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BERTOLASO SCARICATO DALLA LEGA: PRIMA INCENSATO, ORA MESSO IN UN ANGOLO PER AVER CRITICATO LA GESTIONE LOMBARDA DELLA SANITA’

Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile

IL SUPER.CONSULENTE DI FONTANA E’ AI FERRI CORTI CON LA LEGA DOPO AVER DEFINITO “UNO SCHIFO” L’HUB DI COMO PREDISPOSTO DALLA REGIONE

C’era una volta l’uomo del fare, quello da cui dovevano passare tutte le idee organizzative per la gestione della pandemia e della campagna vaccinale della Regione Lombardia. Poi qualcosa si è rotto: problemi nel piano di immunizzazione, piattaforma che non funziona e l’amministrazione lombarda che finisce, ancora una volta, nel mirino delle critiche. Protagonista e antagonista di questa vicenda, molto italiana, è Guido Bertolaso. L’uomo dei miracoli, prima incensato dalla Lega, poi messo in un angolo.
Il triplo sfogo di ieri è il sintomo di come tra il consulente di Attilio Fontana e i vertici leghisti della Regione Lombardia la situazione sia tutt’altro che rosea.
Prima la sfuriata, con tanto di abbandono del collegamento in diretta, a SkyTg24. Poi l’ironia, fuori luogo, durante la sua visita al centro vaccinale di Codogno.
Infine lo sfogo contro l’hub di Como, definito pubblicamente “un luogo che faceva semplicemente schifo”, mettendo in imbarazzo la Regione e l’assessorato alla Salute. Insomma, nonostante Matteo Salvini lo stia continuamente tirando per la giacchetta parlando di una sua candidatura a sindaco di Roma, i nervi sono tesissimi tra Guido Bertolaso e la Lega. Non a caso, infatti, lo stesso consulente ha rispedito al mittente la proposta di correre per il Campidoglio.
Oltre a questo, però, c’è di più. Come riporta Il Fatto Quotidiano, i rapporti soni incrinati da tempo e il super-consulente di Attilio Fontana, come dichiarato da lui stesso in una recente intervista rilasciata a il Corriere della Sera.
L’irritazione del super consulente della Regione Lombardia, chiamato a febbraio da Matteo Salvini per far partire la campagna vaccinale, è dovuta al fatto che negli ultimi giorni sia messo ai margini della giunta leghista: ormai decidono tutto la vicepresidente Letizia Moratti, il governatore Attilio Fontana e l’assessore allo Sviluppo economico vicino a Giancarlo Giorgetti, Guido Guidesi (di concordo con Salvini). Bertolaso invece viene tagliato regolarmente fuori dalle decisioni e pare che lui non fosse stato informato dell’azzera — mento dei vertici di Aria decisi lunedì.
Insomma, il lungo amore sembra essere già  finito. Nel giro di pochi mesi.

(da “NextQuotidiano”)

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I DATI GIMBE DESOLANTI: “SOLO UN ANZIANO OVER 80 SU CINQUE HA COMPLETATO IL CICLO VACCINALE, TRA GLI ULTIMI IN EUROPA”

Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile

PANDEMIA IN FLESSIONE MA AUMENTANO GLI OSPEDALIZZATI

Solo 1 su 5 over 80 (il 19,1%) ha completato il ciclo vaccinale, mentre il 27,4% ha ricevuto solo la prima iniezione.
A una settimana dalla fine del trimestre oltre un terzo delle dosi previste non risulta consegnato. Dati che per Nino Cartabellotta “certificano l’impossibilità  di raggiungere l’obiettivo della Commissione Europea di immunizzare almeno l’80% degli over 80 entro fine marzo”.
Anche perchè, fa notare il presidente della Fondazione Gimbe, le Regioni hanno dato priorità  a categorie non previste dal piano vaccinale. La previsione è contenuta nel report settimanale della Fondazione di Bologna, pubblicato come di consueto il giovedì mattina.
A proposito delle vaccinazioni, Cartabellotta sottolinea che da ieri, mercoledì 24 marzo, nel database ufficiale delle vaccinazioni è comparsa la categoria “altro” e che, secondo i dati dell’ECDC, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, l’Italia si trova agli ultimi posti della classifica europea per soggetti over 80 che hanno completato il ciclo vaccinale con entrambe le dosi.
Sul fronte dell’evoluzione dell’epidemia, nel monitoraggio la Fondazione rileva, nella settimana dal 17 al 23 marzo, una lieve diminuzione dei nuovi casi, sebbene con notevoli differenze tra le Regioni. Aumentano, invece, gli indicatori ospedalieri: in 12 Regioni risulta sopra la soglia limite il tasso di occupazione delle terapie intensive, in 10 quello dei reparti di area medica.
Rispetto alla precedente, i nuovi positivi scendono a 150.033 da 157.677, i morti a 2.327 da 2.522. Continuano invece ad aumentare gli attualmente positivi (560.654 da 536.115), le persone in isolamento domiciliare (528.680 da 506.761), i ricoveri con sintomi (28.428 da 26.098) e i pazienti in terapia intensiva (3.546 da 3.256).
“Si intravedono i primi segnali di miglioramento: dopo quattro settimane consecutive si inverte il trend dei nuovi casi settimanali e si riduce l’incremento percentuale dei nuovi casi”, sottolinea Cartabellotta. Pure con molte differenze tra i vari territori: in 10 Regioni l’incremento percentuale dei nuovi casi è ancora in crescita e in 14 si amplia il bacino degli attualmente positivi.
La situazione peggiora sul versante ospedaliero. A livello nazionale, infatti, risultano superate entrambe le soglie di allerta di occupazione di posti letto da parte di pazienti Covid in area medica e in terapia intensiva, attestate su 43% e 39% – i limiti sono fissati al 40% dal 30%.
Quanto alla campagna vaccinale, delle dosi previste per il primo trimestre 2021, al 24 marzo risultano consegnate alle Regioni 9.911.100 dosi (63,1%).
Hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 2.624.201 milioni di persone (4,4% della popolazione), con marcate differenze regionali: dal 3,4% di Sardegna e Calabria al 5,7% del Friuli-Venezia Giulia.
La Fondazione non ha rilevato contraccolpi nella somministrazione del vaccino AstraZeneca, dopo la sospensione del vaccino disposta “in via precauzionale”.
“Nelle giornate di domenica 21, lunedì 22 e martedì 23, il numero di somministrazioni ha superato quello dei giorni corrispondenti della settimana precedente”, spiega Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari della Fondazione.
Rispetto alle fasce più a rischio, si conferma il notevole ritardo nella vaccinazione degli oltre 4,4 milioni di over 80: solo 846.007 (19,1%) hanno completato il ciclo vaccinale e 1.210.236 (27,4%) hanno ricevuto solo la prima dose di vaccino, con rilevanti e ingiustificabili differenze regionali.
Dati che, per Cartabellotta “certificano l’impossibilità  di raggiungere l’obiettivo della Commissione Europea di immunizzare almeno l’80% degli over 80 entro fine marzo, sia perchè la loro vaccinazione è iniziata solo a metà  febbraio, sia perchè le Regioni hanno dato priorità  a categorie non previste dal Piano vaccinale: il “personale non sanitario” e il non meglio spiegato “altro” — categoria comparsa proprio ieri nel database ufficiale — dove le somministrazioni continuano a crescere”. D’altronde, secondo il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie, l’Italia si trova agli ultimi posti della classifica europea per soggetti over 80 che hanno completato il ciclo vaccinale.
Intanto, come ha spiegato anche il presidente del Consiglio Mario Draghi ieri nel suo discorso in Parlamento, dopo la stretta di Pasqua si comincia a ragionare sulla possibilità  di cominciare a riaprire alcune attività . Serve un piano strategico “per mettere fine all’estenuante stop & go degli ultimi mesi” e “guidare le riaperture con priorità  basate su criteri espliciti, che tengano conto della probabilità  di contagio e dell’impatto economico e sociale – puntualizza il presidente di Gimbe – Ma soprattutto, un piano guidato dalla consapevolezza che, nell’impossibilità  di piegare la curva dei casi positivi per riprendere il tracciamento, questa tende inesorabilmente a risalire non appena si allentano le misure”. Perchè, conclud Cartabellotta “senza un’adeguata copertura di persone fragili vaccinate tornano a riempirsi gli ospedali e ad aumentare i decessi”.

