Destra di Popolo.net

SALVINI GIRA A VUOTO E SPROLOQUIA SU TUTTO, STRETTO TRA GIORGETTI DI GOVERNO E MELONI D’OPPOSIZIONE

Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile

GARAVAGLIA DICE UNA COSA E LUI L’OPPOSTO

Ieri, per usare un ossimoro, la Lega è stata illuminata da un cortocircuito: Salvini che bocciava le “liste di proscrizione” sul passaporto vaccinale considerato invece “fondamentale” dal ministro per il Turismo Garavaglia. Oggi, dopo aver incontrato le Regioni al Mise, Giorgetti ha dato manforte al leader: attenti alle “discriminazioni”.
Un bel confronto, e un discreto paradosso per il Capitano: in mezzo come la sottiletta, tra l’attivismo della Lega “moderata e governativa” e l’opposizione dura di Fdi.
“Matteo è in un limbo — ragiona un parlamentare — I ministri gli tolgono spazio sul versante operativo, Meloni lo incalza da destra. Non ha spazio politico”.
Salvini, da vecchia volpe, ha fiutato il rischio da tempo. Sapeva che la “generosità ” della sua “svolta europeista” lo avrebbe penalizzato, e nota che, al di là  delle rilevazioni, FdI da sola all’opposizione ha ridotto la visibilità  anzichè aumentarla.
Uscire dal guado però non è facile. La reazione immediata è la solita. Gira come una trottola, spazia su tutto, vuole chiamare Draghi sulla diplomazia vaccinale, gli sbarchi, le misure economiche. Incontra Conte: Mario però, il sindaco di Treviso.
Negli ultimi giorni — al netto di punti stampa e tv – ha esternato sul carcere per i boss, sull’industria nel Mantovano, sulla povera ragazza accoltellata nel Trevigiano, su Netanyahu, sullo stabilimento AstraZeneca di Anagni, sul futuro dell’azienda Leonardo, sul codice degli appalti, sulle infrastrutture nel Senese, sulla crisi Alitalia, e ovviamente sulle riaperture scolastiche.
Un interventismo che non trova riscontro sulle pagine dei giornali.
Dove campeggia, piuttosto, una sequela di cattive notizie. Il disastro sanitario e logistico in Lombardia, ultra-decennale feudo ciellino-leghista, dove sul banco degli imputati siede la gestione salviniania: suo il (traballante) governatore Fontana, suo l’assessore al Bilancio Caparini, padre politico della società  Aria incapace di gestire le prenotazioni della campagna vaccinale.
Nè il commissariamento da parte dell’asse Esercito-Protezione Civile, invocato dalle opposizioni e minacciato dall’esecutivo, risulterebbe il miglior biglietto da visita per il Pirellone o per l’”uomo del fare” Bertolaso (che nel frattempo si è gelidamente chiamato fuori dalla gara per il Campidoglio).
Ma se lo spauracchio dello sbarco del generale Figliolo per “prendere in mano la situazione” non fa esultare nessun governatore, in cima alle Regioni sotto la media nazionale come vaccinazioni ci sono quelle in quota leghista: la Lombardia, il Veneto di Zaia, il Friuli di Max Fedriga, la Sardegna, la Liguria di Toti, l’Umbria, la Calabria di Spirlì. In quest’ultima quest’anno si vota: il vice-presidente ad interim (dopo la morte di Jole Santelli) punta a ricandidarsi, forte del sostegno di Salvini che volò subito da lui. Peccato che quella poltrona faccia gola anche al forzista Roberto Occhiuto, e che il flop dei sieri non aiuterà  in campagna elettorale.
Neppure sul versante della moral suasion programmatica su Draghi, avviata durante le consultazioni, si può brindare. Da Via Bellerio giurano che i rapporti con il premier sono ottimi, e chissà  con chi ce l’aveva quando ha invitato ad ammainare le “bandierine” di partito. Fatto sta che il condono delle cartelle esattoriali, ridimensionato dal Pd, più che una bandiera pare un fazzoletto.
E i nuovi sostegni per gli autonomi — cavallo di battaglia del centrodestra durante il crepuscolo del Conte Due — hanno lasciato insoddisfatti parecchi ristoratori, albergatori, commercianti.
Bilancio magro. Se a rimpinguarlo non provvedesse l’attività  ministeriale. Giorgetti sta gestendo il piano della rete unica, con i ministri Franco e Colao. Garavaglia ha strappato sostegni aggiuntivi per il mondo dello sci e si occupa della “competitività ” italiana in vista dell’estate.
Comprensibile che in questa situazione il Capitano frema. E tuttavia, il tempo è una variabile non secondaria. Fuori dal governo, la politica è cristallizzata in attesa di un segnale: la legge elettorale. Se sarà  maggioritaria, come vuole il neo-segretario Dem Letta, il prossimo candidato premier del centrodestra sarà  “il leader del partito con più voti”.
Sempre che nel frattempo sia sempre lui.

