Giugno 20th, 2021 Riccardo Fucile
A ROMA GUALTIERI STRAVINCE CON OLTRE IL 60%
Il centrosinistra sceglie il proprio candidato sindaco. Si sfidano Matteo Lepore, assessore Pd alla Cultura e allo Sport del Comune di Bologna, e Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro iscritta a Italia Viva e in campo con una propria lista.
Dai risultati parziali che arrivano da tutte le sezioni emerge un vantaggio abbastanza netto per Matteo Lepore. Nel voto online (l’unico dove lo spoglio si è già concluso) l’assessore alla Cultura di Bologna ha vinto 55-45, ottenendo 2.495 voti contro i 2.058 di Isabella Conti.
Il segretario del Pd bolgnese Tosiani conferma la tendenza: “SI profila una vittoria netta di Lepore. Grazie anche a Isabella (Conti, ndr), il suo contributo è stato e resta prezioso. Ora mettiamo tutti la stessa maglia per giocare la finale, le elezioni”.
E’ in corso lo spoglio, ma ormai Matteo Lepore, assessore alla Cultura uscente della giunta Merola, viene riconosciuto da tutti, con segretario nazionale Enrico Letta in testa, come vincitore. Lo scarto su Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro di Savena, appare ormai molto netto: si parla di 61% contro il 39% circa.
Lepore: grazie Bologna
“Grazie Bologna, da domani si parte e sarà una bellissima storia. Da scrivere insieme, senza lasciare indietro nessuno”, è il primo commento sui social dell’ormai incoronato candidato del centro sinistra alle elezioni comunali dell’autunno.
I segg
Ecco i primi risultati ufficiosi: Lepore sarebbe in vantaggio ai seggi Savena, Caserme Rosse, Dossetti, Casteldebole e Borgo Reno attestandosi così intorno al 60%. Invece Isabella Conti sarebbe leggermente in testa al seggio Colli, nella zona del centro storico.
I dati parziali dello spoglio: alla Dozza ci sarebbe un 62,75% a favore di Matteo Lepore, mentre Isabella Conti sarebbe al 37,54%. A Reno invece l’assessore conquisterebbe il 77% contro il 23% di Conti. Lepore sarebbe in vantaggio anche al Pilastro e Borgo Panigale. Al circolo Dossetti, quello in zona Barca, Lepore ha conquistato 248 voti, doppiando Isabella Conti, ferma a 121.
ROMA : GUALTIERI OLTRE IL 60%
Il dato dell’affluenza, che a Roma ha raggiunto i 45mila votanti, se da un lato ha scongiurato il rischio flop mettendosi in linea con il risultato del 2016, dall’altro non ha niente a che vedere con i circa 100mila partecipanti alle primarie 2013, quando vinse Ignazio Marino.
“Stiamo dimostrando che il popolo del centrosinistra c’è”, ha detto soddisfatto il segretario dei democratici Enrico Letta prospettando, già a metà pomeriggio, una “grande affluenza”, tanto nella Capitale quanto a Bologna. “La prima scommessa è vinta. Le primarie a Roma e Bologna sono un successo di popolo e pur in epoca Covid hanno affluenza come preCovid”, scrive in serata.
Gualtieri: “Onorato per la fiducia”
Dopo una lunga riflessione interna al Pd – che in prima battuta avrebbe preferito Nicola Zingaretti – Gualtieri si è fatto avanti agli inizi di maggio. Ora è su di lui che punta forte il partito guidato da Letta: l’obiettivo è vincere il ballottaggio e, poi, guadagnare la prima poltrona di Palazzo Senatorio. “Come speravamo è stata una bellissima giornata di partecipazione e democrazia”, ha detto dopo la notizia della sua vittoria. Abbiamo ottenuto “una partecipazione alta e siamo contenti. Sono onorato della fiducia che mi è stata accordata. Siamo una grande squadra e da domani tutti uniti, si lavora per rilanciare Roma”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 20th, 2021 Riccardo Fucile
“LA LEGA RAPPRESENTA IL NORD RICCO E NON HA NULLA DA SPARTIRE CON IL SUD”
“Quando iniziammo nel ’94 la nostra esperienza col maggioritario, immaginavo che si
potesse fare un partito del Centrodestra che contrastasse quello del centrosinistra. Ma in questi 27 anni ci siamo resi conto che se le differenze di tipo ideologico erano venute meno, quasi tutte, ne erano emerse altre di tipo territoriale. L’Italia è malamente divisa in due. Il Nord ricco e il Sud povero. La Lega rappresenta il primo e non ha voglia di spartire alcunché con il Mezzogiorno”.
