Luglio 30th, 2021 Riccardo Fucile
L’ALLARME EMERGE DA UN RAPPORTO INTERNO DEL CDC
La variante Delta del CoronavirusSars-CoV-2 causa una malattia più grave delle altre variazioni scoperte in precedenza e si diffonde facilmente come la varicella.
Non solo: i dati mostrano come possono trasmetterla le persone completamente vaccinate così come quelle non vaccinate.
L’allarme viene da una presentazione interna dei Center for Disease Control and Prevention diffusa dal Washington Post e dal New York Times. Rochelle P. Walensky, direttore dei CdC ha riconosciuto che la Delta è più trasmissibile dei virus che causano Mers, Sars, Ebola, il raffreddore, l’influenza stagionale e il vaiolo. Per questo, sostiene l’agenzia, la guerra al Coronavirus è cambiata e si attende un nuovo report per venerdì.
I CdC raccomandano quindi a tutti l’uso della mascherina in ambienti pubblici e in determinate circostanze.
Lo studio evidenzia, inoltre, che con la variante del virus in circolazione il rischio per gli anziani di finire in ospedale o morire rispetto ai più giovani è maggiore indipendentemente se si è vaccinati o meno.
Un’altra stima dello studio afferma che ci sono 35.000 infezioni sintomatiche a settimana tra i 162 milioni di americani vaccinati. I nuovi dati sembrano evidenziare che le persone vaccinate stanno diffondendo il virus come i non vaccinati, anche se in misura minore. La trasmissione dagli immunizzati, secondo Walensky, è un evento raro ma secondo altri scienziati potrebbe essere più comune di quanto si pensasse una volta.
Per questo secondo i CdC anche i vaccinati devono indossare le mascherine al chiuso dove la trasmissione del virus è maggiore. E le persone con un sistema immunitario debole dovrebbero invece metterle sempre.
Così come bisognerebbe vaccinare quella fetta di popolazione che è a contatto quotidianamente con bambini, anziani o persone vulnerabili. L’infezione provocata dalla Delta è 10 volte superiore a quella della Alpha, che è comunque altamente contagiosa. Il documento si basa sull’analisi di un focolaio a Provincetown nel Massachussets, iniziato dopo il 4 luglio e cresciuto fino a 882 casi: il 74% dei positivi al test del tampone era stato vaccinato.
I sintomi della variante Delta
Nello studio si afferma che le persone infettate dalla variante Delta hanno enormi quantità di virus nel naso e nella gola, indipendentemente dalla vaccinazione. E l’infezione con la Delta ha maggiori probabilità di portare a malattie gravi e ricoveri in ospedale, anche in terapia intensiva. Ma la vaccinazione protegge ancora dagli esiti peggiori: i vaccini sono altamente efficaci nel prevenire malattie gravi, ospedalizzazione e morte.
Ieri anche Anthony Fauci, consigliere della Casa Bianca sulla pandemia di Covid, ha detto che i vaccini non proteggono al 100% dal contrarre l’infezione. La protezione è infatti stimata all’88,5% dopo due dosi dall’Istituto superiore di sanità. I vaccini prevengono però altamente le forme gravi della malattia.
«Nessun vaccino è efficace al 100%, perché il virus è cambiato – ha spiegato Fauci in un’intervista -. I dati sulla mutazione Delta che abbiamo a disposizione oggi mostrano che il livello di infezione nelle mucose in una persona vaccinata è lo stesso di quello in una persona non vaccinata» ma in chi è vaccinato «il rischio che la malattia si manifesti in forma grave è più basso. È estremamente raro che una persona vaccinata, se pur contagiata, finisca in ospedale».
Per questo, è l’appello più volte ribadito dall’immunologo, «è necessario che la maggioranza delle persone si vaccini». Fauci, in un intervento successivo del 27 e uno del 28 luglio, ha dichiarato comunque che tale circostanza è da considerare come “evento raro”.
