Marzo 13th, 2022 Riccardo Fucile
“CON I RUSSI ABBIAMO CHIUSO PER SEMPRE“
“L’esercito russo si è impantanato. Da due settimane dormono al freddo sui mezzi e mangiano razioni secche e scadute. Quanto possono tirare avanti? Sono ragazzini delle lontane repubbliche. Poco pagati e senza motivazione rispetto a noi che difendiamo casa nostra. Io so sparare. Vado a caccia nei Carpazi. Se fossi in Ucraina non ci penserei due volte a far fuori un po’ di russi. Credo che nel giro di un paio di settimane la loro sconfitta sarà evidente”.
Non si perde d’animo Ivan, 54 anni, falegname sul lago Maggiore. Il padre costruiva le grandi stufe di pietra della tradizione slava che fanno anche da forno e da letto. Ivan è in Italia dal 2001 ma ha continuato a lavorare e ad avere rapporti con l’Ucraina dove ha costruito baite e chiese.
Originario di Černovcy, vicino al confine rumeno, ha uno zio emigrato a Novosibirsk, Siberia: “E’ tornato qualche volta, ma da quando c’è la guerra è vittima della propaganda di Putin”.
Si altera quando ricorda come l’Ucraina sia stata abbandonata da tutti e fregata dalla Russia sul Memorandum di Budapest, l’accordo del 1994 che garantiva sicurezza e integrità territoriale in cambio della dismissione dell’enorme arsenale atomico ereditato dall’Urss (1900 testate nucleari).
Gli ucraini in Italia sono circa 236mila (dati del gennaio 2021). Tre su quattro sono donne e si fanno carico dell’assistenza agli anziani (“Puliamo il culo ai vostri vecchi”, dice qualcuna brutalmente) o sono comunque impiegate in lavori domestici.
Zinaida Maluš si considera molto fortunata. Viene anche lei da Černovcy e ha trovato subito lavoro come domestica nella famiglia di un avvocato di Varese. Si è risposata con un italiano.
I fratelli, Leonid e Anatolij, vivono a Černovcy, hanno tre figli ciascuno, e fanno i camionisti. Leonid l’ha svegliata nel cuore della notte per dirle dell’invasione: “Zina è iniziata la guerra”. Anatolij è rimasto bloccato in Russia, nella fabbrica dove stava scaricando, con altri camionisti di vari paesi. Moldavi, turchi… I russi gli danno da mangiare. E’ molto preoccupata per il padre: “Ho detto a mia cognata: vieni in Italia con i bambini e porta anche lui. Ma papà le ha detto: io ho già il posto al cimitero. La situazione dove sono loro per ora è tranquilla. Abbiamo l’orto, le galline, la mucca, il cibo non manca”.
Anastasija Fedorova, 26 anni, vive a Jerago, non lontano da Varese, e ha sposato uno dei figli di Zinaida. Lavora in un bar e come estetista. Mentre lavora ogni due per tre scoppia a piangere e i colleghi la consolano. E’ di Berdjansk, vicino a Mariupol, sul mar d’Azov, città conquistata dai russi. Russa è anche la mamma, nata a Čita in Siberia. I due popoli slavi hanno molti legami e intrecci familiari. Per questo, come dice Zinaida, un’aggressione così brutale era inconcepibile. Ora la mamma di Anastasija è nascosta sotto terra insieme al marito, italiano, in campagna: “Lui mangia un sacco di pasta nel rifugio. Si è trasferito a Berdjansk con la mamma alla fine del 2014, il primo anno di guerra. E’ pensionato. L’ultima volta che li ho sentiti la mamma mi ha detto: vi voglio bene. Sono scoppiata a piangere. E’ una persona molto forte e sentirla dire certe cose, vederla spaventata… Le comunicazioni per il momento continuano. Ma l’elettricità c’è solo per alcune ore al giorno. Si ricaricano tutti i telefonini e poi quando va via la luce se ne accende uno a turno”.