Lo ha detto, in un’intervista al quotidiano Repubblica, Gianfranco Miccichè, commissario regionale di Forza Italia in Sicilia e presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana. Salvini sta tentando la conquista del Sud…”Sì, ma poi, quando si devono fare le leggi, da parte loro sembra che ci sia una certa riluttanza nel farsi carico degli interessi del Meridione”. Partito unico? “Molto difficile da realizzare. Capisco che Forza Italia ha i voti quasi esclusivamente al Sud, e questo fa gola a Salvini. Dopo di che, dopo l’annessione, cosa otterrebbe? I parlamentari sono sempre quelli, passerebbero solo sotto una sigla diversa. Dico no: operazione pericolosa per tutti. Forza Italia è Silvio Berlusconi. Non esiste senza di lui. Dopo di lui, un giorno, bisognerà inventarsi qualcos’altro. E non è escluso che il presidente ci stia già lavorando. Ma a oggi io non riesco a immaginare niente che non preveda il presidente come coordinatore o leader…”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 20th, 2021 Riccardo Fucile
“I VACCINATI POSSONO DONARE SANGUE, FATELO”… IGNOBILE CHE SI PERMETTA DI DIFFONDERE NOTIZIE CHE POSSONO CAUSARE MORTE E SOFFERENZA SENZA MAI RISPONDERNE
I donatori di sangue contro Enrico Montesano. Sul suo profilo Facebook il comico ha detto di aver saputo da una fonte dell’Avis si è coagulato il sangue dei donatori vaccinati e pertanto le sacche sono state eliminate.
Secondo Montesano i non vaccinati sono quindi utili perché gli unici che potrebbero donaro.
Secca la risposta delle associazioni che si occupano di far fronte alla mancanza di sangue. “Le persone vaccinate possono tranquillamente donarlo e le sacche prelevate da chi è immunizzato sono utilizzate in questi mesi per le trasfusioni senza alcuna differenza con le altre”, ha ribadito il Centro nazionale sangue (Cns).
Per Gianpietro Briola dell’Avis si tratta di “affermazioni pericolose per la salute pubblica e lesive dell’impegno dell’associazione e dei donatori. Donare il sangue dopo aver ricevuto il vaccino anti Covid non comporta alcun rischio né per il donatore stesso né per i pazienti a cui trasfonderlo”.
E sottolinea, Vincenzo De Angelis direttore del Cns .”È molto grave diffondere false informazioni sulla donazione di sangue, specie alla vigilia di un periodo come quello estivo, in cui storicamente si registrano carenze”. “Non c’è nessuna differenza tra il sangue dei vaccinati e quello dei non vaccinati, entrambi – rileva – salvano vite ogni giorno, e anzi ci auguriamo che siano sempre di più i donatori immunizzati, sarebbe un segno ulteriore dei progressi nella lotta al virus”.
Le regole per i donatori vaccinati, ricorda il Cns, sono decise in accordo con le normative europee e con le indicazioni del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc). “I soggetti asintomatici vaccinati con virus inattivati, vaccini che non contengono agenti vivi o vaccini ricombinanti (ossia tutti i vaccini in uso in questo momento in Italia) possono essere accettati alla donazione di sangue ed emocomponenti dopo almeno 48 ore da ciascun episodio vaccinale”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 20th, 2021 Riccardo Fucile
SECONDO IL DELIRIO DEL COMICO NEO-SOVRANISTA SAREBBERO STATE GETTATE LE SACCHE DEI VACCINATI
Circola un video di Enrico Montesano, personaggio che nell’ultimo anno ha
abbracciato le teorie del complotto sulla pandemia, in cui sostiene che secondo una fonte «di rango» dell’AVIS il sangue dei vaccinati anti Covid19 si sarebbe coagulato, tanto che i centri avrebbero gettato via le sacche.
Già in passato a Open Fact-checking avevamo trattato una falsa notizia riguardo i donatori di sangue vaccinati, all’epoca condivisa dalla moglie di Stefano Montanari, la Dott.sa Antonietta Gatti.
Tutte fantomatiche notizie apprezzate proprio dagli ambienti NoVax e utilizzate per convincere la popolazione italiana a non vaccinarsi contro la Covid19.
Come riportavamo il 21 maggio 2021, non erano presenti contro indicazioni per la donazione del sangue da parte dei vaccinati. A tal proposito avevamo contattato l’AVIS ottenendo la seguente risposta: «Buongiorno. No, non è vero. Si può donare dopo essere stati vaccinati, basta che siano trascorse 48 ore dalla somministrazione. Se ci sono sintomi (febbre, dolore al braccio) occorre aspettare una settimana. Ma poi si può tranquillamente donare»
Nei confronti del video diffuso da Montesano, un estratto della sua diretta Facebook del 19 giugno 2021, è intervenuto direttamente il Centro Nazionale Sangue, contestando la bufala diffusa da Montesano:
Le persone vaccinate possono tranquillamente donare il sangue, e le sacche prelevate da chi è immunizzato sono utilizzate in questi mesi per le trasfusioni senza alcuna differenza con le altre.
Così prosegue il direttore del Cns, Vincenzo De Angelis:
È molto grave diffondere false informazioni sulla donazione di sangue, specie alla vigilia di un periodo come quello estivo, in cui storicamente si registrano carenze. Non c’è nessuna differenza tra il sangue dei vaccinati e quello dei non vaccinati, entrambi salvano vite ogni giorno, e anzi ci auguriamo che siano sempre di più i donatori immunizzati, sarebbe un segno ulteriore dei progressi nella lotta al virus.