(da agenzie)
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Luglio 30th, 2021 Riccardo Fucile
FORSE NON HANNO ANCORA CAPITO CHE NON HANNO LA LIBERTA’ DI INFETTARE IL PROSSIMO… VADANO A FARSI CURARE A PSICHIATRIA
La struttura annuncia su Facebook che si potrà entrare solo con la Certificazione
Verde Covid-19. E parte la ribellione di chi non è d’accordo
«Caro museo egizio non ci vedrete più avete perso tre clienti»; «Potete chiudere e il Green Pass infilarvelo nel…»; «Ma questi sono scemi»: sono solo alcuni dei commenti ricevuti sulla sua pagina Facebook dal Museo Egizio di Torino nel post in cui annuncia che per entrare e visitare la struttura sarà necessaria la Certificazione Verde Covid-19 e l’esibizione di un documento di identità.
Il tutto in ottemperanza del decreto legge 23 luglio 2021 (quello che istituisce il Green Pass). «Le disposizioni non si applicano ai bambini di età inferiore ai 12 anni e ai soggetti con certificazione medica specifica», aggiunge il museo che però poi fa sapere anche che i biglietti di chi si presenterà senza certificazione non saranno rimborsati.
Nei commenti c’è anche chi spiega che si tratta di regole che dovranno osservare tutte le istituzioni culturali d’Italia. Ma i No Pass non sentono ragioni: «Voi trattate di storia, ma di quella storia che parla di lasciapassare, discriminazione e apartheid non ci avete capito nulla. Peccato, era un mio appuntamento fisso venire da voi. Vuol dire che da oggi in poi farete a meno dei miei soldi!», dice Alice.
«Evito anche di entrarci con il tampone, non vorrei farmi contagiare dai vaccinati come in Israele…», sostiene Marica.
Mentre per Barbara c’è qualcosa che ancora non è chiaro: «Come fate a chiedere questo lasciapassare discriminatorio se deve ancora essere tutto confermato? Mi pare sia in alto mare la questione».
Poi ci sono quelli che invece vorrebbero spiegare come funzionano queste regole. «Queste disposizioni saranno adottate in tutti i musei nazionali, inutili le rimostranze…salvo acclarati problemi di salute, ognuno è responsabile delle proprie scelte», dice Margherita. «Per vostra informazione ho contattato il Museo e mi è stato detto che il Green Pass momentaneo che viene rilasciato a che si sottopone al test antigenico o al tampone valido per 48 ore… viene riconosciuto per poter accedere al Museo», fa sapere Giovanni.
Infine c’è chi, come Thomas, ha molto chiara la situazione: «Il livello dei commenti è IMBARAZZANTE. Tutti ad augurare la chiusura di uno dei più importanti musei al mondo. Il tutto per partito preso. Siete disgustosi».
(da agenzie)
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Luglio 30th, 2021 Riccardo Fucile
PIU’ COLPITE LE REGIONI DEL SUD… I CONTAGI SETTIMANALI SONO PASSATI DA 41 A 58 OGNI 100.000 ABITANTI
Sale ancora l’indice Rt nazionale, ovvero il parametro che misura la trasmissibilità del Coronavirus. Nel monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità di oggi, 30 luglio, il suo valore risulta essere pari a 1,57. Tradotto? Un infetto contagia, potenzialmente, più di una persona e mezza. La rilevazione della scorsa settimana aveva fissato il parametro a 1,26, quella di due settimane fa a 0,91.
Cresce anche il dato relativo all’incidenza, passato dai 41 contagi settimanali ogni 100 mila abitanti ai 58 segnalati negli ultimi sette giorni. La crescita dei parametri inizia a destare allarme, ma dall’Iss sottolineano anche che nessuna Regione e Provincia autonoma supera la soglia critica di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o area medica, nonostante i ricoveri siano aumentati.
Il tasso di occupazione delle terapie intensive è stabile al 2%, con una lieve crescita del numero dei pazienti degenti: il 20 luglio erano 165, oggi sono 189.
C’è invece un incremento di un punto percentuale del tasso di occupazione delle aree mediche Covid, passate al 3% dal 2% della settimana precedente. Il 17 luglio i ricoverati non in rianimazione sono 1.611, sette giorni fa erano 1.194.
Secondo le valutazioni dell’Iss, sono 20 le Regioni e Province autonome classificate, adesso, a rischio moderato. Solo il Molise, in Italia, viene considerato a rischio basso. Nella bozza del monitoraggio, si legge che 17 Regioni e Province autonome riportano allerte di resilienza.