Anche Irina Irina Fatyč è preoccupata per i nonni. E’ ucraina, nata a Vinnica nel 1985, ma cresciuta vicino a Murmansk, in una base militare, sul mare di Barents, estremo Nord, città di rompighiaccio nucleari. Il padre è ingegnere aeronautico. Lavorava con gli aerei da guerra: Mig e Sukhoi. Lassù faceva sempre freddo ed era sempre buio, ma andava un po’ meglio a Voronež, dove si sono trasferiti, a Sud di Mosca. I genitori vivono ancora lì. Lei si è trasferita in Italia per studiare lingue a Milano e non è più tornata. Le estati le trascorreva dai nonni materni a Vinnica ed è molto preoccupata per loro: sono anziani e non sono potuti fuggire. Sente notizie terrificanti come quella dell’impiego di bombe a vuoto: “Putin non ha nessuna scusa per fare quello che sta facendo. Né l’allargamento della Nato né altro. Non puoi uccidere la gente così nel 2022. Anche i miei genitori la pensano allo stesso modo. Ma conoscono persone in Russia che invece lo giustificano e dicono che doveva per forza attaccare prima. Ci sono famiglie in Russia che si sono divise tra chi è contro e chi per la guerra. Ma come si fa a essere per la guerra? Come è possibile passare sopra tutte quelle vite umane?”
Ivan è meno spaventato ed è sicuro che gli ucraini ce la faranno e l’effetto domino sarà dirompente: “Putin è finito. Quando cadrà, le repubbliche della Federazione russa andranno per conto loro. Forse anche territori con forte componente ucraina come la regione di Kuban‘ potrebbero diventare autonomi. Comunque sia, con i russi abbiamo chiuso per sempre”.
Halina Daviskiba, di Rovno, nata nel 1966, infermiera, con addestramento di tre anni paramilitare in Cecoslovacchia, a Zvolen, ai tempi dell’Urss. Vive a Voghera (“Perché nessuno ha accettato il mio diploma”), fa le pulizie e ha un figlio di 29 anni: “Anche lui vive in Italia. Lavora per le autostrade. Voleva andare combattere. Non può accettare che qualcuno sia arrivato a casa nostra con un fucile in mano. Ma l’ho convinto a non andare. Senza fare però scenate, piangendo ecc. Non ha addestramento. Me la caverei meglio io di lui. Sapevo sparare bene, anche se non smontare un Kalashinikov”.
Halina è in pensiero per la figlia. Ha due bambini, maschio, nove anni, e femmina, quattro anni. La maestra si è offerta di portarli alla frontiera in macchina. Ma la bambina è troppo piccola e attaccata alla madre per separarsene.
Non si può però lasciare la nonna sola a Rovno: “Non è anziana, è del ’47, ma ha avuto un ictus e non può muoversi. Va in bagno e cade due volte. Se mi muore per strada?”. Halina vuole andare a Rovno dove la situazione è abbastanza tranquilla ora per far sì che la figlia possa andarsene con i bambini. Deve però sistemare carte perché si è appena licenziata in Italia.
“Cosa penso della guerra? Mio nonno non ha combattuto e perso la gamba per questo. Dove? Nella zona di Kaliningrad. Era in prigione come antistalinista e gli hanno dato l’opportunità di combattere. Fucile contro carrarmato. E’ sopravvissuto”.
(da agenzie)
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Marzo 13th, 2022 Riccardo Fucile
L’EX PROCURATRICE DEL TRIBUNALE INTERNAZIONALE DELL’AJA: “SPARARE CONTRO I CORRIDOI UMANITARI E’ UN DELITTO CONTRO L’UMANITA’ CHE NON PUO’ RESTARE IMPUNITO”
“Putin è un criminale. Mi auguro che un mandato di arresto nei suoi confronti venga
emesso il prima possibile”. Lo ha detto a Repubblica Carla Del Ponte, ex chief prosecutor del Tribunale penale internazionale. “Sparare contro i corridoi umanitari in Ucraina è un delitto contro l’umanità”.
La Corte penale internazionale ha già aperto un’inchiesta per i crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Ucraina. Questa permetterà di identificarne gli autori, ma – sottolinea Del Ponte – “il primo responsabile è sicuramente il presidente Putin”. E tutti i politici e i militari con incarichi di responsabilità.
L’inchiesta deve condurre il prima possibile all’emanazione di un mandato di arresto internazionale contro tutti gli accusati. Incluso il capo del Cremlino.
“Questo – ha precisato l’ex procuratrice – non vuol dire che sarà arrestato. Però gli sarà impossibile uscire dal suo Paese e questo sarebbe già un importante segnale di pubblicità negativa nei suoi confronti”.