(da Open)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 20th, 2021 Riccardo Fucile
NEANCHE IN PROVENZA PASSANO I SOVRANISTI…. REPUBBLICANI INTORNO AL 29%, MARINE LE PEN AL 19%%, EN MARCHE ALL’ 11%, VARIE SIGLE DI SINISTRA AL 34%
Un risultato a sorpresa: per ora si tratta soltanto di exit poll, ma i Repubblicani sembrerebbero aver risalito, e di gran lunga, la china, risultando la formazione politica con il maggiore numero di voti in queste elezioni regionali transalpine.
Se questo scenario dovessere essere confermato, le carte in vista delle presidenziali (ma anche dell’imminente secondo turno) sarebbero rimescolate e non di poco.
Marine Le Pen, che contava molto su questo giro elettorale per sondare il terreno in vista della sfida per l’Eliseo con Emmanuel Macron, potrebbe andare incontro ad un’ inaspettata delusione. Il suo boom era decantato dai sondaggi che hanno preceduto questo appuntamento.
Questa sarà comunque ricordata come un’elezione poco partecipata, che ha però segnato una possibile svolta moderata: la tornata regionale francese è stata contraddistinta da una bassa percentuale di affluenza alle urne.
Mentre scriviamo, già si parla di un tasso davvero risicato, con soltanto il 35% degli aventi diritto recatosi alle urne.
Come riporta l’Agi, peraltro, il dato relativo alle ultime amministrative era invece pari al 43,01%. Un bel tonfo all’indietro rispetto all’andazzo, che non è mai un buon segnale in termini di democrazia.
L’attesa per questo primo turno era tutta centrata sulla performance di Marine Le Pen e del suo Rassemblement National: Il test di oggi era percepito come centrale.
Si ipotizzava che la Le Pen potesse sbancare, in specie al Sud, zona dove il RN è riuscito a costruire più di una roccaforte. Al contempo, la tornata è considerata un appuntamento per comprendere lo stato di salute del consenso di Emmanuel Macron, che si è misurato con la pandemia, dopo aver affrontato, nel corso di questo suo primo mandato, la protesta sociale dei gilet gialli.
Contro molte delle previsioni, però, i Repubblicani potrebbero aver tracciato una strada diversa.
Marine Le Pen – come sottolineato dalla Lapresse – potrebbe e anzi dovrebbe, almeno secondo gli exit poll, aver conseguito una sostanziale battuta d’arresto.Stando a quanto si apprende da Le Monde, inoltre, neppure i macroniani dovrebbero poter cantare vittoria, mentre la sinistra socialista avrebbe tenuto.
Secondo le prime stime dell’istituto Elabe per l’emittente “Bfm”, le liste dei Repubblicani sono in testa con il 29,3%, distanziando di molto quelle del Rassemblement National, al 19,1% e la maggioranza presidenziale, al 10,9%.
La sinistra, arrivata frammentata al voto, scopre un suo potenziale, con un 34,3 per cento complessivo che si sarebbe potuto raggiungere in caso di alleanza tra tutti i partiti. Dati che si confermeranno nelle prossime ore, e che al momento danno l’idea della tendenza nazionale.
A sorprendere di più è il risultato in Provenza-Alpi-Costa Azzurra, considerata dai sondaggi degli ultimi giorni già nelle mani della Le Pen grazie al suo candidato Thierry Mariani.
Le stime dell’istituto Elabe per “BfmTv” vedono Mariani primo al 35,7%, seguito da Muselier al 33,5%. Un testa a testa che ridimensiona notevolmente lo slancio del Rassemblement National in vista del ballottaggio di domenica.
Il partito di estrema destra incassa una cocente sconfitta anche nell’Hauts-de-France, dove, sempre secondo le prime stime, il presidente uscente e candidato alle prossime presidenziali, l’ex repubblicano Xavier Bertrand, raccoglie tra il 39 e il 46,9 per cento, schiacciando uno dei volti noti del partito di estrema destra, Sebastien Chenu, tra il 22,5 e il 24,4%.
Stesso scenario in Occitania, dove la Le Pen si vede superare dalla socialista Carole Delga, prima al 39,6 per cento, contro il 22,8% per cento di Jean-Paul Garraud.
La République en marche paga la sua giovane età e la conseguente scarsa presenza a livello locale. Il partito di maggioranza non deteneva nessuna regione, visto che alle precedenti elezioni del 2015 neanche esisteva. Il recente “tour” intrapreso a inizio giugno dal presidente in giro per il Paese non sembra aver dato i risultati sperati, così come gli annunci a sorpresa sulla cancellazione delle restrizioni anti-Covid, arrivati a pochi giorni dal primo turno.
In quest’ottica Macron spera nella formazione del “fronte repubblicano” che più volte ha arginato l’avanzata dell’estrema destra raccogliendo i voti provenienti da diversi schieramenti politici.