Nessuna, invece, riporta molteplici allerte di resilienza. Sono le Regioni del Sud ad avere i parametri ospedalieri più elevati al 27 luglio. Sicilia, Calabria e Campania hanno un tasso di occupazione nelle aree mediche rispettivamente dell’8%, del 6,6%, e del 4,9%. Sicilia, Sardegna e Lazio hanno, nello stesso periodo, un valore di occupazione delle terapie intensive rispettivamente del 4,7%, del 4,2% e del 3,7%. Per quanto riguarda, invece, l’incidenza su 100mila abitanti nella settimana del 23-29 luglio, sono Sardegna, Toscana e Lazio le regioni in testa, rispettivamente con 136,2, 94,5 e 87,5.
Nella bozza del monitoraggio settimanale dell’Iss viene sottolineata la necessità di accelerare i tempi per raggiungere una elevata copertura vaccinale e di completare i cicli di vaccinazione.
Al momento, il farmaco biologico è l’arma migliore per prevenire ulteriori recrudescenze nella circolazione del virus, sostenuta dalle varianti. La Delta, ormai, è diventata prevalente in Italia e continua a essere in un aumento tra la popolazione. Poiché ha portato a una crescita dei contagi anche nei Paesi con alta copertura vaccinale, l’Iss evidenzia l’opportunità di riprendere un’attività di tracking capillare dei casi e di procedere al loro sequenziamento.
(da agenzie)
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Luglio 30th, 2021 Riccardo Fucile
VIAGGIO NEL PALAZZO, MALUMORI DOPO LA GESTIONE DELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA CHE LASCIA STRASCICHI
Partiamo dalla fine, perché le giornate fatali non finiscono mai. Senato, esterno
notte, appena dopo l’approvazione della riforma sulla Giustizia, trionfo apparente dalla ministra Marta Cartabia.
Esce Loredana De Petris, capogruppo di Sinistra italiana: “È inaudito, una roba del genere non si è mai vista. Chiedere di ritirare un emendamento votato, dicendo che lo chiede anche il Colle. Il Quirinale oggi se l’è giocato”.
L’antefatto (dell’“inaudito”), per poi arrivare al destino della Guardasigilli, frettolosamente insignita da parecchi osservatori del titolo di predestinata al Colle più alto.
Approvato in commissione un emendamento, a firma Gianluca Castaldi (M5s) una proroga per tenere aperti i tribunali abruzzesi delle zone terremotate, col parere favorevole del Tesoro e contrario della Giustizia.
Anzi, approvato all’unanimità, compresi i Fratelli d’Italia. In capigruppo però la presidente del Senato ne chiede il ritiro, perché la Cartabia è contraria e, per dare forza all’argomentazione, dice che, proprio così, anche il Quirinale ha dei dubbi.
Per farla breve, siccome è stato già votato e il Parlamento è sovrano, i gruppi, proprio tutti, rispondono picche. Morale della favola: la presidente del Senato lo stralcia, per estraneità di materia in merito al provvedimento in questione.
All’uscita sono tutti visibilmente alterati perché va bene tutto, ma addirittura chiamare in causa Mattarella è un po’ hard: “Ma come si fa – sbotta anche la dem Simona Malpezzi – a procedere in questo modo?!”.
E ci manca solo una manifestazione sotto il Ministero della Cartabia, minacciata dal Comune di Avezzano: “Siamo pronti a sfilare sotto il portone di via Arenula per convincere il ministro della Giustizia a non deludere le speranze della popolazione delle città di Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto, che rischiano di perdere i tribunali, baluardi in difesa della criminalità in avanzata”. Boom.
Dies signanda cum nigro lapillo, al netto delle celebrazioni ufficiali su una riforma che, a parole, ha soddisfatto tutti – Conte, Salvini, il Pd, evviva evviva – e a parole è stata un capolavoro di mediazione, ma in verità lascia parecchi strascichi, presenti e futuri, per il merito e per come è stata gestita dalla titolare del dossier.
Per carità, un curriculum di tutto rispetto, però, vuoi la pressione ambientale, vuoi l’inesperienza, vuoi anche il carico di aspettative che si è prodotto tutt’attorno, beh, insomma, la politica è la politica, e l’incertezza si paga.
Al punto che, nel Palazzo, i più maliziosi ci vedono un’operazione consapevole, perché “esporla così” equivale a “bruciarla” e “da oggi nel governo solo Draghi può ambire al Colle più alto, magari Lamorgese, ma fuori uno”.