(da agenzie)

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CARTABELLOTTA (GIMBE): “NON CI SONO LE CONDIZIONI EPIDEMIOLOGICHE PER RIAPRIRE LE SCUOLE”

Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile

“E’ ANCORA PRESTO PER CANTARE VITTORIA”

«Dopo un mese di aumento costante del contagio questa settimana si registra una diminuzione dei nuovi casi del 5 per cento». Nino Cartabellotta, medico presidente della Fondazione Gimbe di Bologna che oggi festeggia 25 anni, evidenzia il rallentamento della terza ondata, «stabilizzatasi a un indice Rt di 1,2 e a una media di 260 accessi giornalieri in terapia intensiva», ma avverte che purtroppo «è ancora presto per cantar vittoria e parlare di riapertura della scuola».
Intanto abbiamo superato il picco della terza ondata?
«Sì, nel fine settimana, probabilmente venerdì, anche se il rallentamento nazionale non è omogeneo perchè le regioni hanno introdotto in tempi diversi le attuali restrizioni. Campania, Emilia Romagna, Friuli e Puglia hanno attualmente il numero maggiore di positivi».
Quanti morti dobbiamo aspettarci?

«Al momento i decessi sono stabili: 2.327 questa settimana contro i 2.522 della precedente, solo ieri 460, ma dobbiamo temerne una crescita perchè gli ospedali sono ancora molto pieni: 28.438 ricoverati nei reparti e 3.588 in terapia intensiva. Numeri che continuano a salire, anche se più lentamente. Purtroppo in dieci regioni la soglia di occupazione dei reparti è sopra il 40 per cento per il Covid, il che significa rinunciare ad altre funzioni».
Chi sono queste persone?
«Non solo anziani. La terza ondata ha coinvolto più giovani e questo potrebbe portare a una letalità  più bassa, anche se siamo vicini al picco di 3.848 posti occupati in terapia intensiva della seconda ondata».
Dopo Pasqua sarà  possibile riaprire la scuola?
«Sarebbe bello, ma la coperta è corta e manca un piano strategico. Non ci sono le condizioni epidemiologiche per riaprire scuole, negozi e locali. Difficilmente prima dell’ estate avremo vaccinato anziani e soggetti fragili, anche perchè si è data priorità  a categorie casuali, per cui bisognerà  mantenere ancora a lungo misure restrittive. Se si deciderà  di allentare bisognerà  avere la consapevolezza che o decolla davvero la vaccinazione o vanno aumentati i posti in ospedale, altrimenti significherà  accettare più ricoveri e più decessi».
Non sarebbe un allungamento del problema oltre che un favore alle varianti?
«Purtroppo sì, almeno fino a quando non avremo coperto i soggetti fragili. Non a caso il ministro Speranza ha detto che il sistema dei colori rimarrà  anche quest’ estate. E’ evidente che il virus continuerà  a circolare, anche se la vita all’ aperto nei prossimi mesi consentirà  un po’ di libertà ».
La vaccinazione non decolla?
«Solo il 4,4 per cento di italiani ha avuto due dosi, circa 2,6 milioni di persone, con differenze regionali importanti. Degli over 80 ne sono stati vaccinati il 20 per cento con due dosi e il 27 con una. Il dato positivo è che per fortuna AstraZeneca, nonostante il blocco e le polemiche, sembra essere molto richiesto».
A cosa sono dovuti i ritardi?
«Alla scarsità  di rifornimenti, a una campagna partita realmente a metà  febbraio e alla disorganizzazione di molte regioni, che hanno vaccinato persone a caso, comprese le 900mila che nei documenti ministeriali sono indicate con la non meglio precisata categoria “altro”».
Esiste un caso Lombardia?
«Sì, una serie di problemi organizzativi legati all’ indebolimento territoriale accumulato negli anni ha rallentano la regione, che è sotto la media nazionale per la prima dose di vaccino, per la seconda e per gli over 80».
Cosa festeggiate oggi?
«Ricordiamo 25 anni di lavoro no profit per il servizio sanitario. La Fondazione Gimbe, che sta per Gruppo italiano medicina basata sulle evidenze, è nata nel 1996 sull’ esempio di centri di ricerca canadesi e inglesi per sensibilizzare, proporre scelte di salute a partire dai dati e supportare i giovani studiosi».

