Destra di Popolo.net

SPADAFORA (M5S) CRITICA CONTE: “COMMETTE TROPPI ERRORI, NON ASCOLTA”

Novembre 19th, 2021 Riccardo Fucile

NON C’E’ PACE NEL M5S

A molti deputati e senatori del M%S non è piaciuta la decisione di Giuseppe Conte di voltare le spalle alla Rai per la questione delle nomine ai telegiornali, in cui sarebbero stati esclusi dalle spartizioni politiche i grillini.
Vincenzo Spadafora, ex ministro dello Sport attacca apertamente Conte. “Trovo che quelle dichiarazioni – spiega Spadafora a Repubblica – siano un pessimo boomerang. Primo: si è ammesso che, se ci avessero accontentati, avremmo accettato. Secondo: si è ammesso di non essere riusciti ad interloquire con l’ad della Rai, né attraverso il consigliere di amministrazione che Conte ci ha chiesto di votare, né attraverso le persone che Conte ha incaricato per la trattativa. A certi tavoli, io dico: o ci si sa stare, o è meglio non sedersi”.
“Ho annullato – prosegue Spadafora a Repubblica – la mia partecipazione al programma dell’Annunziata. Rispetto l’indicazione. Ma chiedo: quando finirà la protesta? Una volta ottenuto cosa? Ecco, vorrei un confronto su questo con Conte, nei gruppi parlamentari. Dualismo Conte-Di Maio? Questo non lo so. Ma far ricadere la colpa su Di Maio conferma una enorme debolezza del leader. Che diventa debolezza di tutti. Il leader 5S non è più a Palazzo Chigi Per guidare un partito deve ascoltare di più e poi decidere“.
(da agenzie)
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I CRIMINALI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA (CHE L’ITALIA FINANZIA) HANNO MINACCIATO

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IL NIDO DEL DRAGO

Novembre 19th, 2021 Riccardo Fucile

LA SENATRICE DI FDI CHE CRITICA L’AUMENTO DEI FINANZIAMENTI AGLI ASILI NIDO PERCHE’ E’ MEGLIO CHE LA DONNA STIA A CASA

Mi piacerebbe sapere in quale pianeta vive Tiziana Drago, la senatrice di Fratelli d’Italia che ha criticato l’aumento dei finanziamenti agli asili-nido. «Perché mettere al mondo un figlio, se poi lo si affida al nido? Meglio allungare il congedo parentale a tre anni». Così parlò Drago (al singolare), ma la realtà purtroppo non è stata informata delle sue buone intenzioni.
La realtà è che in Italia una donna perde il posto già quando rimane incinta, figuriamoci dopo. La realtà è che, nei pochi lavori ancora garantiti in cui il congedo parentale funziona, a restare a casa è quasi sempre la donna, non foss’altro perché statisticamente lo stipendio più basso in famiglia è il suo.
La realtà è che, se non si hanno nonni in salute o soldi per la baby-sitter, l’asilo finanziato dallo Stato (sempre che ci si riesca a entrare) è l’unica soluzione che consente a molte donne di non interrompere la carriera per accudire la prole.
Forse Drago immagina una società dove nessuno lavora più. Ci siamo vicini: i continui stop and go della pandemia stanno costringendo molti genitori (soprattutto donne, appunto) a lasciare impieghi precari e sottopagati per avviare attività che si possono svolgere in casa e che, pur non offrendo quasi mai un tornaconto economico significativo, consentono quantomeno di godersi i figli e risparmiare sulla babysitter. Ma la senatrice di Fratelli d’Italia è davvero sicura che si tratti del migliore dei mondi possibili?
Per i Fratelli, magari. Per le Sorelle, non so.
(da il Corriere della Sera)

