, Lorini, Ippolito e il sottoscritto non sono virologi”, dice al giornalista.
Ce ne eravamo accorti, Zangrillo, ce ne eravamo accorti.
Poi difende i membri del Comitato Tecnico-Scientifico: “Mantengo un rapporto di stima e amicizia con molti membri del CTS. Conosco il valore del lavoro silenzioso a supporto del legislatore. Certe inopportune grida di allarmismo estremo non provengono da lì”.
Insomma, Zangrillo ci dice che ci sono troppi medici poco affidabili sui media e sparge giudizi senza nemmeno un briciolo di autocritica e lo fa al suo solito: schiacciando l’occhio ai minimizzatori e pronunciando proprio le parole che servono e che tornano utili a una certa politica.
È il solito Zangrillo, quello che ha sempre la frase giusta per sovraesporsi e per esprimere giudizi che spesso hanno poco a che vedere con la sua professione.
E Libero, ovviamente ce lo propone in prima pagina. Avanti così.
(da agenzie)
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Novembre 16th, 2020 Riccardo Fucile
IL FONDATORE DI EMERGENCY GESTIRA’ LA RETE OSPEDALIERA, L’EX RETTORE DELLA SAPIENZA LA PARTE MANAGERIALE
Giuseppe Zuccatelli si è dimesso da commissario dell’emergenza Coronavirus in Calabria dopo un
colloquio telefonico con il ministro della Salute, Roberto Speranza. “Mi sono dimesso da Commissario ad acta della sanità della Regione Calabria”, ha confermato al Corriere della Sera, aggiungendo: “Me l’ha chiesto il ministro della Salute Roberto Speranza e come avevo già anticipato durante l’intervista a Buongiorno regione, ho rassegnato le dimissioni. Ho fatto una gaffe ed è giusto che paghi. Spero che chi ha commesso o detto delle idiozie, in passato, faccia la stessa cosa”.
Poche ore fa Zuccatelli aveva detto: «Io non mi dimetto spontaneamente dall’incarico per il quale sono stato designato, ma se mi sarà chiesto dal ministro, sono disposto a farlo».
Il commissario paga, tra le altre cose, le parole sull’inutilità delle mascherine pronunciate pochi mesi fa. Prima di lui era stato messo alla porta il predecessore Cotticelli, reo di non sapere che la messa a punto di un piano per fronteggiare l’emergenza Covid era sua responsabilità .
Allo studio, ci sarebbe l’ipotesi di affidare il settore ad un tandem di professionisti: Gino Strada, con l’incarico di gestire rete ospedaliera e territoriale legata all’emergenza, e un tecnico con certificata esperienza manageriale, requisito previsto dal Decreto Calabria bis e di cui il fondatore di Emergency sarebbe sprovvisto.
Per superare i veti incrociati, alla fine sembra sia stato il premier Conte a prendere in mano la partita. “Sarà un tecnico e lo sceglierà direttamente lui” filtra da questa mattina da palazzo Chigi “ma non sarà fra quelli già in servizio in Calabria”.
Quasi sicura la nomina dell’ex Rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, dal 20 aprile 2020 consigliere del ministro dell’Università e della Ricerca per la formazione nell’area sanitaria e per i rapporti con il Servizio sanitario nazionale.
Sarebbe invece ormai cosa fatta il coinvolgimento di Gino Strada, sebbene rimangano ancora alcuni nodi.
(da agenzie)
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Novembre 16th, 2020 Riccardo Fucile
I RIGUARDI VALGONO SOLO SE I GENITORI SONO I TUOI
Massimo Giletti aveva un’occasione. Partendo dal presupposto che la sua domanda sul Natale di Salvini sicuramente non era il tema politico del giorno, una volta fatta — e vista la risposta del leader della Lega — poteva riscattarsi con una domanda più incalzante.
Matteo Salvini ha detto che vorrebbe passare il Natale con i genitori, che non vede da due mesi perchè sono persone anziane che vanno tutelate da eventuali contagi.