(da agenzie)

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NEL GOVERNO E’ SCONTRO SUI DIVIETI

Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile

IL FRONTE RIGORISTA VORREBBE PROROGARE LA STRETTA FINO AL PRIMO MAGGIO, QUELLO DEGLI APERTURISTI VUOLE IRRESPONSABILMENTE RIAPRIRE LE SCUOLE

A scuola fino alla prima media anche se la Regione è rossa. Mentre sette Regioni e una Provincia si avviano a restare nello scenario con più restrizioni almeno fino al 12 di aprile, il governo discute delle misure del nuovo dpcm, che sarà  adottato tra lunedì e mercoledì prossimi.
La riapertura delle aule per i più piccoli sembra ormai decisa, mentre la discussione più animata riguarda la possibilità  di confermare il blocco delle zone gialle.
Di certo, l’opzione di un arancione nazionale come base minima per l’intero territorio è un’ipotesi sul tavolo. Pd, cinquestelle e il ministro alla Salute Roberto Speranza vorrebbero portare avanti il blocco del giallo fino all’inizio di maggio, mentre la Lega e Forza Italia sarebbe per reintrodurre quel colore il prima possibile.
Palazzo Chigi si farà  guidare dai numeri del contagio. Che, per adesso, non sono buoni, come ha ribadito martedì il Cts al presidente del consiglio Mario Draghi e come dicono i dati di ieri. Se miglioreranno, il giallo potrà  tornare prima, altrimenti ci sarà  da aspettare. E gli unici colori ammessi saranno il rosso e l’arancione, oltre al bianco. Intanto è scontato che l’apertura di cinema, teatri, ipotizzata per il 27 marzo, slitterà .
Al momento non ci sono molte realtà  locali che hanno numeri da zona gialla. Anzi. Sette Regioni e una Provincia, resteranno in zona rossa almeno fino alla settimana dopo Pasqua, cioè fino a lunedì 12 di aprile. Tra queste c’è la Val D’Aosta, che da lunedì entrerà  nello scenario con più restrizioni. Le altre e cioè il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia-Romagna, il Piemonte, la Provincia di Trento, le Marche, la Lombardia e la Puglia sono già  rosse. Nello stesso colore c’è anche il Veneto, che è in bilico. Solo oggi si capirà  se potrà  tornare in arancione prima, cioè da dopo Pasquetta o se avrà  lo stesso destino degli altri. Sempre lunedì 29 il Lazio invece passerà  in arancione.
Con l’Rt che sta un po’ migliorando in tutto il Paese, è l’incidenza a determinare i destini delle realtà  locali. Nell’ultimo dpcm   è previsto che quando i casi settimanali sono più di 250 per 100mila abitanti scatta la zona rossa. E nei provvedimenti precedenti si specificava che è necessario restare in questa condizione per 14 giorni prima di poter passare in arancione, sempre che per due monitoraggi consecutivi della Cabina di regia (che si svolgono il venerdì) la Regione o la Provincia abbia dati compatibili con lo scenario con meno restrizioni.
La settimana che sarà  presa in considerazione domani per il calcolo va dal 19 marzo ad oggi. Ma valutando la tendenza delle varie Regioni si può già  dire con un basso rischio di errore chi è in uno scenario rosso e ha quindi davanti almeno due settimane di questo colore. Se poi in una o più Regioni i numeri non dovessero essere buoni nemmeno il venerdì prima di Pasqua, il rientro all’arancione slitterà  di un’altra settimana e così via.
Già  ieri, in base ai dati sull’incidenza a 6 giorni, Friuli, Emilia e Piemonte avevano più di 250 casi per 100mila abitanti. Trento, Marche, Val d’Aosta, Lombardia e Puglia erano poco sotto, certamente con i casi di oggi supereranno la soglia posta dal governo. Poi c’è il Veneto, che con i nuovi contagi di oggi potrebbe toccare proprio i 250. Se resterà  sotto la soglia e anche la prossima settimana avrà  dati compatibili con l’arancione, da dopo Pasqua potrà  entrare in questo scenario. Altrimenti sarà  nella stessa condizione delle altre. A rischiare è anche la Toscana, oggi arancione, che però negli ultimi due giorni ha avuto una riduzione di casi che sembra allontanare l’ipotesi del cambio di colore. Ma non sono escluse sorprese
Il secondo spostamento sarà  quello del Lazio. L’Rt, che dovrà  essere confermato domani dalla Cabina di regia, è vicino a 1, ben distante dall’1,25 che porta in rosso. Sull’incidenza la Regione non ha problemi, visti i numeri abbastanza bassi. Può sperare di riaprire le scuole a partire da lunedì prossimo.