Tra i capi d’accusa, anche “l’uso di armi proibite” dalla Convenzione di Ginevra, come le bombe a grappolo usate dai russi contro i civili, e naturalmente sparare contro i corridoi umanitari.
Anche in questo caso, così come per gli strupri commessi dai soldati russi, ha detto Del Ponte, siamo “di fronte a un crimine di guerra e a un crimine contro l’umanità”. “Ci vorrà tempo”. Ma per i crimini di guerra e contro l’umanità, l’aggressione e il genocidio – rassicura Del Ponte – non c’è prescirzione.
Sul coinvolgimento, da parte di Putin, di 16mila soldati delle milizie siriane, Del Ponte non è stupita. Il presidente russo, del resto, ha sostenuto Assad durante tutto il conflitto.
Contro i crimini di guerra commessi nel conflitto siriano,”non si è fatto nulla”, denuncia a Repubblica l’ex procuratrice. Cosa che ha portato alle sue dimissioni dalla commissione d’inchiesta Onu.
“Mi auguro che adesso la vicenda ucraina faccia aprire finalmente un dossier su quei delitti”. La situazione non è cambiata. Certo. Ma – sottolinea Del Ponte – “l’Ucraina è a un passo da noi e questa guerra tocca gli interessi europei e americani. La Siria è lontana, Assad non è Zelensky ed è alleato di Putin”.
Le vittime civili e i crimini di guerra contro l’umanità, però, sono esattamente gli stessi. Zelensky “fa bene a chiedere giustizia”. E sul no della Nato relativo all’istituzione della no-fly zone ripetutamente richiesta dal presidente ucraino, l’ex procuratrice è chiara: “Considero più che giustificata la preoccupazione di una terza guerra mondiale che certo va evitata, ma poi mi chiedo se il prezzo può essere il sacrificio della popolazione civile dell’Ucraina”.
(da agenzie)
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Marzo 13th, 2022 Riccardo Fucile
EROE DELL’UCRAINA, INNA DERUSOVA E’ LA PRIMA DONNA A RIICEVERE QUESTO TITOLO
Si chiamava Inna Derusova e dal 24 febbraio, cioè dal giorno in cui Putin ha invaso l’Ucraina, era impegnata come medico di campo nella città di Okhtyrka dove Derusova, mettendo a rischio la sua vita ha salvato 10 militari. Derusova è rimasta uccisa dai colpi delle forze armate russe.
Ne scrive oggi 13 marzo il Corriere della Sera. Per questo motivo ha ricevuto il titolo, postumo, di «eroe dell’Ucraina».
Sergente medico dell’esercito ucraino, è stata premiata dal presidente Zelensky che le ha conferito l’Ordine della stella d’oro, insieme ad altri 106 militari di cui 17 deceduti in questa guerra, riconoscendole di fatto il «coraggio e l’eroismo dimostrato nel difendere la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina».
Derusova è «la prima donna» a ricevere questa onorificenza: «Memoria eterna a tutti coloro che hanno dato la vita per l’Ucraina! Gloria a tutti gli eroi! Gloria all’Ucraina!», ha concluso Zelensky.
Un ricordo arriva anche dall’università pedagogica nazionale di Ternopil, dove Derusova si era laureata: «Tutti conoscevano e rispettavano Inna per la sua professionalità e sensibilità. Era una donna affascinante, un’amica meravigliosa, una persona gentile, sincera e laboriosa», si legge sul sito.
(da agenzie)
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Marzo 13th, 2022 Riccardo Fucile
“ZELENSKY E’ UN UOMO CORAGGIOSO, RESISTEREMO“
L’ex calciatore Andriy Shevchenko in un’intervista al Corriere della Sera parla della guerra
in Ucraina, e promette che aiuterà i profughi. Shevchenko dice di parlare russo perché gliel’hanno insegnato a scuola e perché in Ucraina «non siamo indiscriminatamente contro il popolo russo, siamo contro coloro che sostengono la guerra. Sappiamo distinguere tra un popolo e un regime. So per certo che anche in Russia molti sono contrari alla guerra».