E allora — sarebbe stata questa la domanda — perchè il leader della Lega, soprattutto a ridosso della campagna elettorale per le regionali, ha fatto selfie con chiunque, anche con le persone anziane?
Ovviamente, il leader della Lega — ospite di Non è l’Arena — stava facendo la solita reprimenda al governo per il fatto che Giuseppe Conte aveva affermato che il Natale è un momento di raccoglimento spirituale e che, pertanto, non sarebbe una tragedia trascorrerlo da soli. A quel punto, Giletti è intervenuto facendo la classica domanda «scomoda» (?!?), ovvero con chi trascorrerà il Natale Salvini, vista la sua situazione familiare: da un lato l’attuale compagna Francesca Verdini, dall’altra i figli e l’ex moglie.
Salvini ha risposto che ha sempre trascorso il Natale con i suoi figli e che quest’anno vorrebbe trascorrerlo con i genitori: «Non li vedo da due mesi, come tanti altri italiani, perchè hanno 75 e 76 anni e hanno qualche problema di cuore e di pressione. Quindi, per cautela, non li ho incontrati».
Dunque, Matteo Salvini — che in una fase dell’emergenza è stato molto severo con le misure prudenziali prese dal governo per contenere la pandemia di coronavirus — ha dichiarato di non voler vedere i propri genitori per tutelarli da eventuale contagio.
Nel rally della campagna elettorale per le regionali del 20 e del 21 settembre, tuttavia, Matteo Salvini ha fatto eventi e incontri dappertutto, non badando certo all’età anagrafica quando si trattava di fare selfie (e quindi di stare a diretto contatto con le persone). Ma, a quanto pare, le cose sono diverse quando si tratta della famiglia.
(da agenzie)
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Novembre 16th, 2020 Riccardo Fucile
“VORREI PASSARLO CON I MIEI GENITORI ANZIANI”….LO SPIEGASSE A CHI LA MAMMA E PAPA’ LI HA IN TERAPIA INTENSIVA…POI CONTINUA A SPACCIARE L’IDROSSICLOROCHINA COME CURA MIRACOLOSA, NONOSTANTE LA BOCCIATURA DA PARTE DEGLI SCIENZIATI (E GILETTI ZITTO)
Ieri Matteo Salvini a Non è l’Arena ha continuato a spacciare l’idrossiclorochina come una cura
miracolosa, senza che qualcuno gli facesse notare che gli studi scientifici dimostrano il contrario: non solo non cura COVID-19, ma mette a rischio i pazienti che ne fanno uso di gravi effetti collaterali; è la stessa Aifa a dirlo sospendendo l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento dell’infezione da Covid-19 al di fuori degli studi clinici, sulla base di solide evidenze della letteratura scientifica e in coerenza con quanto viene raccomandato dalle Linee Guida internazionali.
Ma, mentre l’Italia chiude e le regioni zona gialla si contano sulle dita di una mano il leader della Lega solleva un altro problemone: “Il Presidente del Consiglio ci dice che a Natale è meglio star da soli. A me piacerebbe far Natale con i miei figli, i miei genitori, mia sorella, la mia fidanzata…”.
Salvini diceva anche che tenere le discoteche chiuse non andava bene, che la mascherina non se la sarebbe messa, che i bambini a scuola non dovevano indossarla.
Diceva anche che per parlare con una signora si poteva abbassare la mascherina. Ora che è arrivata la seconda ondata però Salvini, che sapeva tutto, sa solo ripetere che l’idrossiclorochina non viene usata perchè costa poco. E Giletti gli chiede con chi passa il Natale
Ci saranno molte persone che il Natale non lo passeranno con i genitori o con la famiglia perchè i parenti saranno in ospedale, o in quarantena.
Davvero dopo tanti mesi invece di spiegare la prudenza in tv bisogna ancora ascoltare propaganda sul Coronavirus?
(da agenzie)
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Novembre 16th, 2020 Riccardo Fucile
CONSULTO COVID AL TELEFONO PER 90 EURO
Che il gruppo San Donato — 19 ospedali tra cui il San Raffaele, 1,65 miliardi di fatturato nel 2019 — non se la stia passando bene è più che evidente e gli indizi sono molteplici.