La settimana che si apre sarà cruciale per determinare il risultato finale di domenica prossima. Un “laboratorio” utile a testare la strategia politica delle prossime elezioni presidenziali.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 20th, 2021 Riccardo Fucile
“TRA POCHI GIORNI SAREBBE TORNATO DA NOI IN MAROCCO, AVEVA GIA’ PRESO I BIGLIETTI”
“Si è sempre speso per aiutare e difendere gli altri. Mio marito era una persona
speciale, una persona buona, un papà, un marito, ma anche un amico e un fratello per i suoi colleghi. Quello che è successo è per me inspiegabile”.
Assia Lucia Marzocca, 33 anni, è la moglie di Adil Belakhdim: lo aspettava in Marocco per poterlo riabbracciare, dopo i mesi di distanza trascorsi per le limitazioni del covid. Ora aspetta l’esito di un’autopsia e che un magistrato dia il via libera per farlo tornare nella sua terra d’origine e potergli organizzare il funerale. Ed è una donna coraggiosa e lucida che chiede “giustizia” senza alcuna vendetta.
Adil è rimasto vittima di un gesto folle. Chi l’ha investito ha detto “ho fatto un casino”. Lei che spiegazioni si dà di quello che è successo?
“Non me lo spiego. Mi sembra ancora impossibile: non riesco a capire perché abbia fatto una cosa del genere. sapeva che c’era tanta gente, che avrebbe fatto male a qualcuno e sapeva anche le conseguenze, che sarebbe andato in carcere. Per me l’ha fatto apposta, per questo ha detto così in quella telefonata, ma non capisco perché. Anche lui è un papà, anche lui ha due bambini… è terribile”.
Come ha saputo quello che era accaduto?
“Me l’ha detto mia mamma che l’aveva visto su Facebook. È stato un shock per noi saperlo così, subito pensavo che magari potesse essere ancora vivo, che si fossero sbagliati, invece poi ho capito che era proprio così”
Voi lo stavate aspettando in Marocco vero?
“Aveva già preso i biglietti, sarebbe dovuto arrivare domenica. Era da mesi che voleva tornare da noi, dai suoi due bambini che hanno solo sei e quattro anni. Il Covid purtroppo aveva reso difficile gli spostamenti”
Lei ha già detto ai suoi figli che papà non tornerà?
“Gliel’ho detto, ovviamente sono piccoli per capire. Ho cercato il modo giusto per spiegare cosa fosse successo: gli ho detto che non lo vedremo più fisicamente ma lui sarà sempre con noi, perché è in cielo e ci guarderà sempre da lassù”.
Come mai suo marito aveva scelto di fare il sindacalista?
“Era già da cinque anni che era entrato nei Cobas. Gli piaceva tantissimo. Lui era stato magazziniere nella logistica e conosceva bene le difficoltà di questo lavoro, la prepotenza dei padroni, così aveva scelto di difendere i diritti degli altri. Faceva riunioni con tutti. Era carismatico e sapeva parlare con tutti”
Questa scelta era stata legata a difficoltà che lui stesso aveva subito nel lavoro?
“Certamente in passato aveva conosciuto il razzismo, i turni massacranti. I suoi colleghi lo stimavano molto: mi hanno detto tutti che era come un fratello per loro, so che non ci lasceranno soli”.
Lei resterà in Marocco?
“Resteremo qui, si. Ora sto aspettando che arrivi mio padre per avere un po’ di appoggio, ci sono tante cose da fare. Abbiamo già contattato un avvocato che ci seguirà in Italia”
Cosa si aspetta?
“Giustizia. Voglio solo che Abil abbia una giustizia vera. Per lui e per tutti noi. Non é giusto morire così”.
(da La Repubblica)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 20th, 2021 Riccardo Fucile
SE TOCCHI UN LEGHISTA ARRIVA IL MAGISTRATO SOVRANISTA… LA RAI FARA’ RICORSO AL CONSIGLIO DI STATO CONTRO LA VERGOGNOSA SENTENZA
Secondo il Tar, la Rai ora “dovrà consentire al ricorrente, entro 30 giorni, l’accesso agli atti e ai documenti”. Non tutti, però, solo quelli che riguardano le richieste fatte dai cronisti di Report a soggetti della Pubblica amministrazione nell’ambito dell’inchiesta. Il servizio in questione è quello sulla Lega e su Mascetti andato in onda nella puntata Vassalli, valvassini e valvassori del 26 ottobre 2020.
“È una sentenza gravissima e anticostituzionale, con la quale si chiede di rivelare fonti giornalistiche”, la reazione di Sigfrido Ranucci, conduttore del programma di Rai3. “Cosa deve fare Mascetti con quegli atti? Vuol sapere chi ci ha rivelato le sue consulenze? Deve venire l’esercito a prendere quegli atti, noi non li daremo mai, tuteleremo le nostre fonti fino alla morte”, aggiunge il giornalista. Il quale poi osserva che “se dovesse passare il principio espresso dal Tar, quale fonte si affiderebbe più a Report o a un altro giornalista del servizio pubblico?”.
In serata, però, la Rai annuncia ricorso. E fa sapere di “aver dato mandato per impugnare davanti al Consiglio di Stato la decisione con la quale l’attività giornalistica, ove svolta dal servizio pubblico, è stata inopinatamente assimilata a un procedimento amministrativo”.