(da Huffingtonpost=

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SALVINI INFURIATO PERCHE’ LA MELONI VUOLE LA PRESIDENZA DEL COPASIR CHE SPETTA ALLE OPPOSIZIONI

Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile

MA E’ CHIARO CHE SE LA LEGA STA AL GOVERNO NON PUO’ MANTENERE LA PRESIDENZA DI QUELL’ ORGANISMO

Copasir: Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Istituito nel 2007 , ha la funzione di verificare «in modo sistematico e continuativo» che l’attività  dei servizi segreti sia svolta nel rispetto delle leggi, della Costituzione e nell’interesse della Repubblica e delle sue istituzioni.
Funziona così: metà  dei componenti spettano alle opposizioni, così come la presidenza. Dal 9 ottobre del 2019 c’è Raffaele Volpi, leghista.
Ma ora il governo è cambiato, così come i partiti in maggioranza e quelli all’opposizione. Dove, si sa, c’è solo Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (Sinistra Italiana ha numeri più piccoli). E quindi, a lei dovrebbe spettare quel ruolo, a uno dei suoi. Ma il leader della Lega Matteo Salvini mal digerisce l’idea di lasciare il Copasir, Dice che sì, lei è all’opposizione e lui no, ma che il governo Draghi non dovrebbe far conto. Perchè è nato da un appello del Presidente della Repubblica. E — quindi — come dire di no.
Scrive Il Fatto quotidiano:
Secondo la legge 124 del 2007, il suo presidente e metà  dei componenti (5 su 10) spettano all’opposizione e quindi a Fratelli d’Italia, ma Matteo Salvini non vuole lasciare la poltrona su cui oggi siede il leghista Raffaele Volpi. Per sbrogliare la situazione, nei giorni scorsi i presidenti delle Camere Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati si sono incontrati, ma non sono arrivati a una soluzione.
Fico è per la continuità  di Volpi a Palazzo San Macuto in base al precedente del 2011, governo Monti, quando l’allora presidente del Copasir Massimo D’Alema rimase al suo posto nonostante spettasse alla Lega, mentre Casellati ritiene giusto dare la presidenza a Adolfo Urso di FdI. Nel caso di D’Alema però, ricorda Giorgia Meloni, c’era l’accordo di tutti i partiti di maggioranza e opposizione mentre oggi non è così. La presidente del Senato nei giorni scorsi ha ricevuto un drappello di parlamentari di FdI che le hanno chiesto di agire in fretta.
E alla fine Casellati si sarebbe convinta di sbloccare la situazione il prima possibile accontentando il partito di Meloni.
Quando l’ha saputo, Matteo Salvini è andato su tutte le furie visto che, in teoria, Casellati è molto più vicina alle istanze della Lega rispetto a Fico e visto che nel 2018 fu proprio Salvini a far eleggere la berlusconiana a seconda carica dello Stato.

(da “NextQuotidiano”)

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RENZI MESSO ALL’ANGOLO DALLA INTERVISTATRICE FATIMA MANJI CHE LO INCALZA SUI SAUDITI

Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile

ALLE DOMANDE VERE DI UNA GIORNALISTA DI CHANNEL 4 REPLICA CON DIFFICOLTA’