111 gare e 48 gol con la Nazionale, scudetto, Champions League ma anche Pallone d’oro con il Milan, Andriy Shevchenko è uno dei calciatori più famosi (e apprezzati) al mondo. Sta vivendo un dramma dal momento che la sua famiglia è in Ucraina: la madre e la sorella sono a casa, a 25 minuti dal centro di Kiev.
«Adesso le hanno raggiunte altri parenti, tra cui mia zia che ha passato quattro giorni chiusa in cantina. Abita vicino a un aeroporto, il suo quartiere è stato bombardato». I genitori di Shevchenko hanno deciso di non lasciar il loro Paese perché «è la loro patria, la loro terra, la loro casa. Semmai avrei preferito raggiungerli io. Perché avrebbero dovuto andarsene?».
«Ho pensato di partire per l’Ucraina ma è impossibile»
Shevchenko definisce l’invasione in Ucraina «un’aggressione, un crimine contro i civili»: «Nessuno ci ha voluto credere, sino all’ultimo. Non potevamo immaginare che la Russia ci avrebbe fatto questo. Ci pareva impossibile».
Ha pensato di partire per l’Ucraina, ci ha pensato «tantissime volte ma è impossibile»: «Hanno chiuso subito tutto. Gli aeroporti sono stati bombardati per primi. Quindi ho deciso di difendere il mio Paese come posso. Raccontando chi siamo, quanto stiamo soffrendo. Aiutando le vittime e i rifugiati. La risposta dell’Italia è stata eccezionale». Attraverso Gofundme, ad esempio, «abbiamo raccolto 343.764 euro per la Croce Rossa: trauma-kit, medicine, viveri. Altri fondi sono raccolti dalla Fondazione Milan, che ha messo in vendita la riproduzione delle maglie che indossavamo a Manchester quando nel 2003 vincemmo la Champions. Mi ha chiamato il mio amico Giorgio Armani, che si è mobilitato di persona. Ho parlato con il sindaco di Firenze e con il sindaco di Milano. Spero di poter annunciare presto un’iniziativa speciale». L’obiettivo è quello di «accogliere molti ucraini che fuggono dalla guerra»: sono quasi «tutti bambini, donne e anziani visto che gli uomini tra i 18 e i 60 anni non possono lasciare il Paese».
«A Kiev giocavo tutti i giorni a calcio»
Il presidente ucraino Zelensky si sta comportando «con grande coraggio, riunendo gli ucraini attorno a lui». Nessuna intenzione di arrendersi, anzi: «Noi vogliamo la pace. Ma arrenderci in questo momento significherebbe perdere la libertà. Noi ci stiamo battendo e ci batteremo per la nostra libertà e i nostri diritti. Vogliamo avvicinarci all’Europa. Non abbiamo attaccato nessuno, ci stiamo solo difendendo».
Plaude, poi, alle sanzioni dell’Occidente alla Russia perché servono a «fare pressione e a trovare una soluzione diplomatica» e si dice d’accordo con l’esclusione della Russia dai Mondiali di calcio. A Kiev giocava «tutti i giorni a calcio»: «Eravamo un unico Paese. Ora questa guerra sta cancellando tutto un passato comune: nella cultura, e anche nello sport. I grandi calciatori sovietici erano ucraini. Oleg Blochin, Oleksandr Zavarov, Oleksij Mychajlycenko, Ihor Belanov… Anche Bubka è ucraino, è il presidente del nostro Comitato olimpico», conclude.
(da agenzie)
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Marzo 13th, 2022 Riccardo Fucile
INTERVISTA ALLA GIORNALISTA RUSSA ZOIA SVETOVA
«Vladimir Putin non è più la guida di un Paese democratico o di un Paese autoritario, ma un dittatore che spaventa il mondo intero attraverso la minaccia nucleare».
Non usa sfumature di grigio, la giornalista, scrittrice e attivista russa Zoja Svetova – figlia di dissidenti e prigionieri politici al tempo dell’Unione sovietica –, nel delineare portata e conseguenze del drammatico conflitto in corso in questi giorni in Ucraina. In un suo recente lavoro, Gli innocenti saranno colpevoli. Appunti di un’idealista. La giustizia ingiusta nella Russia di Putin – pubblicato in Italia nel 2019 da Castelvecchi Editore nella traduzione di Vittoria Massimiani –, Svetova ha proposto una lucida disamina sullo stato della giustizia e dei diritti umani nella Russia di Putin.
