Destra di Popolo.net

CON IL VACCINO SONO STATE EVITATE 12.000 MORTI NEI PRIMI SEI MESI DELL’ANNO

Novembre 16th, 2021 Riccardo Fucile

I RISULTATI EMERSI DAL RAPPORTO KESSLER

Uno studio sui primi sei mesi di campagna vaccinale ha dimostrato che, numeri ufficiali alla mano, dall’inizio dell’anno al mese di giugno compreso sono state evitate 12 mila morti legate al Covid.
La somministrazione di prime e seconde dosi ha dunque consentito molto più che il semplice ritorno ai contatti sociali e a una vita lavorativa quasi normale. Ha avuto un grande impatto in termini di decessi e di ricoveri evitati.
Uno studio della fondazione Bruno Kessler, firmato dal presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e dal direttore della prevenzione del Ministero della Salute Gianni Rezza, dice che sarà possibile riconquistare la vita pre-pandemia con una copertura vaccinale a mRNA del 90% della popolazione (compresi i bambini dai 5 anni in su). La ricerca mette a confronto il livello stimato di contatti sociali, il numero di decessi e il potenziale di trasmissione del Coronavirus con e senza il vaccino. «L’aumento della copertura vaccinale consentirà ulteriori margini di riapertura della società, anche in assenza di un vaccino pediatrico», si legge in un passaggio dello studio.
I risultati che abbiamo visto nel primo semestre di vaccinazioni e che stiamo continuando a osservare «possono supportare la definizione di obiettivi per i paesi che hanno già raggiunto un’ampia copertura della popolazione», evidenziano i ricercatori. Aspetto rilevante da tenere in considerazione è quello che riguarda le varianti Covid. Secondo lo studio, l’effetto negativo della diffusione della variante Delta a luglio è stato interamente compensato dalla vaccinazione nei mesi di luglio e agosto 2021. Tuttavia – si legge – la diffusione globale della variante Delta, altamente trasmissibile, «ha probabilmente soppresso le possibilità residue di eliminazione di SARS-CoV-2 attraverso la sola immunità di gregge».
(da agenzie)

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DOPO QUANTO TEMPO FARE LA TERZA DOSE DI VACCINO E QUANTO DURA LA SUA EFFICACIA