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LE MASCHERINE RIDUCONO DEL 53% L’INCIDENZA DI COVID

Novembre 19th, 2021 Riccardo Fucile

LO STUDIO DI THEBMJ

Ci sono molti motivi per non abbandonare del tutto le buone abitudini di indossare la mascherina e lavarsi costantemente le mani. Oltre ad essere buone pratiche di igiene pubblica, infatti, stando ai risultati del primo studio sistematico condotto da The BMJ sull’efficacia delle misure di salute pubblica sia individuali che multiple nel ridurre l’incidenza, la trasmissione e la mortalità da covid-19, infatti, le mascherine avrebbero un impatto del 53% nella salvaguardia della salute contro Covid. La stessa percentuale garantita da una corretta igiene delle mani.
Un risultato non sorprendente, visto l’utilizzo di queste strategie soprattutto agli esordi della pandemia, quando i vaccini non avevano ancora aiutato la popolazione mondiale a mitigare notevolmente l’impatto che il Covid-19 ha avuto nelle nostre vite in termini di salute e di misure restrittive.
Ma i vaccini non bastano. A livello globale, i programmi di vaccinazione si sono dimostrati sicuri ed efficaci. Tuttavia, la maggior parte dei vaccini non conferisce una protezione al 100% e non è noto come i vaccini impediranno la futura trasmissione di SARS-CoV-2, date le varianti emergenti.
La soglia di vaccinazione, inoltre, varia in base al Paese e alla risposta della popolazione, ai tipi di vaccini, ai gruppi prioritari per la vaccinazione e alle mutazioni virali, tra gli altri fattori.
Fino a quando non verrà raggiunta l’immunità di gregge al covid-19, indipendentemente dai già dimostrati alti tassi di vaccinazione, è probabile che le strategie di prevenzione della salute pubblica rimangano come misure di prima scelta nella prevenzione delle malattie, in particolare nei luoghi con una bassa diffusione della vaccinazione. Misure come il lockdown (locale e nazionale), il distanziamento fisico, l’uso obbligatorio di mascherine per il viso e l’igiene delle mani sono state implementate come strategie preventive primarie per frenare la pandemia di covid-19.Benefici sostanziali nella riduzione della mortalità sono stati osservati in Paesi con lockdown totali, come Australia, Nuova Zelanda, Singapore e Cina. I lockdown totali non sono, tuttavia, sostenibili e occorre prendere in considerazione interventi più personalizzati: quelli che consentano di mantenere la vita sociale e le economie funzionanti, proteggendo al contempo gli individui ad alto rischio.
A questo fine, strategie meno impattanti, diventano fondamentali. Questo, dunque, è il primo studio che analizza in dettaglio i risultati di oltre 30 studi in tutto il mondo, che mostrano una riduzione statisticamente significativa del 53% dell’incidenza di Covid con l’uso della mascherina e una riduzione del 25% con il distanziamento fisico. Il lavaggio delle mani ha anche indicato una sostanziale riduzione del 53% dell’incidenza di Covid, sebbene ciò non sia statisticamente significativo, per il piccolo numero di studi sul lavaggio delle mani inclusi nella ricerca.
Un’analisi dettagliata non è stata possibile per altre misure, tra cui quarantena e isolamento, lockdown totali e chiusure di frontiere, scuole e luoghi di lavoro, a causa delle differenze nella progettazione degli studi, nelle misure dei risultati e nella qualità, hanno affermato i ricercatori.
L’uso della mascherina è stato adottato da molti Paesi all’inizio della pandemia, ma quasi due anni dopo molti hanno abbandonato alcuni o tutti i loro requisiti originali. Il governo olandese, ad esempio, questo mese ha deciso di reimporre l’uso obbligatorio delle maschere per il viso nel tentativo di rallentare l’ultimo picco di infezioni. Anche Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia hanno recentemente inasprito le norme sull’uso delle mascherine. Ma l’Ungheria, che ha visto un forte aumento dei casi questo mese, ha resistito a rendere obbligatorio l’uso della mascherina negli spazi chiusi. In Inghilterra, l’obbligo di indossare la mascherina è terminato a luglio, tranne che nelle strutture sanitarie e nelle case di cura, salvo esenzione. In Italia, l’uso obbligatorio delle mascherine rimane in vigore nei luoghi chiusi e nei mezzi di trasporto. Tuttavia, sono molte le persone che, soprattutto con l’apprestarsi della stagione invernale e il rialzo di tutte le curve epidemiche, sono tornati a coprirsi il volto anche all’aperto o in situazioni di particolare promiscuità. Grazie a questo studio sappiamo che è una pratica che dovrebbe essere utilizzata da tutti. Perché il vaccino salva la vita, e la mascherina anche.
/da agenzie)

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LA FOLLIA NO VAX DEI “CORONA PARTY” A BOLZANO PER AVERE IL GREEN PASS: INCONTRANO I POSITIVI PER FARSI INFETTARE