Qual è l’obiettivo finale di Putin in Ucraina?
Il Presidente russo Vladimir Putin odia l’Ucraina dai tempi della Rivoluzione arancione (una serie di azioni di protesta ivi avvenute nel 2004-2005, seguite nel 2014 dalla rivolta di piazza Maidan). Putin detesta l’Ucraina perché è un Paese i cui cittadini hanno deciso con determinazione di essere indipendenti. E questo, Putin non può perdonarlo. Intende far capitolare il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky e instaurarvi un nuovo regime filo-russo con a capo una marionetta del Cremlino.
Come giudica la risposta della Comunità internazionale? Le sanzioni sono sufficienti?
Credo che, in questo momento, le sanzioni dell’Occidente siano sufficienti. Vediamo come i rappresentanti del mondo degli affari, alcuni ricchi oligarchi come Mikhail Fridman – co-fondatore di Alfa-Bank, una delle più potenti banche private russe – e il businessman Oleg Deripaska si pronuncino contro la guerra e si appellino alle istituzioni russe affinché cessino le ostilità. Allo stesso tempo, è molto importante che l’Occidente non dimentichi che il governo russo, il potere di Putin e il popolo russo non sono affatto la stessa cosa. Non bisogna sanzionare il popolo russo. È necessario evitare che il popolo russo soffra per le sanzioni occidentali e americane.
In Russia, in tanti hanno contestato in piazza la guerra in Ucraina, molti di loro sono stati arrestati. Quanto vale la loro voce
I russi che al momento manifestano contro la guerra in Ucraina sono un paio di migliaia. Non si tratta, dopo pochi giorni di conflitto, di un massiccio movimento contro la guerra. Rileviamo tuttavia come questa protesta coinvolga sempre di più persone appartenenti alle categorie più disparate, agli ambienti più diversi: scrittori, artisti, registi, giornalisti, medici, avvocati, militanti dei diritti civili. Assistiamo, tutti i giorni, a nuove lettere di protesta, a nuove petizioni. Il Cremlino, tuttavia, potrà prendere atto di questo movimento di protesta soltanto se milioni di persone si riverseranno in strada.
Intanto la Cina sta alzando il tiro sull’isola di Taiwan. Cosa pensa dell’alleanza tra Russia e Cina in materia di politica estera?
Credo che la Russia manifesti un’evidente necessità per quanto concerne il sodalizio con il leader cinese: la loro alleanza si basa sull’odio comune rivolto contro l’Occidente.
Cosa ne pensa delle possibilità di dialogo tra Russia e Occidente?
La possibilità di dialogo tra Putin e i leader dell’Occidente, purtroppo, diventa sempre più problematica: il regime russo, del resto, si sta deteriorando di più ogni giorno che passa.
(da TPI)
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Marzo 13th, 2022 Riccardo Fucile
HA PRESENTE CHE C’E’ UN AGGRESSORE E UN AGGREDITO?
Ucraina, evidentemente a Giorgia Meloni non è chiara la matrice: ossia l’aggressione e
l’invasione russa del paese nel tentativo di farlo diventare un protettorato modello Bielorussia di Lukashenko oppure smembrarlo in tante repubbliche fantoccio – ufficialmente popolari – che creino una continuità territoriale con la Transnistra, regione di fatto già staccata dalla Moldavia e sotto controllo russo.
Giorgia Meloni parla di guerra incomprensibile senza condannare senza mezzi termini l’ennesima vittima della guerra di Putin.
”Dolore e sgomento per la morte di Brent Renaud. Un cronista coraggioso, morto sul campo, raccontando l’atrocità di una guerra assurda. Brent è l’ennesima vittima di un conflitto incomprensibile. Cordoglio alla famiglia e un pensiero ai tanti giornalisti inviati che rischiano la loro vita per informarci su quanto sta a accadendo in Ucraina”. Lo dichiara il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
Del resto se alla Meloni non era chiara la matrice dell’assalto alla Cgil figuriamoci se poteva essere comprensibile una guerra come quella di Putin.