Novembre 16th, 2021 Riccardo Fucile

SEI MESI PER PRENOTARE LA TERZA DOSE CHE AVRA’ UN’EFFICACIA DI 5 ANNI, SECONDO GLI ESPERTI

L’Italia si prepara ad affrontare la quarta ondata della pandemia di Covid-19 accelerando con la somministrazione della terza dose di vaccino.
La conferma è arrivata anche dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha sottolineato nei giorni scorsi come sia fondamentale che coloro che fanno parte delle categorie individuate dal governo ricevano la dose di richiamo a sei mesi dalla seconda.
Dopo fragili, immunodepressi, ospiti delle Rsa, personale sanitario e over 60, dall’1 dicembre toccherà ai cittadini di età compresa tra i 40 e i 60 ricevere il booster e per i quali alcune Regioni hanno già aperto le prenotazioni. Si ricorda che la dose booster viene effettuata esclusivamente con un vaccino a mRna, dunque Pfizer o Moderna. Di quest’ultimo, è previsto un dosaggio dimezzato. Quindi chi ha fatto il primo ciclo con AstraZeneca o Johnson&Johnson deve cambiare vaccino.
La somministrazione della terza dose di vaccino anti Covid si è resa necessaria dopo la raccolta dei primi dati sulla durata della protezione anticorpale data dagli stessi vaccini. Secondo gli studi effettuati, per tutti i vaccini approvati la protezione si indebolisce a partire dal sesto mese dal completamento del ciclo vaccinale, in media. Questo calo riguarda soprattutto la capacità di protezione dai contagi: il vaccino protegge infatti da ricoveri e decessi, ma diminuisce la sua efficacia contro l’infezione a partire dal sesto mese dopo la seconda dose. La terza dose riporta la protezione a livelli ottimali anche riguardo alle possibilità di contagio. La cosiddetta dose booster, intesa come richiamo dopo un ciclo vaccinale primario, può essere somministrata, dunque, a partire da sei mesi dopo la somministrazione della seconda dose.
Un’altra buona notizia legata alla terza dose di vaccino anti Covid riguarda la durata della protezione anticorpale. “La durata degli anticorpi con la terza dose potrebbe essere di anni – ha spiegato il virologo Fabrizio Pregliasco a Fanpage.it -. Sicuramente dovremo verificarlo col tempo ma in uno schema tipico di altre vaccinazioni con tre dosi, come nel caso dell’epatite che consta di due dosi più una di richiamo, le prime due danno un imprinting e il booster dà l’effetto definitivo con una maggiore risposta a livello cellulare. Confidiamo nel fatto che i presupposti scientifici e di meccanismo dovrebbero dare questo tipo di protezione. È chiaro che il Coronavirus funziona in maniera un po’ diversa perché rispetto ad altre infezioni vediamo che anche i guariti cominciano a reinfettarsi, ma questo lo avevamo visto anche nei Coronavirus “normali”, quelli simil-influenzali, e questo ci lascia ancora un po’ dubbiosi rispetto alla durata. Si può comunque confermare che ciò che erano gli obiettivi della vaccinazione, e cioè di ridurre gli effetti pesanti dell’infezione, vengono mantenuti”. Prima di lui anche Sergio Abrignani, immunologo e membro del Cts, ha affermato: “Nel mondo della vaccinologia la terza dose distanziata dalle prime due, per persone che non hanno mai visto un certo microrganismo, è la normalità. Il nostro sistema immunitario come in questo caso può aver bisogno di questa stimolazione per innescare una memoria di lungo termine che consenta di fare altri richiami non prima di 5-10 anni”.
(da Fanpage)

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LA POLIZIA POLACCA USA “CRISTIANAMENTE” I CANNONI AD ACQUA PER DISPERDERE I MIGRANTI AL GELO

Novembre 16th, 2021 Riccardo Fucile

NULLA DI NUOVO PER LA FOGNA SOVRANISTA, PER LORO LA UMANITA’ NON ESISTE… I MURI DOVREBBERO COSTRUIRLI I PAESI CIVILI PER IMPEDIRE CHE ESCANO DAI LORO CONFINI E INFETTINO IL PROSSIMO

Le forze di sicurezza polacche hanno usato cannoni ad acqua per bloccare i migranti che dalla Bielorussia cercano di entrare nel Paese
Da giorni migliaia di persone stazionano lungo la frontiera, nel punto in cui è possibile attraversare ma dove ci sono i controlli della polizia.
“Attenzione, attenzione, se non esegui gli ordini, contro di te verrà usata la forza”, recita un messaggio in altoparlante rivolto ai migranti che lanciano oggetti, come si vede nelle immagini trasmesse dall’emittente pubblica TVP.
La crisi ha portato l’Ue a preparare ulteriori sanzioni contro la Bielorussia, che è accusata di aver tentato di destabilizzare il blocco spingendo illegalmente i migranti oltre il confine per vendicarsi delle precedenti sanzioni europee, decise dopo la pesante repressione da parte delle forze di Lukashenka nei confronti delle proteste democratiche e pacifiche dello scorso anno contro la sua rielezione avvenuta – denuncia l’opposizione – con frodi e brogli.
Secondo le autorità polacche, più di 20mila tra membri della polizia, della guardia di frontiera e dell’esercito stanno presidiando il confine vicino alla città polacca di Kuznica dove si stima che si sino radunati circa 4mila migranti. Minsk non consente loro di tornare indietro.
L’Iraq nel frattempo ha programmato un volo di evacuazione dalla capitale della Bielorussia giovedì. Finora circa 150-200 iracheni già a Minsk si sono registrati per tornare a casa.
(da agenzie)

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A ROMA DOPO LA STRETTA PRESUNTA SUI TRASPORTI: TASSISTI E AUTISTI SE NE FOTTONO