Viale Mazzini, inoltre, “si attiverà in ogni sede per garantire ai propri giornalisti il pieno esercizio della libertà d’informazione e la tutela delle fonti”.
A leggere la sentenza, infatti, l’assunto giuridico su cui si basa la decisione del Tar è che i giornalisti della tv di Stato siano equiparabili a funzionari della pubblica amministrazione e un’inchiesta giornalistica a un procedimento amministrativo. Quindi non sarebbero tenuti al basilare diritto della tutela delle fonti.
Tutto è partito dalla puntata di fine ottobre in cui Report presentò un’inchiesta assai dettagliata sulle molte consulenze che l’avvocato Mascetti ha ottenuto negli ultimi anni da parte della pubblica amministrazione lombarda e, in particolare, da numerosi Comuni della Regione. Secondo l’inchiesta, Mascetti, da sempre vicino alla Lega anche come presidente dell’associazione Terra Insubre, è riuscito ad avere consulenze ben pagate dagli enti locali lombardi proprio grazie alle sue entrature nel mondo leghista.
Numerose, ieri, le reazioni alla sentenza e in difesa di Report.
“Precedente pericolosissimo. Secondo questa sentenza quelli della Rai sarebbero giornalisti di serie B”, dicono in una nota Usigrai e Fnsi. “Grave precedente per la libertà di stampa”, osserva il pentastellato Primo Di Nicola.
E Ranucci incassa la solidarietà anche di Paolo Borrometi, cronista da tempo sotto scorta per le sue inchieste: “La sentenza è un precedente pericolosissimo. Le fonti dei giornalisti non si toccano!”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 20th, 2021 Riccardo Fucile
2.500 PERSONE SI SCALDANO SOLO PER DARE ADDOSSO A MAGISTRATURA E MIGRANTI… SALVINI: “POCA GENTE PERCHE’ FA CALDO”
C’è l’impatto della prima manifestazione politica post-restrizioni, e c’é lo sguardo su
una piazza che non regala certo una folla oceanica.
Che Matteo Salvini se lo aspettasse lo testimonia la scelta di piazza Bocca della verità, non di certo una delle più grandi di Roma. “Cinquemila persone in piazza”, spinge la comunicazione della Lega, a occhio forse arrivano alla metà.
Resta il fatto che il Carroccio è saldamente al Governo ed è costretto a una manifestazione di fatto governativa, anche se Mario Draghi non viene nominato mai e dal palco si ripete il mantra del “abbiamo fatto bene ad entrarci” quasi per autoconvincersi, si rilancia la federazione di centrodestra, si lanciano gli unici attacchi alla magistratura e sul tema evergreen dei migranti.
La colonna sonora è vintage, si passa da “Maledetta primavera” a “Un’estate italiana”, inno di Italia90, perché comunque ci sono gli Europei di calcio e viva la Nazionale.
Il leader dal palco batte un po’ stancamente su alcuni cavalli di battaglia. C’è Draghi, e quindi lo slogan “Prima gli italiani” pareva troppo spinto, si vira su un più inclusivo “Prima l’Italia”, ma il registro non cambia.
Non potendo attaccare Palazzo Chigi, con il quale anzi si professa grande unità d’intenti, i nemici tornano quelli dei Governi precedenti e le decisioni sulla pandemia, perché “il lavoro degli italiani viene prima di tutti”, mentre in piazza Guido spiega che “Speranza dovrebbe essere processato per la strage economica che ha fatto”.
Salvini poi attacca non si sa bene chi, se il Governo o l’Unione europea, tuonando: “Se chiedi il green pass agli italiani la smetti di far sbarcare migranti”. Non segue spiegazione sul nesso tra le due cose.
In piazza non sventolano vessilli di partito, in un angolo confabulano i triumviri della salvinomics, Alberto Bagnai, Claudio Borghi e Antonio Maria Rinaldi, a poca distanza garrisce lo striscione “Lega Anguillara Sabazia”, poco dietro “Zagarolo c’è”, mentre le prime fila se le è accaparrate Anzio, che se li vedesse Umberto Bossi chissà cosa direbbe
L’affluenza è simile a quella assai sgonfia che mise insieme il Movimento 5 stelle allorché proprio qui chiuse la campagna elettorale delle europee.
Salvini fa salire i fotografi per scattare dal palco e si preoccupa: “Voi laggiù che siete all’ombra, venite qui davanti per far vedere quanti siamo”, spiega che “qualcuno con questo caldo sarà rimasto a casa”.
Sarà la calura – si viaggia intorno ai 31 gradi, ma la coppia Michetti-Matone per il Campidoglio scalda assai poco gli animi, la magistrata candidato pro sindaco (qualunque cosa voglia dire), ci tiene a premettere che lei “non è razzista” e “non è omofoba”, nel caso qualcuno gli venisse in mente il contrario.
Un colpo di sole deve evidentemente aver colpito il governatore della Calabria Nino Spirlì, quando spiega convintamente che “non sono le percentuali di vaccinazione a fare la differenza, ma il crederci e stare uniti”, e in piazza devono averlo preso sul serio visto l’altissimo tasso di mascherine tirate giù sul mento.