(da Globalist)
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Marzo 13th, 2022 Riccardo Fucile
DAL NEW YORK TIMES AL REPORTAGE SUI PROFUGHI
Qualche giorno fa era andata molto bene a una troupe britannica di Sky News, salvata dal giubbotto anti proiettile; ma nella follia della guerra la buona sorte non dura per sempre: un giornalista americano, il video e film maker Brent Renaud, 51 anni, è stato ucciso mentre cercava di testimoniare l’orrore dei corridoi umanitari violati, delle vite che sfilano con i bimbi per mano e il terrore negli occhi mentre cercano di lasciare Irpin, il paese alle porte di Kiev su cui da giorni i russi fanno piovere piombo e correre sangue.
Il tentativo di aggirare la capitale ucraina passa da lì, e Brent lo sapeva bene: come altre centinaia di giornalisti, fotografi e video maker aveva varcato i ponti per provare a raccontare quanto sia orribile “l’operazione speciale” che sta martoriando un popolo. Non c’è nulla di più pericoloso che essere lì, oggi, ma Brent non era uno che si tira indietro di fronte al pericolo, quando serve a mostrare al mondo cosa ci sia dietro e dentro le parole
Insieme al fratello Craig, Brent Renaud aveva vinto decine di premi per i film e i programmi realizzati ovunque i civili paghino il conto, nel mondo, di guerre dichiarate e di scelte scellerate: in Iraq e in Afghanistan, in Libia e in Egitto, nel terremoto di Haiti, nelle violenze terrificanti in Messico…
Ha vinto un Peabody, due Columbia DuPont, due Overseas Press Club, un Edward R. Murrow e un IDA, senza contare un’infinità di nominations e gli applausi del pubblico e della critica.
I suoi lavori restano, lui non più. Lo hanno colpito al collo, mentre fuggiva a un’imboscata subito dopo aver passato un check point diretto verso il cuore di Irpin. Di quello che resta, di Irpin: la gente nei rifugi, la fame e la sete, il terrore a mettere un piede fuori ma la consapevolezza che non si può restare oltre. Eppure “l’operazione speciale” di Mosca non riesce nemmeno a rispettare quel briciolo di umanità. Si spara, si bombarda, si colpisce.
Brent non era solo, su quell’auto. Gli altri se la sono cavata, il suo collega Juan Arredondo è stato ricoverato in ospedale, ferito ma vivo: “Avevamo passato un ponte a Irpin, volevamo filmare la fuga dei rifugiati, abbiamo trovato un’auto che si è offerta di portarci al secondo ponte, abbiamo passato un check point e poi hanno iniziato a sparare all’auto. Siamo scesi, lui era dietro di me, è stato colpito al collo, ci siamo divisi, è rimasto a terra”, ha detto a una collega che ha raccolto la sua testimonianza in ospedale.
La morsa che si stringe intorno a Kiev – per cingerla d’assedio come i russi hanno fatto con Kharkiv, Kerson e Mariupol – è una presa mortale, un incubo che l’esercito ucraino e le forze territoriali tentano di scongiurare con ogni mezzo.
Sulla linea di attrito, i civili languono e muoiono. E muoiono anche i giornalisti che raccontano questa infamia. Brent, che in passato aveva lavorato anche per il New York Times, aveva al collo una press card del quotidiano americano: era una chiave con cui aprire porte, ma non era a Kiev su incarico del Times, che spiega in un comunicato: “Aveva un nostro vecchio badge, ma non era lì per noi. Siamo addolorati”.
(da La Repubblica)
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Marzo 13th, 2022 Riccardo Fucile
SMANTELLAMENTO DELLO STATO UNITARIO E CREAZIONI DI PSEUDO REPUBBLICHE AUTONOME FEDERATE CON LA RUSSIA
Se non troverà un Lukashenko ucraino o, visto che allo Zar piace tanto rivedere la storia,
un Petain a Kiev, ecco allora pronto il Piano B: protettorati russi in Ucraina.
Detto in altri termini: se non riuscirà con la brutale forza delle armi a tenere unito sotto l’egida russa lo Stato d’Ucraina, Vladimir Putin potrebbe virare verso lo smantellamento di quello Stato unitario, con la creazione di pseudo repubbliche “indipendenti” che, in “autonomia” chiederanno di federarsi con la Russia.