“Io ho preso… 80 mila euro, o dollari… Se lei pensa che un uomo possa cambiare le sue idee per soldi, lei non sa chi sono… non conosce la mia storia”.
Ci sono in rete due diversi video che segnano il punto di non ritorno nella storia di Matteo Renzi e dei suoi rapporti con l’Arabia Saudita. Sono due testimonianze quasi stupefacenti, a dire il vero, soprattutto per chi conosce la sagacia comunicativa dell’ex premier. Costituiscono l’ennesimo capitolo sul caso saudita, un inspiegabile harakiri mediatico.
Il primo video, quello da cui è tratto questa citazione, è l’intervista che da casa Renzi concede alla giornalista di Channel 4 News Fatima Manji .
Renzi è in poltrona, seduto comodo, in camicia e cravatta rossa, all’inizio sembra disinvolto. La giornalista gli chiede se davvero ha parlato di nuovo Rinascimento per l’Arabia Saudita. E lui risponde (calmo): “…Se lei segue la politica in quell’area, per la prima volta i sauditi con una leadership giovane provano a creare una visione per il futuro, capace di coinvolgere i diritti umani e l’emancipazione delle donne. E spero — aggiunge l’ex premier — che tutti supportino quella visione per il futuro”.
La cosa straordinaria, dopo questa risposta, e questa vertiginosa iperbole, è l’imperturbabilità  dell’intervistatrice. Che dopo un sibillino “Ok” gli chiede: “Quanto è stato pagato per questo evento con MBS?”.
Domanda secca, dritta, senza giri di parole. Che arriva immediatamente dopo l’elogio alla politica saudita. Un ceffone metaforico. Il sottinteso è potente, proprio perchè non è esplicitato.
È la stessa domanda a cui Renzi da due mesi non aveva voluto rispondere in Italia, e lui si accorge immediatamente di questo messaggio che rischia di comunicare: “Faccio parte del Board del FII (Future Investment Iniziative Institute, ndr), e ho ricevuto, credo… 80 mila euro, forse dollari… ogni anno, come membro del comitato consultivo”.
La giornalista non commenta. Lui prosegue: “Più o meno un normale compenso di ogni comitato esecutivo…”.
La giornalista non aggiunge nulla, ma la faccia di Renzi dice tutto.
E così lui, anche se lei non lo ha chiesto, sente il bisogno di giustificarsi. Sembra disturbato dal non detto che aleggia nell’aria: “Se lei pensa che un uomo possa cambiare le sue idee per soldi , penso che lei non creda in… in… in…”. Non gli viene una parola per descriversi. Balbetta. Guarda di lato. Poi la trova: “Lei non sa chi sono… lei non conosce la mia storia”.
Punto. Zero commenti. Segue ha domanda sui suoi viaggi all’estero (in cui Renzi aggiunge che ha girato l’Europa con la sua famiglia), ma l’impressione è che in quel balbettio e in quella faccia disturbata, ci siano tutto.
*Il secondo video, invece, è una sorta di conferenza stampa volante che si svolge davanti al Senato. Renzi improvvisa davanti ad un gruppo di giornalisti che lo tempestano di domande. Il leader di Italia Viva ripete a nostro i suoi sofismi: “Non sono stato pagato per quell’intervento (ormai lo sappiamo, è stato pagato per la partecipazione al Board, una implicazione più stretta, dunque), “l’FII non è una emanazione diretta del governo saudita (e invece, purtroppo per lui lo è), “non c’è nessun conflitto di interessi” (e ovviamente invece c’è), fino alla perla sul Principe Bin Salmam: “È un mio amico e che sia il mandante dell’omicidio Khashoggi lo dite voi. L’amministrazione Biden non ha sanzionato Bin Salman”.
Quindi, ricapitolando: Renzi parla per la prima volta dei suoi rapporti con l’Arabia Saudita, conferma di guadagnare dei soldi per la partecipazione al board dell’organizzazione Riad di cui è consulente, si assolve da qualsiasi conflitto di interessi, e poi cade alla prima prova del budino, quando liquida le conclusioni di una indagine della CIA sul delitto più efferato contro un oppositore della corona saudita (fatto a pezzi in un consolato) con l’ormai leggendario “Questo lo dite voi”.
Renzi si spende, immediatamente per difendere l’onorabilità  di “Our Royal highness” (con gli italiani) e la credibilità  del “Nuovo Rinascimento saudita” nel mondo. Non sappiamo perchè proprio adesso il leader di Italia Viva abbia scelto di mettere fine al suo imbarazzante silenzio stampa sulla vicenda, e nemmeno perchè lo abbia fatto con questi due interventi.
Per la prima volta esibisce le sue incertezze sui temi cruciali che gli vengono posti, oscilla fra il voler dribblare le domande scomode, e l’essere costretto a lasciarsi sfuggire risposte per lui devastanti.
Ma è abbastanza evidente che in quei balbettii e in quelle capriole dialettiche c’è tutto il senso della vicenda. Adesso che ha parlato, dunque, si capisce bene perchè il silenzio fosse per lui insostenibile.
Ma si capisce anche che persino il silenzio gli sarebbe convenuto, rispetto all’insostenibile, e ferale leggerezza, di una sparata e di un balbettio. Anche perchè noi, la sua storia la conosciamo. E bene.