Novembre 16th, 2021 Riccardo Fucile

NESSUNO CONTROLLA MAI NULLA

“Come faccio a sapere con certezza che siano dello stesso nucleo familiare? Ma io non posso chiedere i documenti”. Il tassista batte l’occhiolino e avanza di qualche metro nella consueta fila che davanti alla stazione Termini di Roma raccoglie i passeggeri appena sbarcati.
È il primo giorno della stretta sui trasporti: l’ordinanza pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale prevede tra le disposizioni principali la possibilità per taxi e ncc di portare solo due passeggeri a bordo, se non sono dello stesso nucleo familiare.
“Ma questa regola c’era già da prima” ribattono i tanti tassisti appostati a piazza dei Cinquecento in attesa dei clienti, “Nelle chat ne abbiamo parlato, ma non mi sembra una novità”. Il problema, è vale anche per altre disposizioni previste dalla stessa ordinanza, riguarda i controlli: chi assicura che tre persone che si dichiarino conviventi poi siano effettivamente tali?
“Qui nessuno ha mai controllato niente”, si lamenta l’autista di un bus, alla guida da oltre 30 anni, fermo davanti alla stazione Tiburtina sotto la pioggia battente, “La capienza doveva essere limitata, ma io li conto ogni tanto i passeggeri, faccio anche delle foto. Stanno tutti appiccicati e considera che ora c’è la corda, quindi c’è ancora meno spazio”.
La corda è un altro punto che lo preoccupa: da oltre un anno è stata introdotta per separare il posto dell’autista dai passeggeri, nei bus sprovvisti di un adeguato pannello divisorio per proteggere chi guida e viaggia.
Sempre secondo l’ordinanza, le porte da usare per salire e scendere dagli autobus di linea restano la centrale e la posteriore, ma torna in uso anche quella anteriore, vicina al conducente. “Non è che vogliono togliere la corda, eh?” si chiede preoccupato, “Quella protegge noi e loro. Ma come, vogliono prolungare lo stato d’emergenza e poi fanno passi indietro sulla sicurezza?”.
Ma la corda non verrà tolta: la porta anteriore sarà accessibile solo se ci sia un pannello divisorio per proteggere autista e passeggeri. Nella stragrande maggioranza dei bus che osserviamo parcheggiati di fronte alle due principali stazioni capitoline, la distanza con il gabbiotto dove siede il conducente è limitato da una corda bianca. La porta anteriore, dunque, resta chiusa.
Sul cartellone delle partenze affisso all’interno della Stazione Tiburtina, molte tratte hanno dei numeri sotto la voce ritardo. Ma è una prassi. Difficile pensare che i minuti persi siano dovuti al fatto che da oggi il controllo del Green Pass deve essere effettuato preferibilmente prima della salita sul mezzo ad alta percorrenza.
La procedura vale nei grandi hub ferroviari – Milano Centrale, Roma Termini, Firenze Santa Maria Novella – e dove possibile anche nelle altre stazioni.
Preferibilmente, appunto. Per salire sui treni che osserviamo partire dalla stazione, a nessun passeggero viene chiesto di mostrare anticipatamente la sua certificazione verde. “Ho letto che stanno pensando di controllarlo a terra, ma notizie ufficiali ancora non ce ne hanno date…”, spiega un addetto di Trenitalia.
Un’altra eventualità, in caso di passeggeri con sintomi riconducibili al Covid, è che le autorità sanitarie e la polizia ferroviaria possano decidere, valutate le condizioni, di fermare il treno per procedere a interventi d’urgenza o di prevedere appositi spazi dedicati. La procedura al momento non preoccupa gli addetti alla sicurezza in stazione, che si aspettano un iter simile al malessere: “Quello che possiamo fare noi è chiamare l’ambulanza se veniamo informati”.
Si parla di stretta, ma in effetti da inizio pandemia per i trasporti questa è forse la fase di più ampia libertà, nel progressivo abbandono, anche psicologico, di alcune attenzioni anti-Covid.
Sulle metropolitane della Capitale non ci sono più i cartelli che proibiscono l’accesso a determinati sedili, così da garantire il distanziamento. Passata l’estate, con il ritorno in presenza nelle scuole e in molti uffici, la circolazione è tornata quasi ai ritmi registrati nel 2019.
Se dopo un anno, per consuetudine quei posti continuavano a essere lasciati liberi, oggi, specie nelle ore di punta, viaggiamo nuovamente stipati. Il bus 80 raccoglie i ragazzi all’uscita dal Liceo Classico Giulio Cesare ed è la stessa linea che conduce a uno dei principali centri commerciali di Roma.
La combo tra studenti e acquirenti in cerca di shopping crea un effetto sardine, tanto che qualcuno abbandona in corso d’opera: “Scendo, me la faccio a piedi”. E ancora una volta, chi controlla? “Non spetta a me”, ci dice un autista, “Qualche volta i passeggeri mi chiedono di intervenire perché qualcuno non indossa la mascherina. Ma questo non è mio compito, non posso proprio farlo. E poi io uno sono, loro 50. Hanno un cellulare, possono chiamare la polizia”.
Nei bus e nei tram è previsto il riavvio graduale della vendita dei biglietti e delle attività di controllo a bordo. Intanto controllare spetta anche ai cittadini.
(da Huffingtonpost)