Le antenne pentastellate registrano che, da quelle parti, la discussione è pressoché chiusa: “Non è questione di cattiveria, ma non penso che qualcuno la proporrà per il Quirinale, è palesemente inadeguata” si è lasciato scappare Stefano Buffagni che nel Movimento 5 stelle viene considerato una sorta di Cassandra perché, solitamente, ci prende. E viene spesso interpellato per capire le cose.
Perché in quel mondo, e non solo, un guardasigilli che prima nega in Parlamento qualunque effetto sui processi di mafia della sua riforma e poi è costretta ad accettare modifiche sul punto rinnegando sé stessa, non è più proponibile.
Per dirla con Marco Travaglio, autore di un editoriale definitivo: “O non sa quel che dice o ci ha provato ed è andata male, altro che Quirinale”.
E chissà quanta cattiveria o quanta verità c’è negli spifferi che raccontano quanto lo stesso Draghi, abituato a delegare in base alla competenza i singoli dossier, si sia sentito scoperto, proprio dall’assenza di un lavorio tutto politico che, al Consiglio dei ministri di ieri è stato fatto soprattutto da quelle vecchie volpi di Di Maio e di Giorgetti.
E deve essere stata una vera fatica se il ministro degli Esteri ha raccontato ai suoi che “ci mancava solo che facessimo i disegnini per far comprendere dove intervenire, sennò saltava tutto”.
La stessa fatica che ha fatto il ministro D’Incà, titolare dei rapporti col Parlamento, quando ha appreso qualche giorno fa che la ministra stava andando in commissione Giustizia, ed è scattato il panico perché nessuno ne sapeva niente.
Per chiedere lumi ha chiamato il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. E si è sentito rispondere: “Non lo so, fammi verificare”.
È quel genere di lavoro politico che, non fatto o fatto male, ha maldisposto anche Matteo Renzi, il più draghiano dei soci di maggioranza, che davvero si è comportato bene, perché quando Lucia Annibali gli ha riferito della richiesta da parte della guardasigilli di non seguire Forza Italia sugli emendamenti, ha acconsentito, chiedendo in cambio una “condivisione” che al dunque non è arrivata.
Condivisione che, nella concitazione della giornata, non c’è pressoché stata. E, va bene la responsabilità, ma il ragazzo non ha gradito: “E menomale – ha detto poi ai suoi – che era quella brava. Se questo è lo stile di lavoro, andiamo bene. Mica puoi prendere in giro tutti in una volta sola”.
Effettivamente Forza Italia si è sentita presa in giro, Renzi si è sentito preso in giro, Giulia Bongiorno si è sentita presa in giro perché sull’appello si è tornati indietro da due a tre anni. Parliamoci chiaro, Conte e Salvini, vedendo le brutte, se la sono giocata da populisti, per rivendicare un successo a favor di telecamera perché “c’è la mafia” e “c’è la droga”.
Draghi, che populista non è, è stato costretto a prendere in mano la questione, perché ha capito che non era delegabile. Andatevi a rivedere la conferenza stampa con i due ministri. Quanto ha parlato Speranza e quanto ha parlato Cartabia. E si capisce tutto.
(da Huffingtonpost)
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Luglio 29th, 2021 Riccardo Fucile
IL LEADER DEI NO GREEN PASS E’ TITOLARE DI SEI RISTORANTI MA PAGA MENO DI 10.000 EURO DI TASSE COMPLESSIVAMENTE… CACCIATO PURE DALLA SEZIONE AIA DEGLI ARBITRI
“Imprenditore: ho 32 anni e sei ristoranti. Mente di #IoApro”.
Si presenta così, sul suo profilo Twitter, Umberto Carriera, leader del movimento Io Apro.
C’era lui, mercoledì sera, alla guida del corteo No Green Pass a Pesaro, che si è fermato sotto casa del sindaco dem Matteo Ricci in quella che il primo cittadino ha denunciato come “una intimidazione da squadristi”.
In una nota il movimento Io Apro ha bollato il sindaco di “disdicevole vittimismo”, accusandolo di manipolare i fatti. Ma le immagini diffuse dal sindaco e da altri cittadini presenti sul posto parlano da sé, così come è facile immaginare l’incredulità e lo spavento dei famigliari di Ricci.