Annalisa Minetti canta l’inno e poi lancia dal palco la sua filosofia hegeliana: “Se alimentiamo la volontà allora sì che possiamo tornare ad essere l’Impero romano, a essere italiani veri”. La alimentano i ministri che si susseguono sul palco, e poi i governatori, grandi assenti Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia.
Parte un videomessaggio de Il Volo, il trio dei cantanti ringrazia Zaia per avergli permesso di tenere il primo concerto del dopo chiusure. La regia ha qualche difficoltà a sincronizzare i video a corredo degli ospiti, tra imprenditori, agricoltori, ristoratori che spiegano come Salvini abbia restituito loro libertà e lavoro.
La piazza si scalda paradossalmente quando sale l’unico esponente politico non leghista. È Maurizio Turco, segretario dei Radicali, compagni di strada con il Carroccio nella raccolta estiva delle firme dei referendum sulla giustizia, che per via Bellerio sono anche un’occasione di mobilitazione in vista delle amministrative d’autunno. Insomma, sale Turco e sgancia la bomba sull’Associazione nazionale magistrati, che ha criticato duramente i referendum: “È un attacco alla democrazia, intervenga Mattarella, il suo silenzio sulla giustizia è qualcosa di incomprensibile”. Ovviamente Salvini, che già dal mattino aveva iniziato a cannoneggiare, non vuole essere da meno, e lancia una specie di minaccioso monito: “Guai a chi minaccia le italiane e gli italiane che sono gli unici padroni di questa terra”.
Per convincere gli astanti a non mollare il leader leghista promette che “mi fermerò fino all’ultimo per fare selfie con tutti quelli che lo vorranno”, si intervalla con Hoara Borselli e Nicola Porro nella conduzione del palco, attentissimo a rinfilarsi la mascherina ogni qualvolta non ha la parola, mascherina che vuole togliere al più presto almeno all’aperto.
Si chiude con uno stentoreo appello alla federazione di centrodestra, all’unità del suo versante politico, superando gelosie e protagonismi, il suo entourage farà sapere che a brevissimo incontrerà Silvio Berlusconi. Poco dopo le 18 la manifestazione si scioglie, “gli insetti, il latte di piselli, l’Hamburger senza carne se li mangino i burocrati di Bruxelles”, tutti a prenotare una carbonara per la sera.
(da Huffingtonpost)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 20th, 2021 Riccardo Fucile
A UN MESE DAI GIOCHI RESTA FORTE IL PRESSING SUL RINVIO… CITTADINI, SCIENZIATI E SPONSOR PREOCCUPATI
A volere davvero le Olimpiadi di Tokyo sembrerebbe esser rimasto il solo primo ministro Yoshihide Suga.
D’altronde, era stata la sua prima promessa davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite, a settembre scorso, appena subentrato al dimissionario Shinzō Abe. Quella dei Giochi Olimpici altro non sarà che la prova di come “l’umanità ha sconfitto la pandemia”, una manifestazione “sicura e protetta”, aveva rassicurato allora Suga.
Resta però fortissimo, a circa un mese dalla cerimonia di inaugurazione, il pressing per un rinvio della manifestazione: la preoccupazione coinvolge cittadini, scienziati, atleti e perfino sponsor. Ma il Giappone non può permettersi economicamente di annullare la manifestazione, già rinviata lo scorso anno.
L’obiettivo principale di questi mesi per il primo ministro Suga è stato quello di arrivare pronti al 23 luglio, giorno di apertura dei Giochi, in un clima di normalità o quasi.
A partire da oggi, in Giappone, non a caso, l’allerta massima verrà revocata in nove prefetture mentre per le altre avverrà in maniera graduale nelle prossime settimane. C’è da dire che probabilmente le Olimpiadi si sarebbero svolte a prescindere, anche con la proroga dello stato di emergenza, stando a sentire il vicepresidente del Comitato Olimpico Internazionale John Coates, durante i suoi giorni di reclusione forzata per via della quarantena.
A Tokyo, città organizzatrice, le misure anti Covid rimarranno per ulteriori venti giorni e così anche per altre aree urbane. In particolare, le limitazioni rimarranno per bar e ristoranti che potranno vendere alcolici fino alle 19 e chiudere al massimo un’ora dopo. Al di là della normale conferma arrivata dal governo riguardo la presa di immediate “misure più forti” nel caso in cui fosse rilevata una ripresa della circolazione virale, la decisione lascia intendere come l’isola stia uscendo dalla morsa del Covid-19, tornato a valanga nell’ultimo periodo.
Rispetto a quindici giorni fa, i casi sono scesi del 48% con una media giornaliera di poco superiore alle 1.600 unità. La campagna vaccinale, poi, sembrerebbe aver finalmente ingranato la giusta marcia dopo le critiche iniziali che erano state rivolte al governo, specie quando è stato annunciato l’invio di 1,24 milioni di dosi alla vicina Taiwan: era inizio giugno e degli oltre 126 milioni di giapponesi, di cui quasi un terzo over65, solo il 3% aveva concluso il ciclo di vaccinazione. Ora molto è cambiato eppure Suga si trova di fronte a una situazione tutt’altro che facile da gestire.