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BATTISTON: “EPIDEMIA COME FIUME IN PIENA, ALZARE GLI ARGINI O A NATALE 30.000 CASI AL GIORNO”

Novembre 16th, 2021 Riccardo Fucile

L’ANALISI DEL FISICO DELL’UNIVERSITA’ DI TRENTO

Come un fiume in piena, l’epidemia scorre in tutta Italia con un indice di contagio Rt di 1,33 e grandi differenze fra le diverse aree del Paese, che vanno dalla bassa incidenza della regione Sardegna, intorno a 33 su 100.000 abitanti per settimana a quella di 625 che si registra nella provincia di Trieste: è quanto che emerge dall’analisi del fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento e coordinatore dell’Osservatorio dei dati epidemiologici in collaborazione con l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). Vaccini e mascherine sono gli strumenti per alzare e irrobustire gli argini e riuscire a piegare la curva, anche in vista del Natale.
“L’epidemia è presente, come un fiume in piena, contenuto da argini abbastanza alti grazie in particolare al vaccino. In alcuni casi, però, gli argini potrebbero non essere abbastanza robusti di fronte a comportamenti sociali poco attenti e a un numero non sufficiente di vaccinazioni. In questi casi – ha detto Battiston – il fiume potrebbe cominciare a tracimare, sta accadendo in Alto Adige, dove la percentuale di vaccinati è molto bassa, o a Trieste, dove l’incidenza è arrivata a 625 in seguito agli assembramenti per le manifestazioni”.
Valori alti sono anche quelli della provincia autonoma di Bolzano (398) e, in Friuli si osservano valori che oscillano da quelli di Trieste (625) e Gorizia (359) a quelli di Udine (150). “Non appena si smantellano gli argini o non si costruiscono abbastanza alti, l’acqua tracima”. E’ perciò “necessario rafforzare gli argini” e per fare questo “gli strumenti principali sono vaccinazioni, in particolare la terza dose e comportamenti, in particolare l’uso rigoroso del green pass”.
Al momento, ha aggiunto, “nessuno sa dire quando queste misure arriveranno a piegare la crescita; se questo accadrà in dicembre tanto meglio: se non accadesse nulla che rallenti la crescita, a Natale potremmo arrivare a 25.000-30.000 nuovi casi al giorno e di conseguenza ad iniziare ad avere un impatto pesante a livello nazionale sul carico sanitario, con l’attivazione a livello regionale delle limitazioni previste”.
(da Huffingtonpost)

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LA MOGLIE DI GINO STRADA: IL “RIFUGIO” IN NORMANDIA, I LIBRI CHE MI LEGGEVA, GLI ULTIMI GIORNI CON GINO

Novembre 16th, 2021 Riccardo Fucile

SIMONETTA GOLA A TRE MESI DALLA SCOMPARSA DEL FONDATORE DI EMERGENCY: “GINO HA LASCIATO UN VUOTO ENORME, MA ANCHE TANTI PROGETTI”