(da TPI)

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BONACCINI FOLGORATO SULLA VIA DI LETTA

Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile

ORA L’ALLEANZA CON IL M5S DI CONTE VA BENE ANCHE AGLI EX RENZIANI DEM

L’ultima magia di Enrico Letta: far fare una vera e propria inversione di 180 gradi su Conte e i Cinque Stelle a Bonaccini e al fronte dei sindaci (di Base Riformista) Nardella e Gori.
Se ai tempi di Zingaretti l’ex premier con la pochette e i grillini erano quasi i nemici da abbattere, forse più di Salvini, e il Pd non doveva neanche allearsi con loro, arriva la nuova linea degli amministratori ex renziani rimasti ancora nel Pd.
L’ha dichiarata oggi lo stesso Bonaccini, lasciando a bocche aperte più di una persona al Nazareno. Ecco il nuovo corso di Bonaccini: “Se noi dobbiamo avere alleati, è bene che quei potenziali alleati siano il più in forma possibile”, ha detto il presidente dell’Emilia Romangna intervistato durante il programma tv Omnibus, su La7, riferendosi al M5S. “Se i voti ce li togliamo a vicenda, la destra non si batte. Il tempo dell’autoisolamento mi auguro sia terminato per sempre”.
E poi su Conte: “Io sono convinto che la leadership di Conte al Movimento 5 Stelle possa solo fare bene, in questo momento, perchè gode di stima diffusa e popolarità  vera e mi auguro che possa essere un ‘carburante ecologico’ per il Movimento”.
Insomma, una vera e propria marcia indietro rispetto anche a solo poche settimane fa. Roba che quando Zingaretti diceva che era necessario allearsi con i 5 Stelle e Conte, c’era chi saliva sulle barricate. Per la serie: Bonaccini folgorato sulla via di Letta.

(da TPI)

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“PD E M5S UNITI IN TUTTE LE CITTA'”: L’OFFERTA DI LETTA E IL GRANDE OSTACOLO DELLA RAGGI

Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile

LETTA E CONTE: NIENTE ALLEANZE A MACCHIA DI LEOPARDO, MA INTESA TOTALE

“Alle amministrative non possiamo permetterci il lusso di non presentarci uniti ovunque”. A un certo punto della chiacchierata i due ex premier si guardano negli occhi e condividono un obiettivo: niente alleanze a macchia di leopardo, il cantiere della nuova coalizione deve porre come fondamenta una vittoria al debutto elettorale nelle grandi città . “Altrimenti sarà  dura proseguire insieme alle Politiche”, è il ragionamento su cui si trovano d’accordo.
Non è un passaggio scontato, quello che Enrico Letta e Giuseppe Conte consumano alle undici del mattino, mentre anche nella sede dell’Arel, che è la “seconda casa” del segretario pd, giungono gli echi della battaglia del Campidoglio, dove i consiglieri dem vogliono sfiduciare la sindaca Virginia Raggi.
Un autentico cruccio per entrambi, la prima cittadina di Roma, il granello di sabbia capace di inceppare la “gioiosa macchina da guerra” che si intende costruire: un centrosinistra largo, da Calenda a Fratoianni, con il Pd al centro e il Movimento in asse.
Da testare sul campo più importante che c’è: la Capitale d’Italia. Dove servirebbe un candidato unico, non dividersi in tre pezzi, tanti quanti sono oggi i potenziali competitor di una possibile coalizione. Nicola Zingaretti è il sogno, l’uomo che non ha mai perso un’elezione. Irremovibile al momento, ma da qui a ottobre c’è tempo: la speranza è convincerlo, alla fine.
“Chi va da solo è meno efficace”, scandisce Conte, accomunato all’altro capo partito dallo strano status di debuttante nel nuovo ruolo ed ex inquilino di Palazzo Chigi, sfrattati dalla stessa mano: quella di Matteo Renzi. E quando, dopo lunga riflessione sul da farsi, Letta decide di postare su Twitter la foto dell’incontro, in tanti pensano a una cartolina per l’ex Rottamatore, che dal canto suo fa sapere, ruvido, che l’incontro con il redivivo Enrico non è ancora programmato.
Nelle pieghe della conversazione durata circa un’ora – un’apertura dedicata all’emergenza Covid, fra vaccinazioni e Recovery – ci sono altri punti di concordia: ad esempio sull’esigenza di portare avanti insieme alcune riforme in Parlamento, dalla sfiducia costruttiva alla norma anti-trasformisti che penalizza i cambi di casacca. Letta ne parlerà , nel pomeriggio, anche alla presidente del Senato.
Restano sul sfondo, pressochè inespresse, le divergenze. Che pure ci sono.
A partire da quelle sulla legge elettorale, che il segretario pd vuole in senso maggioritario e i 5S di stampo proporzionale. Ma ci sarà  modo di parlarne, adesso è l’ora delle consonanze. Di definire con chiarezza schema di gioco e regole di ingaggio.
Per costruire quel “fronte civico e sociale ampio” delineato ieri dall’ex ministro Francesco Boccia. Di questa coalizione i 5S saranno alleati principali, non forza organica.
È il concetto del doppio cerchio contiguo, che serve per rimarcare la differente identità  dei due principali azionisti del Conte II, placandone i dissensi interni, ma anche per rassicurare quanti – in primis appunto Renzi – arricciano il naso davanti all’abbraccio con i grillini
Il leader in pectore dei 5s si muove in una curiosa forma ufficiosa. Da solo, senza il portavoce Rocco Casalino al seguito e con la maggior parte di deputati e senatori pentastellati tenuti all’oscuro: in tanti, ieri pomeriggio, hanno cercato al cellulare “Giuseppi” per avere notizie sul faccia a faccia con Letta. Ma senza avere risposta. Il futuro, per ora, è solo immaginato dietro quella carta geografica che anima, si fa per dire, l’immagine della prima uscita del nuovo capo.

(da agenzie)

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I TERMINI DEL CONTRATTO CON ASTRAZENICA FAVORISCONO IL REGNO UNITO RISPETTO ALLA UE

Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile

LA GRAN BRETAGNA HA “UN CONTRATTO IN ESCLUSIVA”, QUELLO DELLA UE SI BASA SUL “MIGLIOR SFORZO” DA PARTE DELLA CASA FARMACEUTICA

Il Regno Unito ha con AstraZeneca un contratto “di esclusiva” per la fornitura del vaccino contro il coronavirus, mentre l’Unione europea ne ha stipulato uno che si basa sui “migliori sforzi” da parte della casa farmaceutica.
Per questo, gli accordi stipulati dal governo britannico prevarrebbero su quelli europei.
Lo ha detto in un’intervista al Financial Times il ministro britannico della Salute, Matt Hancock, spiegando che Londra e Bruxelles stanno cercando di risolvere la disputa riguardo alle consegne delle dosi del vaccino anglo-svedese.
Tuttavia, ha aggiunto Hancock, l’Unione europea non dovrebbe sospendere le esportazioni verso la Gran Bretagna del vaccino prodotto nello stabilimento olandese, proprio per la natura degli accordi contrattuali stipulati con la casa farmaceutica.
“Ritengo che le nazioni che si basano sul libero commercio seguano il diritto contrattuale”, ha detto il ministro britannico. “Loro hanno un contratto di ‘migliori sforzi’ e noi abbiamo un accordo di esclusiva”, ha affermato Hancock, aggiungendo che “il nostro contratto prevale sui loro. Si chiama diritto contrattuale. E’ molto semplice”, ha sottolineato il responsabile della Sanità  britannica.
L’intervista di Hancock fa seguito alle polemiche di ieri tra Londra e Bruxelles, che sembrano poi essersi placate con la diffusione di una nota congiunta nella quale le parti affermano di essere alla ricerca di una situazione soddisfacente per tutti, per “estendere la fornitura di vaccini a tutti i nostri cittadini”.