Novembre 19th, 2021 Riccardo Fucile

IL MEDICO: “IGNORANO CHE ANCHE I RAGAZZI FINISCONO IN OSPEDALE”

A Bolzano diversi ragazzi, alcuni provenienti anche dall’Austria e dalla Germania, hanno preso parte a cosiddetti “Corona party”, ovvero delle feste in cui «giovani, anche di età scolare – dice Patrick Franzoni, coordinatore dell’unità anti Covid di Bolzano, tutti No vax, incontrano i positivi cercando di acquisire l’infezione» così poi da ottenere il Green pass in quanto guariti, senza doversi vaccinare.
A confermarlo è Patrick Franzoni, . «Non si rendono conto che il virus è pericoloso anche nei bambini e nei giovani».
Questi incontri sarebbero avvenuti nelle scorse settimane nei pressi di Bolzano ma anche in altre zone dell’Alto Adige (dove è emergenza posti letto e dove i contagi continuano a salire).
«Ci sono conseguenze a lungo termine e anche i giovani possono finire in ospedale», ha concluso Franzoni. In Austria, dove la situazione inizia a preoccupare (al punto che è stato imposto un lockdown di dieci giorni, ndr), ad esempio, un uomo di 55 è morto dopo essersi infettato proprio durante un “Corona party”.
(da agenzie)

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“UN MILIONE IN PIAZZA”, NUOVA MANIFESTAZIONE NO VAX SABATO A ROMA

Novembre 19th, 2021 Riccardo Fucile

A CAPO C’E’ UN IMPRENDITORE CHE VUOLE “UN COLPO DI STATO POPOLARE”

A più di un mese dall’assalto alla Cgil la frangia estrema del movimento si riorganizza: appuntamento alle 15 al Circo Massimo, il tam tam è in corso sui canali Telegram. Ieri la prima riunione in Questura, con la Digos che monitora da vicino le tappe di avvicinamento. L’organizzatore è Nicola Franzoni, il leader di “Onda popolare” noto per le sue dichiarazioni estreme e già denunciato per i disordini in piazza del Popolo
A più di un mese dall’assalto alla Cgil e con i vertici di Forza Nuova in carcere, i No vax più agguerriti si sono riorganizzati e tornano in piazza a Roma. Lo faranno sabato 20 novembre, alle 15, nell’arena del Circo Massimo, al grido di “abolire il green pass, fermare il governo”.
A capo della protesta è salito Nicola Franzoni, l’imprenditore di Lerici, in provincia di La Spezia, denunciato (con tanto di foglio di via per la città di Roma) per i disordini del 16 ottobre a piazza del Popolo e, fra le altre cose, fermato nell’agosto scorso dalle forze dell’ordine nei pressi dell’abitazione di Mario Draghi a Città della Pieve.
La città è tappezzata di manifesti e per le strade girano furgoni pubblicitari simili a quelli della campagna elettorale.
L’appello degli organizzatori è di portare “1 milione di persone in piazza”. Difficile che si arrivi a tali numeri. Ma anche ripetere i 25mila di un mese fa potrebbe portare qualche problema di ordine pubblico. Ieri in Questura a Roma c’è stata una prima riunione sul tema.
Dopo le polemiche per una certa sottovalutazione della manifestazione di piazza del Popolo, la Digos sta monitorando da vicino le tappe di avvicinamento alla giornata di sabato. “Per il momento è più pubblicizzata che organizzata – spiegano fonti informali di via San Vitale a ilfattoquotidiano.it – ma il grado attenzione da parte nostra è molto alto”. Sarà il comitato per l’ordine e la sicurezza, che si riunirà presso la Prefettura di Roma fra domani e venerdì, a definire le misure da prendere in termini di chiusure, contingentamento e unità dislocate sul territorio.
Il tam tam per la manifestazione di sabato è in corso sui canali Telegram. In particolare, negli ultimi giorni la Procura di Torino ha preso di mira la chat “Basta dittatura”, in cui i partecipanti si lasciano andare a frasi minacciose nei confronti di magistratura, politici e forze dell’ordine. “Appena distruggeremo la dittatura finiranno tutti a piazzale Loreto”, scrivono alcuni di quelli che condividevano la “lotta” No vax .
Fra i capi dell’organizzazione, come detto, il leader del movimento “Onda Popolare“, Nicola Franzoni (che è estraneo all’inchiesta di Torino). L’imprenditore è noto per alcune sue dichiarazioni estreme affidate ai social e rilasciate agli organi di stampa. Il 30 settembre, ospite del programma La Zanzara in onda su Radio24, dichiarò l’auspicio di “un processo pubblico, un colpo di stato popolare, riappropriarsi del Parlamento”.
L’audio fu rilanciato dalla parlamentare di Italia Viva, Raffaella Paita, scatenando una bufera. Non solo azioni sovversive. Fra i post sui social più “coloriti” di Franzoni, ce ne fu uno dell’agosto scorso in cui l’imprenditore lanciava un messaggio alla “nostra comunità”: “Non fate sesso con i punturati. Preserviamoci. Saremo quelli da cui dipenderà la razza umana (…) I punturati non sono più geneticamente umani… avete capito? Volete un disegnino?”.
(da agenzie)