“Gino ha lasciato un vuoto enorme nel privato e nel lavoro. Ma ci ha lasciato anche un grande pieno, fatto di tanti progetti”. A parlare sulle pagine del Corriere della Sera è Simonetta Gola, 50 anni, diventata moglie di Gino Strada nel giugno 2021, un paio di mesi prima che il medico e attivista si spegnesse.
Accanto a lui da tanti anni, prima come responsabile della comunicazione di Emergency e poi come compagna, la donna parla della scomparsa del marito, avvenuta lo scorso 13 agosto, proprio nei momenti più tragici della crisi afghana.
“La prima volta che […] Gino […] ha visitato il Paese era il 1998, lo prendevano per pazzo quando diceva che voleva aprire un ospedale lì per curare la gente. È finita che ne ha costruiti quattro. L’ultima è stato vent’anni esatti dopo. Era rimasto molto impressionato da come fosse cambiato il Paese. Di come i civili fossero ancora così esposti ad attacchi e attentati. E di come il conflitto in Afghanistan fosse a tutti gli effetti una guerra di aggressione. Per questo non gli piaceva l’espressione “siamo in Afghanistan”, riferita alla presenza militare degli italiani”.
Simonetta Gola racconta che tra gli ultimi progetti di Strada, nel febbraio 2020, c’è stato un loro viaggio a Hiroshima per raccogliere materiali per un centro culturale contro la guerra a Venezia. Alla fine avevano cercato rifugio in Normandia, un luogo che Strada amava molto.
Alla domanda “di cosa parlava più volentieri negli ultimi mesi?”, Simonetta risponde che Gino “aveva sempre tanta voglia di fare, di vedere gli amici, dopo la chiusura dei mesi precedenti a causa della pandemia. Era una persona divertente, ironica, tagliente che amava la vita”. E ancora:
“La sera mi leggeva la storia del Terzo Reich di Shirer, perché non si capacitava non l’avessi letto. Due tomoni. Io mi addormentavo. Ma lui non si rassegnava e andava avanti. Era così Gino. Andava sempre avanti. Anche per me, per noi”.
(da agenzie)

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MICCICHE’: “BERLUSCONI AL COLLE CON I VOTI DI ITALIA VIVA, ME L’HA DETTO RENZI”

Novembre 16th, 2021 Riccardo Fucile

IL FORZISTA: “HA PROMESSO CHE, SE SERVIRA’, GARANTIRA’ I VOTI MANCANTI”… DELL’UTRI: “DI MATTEO POSSIAMO FIDARCI”