(da Globalist)

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LA PROPOSTA DI MIOTTO SUI TAMPONI RAPIDI PER IL RITORNO A SCUOLA NON CONVINCE NESSUNO

Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile

IL VIROLOGO BROCCOLO: “QUELLI ADATTI NON SONO ANCORA DISPONIBILI”

I test antigenici nasofaringei sono poco reattivi sui pazienti con una bassa carica virale, come accade spesso per i bambini. Ecco perchè, per il virologo della Bicocca, bisognerebbe spingere sui test rapidi salivari
«Uno screening settimanale per riaprire le scuole? Per essere più precisi possibile avremmo bisogno di test salivari rapidi, che al momento però non abbiamo». Il professor Francesco Broccolo, virologo dell’Università  Bicocca, è il direttore del laboratorio Cerba di Milano, uno tra i più importanti della Lombardia. Dalla sua posizione ha potuto osservare in tempo reale le difficoltà  della macchina dei tamponi messa in moto nella lotta al Coronavirus: come aveva spiegato ad Avvenire, il fallimento autunnale del tracciamento ha provocato un’impennata di casi su tutto il territorio nazionale, aggravata poi dall’utilizzo smodato dei test rapidi in sostituzione di quelli molecolari.
Lo ritroviamo cautamente più ottimista in merito alle ipotesi — in studio in questi giorni al Ministero dell’Istruzione — secondo cui la riapertura delle scuole verrebbe accompagnata da sistematici test antigenici.
Tuttavia, secondo il virologo, la questione resta delicata per diversi motivi: se è vero che gli antigenici naso-faringei permettono una diagnosi rapida ed evitano l’effetto imbuto nei laboratori (andati in tilt lo scorso novembre), non sono sufficientemente sensibili come potrebbero essere i salivari, chiamati in causa dal sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso, che l’Istituto superiore di sanità  dovrebbe approvare entro Pasqua. «Mi meraviglio che ci stiamo mettendo così tanto», sottolinea Broccolo, «visto che è da marzo 2020 che si stanno provando».
Al momento, però, i testi salivari hanno ancora bisogno di un’analisi da laboratorio: un dettaglio che potrebbe causare non pochi problemi di tipo logistico.
«A oggi non abbiamo test rapidi salivari», spiega il professor Broccolo. «Il campione biologico dovrebbe comunque essere mandato nei laboratorio per fare un’analisi molecolare. E dal punto di vista della logistica rimaniamo di nuovo intrappolati in tempistiche più lunghe». Se invece vogliamo fare come la Francia, che sta facendo screening sui bambini con i test naso-faringei rapidi, allora «è fattibilissimo». Ma dobbiamo ricordarci che questo tipo di tampone ha un’affidabilità  «sempre limitata»: a differenza di quelli salivari, sono poco reattivi nei pazienti con cariche virali basse — che è quasi sempre il caso dei bambini.
La ricerca della varianti
Oltre all’analisi dei tamponi, il laboratorio Cerba si dedica anche alla ricerca delle nuove varianti del Sars-Cov-2 — che sono, almeno ufficialmente, il motivo per cui le scuole sono state chiuse in quasi tutta Italia.
«Ne scopriamo continuamente», spiega Broccolo. «Ci sono delle mutazioni strane e rarissime che stiamo analizzando proprio in questi giorni. Oggi stesso abbiamo trovato due mutazioni nuove in un paziente, descritte pochissime volte solo a New York».
Le continue evoluzioni, comunque, non sono sempre collegate a una maggiore virulenza: «Ieri abbiamo individuato una variante inconsueta in una signora di Novara, ma la donna sta bene ed è guarita in fretta. Probabilmente il virus sta mutando per diventare endemico — cioè per adattarsi all’essere umano».