(da “La Repubblica”)

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LONDRA, DIETRO IL RECORD DI SOMMINISTRAZIONI DI VACCINI CI SONO ANCHE 80.000 VOLONTARI PER LE INIEZIONI

Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile

JOHNSON: “CAPITALISMO E AVIDITA’ LE RAGIONI DEL NOSTRO SUCCESSO”, MA DIETRO QUESTA SQUALLIDA FRASE C’E’ ANCHE ORGANIZZAZIONE

“Le ragioni del successo dei nostri vaccini sono capitalismo e avidità “. Il primo ministro Boris Johnson si lascia scappare il segreto del poderoso programma vaccinale britannico durante una riunione privata con membri Tory su Zoom.
Salvo poi ritrattare immediatamente chiedendo a tutti di cancellare dalla memoria le sue ultime dichiarazioni.
Detto fatto, allora sono “organizzazione e velocità ” le parole vincenti della campagna che sta battendo i record mondiali quanto a numeri, capillarità , e audacia.
Dall’8 dicembre ad oggi oltre 28 milioni di britannici, più della metà  della popolazione adulta, è stata immunizzata con la prima dose (e 2,3 milioni sono i richiami effettuati) ad un ritmo che ha toccato picchi di oltre 870mila inoculazioni al giorno. Una macchina incardinata sull’Nhs (National Health Service) il sistema sanitario nazionale, che va avanti a muso duro contro varianti, scetticismi e bagarre europee sulla distribuzione dei sieri. Ma come fanno?
Approvvigionamento, Regno Unito più veloce dell’Europa
Se chi parte bene è a metà  dell’opera, il Regno Unito ha vinto la gara come primo paese al mondo ad approvare in emergenza il vaccino anti covid-19 agli inizi di dicembre. Già  i primi di gennaio 2020, ancora prima che l’Oms battezzasse il virus Covid-19, gli scienziati dell’Università  di Oxford avevano cominciato a discutere dello sviluppo di un vaccino che adattasse i vettori dell’adenovirus dello scimpanzè contro il virus Sars-Cov-2. Cinque mesi dopo la Gran Bretagna ha firmato un contratto per 100 milioni di dosi del vaccino Oxford Astra-Zeneca, e siglato un accordo per assicurarsi 30 milioni di dosi di Pfizer BioNTech, poi aumentate a 40 milioni ad ottobre. Europa battuta sul tempo, “la produzione dei lotti britannici è partita tre mesi prima e si è rivelata più efficace”, ha confermato Pascal Soriot, Ceo di AstraZeneca. Il governo britannico ha subito investito quasi 350 milioni di sterline nella produzione dei vaccini per accelerare la campagna, e ha istituito una task force per l’acquisizione e la distribuzione dei sieri, che ha assicurato l’accesso a 457 milioni di dosi degli 8 candidati più promettenti tra cui Moderna (17 milioni di dosi), Novavax (60 milioni) e Valneva (100 milioni).
Esercito e volontari per le iniezioni
Trovati i vaccini, per non gravare su medici ed infermieri degli ospedali, già  sotto intenso carico di lavoro, il governo Johnson ha introdotto un nuovo protocollo nazionale che consente la somministrazione delle dosi anche da parte di personale non medico. Nhs è partito con un massiccio programma di reclutamento e formazione di 80mila volontari maggiorenni, di ogni genere e professione, servendosi di GoodSam App per la registrazione online, e in collaborazione con altre organizzazioni senza fini di lucro come la St John Ambulance. Nella missione vaccinazione sono entrate in campo anche le forze armate e la marina militare britannica, sia per la logistica che per fare le iniezioni.