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BASSETTI SFIDA PARAGONE: “FACILE INSULTARMI E DIFFAMARMI E POI NASCONDERSI DIETRO L’IMMUNITA’ PARLAMENTARE. RINUNCIACI E CI VEDIAMO IN TRIBUNALE”

Novembre 19th, 2021 Riccardo Fucile

“PARLA DI COVID CON VIOLENZA, ARROGANZA E IGNORANZA SCIENTIFICA”

“Io sono orgogliosamente figlio di mio padre e il mio amore per le malattie infettive nasce anche da quanto ho respirato e appreso in famiglia attraverso una vera e propria trasmissione culturale. Sono sicuro che per la maggioranza degli italiani questa non è una colpa. Per il mondo del ‘signor Paragone invece sì. Certo che è facile insultarmi e poi nascondersi dietro l’immunità parlamentare. Senza immunità lo aspetto in tribunale. Povera Italia”.
Così Matteo Bassetti, primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, su Facebook torna sullo scontro avuto ieri sera a ‘Non è l’Arena’ con il senatore Gianluigi Paragone che ha accusato Bassetti di essere ‘un figlio di papà’ perché il padre è stato un famoso infettivologo.
“Ieri sera a ‘Non è l’Arena’ ho assistito ad uno dei punti più bassi toccati fin qui in Italia nella disinformazione sul Covid e i vaccini – ricorda Bassetti -. Non mi stupisco che a toccare il punto più basso sia stato il signor Paragone, che con violenza, ignoranza della materia scientifica, arroganza e presunzione tratta, purtroppo da molti mesi, un tema così delicato per tutti noi. Non essendo in grado di replicare sui concetti scientifici e medici da me espressi ha fatto l’unica cosa che sa fare: usare violenza con le parole accusandomi di essere ‘figlio di papà’, raccomandato e che avrei fatto carriera solo grazie a mio padre. Anche su questo Paragone denota, come su tutti i temi che tratta, di avere solo conoscenze superficiali, con un approccio populista e qualunquista”.
“Purtroppo per me, per la mia famiglia e per le malattie infettive italiane mio padre Dante è morto 16 anni fa all’età di 65 anni – continua Bassetti -. Ho fatto tutta la trafila della mia carriera, prima ospedaliera e poi universitaria, dopo la sua morte, vincendo regolari concorsi pubblici e senza gli aiuti di nessuno, se non quello del mio amore e della mia passione per le malattie infettive. Ho sempre creduto nella meritocrazia e credo che il mio percorso curriculare, che mi ha portato a 51 anni a uno degli indici più alti in Italia in quanto a quantità e qualità della produzione scientifica nell’ambito delle infezioni, lo attesti”.
(da agenzie)

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VACCINI PRENOTATI E DISDETTI PER “BOICOTTARE LA DITTATURA SANITARIA”