La paura di poter ripiombare nell’incubo emergenziale è talmente forte che l’ostacolo maggiore arriva non solo dall’opposizione politica – con il leader della coalizione di minoranza Yukio Edano convinto che l’evento possa causare un nuovo picco nei contagi – ma anche dalla popolazione stessa. A spaventare sono per lo più le circa 100mila persone, tra atleti e addetti, che prenderanno parte alle Olimpiadi – sembrerebbe che i volontari che hanno preferito rinunciare ammontino a circa 10mila. Per questo, è stata recapitata agli organizzatori una petizione online con annesse 350mila firme con cui si è provato a chiedere l’annullamento dell’evento, mentre circa cento manifestanti hanno espresso il loro malcontento di fronte allo stadio di Tokyo, dove era in corso un evento di prova.
Dimostrazioni che appaiono figlie di una preoccupazione generale, confermata dalle prese di posizione di moltissimi scienziati, dal sondaggio in base al quale per il 43% della popolazione la manifestazione sportiva andrebbe del tutto cancellata mentre per il 40% posticipata nuovamente, e da un editoriale di Asahi Shimbun in cui il quotidiano si è schierato esplicitamente contro lo svolgimento dei Giochi chiedendo al Governo di rinviarli.
Le Olimpiadi si faranno e apre oggi il villaggio olimpico ai media. Gli organizzatori mostrano la “clinica per la febbre” e il kit antivirus, alcune delle soluzioni pensate per contrastare la minaccia del Covid. In tutta l’area, che può ospitare 18mila atleti e persone dello staff, sono stati collocati cartelli con avvertenze.
La “clinica della febbre”, separata dalla struttura medica principale, servirà per i test e per l’isolamento delle persone sospettate di positività. “Se c’è il sospetto di infezione dovremo essere in grado di isolare adeguatamente questa persona”, ha affermato Takashi Kitajima, direttore generale del Villaggio Olimpico. “Questo è solo un altro esempio di come affrontiamo rigorosamente le questioni relative a possibili infezioni da Covid”, ha affermato, soffermandosi sul rigore dei controlli proprio per rassicurare tutti. Tra le altre misure annunciate, la riduzione del numero dei posti a sedere per i pasti, l’installazione di plexiglass tra gli attrezzi della palestra, la distribuzione di un kit anti-Covid per igienizzare.
Agli atleti sarà vietato andare in qualsiasi luogo diverso da questo sito e dai luoghi di allenamento e competizione. Gli atleti saranno sottoposti a test giornalieri e dovranno indossare le mascherine, tranne durante le gare, i pasti e il sonno. Possono entrare nel Villaggio Olimpico solo poco prima dei loro eventi e devono lasciarlo entro 48 ore dalla loro eliminazione o dalla fine della loro competizione.
E le condizioni non saranno lussuose, con stanze singole di 9 metri quadri e doppie di 12 metri quadri. Secondo i funzionari olimpici, la maggior parte delle persone che soggiornano nel villaggio sarà vaccinata, il che dovrebbe ridurre i rischi, ma i partecipanti saranno avvertiti di una possibile esclusione se infrangono le regole. Come segno delle sfide future, un membro della delegazione olimpica ugandese, arrivato sabato in Giappone, è risultato positivo e subito isolato, nonostante fosse stato vaccinato e risultato negativo prima del viaggio.
Senza precedenti nella storia olimpica, gli spettatori stranieri sono stati banditi dai Giochi e lunedì è attesa una decisione sugli spettatori locali. Si dovrebbe optare per una capienza massima del 50% delle strutture o, più probabile, di 10 mila spettatori tutti esclusivamente locali. Fosse per Shigeru Omi, infettivologo e consulente di riferimento del Governo per la pandemia, “sarebbe preferibile” disputare le gare direttamente a porte chiuse, portando così quasi a zero il rischio di contagio. Ma qui sorge il secondo, enorme, ostacolo davanti al primo ministro Suga.
Stadi vuoti significherebbe subire un danno di immagine ed economico molto elevato, tanto che alcuni dei 47 sponsor delle Olimpiadi sarebbero più felici se i Giochi non si svolgessero proprio.
Come racconta il Financial Times, forse per la prima volta nella storia della competizione le aziende partner hanno chiesto ai loro esperti di valutare l’impatto (negativo) che questa potrebbe avere.
C’è chi studia addirittura due piani, uno principale e uno di rimedio, basati sulle considerazioni degli spettatori, se positive o meno riguardo la buona riuscita dell’evento. Un esempio in questo senso viene proprio da un’azienda sportiva giapponese presente in tutto il mondo come la Asics, che nei suoi spot tende a mostrare i cinque cerchi olimpici con molta cautela. Per il 64% delle 9.163 aziende interrogate dalla Tokyo Shoko Research sulla questione sarebbe auspicabile un rinvio o perfino una cancellazione dei Giochi.