Carriera è finito sotto i riflettori più volte nel corso degli ultimi mesi, affermandosi come leader dei ristoratori e degli esercenti determinati a disubbidire alle misure anti-contagio dei vari dpcm.
Il leader della Lega Matteo Salvini lo conosce bene: i due si erano conosciuti a gennaio, quando il leader leghista lo aveva contattato per sostenere le proteste dei ristoratori. “Uno degli uomini in prima fila, non un marziano o un evasore!”, lo elogiava il leader del Carroccio, smentendo indiscrezioni di stampa su rapporti non proprio lineari con l’Erario.
I rapporti si erano raffreddati in primavera, quando l’ingresso nel governo Draghi aveva spinto il leghista ad assumere posizioni più caute. “Da Matteo ci sentiamo traditi; va bene il populismo, va bene cavalcare l’onda, ma non si può scherzare con decine di migliaia di famiglie”, si sfogava Carriera con il Fatto Quotidiano.
Poi il riavvicinamento, suggellato da un incontro solo pochi giorni fa. In quell’occasione – ricorda il Corriere della Sera – Carriera aveva detto all’amico ritrovato: “Non ho intenzione di arretrare di un millimetro la battaglia contro il Green Pass. Non siamo no Vax e non giudico chi si vaccina, ma vogliamo essere liberi di farlo senza obblighi”.
Il suo profilo Facebook è infarcito di appelli a manifestare contro il Green Pass e a non rispettare le norme anti-assembramento.
“Se il sabato sera non hai ‘assembramento’ nel tuo locale, il problema non sarà la multa da 280 euro che ti fa la polizia municipale, ma il fallimento del tuo locale. Quindi…fate pure”.
Di multe ne ha prese diverse, come ricorda il Resto del Carlino. L’estate scorsa, una sanzione da 5000 euro, elevata dalla polizia municipale all’Arena delle balle di fieno: Carriera forniva la cena a centinaia di persone dimenticandosi però di chiedere l’autorizzazione per farlo. Così la Municipale lo ha multato (ha fatto ricorso al sindaco), ordinandogli la chiusura di quell’esperienza tra le balle di fieno.
Chiudere e aprire sembra essere la sua stella polare.
Con l’Università non è andata bene, solo qualche esame.
Le cronache locali sottolineano una sua propensione alla fantasia, come la sbandierata presenza sulla rivista Forbes come uno dei 150 imprenditori under 30 più promettenti (non confermato), e l’interesse di Masterchef per uno dei suoi ristoranti, la Grande bellezza di Mombaroccio (non risulta).
Dal 2010 al 2014 gravita nel mondo arbitrale, ma ne viene allontanato.
Aveva fatto subito strada (arbitrava partite di prima categoria), entrando anche nella segreteria della sezione. Solo che improvvisamente l’hanno allontanato. A vita. Dice ora il presidente della sezione Aia di Pesaro Luca Foscoli: “Confermo che la procura arbitrale, al termine dell’istruttoria disciplinare per dei fatti accertati, non ha rinnovato la tessera di arbitro al signor Carriera”. Si parla di divise sparite e poi restituite.
Altri siti sottolineano il suo rapporto complicato con le dichiarazioni di redditi.
Quante tasse pagherà mai Umberto Carriera, titolare di sei ristoranti? Nella trasmissione radio La zanzara, sollecitato da un ascoltatore che gli dà dell’evasore, Carriera risponde serafico: “L’anno scorso ho pagato 9.800 euro, vi sembrano pochi?!”.
(da agenzie)
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Luglio 29th, 2021 Riccardo Fucile
GESTIVANO UN’IMPRESA DI POMPE FUNEBRI… TANTO PER CAMBIARE E’ RIMASTO A PIEDE LIBERO
Quattro colpi di pistola esplosi contro l’ex socio, che resta ferito. È indagato per
tentato omicidio e per porto abusivo di arma da fuoco il consigliere comunale eletto con la Lega Gaetano Aronica, 48 anni, che ieri notte ha sparato contro l’ex socio, un 71 enne, ferendolo ad un braccio.
Una tragedia sfiorata a Licata, piccolo comune dell’agrigentino, dove i due uomini gestivano insieme un’agenzia di onoranze funebri.
Negli ultimi tempi però erano giunti ai ferri corti, per via della sedazione societaria che non riusciva a definirsi.