Novembre 19th, 2021 Riccardo Fucile

IL PIANO NO VAX NELLE CHAT TELEGRAM

La definiscono «dittatura sanitaria» e la vogliono boicottare. Come? Prenotando il vaccino e poi disdicendo all’ultimo. In massa, con la risposta alla chiamata all’azione da parte di tanti «guerrieri». Contando così di far andare in tilt il “sistema” e la campagna di immunizzazione. È questo il piano scoperto dalla polizia postale e dalla procura di Genova nell’ambito delle indagini inizate dalle minacce al governatore ligure Giovanni Toti e all’infettivologo Matteo Bassetti. Piani che venivano rilanciati – come ormai di consueto – in apposito canale Telegram in cui si invoca il boicottaggio del «sistema» prendendo di mira la politica ma anche il mondo del giornalismo e della sanità.
Secondo quanto ricostruisce Repubblica Genova, sono in totale 29 le persone indagate: 24 nel capoluogo ligure e altre 5 a Firenze. In tutta Italia ieri sono partiti sequestri e perquisizioni. La Direzione distrettuale antimafia contesta questa volta il reato di associazione segreta atta a «turbare la regolarità di un servizio di pubblica necessità» – ovvero un reato collegato storicamente alla loggia massonica P2. Gli amministratori e le amministratrici del canale Telegram, si legge ancora su Repubblica, erano persone comuni: imprenditori, allenatori, maestre, liberi professionisti. La convinzione dell’organizzazione Guerrieri ViVi è che l’epidemia di Coronavirus sarebbe «governata da intelligenze artificiali che operano per conto di uomini potenti e sono in grado di analizzare milioni di informazioni e di prevenire le azioni di contrasto dei cosiddetti uomini liberi».
Il simbolo del gruppo è l’ormai nota W rossa dentro un cerchio – i riferimento è alla pellicola V per Vendetta: quando Toti faceva delle dirette Facebook parlando dell’emergenza sanitaria inondavano il suo profilo di commenti ostili. Era lì che i leader del gruppo trovavano proseliti, attenzionando profili No Vax e No Green Pass. Molti indagati avevano il simbolo con la W come foto profilo, esplicitamente. Il gruppo aveva una struttura piramidale con tanto di prove da superare per accedere e “avanzare”. Gli utenti ricevevano un audio con una voce registrata e contraffatta e un video di propaganda, i futuri componenti anche un questionario. Dopo una fase di formazione non mancava la prova finale.
«Accettare l’idea che sia necessario lottare contro questo nemico e che sia necessario farlo in prima persona perché nessuno verrà a salvarci, significa vivere quotidianamente l’importanza della lotta e della nostra partecipazione ad essa perché, compatibilmente con la nostra vita, il Guerriero sa che ciò che non fa lui non lo farà nessun altro», scrive in chat un indagato. Il procuratore capo Francesco Pinto spiega che l’associazione è ritenuta segreta «perché gli aderenti non si conoscevano fra di loro e veniva chiesto di non comunicare dati sensibili». Per non essere identificati, tra l’altro, si tenevano ben lontani dalle piazze contro il Green Pass.
La procura di Genova ha contestato anche il reato di associazione segreta ai no vax perquisiti oggi. Il gruppo che interagiva tramite chat Telegram, scoperto dalla Dda e dalla Polizia postale della Liguria, voleva sabotare servizi pubblici essenziali di interesse nazionale.
(da agenzie)