C’è la recente frizione con Roberto Burioni, che al San Raffaele fa il ricercatore e che è stato sconfessato dal suo stesso ospedale perchè ha osato dire che ci sarà anche la corsa al pronto soccorso, ma il numero dei morti non mente.
Un dissociarsi che è parso strano, quasi incomprensibile, se non si riflette su un dato piuttosto semplice: il Covid non sta affatto arricchendo le casse del gruppo ma, al contrario, le sta impoverendo.
Come raccontava il Fatto giorni fa, la Regione Lombardia sta rimborsando sulla base dei budget del 2019, quando non c’era il Coronavirus, e questo nonostante le spese sostenute dagli ospedali per fronteggiare la pandemia siano decisamente superiori.
Nel frattempo, le altre attività chirurgiche e prestazioni varie del San Raffaele e di altri ospedali del gruppo sono ridotte. Ma non solo. I famosi pellegrinaggi dal resto dell’Italia nelle cliniche dell’eccellenza lombarda sono vertiginosamente calati per la paura del Covid e i rimborsi per i pazienti fuori regione stanno venendo a mancare.
Insomma, il gruppo cerca di tamponare le perdite come può, anche con una comunicazione mirata a minimizzare l’emergenza. Da “il virus è clinicamente morto” a “Burioni non conosce la situazione perchè non lavora in corsia”, è evidente che la linea sia quella di invogliare il meno possibile la popolazione a mettere piede in ospedale.
E, naturalmente, si tenta di fare cassa offrendo servizi che dovrebbe fornire la sanità pubblica e che in Lombardia sono drammaticamente carenti, fin dalla prima ondata. I tamponi, tanto per cominciare.
Che il gruppo San Donato fa pagare circa 90 euro, con una media di 1.000 tamponi al giorno. Il che fa circa due milioni e mezzo di euro al mese.
Ora però si è aggiunta una novità .
La medicina territoriale in Lombardia non funziona? I medici di base sono disorientati, disarmati, impossibilitati a seguire tutti i pazienti malati a casa?
Ci pensa il gruppo San Donato e il suo pacchetto per “l’assistenza domiciliare e diagnostica Covid 19”. Pacchetto che però viene eventualmente acquistato dopo un consulto telefonico o via video mediante la telemedicina dell’ospedale. Il solo consulto, udite udite, costa 90 euro e può durare la massimo 15 minuti. Giusto il tempo di dire: nome, cognome e un paio di sintomi.
Se il medico decide che il paziente va monitorato, il pacchetto per la diagnosi costa 450 euro e comprende un prelievo ematico, una radiografia toracica domiciliare, la misurazione della saturazione (costa meno comprarselo, il saturimetro, a questo punto) e un consulto medico a distanza finale.
La cifra va pagata entro le 24 ore, anche tramite paypal. Un’efficienza davvero commovente. Il referto viene spedito a casa al prezzo aggiuntivo di 9 euro e le aree coperte sono Milano e alcuni comuni limitrofi. Insomma, un servizio di diagnosi, non di cura.
E la cura? Quella verrà proposta in un secondo momento, si suppone, e con spese aggiuntive.
Insomma, un modo economicamente vantaggioso per svuotare i pronto soccorso e dirottare i possibili codici verdi su un numero telefonico a pagamento. A questo punto direi che la Regione Lombardia ha risolto il problema delle carenze della medicina territoriale. Una telefonata a 90 euro per 15 minuti di consulto ti salva la vita. Con altri 450 sai anche- forse — se hai il Covid. Un affare.
Io fornirei anche un paio di servizi aggiuntivi. Se vuoi parlare con Zangrillo tariffa raddoppiata e videoselfie con lui in omaggio. Magari potrebbero fare il “pacchetto tracciamento”: con 200 euro in più fanno una telefonata pre-registrata al nonno.
Ci sarebbe da ridere, in effetti, se le ragioni per piangere non fossero così tante e così gravi.
La Regione Lombardia che dice? E il ministro Speranza?
(da TPI)
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