“Matteo Renzi mi ha detto che se a Berlusconi dovessero mancare solo quelli, i voti di Italia Viva sarebbero garantiti”. Gianfranco Micciché, parlamentare di Forza Italia per cinque legislature e oggi presidente dell’Assemblea regionale siciliana, rivela a Repubblica un retroscena che la dice lunga sulle manovre in corso per il Quirinale. Racconta un passaggio di una conversazione avuta con l’ex premier nel corso di una cena, avvenuta a metà ottobre a Firenze: argomento principale il patto fra Fi e Iv per le elezioni a Palermo ma nel menu dell’enoteca Pinchiorri, fra un brindisi e l’altro con un Guado al Tasso […]
“Sembra di essere tornati al 2008, ma senza le olgettine”. La battuta è di un colonnello berlusconiano, di quelli che in villa San Martino ci entrano da oltre vent’anni. Dalla porta principale, naturalmente. Il significato è presto detto: i tempi passano, le carriere finiscono, i processi arrivano a sentenza, ma alla corte di Silvio Berlusconi sono tornati gli stessi uomini dell’epoca d’oro del berlusconismo. §
Ci sono i soliti Gianni Letta e Fedele Confalonieri e poi ci sono i due “uomini neri”. Quelli che parlavano poco ed erano temuti da tutti. Quelli che hanno sempre fatto il lavoro più sporco in nome del capo, fino a mettere le mani nei tubi melmosi del Parlamento. Le manovre parlamentari erano roba loro. Ora Marcello Dell’Utri e Denis Verdini sono tornati. Il compito è quasi proibitivo: issare Berlusconi al Quirinale. Per riuscirci servono almeno 50 voti, quelli per arrivare a quota 505 al quarto scrutinio.
Dell’Utri, che ha scontato una condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, è tornato a frequentare le stanze di Arcore dopo l’assoluzione di Appello al processo sulla trattativa Stato-mafia e si sta muovendo dietro le quinte per cercare di recuperare più voti possibili.
Nei giorni scorsi ha avuto anche una telefonata con Renzi e, di fronte ai vertici di Forza Italia, ha detto: “Renzi può aiutarci per Silvio al Colle”. Presto, sussurrano i big di FI, potrebbe tornare anche a Roma.
Poi c’è Verdini che sta scontando i domiciliari nella villa fiorentina di Pian de’ Giullari dopo la condanna a 6 anni e 6 mesi per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino. Fisicamente quindi “lavora” da casa per Berlusconi, ma più di un senatore nei giorni scorsi ha ricevuto la sua telefonata.
“Tu Silvio al Colle lo sostieni, vero?” il senso delle frasi di Verdini che, come noto, può vantare anche un rapporto di lunga durata con Matteo Renzi dai tempi in cui quest’ultimo era presidente della Provincia di Firenze e il macellaio di Fivizzano lo avrebbe voluto come erede di Berlusconi.
I 43 voti dei renziani fanno molto gola ad Arcore: poter contare anche sulla metà di questi vorrebbe dire, sulla carta, far diventare realtà il sogno dei 505. Anche perché, dopo una settimana di prime trattative, la convinzione ad Arcore è di poter contare già su 25-30 tra deputati e senatori del gruppo misto.
Oltre a quelli del “Maie” e di “Coraggio Italia” di Toti e Brugnaro (presto nascerà un gruppo in Senato), una decina di voti dovrebbero arrivare dagli ex 5Stelle. “Se la tua candidatura prende forza, quei voti spunteranno” è la frase che i consiglieri hanno rivolto a Berlusconi in queste ore.
Come arriveranno quei voti è difficile da dire. La promessa di una ricandidatura nel centrodestra potrebbe essere un’idea perché l’ex premier è convinto che, se dovesse essere eletto al Quirinale, Forza Italia tornerebbe ai fasti di un tempo e il taglio dei parlamentari diventerebbe un problema secondario.
I modi per conquistare i voti dei “cani sciolti” del gruppo misto ci sono. Anche quelli meno nobili. Basti ricordare che Verdini è stato il padre delle operazioni che nei primi anni Dieci dei Duemila portavano voti a Berlusconi: la compravendita dei senatori nel 2008 per convincere il senatore dell’Idv Sergio De Gregorio a votare la sfiducia al governo Prodi e l’operazione “responsabili”, il gruppo di Antonio Razzi e Domenico Scillipoti, che si concluse con il salvataggio del governo Berlusconi IV nel 2010 dopo la scissione di Gianfranco Fini.
“Silvio è noto perché se vuole arrivare a una cosa ci arriva – scandisce oggi un big di FI – se ha bisogno di 30/40 voti il modo lo trova”.
Tra Berlusconi e il Quirinale, però, resta un grosso ostacolo: la tenuta dei gruppi parlamentari. Perché ad Arcore, nonostante le promesse in privato e gli endorsement sfacciati, temono che Matteo Salvini e Giorgia Meloni alla fine lo fregheranno. O almeno, lo candideranno per bruciarlo nelle prime votazioni e poi lo scaricheranno dalla quarta. Anche perché i gruppi parlamentari di Lega e FdI, nel voto segreto, non lo sosterrebbero in massa.
E dunque la parola d’ordine da Arcore è quella di “coccolare” gli alleati. Lui, nel frattempo, sta provando a riconquistare il palcoscenico internazionale. Dopo il faccia a faccia con la Merkel avrebbe partecipato al congresso del Ppe a Rotterdam del 18 e 19. Ma è stato annullato causa pandemia. E Berlusconi se n’è dispiaciuto molto.
(da La Repubblica)