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1500 GREEN PASS FALSI, GRATUITI E A PORTATA DI CLICK

Novembre 19th, 2021 Riccardo Fucile

LA DENUNCIA DI UN ESPERTO DI SICUREZZA INFORMATICA

Sono lì, a due click di distanza, accessibili a chiunque abbia un po’ di conoscenze informatiche di base. E per di più gratis. Circa 1500 Green Pass falsi sono online su una famosa piattaforma di condivisione file, individuabili con un paio di semplici parole chiave, che non renderemo pubbliche, da inserire nella barra di ricerca.
La loro presenza è stata segnalata da una fonte qualificata, un esperto di sicurezza informatica di un importante ateneo italiano, che a Next ha rivelato di aver provato anche a verificarne l’effettiva validità.
“Il 70% dei certificati verificati a campione viene letto correttamente dall’app italiana VerificaC19, il restante 30% risulta rilasciato dopo soltanto una sola dose e non viene quindi più ritenuto valido”.
Anche l’app francese di lettura dei Green Pass conferma questi numeri: quest’ultima sarebbe anche più accurata di quella italiana, “perché hanno implementato anche il servizio dei certificati di revoca, con cui nell’arco di un paio d’ore invalidarono ad esempio il certificato intestato a Hitler”.
Come sono stati generati i falsi Green Pass
Dopo il “bip”, sulle app di verifica insieme alle spunte verdi appaiono i nomi più disparati, accompagnati dalla data di vaccinazione. I pdf distribuiti online sono infatti perfettamente identici a quelli rilasciati dal governo: hanno lo stesso peso, 54 kilobyte, e i dettagli tutti al loro posto. Al punto da arrivare alla certezza che siano stati realizzati con lo stesso applicativo che produce quelli originali: “O è lo stesso sistema – sostiene l’esperto – oppure è stato clonato, ci scommetterei la carriera”. Potrebbero essere stati generati da qualcuno che aveva accesso alle chiavi di sicurezza del governo, o attraverso il sistema di emissione in “modalità test” che consentiva di creare Green Pass di prova senza immetterli nei database. L’ipotesi più accreditata però è quella che siano state sfruttate alcune “falle” nel sistema di sicurezza per “rubare” le chiavi.
Chi c’è dietro i certificati diffusi online
La presenza di questi certificati in rete è stata segnalata alla polizia postale circa due settimane fa, ma sono ancora tutti pericolosamente al loro posto, scaricabili da chiunque.
I tre “seeder”, utenti che hanno effettivamente caricato e reso disponibili i file, non hanno mascherato il loro indirizzo ip. È stato quindi possibile rintracciarli con un banale strumento di geolocalizzazione, ottenendo come risultati Milano, Pisa e un comune del Piemonte non meglio identificabile al momento. La tecnologia peer to peer rende impossibile rimuovere i Green Pass da remoto, ma basterebbe un intervento fisico delle autorità per risolvere il problema.
Resta la domanda sui motivi che abbiano spinto qualcuno a diffondere falsi certificati online gratuitamente. “Per me – dice l’esperto di sicurezza informatica – è stato qualcuno che vuole solo destabilizzare il sistema. Ma ha purtroppo fatto un ottimo lavoro, si vede che non sono Green Pass falsi raccattati in rete o scannerizzati in malo modo”.
(da NextQuotidiano)

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IL LEGHISTA CHE ATTACCA PILLON PER LA CRITICA AI MANESKIN

Novembre 19th, 2021 Riccardo Fucile

“NON HA CAPITO LA DIFFERENZA TRA UNO SPETTACOLO DI UNA ROCK BAND E LA VITA REALE”

Nella Lega c’è chi dice “no”. No al solito discorso semplicistico che tritura tutto, lo gira e lo rigira fino a renderlo un boccone dolce da servire ai propri elettori.
Come nel caso dell’ultima polemica sollevata dal solito senatore Simone Pillon, che aveva criticato l’outfit dei Maneskin, scandalizzato dall’aver visto Damiano David “in culottes e giarrettiere” vincere gli MtvEma a Budapest “davanti a un impettito presentatore in kilt”.
L’ossessione di Pillon per i pantaloni lo ha portato presto a divagare, come nel suo stile: “Tra poco arriveremo al reggiseno da uomo. Ovviamente, una volta preso il microfono, non possono esimersi dal piagnisteo per la sonora bocciatura del DdlZan. Guardandoli, mi chiedo dove sarebbero le discriminazioni. Mi piacerebbe sapere quanta carriera potrebbe fare una band che si ispirasse alle radici cristiane d’Europa, o che inneggiasse alla difesa della vita dal concepimento o che prendesse a tema la lotta alla droga”. Le discriminazioni che il senatore leghista non vede sono qui, qui, e qui, per citare soltanto quanto avvenuto a novembre.
Ma a rispondergli è stato anche un collega di partito, evidentemente stufo del suo modo di fare. Il consigliere regionale lombardo Gianmarco Senna ha espresso il suo punto di vista: “Mi chiedo cosa sia peggio fra il loro appello alla legge Zan oppure l’uscita del senatore Pillon che probabilmente non ha capito la differenza tra uno spettacolo di una rock band e la vita reale. Ogni tanto è utile ricordare che la Lega è anche altro”.
Lo stesso Pillon ha risposto sui suoi social: “Ciao caro Gianmarco. Grazie al cielo distinguo bene tra spettacolo e vita reale. Qualcuno però usa lo spettacolo per influire sulla vita reale. Ecco perché son dovuto intervenire”.
La replica del consigliere: “Intervenire non serve a nulla se non ad amplificare il messaggio e a ritagliarsi uno spazio personale, la Lega ha diverse sensibilità, puntualizzare sempre non giova”.
(da agenzie)

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