(da Open)

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TORNARE A SCUOLA DOPO PASQUA? IL 49,3% DI INSEGNANTI E GENITORI SONO CONTRARI, FAVOREVOLE SOLO IL 33%

Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile

LA DIDATTICA A DISTANZA COMPORTA MENO RISCHI, SOLO DEI FISSATI POSSONO CONTINUARE A INSISTERE PER RIAPRIRE LE SCUOLE

Abbiamo visto, negli ultimi mesi, susseguirsi gli appelli e le proteste da parte del mondo della scuola perchè gli istituti accolgano di nuovo gli alunni. Ma una più silenziosa, non piccola, fetta di insegnanti e genitori è ancora titubante sulla questione.
Anzi, preferirebbe continuare a fare i conti con la Dad piuttosto che esporsi al pericolo contagio. A dirlo, un sondaggio di ‘Tecnica della Scuola’ su 10.094 lettori: così come riporta il sito Skuola.net, infatti, il 49,3% del campione si è infatti schierato contro il ritorno in classe in tutti i gradi scolastici.
C’è comunque un 33% che si è detto favorevole al riavvio in presenza di tutti gli studenti e un 17% che lo considera attuabile solo per infanzia e primaria.
Genitori e docenti contrari al ritorno a scuola: c’è paura del contagio
Più della metà  dei partecipanti al sondaggio è composto da genitori, considerando anche che una parte ricopre anche il doppio ruolo padre-madre assieme a quello di insegnante; visto che i docenti hanno rappresentato circa il 45% dei rispondenti, una quota distribuita equamente su tutto lo stivale.
Ma quali sono i motivi dell’incertezza dimostrata su questo argomento? Probabilmente, oltre al timore del contagio, c’è la questione vaccini. Perchè, secondo il sondaggio, quasi il 60% del campione complessivo ha dichiarato di essere ancora in attesa di fare la prima dose del vaccino AstraZeneca.
Il 10%, invece, non ha intenzione di vaccinarsi, contro un 30% di utenti che hanno già  prestato il braccio al vaccino AstraZeneca. Secondo quanto afferma ‘Tecnica della Scuola’, per quanto riguarda i soli insegnanti la quota di chi è ancora in attesa del vaccino scende a circa il 40%. Ma evidentemente non è ancora abbastanza per rasserenare chi lavora in prima linea nel mondo della scuola.

(da agenzie)

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IL REALISMO DI CRISANTI: “A MAGGIO AVREMO ANCORA 8.000 CONTAGIATI AL GIORNO E NON SARA’ UN’ESTATE COME QUELLA DELL’ANNO SCORSO CON POCHI CONTAGI”

Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile

“NEL REGNO UNITO NELLE DIFFICOLTA’ SI UNISCONO INVECE CHE DIVIDERSI”

Il virologo e direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova Andrea Crisanti, da sempre sostenitore del massimo rigore sulle misure per contenere il Covid e spesso in contrasto con gli amministratori che tendono invece a riaprire prima del previsto anche quando la situazione contagi è fuori controllo, ha fatto una previsione sull’andamento della curva epidemica nei prossimi mesi: “Molto difficilmente avremo una estate come quella del 2020, quando dopo il lockdown abbiamo riaperto con pochi decine di casi di contagio. Probabilmente quest’anno arriveremo a inizio maggio con almeno 7-8mila casi al giorno, che sono ancora tantissimi purtroppo”
Crisanti ha spiegato che la dinamica della trasmissione del virus è ancora oggi allarmante, che purtroppo questo non lascia elementi di ottimismo: “C’è ancora anche un numero inaccettabile di morti”, ha ricordato il microbiologo.
“Ogni giorno guadagnato è un giorno che vacciniamo persone, solo così ricominceremo a respirare. Arrivare al numero di vaccinazioni del Regno Unito non è una cosa che si improvvisa, loro sono fondamentalmente molto più organizzati. L’Inghilterra è diversa da noi anche come popolo, di fronte alle difficoltà  agisce come una sola persona, tendono a unirsi invece di dividersi”, ha detto ancora Crisanti commentando le differenze sulla campagna di vaccinazione anti-Covid nel Paese di Boris Johnson e nel nostro, dove invece il piano vaccini fatica a decollare.
Il professor Crisanti ha smentito poi anche una delle tante notizie false che circolano sui vaccini contro il Coronavirus: “Il vaccino non è una terapia genica, stiamo iniettando un ‘intermedio genetico’ estremamente labile, che non dura, ma che prima che si degrada produce le componenti del virus che inducono una risposta immunitaria”, ha chiarito il professore.

(da Globalist)

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