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MARCO PASSARINI, IL MEDICO DI RAVENNA CHE FALSIFICAVA VACCINAZIONI E GREEN PASS

Novembre 16th, 2021 Riccardo Fucile

HA FORNITO CERTIFICATI A MEDICI, INFERMIERI, OCULISTI E NO VAX

Si chiama Mauro Passarini il medico di Ravenna arrestato nei giorni scorsi perché fingeva di vaccinare i suoi pazienti e forniva loro falsi Green pass.
Nell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice Passarini ha ammesso che simulava la vaccinazione dei No vax che glielo chiedevano. E ha persino indicato, rispetto ai 79 certificati sequestrati, chi si era vaccinato (un terzo del totale) e chi invece no. Passarini ha anche fatto sapere che a fare il suo nome come medico certificatore era stato un guaritore-pranoterapeutica di una città veneta che aveva conosciuto in occasione di seminari.
Da lì erano arrivati a farsi “vaccinare” da lui dalla provincia di Belluno ma anche da Venezia, Udine, Torino e Rovigo. Sono stati anche sequestrati altri cinque certificati ritenuti falsi. Il medico ha fatto sapere di non aver mai ricevuto soldi per le falsificazioni e i 1.555 euro che la polizia gli ha trovato in tasca li aveva prelevati per un corso di meditazione e li aveva dimenticati.
Per quanto riguarda le 13 fiale di vaccino abbandonate nel suo studio a temperatura ambiente, Passerini ha sostenuto di averle dimenticate in seguito a un malore. I cinque certificati sequestrati sono intestati a operatori delle sanità nella città romagnola: un medico del reparto Infettivi dell’ospedale di Ravenna e altri quattro sanitari, tra cui due infermieri dell’ospedale ravennate e una ostetrica di un consultorio. I loro nomi si vanno ad aggiungere a quelli di una psichiatra e di un oculista sempre ravennati che si erano già ritrovati con i Green pass sequestrati, nell’ambito dell’indagine della polizia.
(da agenzie)

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ATTENTATO DI LIVERPPOL, IL KAMIKAZE SI FACEVA CHIAMARE ENZO ALMENI E SI ERA CONVERTITO AL CRISTIANESIMO

Novembre 16th, 2021 Riccardo Fucile

ORA I SOVRANISTI PARLERANNO DI TERRORISMO CRISTIANO?… LA REALTA’ E’ CHE MOLTI HANNO PROBLEMI MENTALI

Il kamikaze, morto domenica nell’esplosione di un ordigno artigianale all’interno di un taxi davanti all’ospedale di Liverpool, non era altro che un profugo fuggito dal Medio Oriente (dall’Iraq), poi convertitosi nel 2017 al cristianesimo, come confermato dal reverendo Cyril Ashton.
Si faceva chiamare Enzo Almeni, in onore di Enzo Ferrari, forse per sembrare più occidentale ma il suo vero nome, come scrive il quotidiano The Telegraph, era Emad al Swealmeen.
L’uomo, 32 anni, aveva fatto richiesta di asilo nel Regno Unito ma gli era stata respinta. In passato ha avuto problemi di salute mentale e nel 2014 era stato fermato poiché girava in strada con un coltello.
Il movente dell’attacco terroristico, al momento, resta poco chiaro.
Intanto il Regno Unito ha aumentato il livello di minaccia terroristica da «sostanziale» a «grave». Questo significa che è altamente probabile che possa verificarsi un altro attacco. L’allerta, dunque, resta massima. L’attentato di Liverpool, tra l’altro, arriva poco dopo l’omicidio del parlamentare David Amess, accoltellato nel corso di un appuntamento elettorale. Un momento delicato per il Paese al punto che il premier Boris Johnson è intervenuto per rassicurare tutti: «Non ci arrenderemo mai a coloro che cercano di dividerci con atti di violenza insensati», ha detto.
(da agenzie)

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