A ROMA DOPO LA STRETTA PRESUNTA SUI TRASPORTI: TASSISTI E AUTISTI SE NE FOTTONO
NESSUNO CONTROLLA MAI NULLA
“Come faccio a sapere con certezza che siano dello stesso nucleo familiare? Ma io non posso chiedere i documenti”. Il tassista batte l’occhiolino e avanza di qualche metro nella consueta fila che davanti alla stazione Termini di Roma raccoglie i passeggeri appena sbarcati.
È il primo giorno della stretta sui trasporti: l’ordinanza pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale prevede tra le disposizioni principali la possibilità per taxi e ncc di portare solo due passeggeri a bordo, se non sono dello stesso nucleo familiare.
“Ma questa regola c’era già da prima” ribattono i tanti tassisti appostati a piazza dei Cinquecento in attesa dei clienti, “Nelle chat ne abbiamo parlato, ma non mi sembra una novità”. Il problema, è vale anche per altre disposizioni previste dalla stessa ordinanza, riguarda i controlli: chi assicura che tre persone che si dichiarino conviventi poi siano effettivamente tali?
“Qui nessuno ha mai controllato niente”, si lamenta l’autista di un bus, alla guida da oltre 30 anni, fermo davanti alla stazione Tiburtina sotto la pioggia battente, “La capienza doveva essere limitata, ma io li conto ogni tanto i passeggeri, faccio anche delle foto. Stanno tutti appiccicati e considera che ora c’è la corda, quindi c’è ancora meno spazio”.
La corda è un altro punto che lo preoccupa: da oltre un anno è stata introdotta per separare il posto dell’autista dai passeggeri, nei bus sprovvisti di un adeguato pannello divisorio per proteggere chi guida e viaggia.
Sempre secondo l’ordinanza, le porte da usare per salire e scendere dagli autobus di linea restano la centrale e la posteriore, ma torna in uso anche quella anteriore, vicina al conducente. “Non è che vogliono togliere la corda, eh?” si chiede preoccupato, “Quella protegge noi e loro. Ma come, vogliono prolungare lo stato d’emergenza e poi fanno passi indietro sulla sicurezza?”.
Ma la corda non verrà tolta: la porta anteriore sarà accessibile solo se ci sia un pannello divisorio per proteggere autista e passeggeri. Nella stragrande maggioranza dei bus che osserviamo parcheggiati di fronte alle due principali stazioni capitoline, la distanza con il gabbiotto dove siede il conducente è limitato da una corda bianca. La porta anteriore, dunque, resta chiusa.
Sul cartellone delle partenze affisso all’interno della Stazione Tiburtina, molte tratte hanno dei numeri sotto la voce ritardo. Ma è una prassi. Difficile pensare che i minuti persi siano dovuti al fatto che da oggi il controllo del Green Pass deve essere effettuato preferibilmente prima della salita sul mezzo ad alta percorrenza.
La procedura vale nei grandi hub ferroviari – Milano Centrale, Roma Termini, Firenze Santa Maria Novella – e dove possibile anche nelle altre stazioni.
Preferibilmente, appunto. Per salire sui treni che osserviamo partire dalla stazione, a nessun passeggero viene chiesto di mostrare anticipatamente la sua certificazione verde. “Ho letto che stanno pensando di controllarlo a terra, ma notizie ufficiali ancora non ce ne hanno date…”, spiega un addetto di Trenitalia.
Un’altra eventualità, in caso di passeggeri con sintomi riconducibili al Covid, è che le autorità sanitarie e la polizia ferroviaria possano decidere, valutate le condizioni, di fermare il treno per procedere a interventi d’urgenza o di prevedere appositi spazi dedicati. La procedura al momento non preoccupa gli addetti alla sicurezza in stazione, che si aspettano un iter simile al malessere: “Quello che possiamo fare noi è chiamare l’ambulanza se veniamo informati”.
Si parla di stretta, ma in effetti da inizio pandemia per i trasporti questa è forse la fase di più ampia libertà, nel progressivo abbandono, anche psicologico, di alcune attenzioni anti-Covid.
Sulle metropolitane della Capitale non ci sono più i cartelli che proibiscono l’accesso a determinati sedili, così da garantire il distanziamento. Passata l’estate, con il ritorno in presenza nelle scuole e in molti uffici, la circolazione è tornata quasi ai ritmi registrati nel 2019.
Se dopo un anno, per consuetudine quei posti continuavano a essere lasciati liberi, oggi, specie nelle ore di punta, viaggiamo nuovamente stipati. Il bus 80 raccoglie i ragazzi all’uscita dal Liceo Classico Giulio Cesare ed è la stessa linea che conduce a uno dei principali centri commerciali di Roma.
La combo tra studenti e acquirenti in cerca di shopping crea un effetto sardine, tanto che qualcuno abbandona in corso d’opera: “Scendo, me la faccio a piedi”. E ancora una volta, chi controlla? “Non spetta a me”, ci dice un autista, “Qualche volta i passeggeri mi chiedono di intervenire perché qualcuno non indossa la mascherina. Ma questo non è mio compito, non posso proprio farlo. E poi io uno sono, loro 50. Hanno un cellulare, possono chiamare la polizia”.
Nei bus e nei tram è previsto il riavvio graduale della vendita dei biglietti e delle attività di controllo a bordo. Intanto controllare spetta anche ai cittadini.
(da Huffingtonpost)
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