Circa una settimana fa, scrive il quotidiano GrandangoloAgrigento.it, proprio in direzione della sede dell’onoranza funebre “erano stati esplosi diversi colpi di arma da fuoco”.
L’uomo ferito è stato subito soccorso e trasferito all’ospedale San Giacomo d’Altopasso di Licata, con una prognosi di venti giorni.
Mentre Aronica accompagnato dal suo legale si è costituito la stessa sera, facendo ritrovare ai carabinieri durante la perquisizione l’arma con cui aveva esploso i colpi. Pur restando per il momento a piede libero, è indagato per tentato omicidio e per porto abusivo di arma da fuoco
Aronica era stato eletto nel 2018 con 373 preferenze nella lista “Lega Noi con Salvini” per poi diventare a marzo 2019 capo del gruppo consiliare di “Liberi e Indipendenti per Licata”, in opposizione del sindaco Giuseppe Galanti.
A comporre il gruppo, c’era anche il consigliere Giuseppe Scozzari, eletto nella maggioranza con 343 nella lista “Impegno Primario”, poi dimessosi in seguito all’arrestato a giugno 2019 nell’operazione antimafia “Assedio” della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, e condannato in abbreviato a 5 anni per scambio politico-mafioso.
(da agenzie)
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Luglio 29th, 2021 Riccardo Fucile
REGIME SPECIALE PER TUTTI I REATI DI MAFIA
Intesa raggiunta in Consiglio dei ministri sulla riforma della Giustizia promossa dalla ministra Marta Cartabia, dopo un braccio di ferro durato circa 5 ore tra il premier Mario Draghi e il Movimento 5 Stelle.
Tempi più lunghi, fino a sei anni in appello, per i processi per delitti con aggravante mafiosa, nella fase transitoria di entrata in vigore della nuova prescrizione, fino al 2024. Questa la mediazione passata in Consiglio dei ministri.
La proposta, frutto di una mediazione del Pd con il ministro Orlando, avrebbe assorbito i dubbi del M5S sull’improcedibilità per l’articolo 416 bis.1 del codice penale, sull’aggravante mafiosa.
Una deroga esplicita per quei reati ci sarebbe nella fase transitoria, con la possibilità di termini fino a 5 anni a regime.
Il termine di improcedibilità in appello può salire da 2 a 3 anni e in Cassazione da 1 anno a 18 mesi per i giudizi “particolarmente complessi”.
Ma ulteriori proroghe della stessa durata “possono essere disposte” per i delitti di terrorismo o eversione, per associazioni di tipo mafioso (art.416 bis), per scambio elettorale politico-mafioso (art.416 ter), per violenza sessuale, per le associazioni per spaccio di stupefacenti.
Lo prevede la bozza, visionata dall’ANSA, di modifica al testo sulla prescrizione. Per impugnazioni entro il 31/12/2024 l’improcedibilità scatta dopo 3 anni in appello e 18 mesi in Cassazione (norma transitoria).
La riunione si era aperta in salita, preceduta da un lungo confronto dei 5 Stelle con Giuseppe Conte alla Camera. Addirittura, il Cdm era iniziato senza i ministri M5S, ancora impegnati a colloquio con l’ex premier.
Alla fine, la fumata bianca. Accordo unanime sulla riforma della Giustizia penale in Consiglio dei ministri: lo ha confermato il ministro dei Rapporti con il Parlamento ed esponente del M5S, Federico D’Incà, rispondendo ai cronisti al termine della riunione.
La stessa Cartabia ha commentato, all’uscita da Palazzo Chigi: “Abbiamo apportato degli aggiustamenti, come annunciato la scorsa settimana con Draghi, alla luce del dibattito molto vivace che si è sviluppato in queste settimane sia da parte delle forze politiche che degli operatori e degli uffici giudiziari che saranno i primi a essere chiamati alla grande sfida di implementare una riforma così significativa e innovativa nel nostro Paese”.
“L’obiettivo è garantire una giustizia celere, nel rispetto della ragionevole durata del processo, e allo stesso tempo garantire che nessun processo vada in fumo”, ha dichiarato la ministra.