Priorità  nette e nove categorie di soggetti
La redazione dell’ordine per le immunizzazione è stata affidata ad un apposito comitato medico scientifico, il Joint Committee on Vaccination and Immunisation (JCVI) che seguendo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della sanità  ha strutturato un calendario chiaro e preciso, partendo da anziani, soggetti vulnerabili e personale socio-sanitario, scendendo poi per fasce d’età . Ma le liste sono scorse in fretta, grazie alla mossa azzardata (ma a quanto pare vincente) del governo britannico che ha allargato l’intervallo tra i due richiami di 12 settimane per massimizzare i soggetti immunizzati con la prima dose, e minimizzare i tempi.
Dove si fanno i vaccini? Anche in farmacia
Sette mega centri di vaccinazione, 200 ospedali e 800 ambulatori dei medici di base. L’immunizzazione è partita da lì e se non bastasse sono stati aggiunti poi teatri, stadi, luoghi di culto tra cui moschee e addirittura la Cattedrale di Salisbury, e gli autobus rossi a due piani. Ci sono circa 1500 siti per le vaccinazioni in Inghilterra, 1100 in Scozia, 295 in Galles e 328 in Irlanda del Nord. Secondo il governo britannico ogni inglese ha a disposizione un centro di vaccinazione nel raggio di 16 chilometri e chi vive nelle aree rurali è servito da unità  mobili.
L’ente regolatore dei farmaci britannico, Il Medicines and Healthcare products Regulatory Agency (MHRA) ha adeguato la legge per permettere che la somministrazione dei vaccini anti Covid-19 possa avvenire anche nelle farmacie. Così a partire dalla metà  di gennaio di quest’anno sono state individuate oltre 200 tra catene come Boots e Superdrug, e farmacie indipendenti che dopo aver partecipato al bando hanno soddisfatto i criteri di idoneità  tra cui la presenza di stanze da adibire a sala vaccini, lo spazio per frigo dalla capienza di mille vaccini la settimana. In generale le farmacie selezionate (che ricevono dal governo l’equivalente di 15 euro per una iniezione e 30 euro per due), devono essere in grado di assicurare il servizio rapido e capillare anche in aree dove i vaccini sono più necessari. Tra le prime a partire, la farmacia Cullimore a Edgeware si serve di un gruppo di 100 volontari che le permettono di effettuare fino a 1200 vaccinazioni alla settimana. L’appuntamento, prenotato su invito dell’NHS, dura dai 30 ai 40 minuti in cui il paziente deve prima rispondere ad un questionario sulla propria storia clinica e allergie pregresse, e poi, una volta ricevuta l’iniezione, può restare in osservazione per 15 minuti onde evitare choc anafilattico.

(da “il FattoQuotidiano”)

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