Una conferma viene da Viktor Zelensky. Il presidente ucraino è tornato a parlare nella notte, un avvertimento e un appello in cui ha dichiarato che la realtà è che la Russia sta cercando di creare nuove “pseudo-repubbliche” in Ucraina per spezzare il Paese. Poi la richiesta alle regioni dell’Ucraina, compresa Kherson, che è stata catturata dalle forze russe, affinché non ripetano l’esperienza di Donetsk e Luhansk.
“Gli occupanti sul territorio della regione di Kherson stanno cercando di ripetere la triste esperienza della formazione di pseudo-repubbliche”, ha detto. “Stanno ricattando i leader locali, mettendo pressione sui deputati, cercando qualcuno da corrompere”, ha aggiunto. “Gli invasori russi non possono conquistarci. Non hanno abbastanza forza, non hanno abbastanza spirito. Stanno solo contando sulla violenza, solo sul terrore. Solo sulle armi, che hanno in abbondanza”.
“Ma gli invasori non sono portati per una vita normale. E la gente può sentirsi felice e sognare. Ma sono biologicamente incapaci di rendere la vita normale. Ovunque la Russia sia andata in terra straniera, i sogni sono impossibili”, ha detto Zelensky, tornando a sollecitare gli “alleati e amici all’estero a continuare a fare di più per il nostro Paese, per gli ucraini e l’Ucraina, perché non è solo per l’Ucraina ma per tutta l’Europa”.
La Lituania sarà il prossimo Paese che il presidente russo Vladimir Putin tenterà di conquistare se dovesse “vincere” la guerra in Ucraina. Lo ha annunciato Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa dell’Ucraina, citato dai media locali. “La Federazione Russa non si fermerà. Hanno il prossimo obiettivo: se vinceranno sul nostro territorio, il prossimo Paese che Putin vorrà conquistare sarà la Lituania”, ha detto Danilov.
( da Globalist)
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Marzo 13th, 2022 Riccardo Fucile
VITO (FORZA ITALIA): ”COMENCINI VERGOGNATI”… IN ITALIA SI PERMETTE CHE UN PARLAMENTARE SOLIDARIZZI CON UN CRIMINALE
Salvini va a fare sceneggiate al confine tra Polonia e Ucraina ma tutte le ambiguità dei rapporti tra la Lega e Putin, tra le Lega e i vari politici russi putiniani restano.
La Lega non ha partecipato alla manifestazione di Firenze #CitiesWithUkraine ma il leghista Comencini, membro della Comm.Esteri, che non ha votato la risoluzione per gli aiuti all’Ucraina va in Russia a giustificare l’invasione del Donbass.Il leghista Vito Comencini, arrivato a San Pietroburgo “da un paio di giorni”.
“I voli europei non ci sono più, sono atterrato in Finlandia, poi con un van sono arrivato qui”, dice il deputato veronese, sposato con Natalia cittadina russa, originaria della ex capitale imperiale, affacciata sul Baltico.
Ora Comencini vorrebbe andare in Donbass “o almeno a Rostov, per dare la mia solidarietà e l’aiuto a quelle persone”, dice con riferimento alle popolazioni della zona contesa.
Comencini, oltre a essere un po’ di casa in Russia, è uno dei tre deputati della Lega che, alla Camera, ha votato contro la parte della risoluzione del governo che riguardava l’invio di armamenti all’Ucraina, lo scorso 3 marzo.
Oggi, dopo 17 giorni di guerra, dopo l’estensione del conflitto, non cambia idea: “Il mio voto – spiega – lo confermo, oggi a maggior ragione, visto anche l’effetto boomerang che sta arrivando dalle sanzioni economiche, che saranno, come ormai appare chiaro, più pesanti di quanto si pensasse”.
“Sento il clima che si respira in Russia, ho parlato con alcuni amici, c’è davvero una visione diversa da quella dell’Occidente, qui sono convinti che i civili ucraini sono utilizzati come scudi umani, i russi spesso non entrano nelle città non tanto per la resistenza locale, ma proprio perché le persone sono tenute come ostaggi “Qui il tema delle forze armate ucraine, con una importante componente di elementi neonazisti è molto sentito dalla gente”, avverte.
“Io – dice – proprio ora sono in una delle vie principali di San Pietroburgo, non ho visto alcuna manifestazione contro la guerra, qui vedo russi che fanno shopping, la vita scorre tranquilla, ristoranti aperti“
(da agenzie)
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