(da Huffingtonpost)
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Luglio 29th, 2021 Riccardo Fucile
I DIRETTORI DEGLI OSPEDALI: “SI VERIFICANO SPESSO EPISODI SIMILI”…E NOI DOVREMMO PAGARE LE SPESE SANITARIE PER SOGGETTI DEL GENERE
“Che non vi venga in mente di vaccinarmi”. Questa la richiesta precisa fatta ai
medici da una signora over 50 arrivata con gravi sintomi da Covid al pronto soccorso del Mauriziano di Torino.
La preoccupazione di poter essere vaccinata a sua insaputa era così grande da superare anche la paura della rianimazione e della morte: la signora infatti poco dopo è stata intubata. L’episodio è riportato da la Repubblica.
A raccontare l’episodio è il primario del pronto soccorso dell’ospedale di corso Turati Domenico Vallino: “Una storia estrema – dice – perché è evidente che a nessuno di noi sarebbe mai venuto in mente di somministrare il vaccino a una persona con il Covid in quelle condizioni, ma che rispecchia il livello di difesa e arroccamento a cui possono arrivare alcuni”.
Il direttore del pronto soccorso del Mauriziano racconta che i casi di persone che hanno deciso di non vaccinarsi e arrivano in pronto soccorso, in questi giorni, con polmonite o difficoltà respiratorie sono tanti. I pazienti, spiega il professore, raccontano di paure, convinzioni, e anche molta determinazione in difesa della loro scelta.
La signora cinquantenne, ossessionata dall’idea di un vaccino somministrato in un momento in cui non avrebbe potuto scegliere liberamente è stata poi ricoverata in terapia intensiva all’ospedale Martini, dove la stanno curando.
Ma molti altri episodi simili si stanno verificando nei Pronto Soccorso degli ospedali torinesi. Confermati da molti direttori delle strutture torinesi. Si legge su Repubblica:
“I casi sono tanti”, scuote la testa Fabi Deiaco, direttore del pronto soccorso del Martini. “In media in questi giorni abbiamo un caso al giorno di paziente che risulta positivo al Covid – prosegue Vallino – Sono praticamente tutti non vaccinati. Pochi giorni fa è arrivata malata una signora di 74 anni. Non era vaccinata e ha motivato la scelta dicendo di avere molta sfiducia nei confronti dei vaccini […]”
(da agenzie)
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Luglio 29th, 2021 Riccardo Fucile
SE L’AULA RIGETTA UNA TUA PROPOSTA, OCCUPARLA PER IMPEDIRE IL VOTO NON E’ RISPETTO DELLA DEMOCRAZIA
Bagarre in aula, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni ha bloccato i lavori alla Camera sull’approvazione del green pass impedendo alla maggioranza di votare.
“Per un pugno di voti – scrive il deputato Dem Emanuele Fiano – Oltre 130.000 morti, quarta ondata in corso, e Fratelli d’Italia occupa l’aula e fa interrompere la seduta per esporre i cartelli contro il greenpass”
I fatti sono accaduti, guarda caso, durante la presidenza Rampelli. Vicepresidente della Camera eletto nelle fila proprio del partito di Giorgia Meloni.
Questa mattina il partito di Giorgia Meloni aveva presentato una pregiudiziale di costituzionalità in merito al dl green pass, che renderà il documento obbligatorio. I meloniani avrebbero voluto che la votazione sulla pregiudiziale fosse a scrutinio segreto, ma il presidente ha rigettato la richiesta.
In un video, il deputato pugliese Marcello Gemmato spiega le ragioni per cui il suo partito è insorto. Una scelta che secondo loro trova le sue ragioni anche nelle parole di Anthony Fauci, da qualche ora diventato nuovo strumento dei no-vax
Fa specie che la critica sulla dittatura arrivi proprio da chi in questi momenti sta impedendo il voto su un tema, legittimamente proposto e che altrettanto legittimamente l’intera aula aveva deciso di rigettare.
I lavori in aula sono ora ricominciati dopo l’interruzione proposta dai deputati che con i cartelli “no green pass” hanno deciso di impedire un processo che in questi giorni ha pagato in termini di vaccinazioni.
Basterebbe vedere i numeri delle prenotazioni nella campagna vaccinale per capire come tra vaccinati e no-vax esista una categoria che sono gli insensibili. Quelli che avevano deciso di attendere e che ora hanno semplicemente smesso di farlo incentivati da norme propositive più che ostative.
(da agenzie)
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