A febbraio erano poco più di una su due (56%), quando a sostenere la messa in scena era il 43,8% contro il 35,9% attuale. Insomma, i tempi in cui “tutte le aziende appoggiano la candidatura di Tokyo”, come aveva dichiarato qualche anno fa il presidente della Toyota, Fujio Cho, sembrano essere lontani.
Nel mezzo c’è stato un evento eccezionale e adesso il timore principale che scoraggia le imprese, neanche a dirlo, è l’Olimpiade del Covid. Un eventuale annullamento dei Giochi, oltre a sentenziare l’impossibilità per Tokyo di poterli ospitare nuovamente e l’improbabile (ma neanche esclusa) citazione in giudizio da parte del Cio, avrebbe delle inevitabili ripercussioni economiche.
Per prepararsi all’evento, il Giappone ha speso una cifra come 17 miliardi di dollari che, secondo alcune fonti, rappresenterebbero solamente la metà di quelli effettivamente tirati fuori. E il danno economico non sarebbe niente se paragonato a un nuovo stato di emergenza causato da una crescita dei casi, ha avvertito il Nomura Research Institute, stimando la perdita tra i 16 e i 27 miliardi di dollari. In un anno in cui il PIL giapponese ha ricominciato faticosamente a salire, gli sforzi verrebbero vanificati di fronte a una decisione di annullare le Olimpiadi all’ultimo momento. Tradotto in numeri: se la crescita del Pil stimata da Bloomberg per il 2021 è dell’1,7%, senza i Giochi olimpici si attesterebbe allo 0,6%. Non sorriderebbe di certo neanche il colosso di marketing Dentsu che, dopo essersi accaparrato l’esclusiva delle Olimpiadi e su cui sono stati sollevati dubbi in merito alla trasparenza dell’operazione, vedrebbe sfumare gli oltre 3 miliardi dollari raccolti dagli sponsor.
La stessa cifra, forse anche qualcosa in più, la perderebbe il Cio. Insomma, della grande festa organizzata rimarrebbero solamente i soldi, tanti, spesi.
Oltre a un generale senso di colpa. La Tokyo Medical Practitioner’s Association con una lettera si è espressa duramente, dicendo che il Giappone, e quindi il Governo che lo rappresenta, “avrà la massima responsabilità” se un aumento dei casi sarà direttamente collegato alle Olimpiadi.
Neanche la scienza quindi si schiera dalla parte di Suga che ad aprile è stato esortato dal suo consigliere per l’emergenza sanitaria, professore dell’Università di Kyoto Hiroshi Nishiura, a rinviare di altri dodici mesi il massimo evento sportivo. Un appello simile gli è stato rivolto anche da seimila medici di base.
Perfino gli atleti, che si preparano da cinque anni al più grande evento della loro carriera e che vivranno la competizione in una bolla, essendo la stragrande maggioranza di loro vaccinati e impossibilitati ad avere contatti con l’esterno, sono pronti a compiere un passo indietro se la situazione lo richiedesse. La tennista numero due al mondo, nonché atleta di casa, Naomi Ōsaka, pur avendo aspettato una carriera intera per disputare le Olimpiadi di fronte al suo pubblico, ha chiesto che la decisione venga presa dopo un’attenta discussione.
Quel confronto c’è stato a maggio, in un periodo di grande tensione per il crescere dei contagi, quando di fronte alla commissione parlamentare il primo ministro ha affermato di non aver “mai messo le Olimpiadi al primo posto” e che, quindi, non avrebbe dato il suo assenso in caso di un continuo dilagare della pandemia.
“La mia priorità”, aveva sottolineato un mese e mezzo fa, “è stata quella di proteggere la vita e la salute della popolazione giapponese. Dobbiamo prima prevenire la diffusione del virus”. E in parte così è stato, tanto che dopo esser usciti dalla quarta ondata il via libera all’inizio dei Giochi per Suga può essere dato. Perché quella delle Olimpiadi rappresenta una sfida politica non di poco conto per lui, un vero e proprio appello da non saltare per la stabilità del suo governo
Dal successo dei Giochi – di cui si è parlato anche al G7, con il presidente Joe Biden che ha rincuorato il primo ministro giapponese concedendo il suo endorsement a patto che vengano prese tutte le misure precauzionali necessarie – passa la sua conferma alla guida del Partito liberaldemocratico, atteso entro ottobre dalle prossime elezioni in cui Suga parte non certo con il vento a favore.
A inizio anno, la popolarità del primo ministro era passata dal 64% di settembre al 35%, con un grado di disapprovazione nei suoi confronti vicino al 50%. Un sentimento ostile che è continuato a insidiarsi all’interno dell’elettorato nel corso dei mesi, fino al minimo storico registrato nell’ultimo periodo, e che non gli permette di poter sciogliere il Parlamento e andare ai seggi con la forza necessaria. La buona riuscita di Tokyo 2020, seppur con (almeno) un anno di ritardo, rappresenta sì il banco di prova per dimostrare che “l’umanità ha sconfitto la pandemia”, ma anche che il primo ministro Yoshihide Suga ha vinto la sua sfida interna al Giappone. E, al momento, sembrerebbe l’unico a crederci
(da Huffingotinpost)
argomento: Politica | Commenta »