Destra di Popolo.net

MIGRANTI, MUORE A 17 ANNI DEVASTATO DALLE USTIONI A BORDO DI UNA NAVE UMANITARIA

Marzo 6th, 2024 Riccardo Fucile

PER DUE ORE LA SEA WATCH HA CHIESTO INVANO UN’EVACUAZIONE MEDICA D’URGENZA PER IL RAGAZZO, UNA VERGOGNA… ALTRE 4 PERSONE IN GRAVISSIME CONDIZIONI

Aveva solo 17 anni, lo hanno trovato svenuto nel fondo di una barca di legno schiacciato da altre decine di persone. Ma è morto due ore dopo dopo essere stato preso a bordo dall’equipaggio della nave tedesca Sea Watch 5, nella vana attesa di una evacuazione urgente richiesta ma mai avvenuta.
Un soccorso drammatico quello di oggi effettuato nel Mediterraneo dalla Ong tedesca che adesso si trova con altre quattro persone in gravissime condizioni, tutte devastate dalle ustioni provocate dal misto di acqua di mare e carburante stagnanti nel fondo della barca in cui sono stati costretti accovacciati per ore.
La Sea-Watch 5 sta chiedendo con urgenza alle autorità italiane di evacuare le quattro persone in gravi condizioni mediche. La prima richiesta di Medevac è stata diramata dalla nave intorno alle13.
“Dopo circa due ore, e senza che nessuna autorità avviasse un’operazione di evacuazione, un ragazzo di 17 anni è morto a bordo della nostra nave. I nostri team lo avevano trovato in stato di incoscienza nel ponte inferiore della imbarcazione di legno”, raccontano i volontari.
Con lui viaggiavano circa 50 persone su un’imbarcazione di legno blu a due ponti, inclinata su un lato. Tra i naufraghi, diverse persone soffrono di disidratazione e ustioni da carburante. La Ong sta procedendo a tutta velocità verso nord sperando che il Viminale conceda il porto più vicino possibile
(da La Repubblica)

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FABIO RAMPELLI, IL FINTO OPPOSITORE DELLE SORELLE MELONI

Marzo 6th, 2024 Riccardo Fucile

NEI PARTITI SERI LE CORRENTI VEDEVANO UNA MINORANZA OPPORSI ALLA MAGGIORANZA SULLA BASE DEI CONTENUTI E NEI CONGRESSI CI SI SFIDAVA SULLE TESI POLITICHE, NON PER CONTENDERSI UNA POLTRONA… IN FDI NON CI SONO DIVERSE CORRENTI DI PENSIERO, MA CORDATE DI AMICHETTI

Molti giornalisti oggi commentano la riunione al piano – 1 dell’Hotel Universo a Roma, indetta da Rampelli, come un appuntamento di “corrente” all’interno di Fdi.
All’articolo de Il Foglio replica oggi Rampelli in maniera un po’ scomposta sostenendo in sintesi: 1) la riunione verteva solo “sull’analisi collegiale delle prospettive di Fdi a Roma, in vista del congresso provinciale” 2) In Fdi non c’e’ alcuna corrente perchè tutti condividiamo “con orgoglio” la linea delle sorelle Meloni 3) la candidatura che presentiamo in alternativa a quella indicata dalla Meloni per la segreteria di Roma non è correntizia ma espressione di “gruppi umani” che si aggregano sulla base dei candidati alle cariche elettive nella battaglia per le preferenze. 4) il candidato di Rampelli per Roma è suo cognato (tanto per non allontanarsi troppo dalle abitudini vigenti in Fdi).
Veniamo al quesito: Rampelli ha una sua corrente o no? La risposta è no, ha solo una cordata di “amichetti” come ama intercalare la sua Presidente.
Facciamo un passo indietro: il 29 maggio del 1989, a Nettuno in occasione della visita in Italia dell’allora presidente degli Stati Uniti d’America, Bush, presso il cimitero militare americano, Alemanno organizzò una contromanifestazione bloccando per pochi minuti il corteo di auto del presidente Usa per protestare contro la sudditanza italiana agli Usa. Alemanno fu arrestato insieme a altri dodici giovani missini con l’accusa di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, manifestazione illecita, lesioni nei confronti di due poliziotti e tentato blocco di corteo ufficiale. Tra i dodici giovani missini c’era il 29enne Fabio Rampelli. Per la cronaca furono tutti prosciolti dalle accuse.
Un gesto politico che si ricollegava alla visione “nè servi degli americani nè dei russi” molto presente nel Msi, in particolare nella componente rautiana del partito. Rampelli allora aderiva alla “corrente” interna di Pino Rauti e nel 1993 viene eletto in consiglio comunale a Roma. Nel 1995 la svolta di Fiuggi: sciolto il Msi, Fini crea An. Molti ex missini non aderiranno, la maggioranza sì, compreso Fabio Rampelli che nello stesso anno conquista la poltrona in Regione Lazio che manterrà per tre legislature, per poi venire eletto alla Camera. Nel 2013 viene confermato deputato con il neo partito di Fratelli d’Italia.
Al di là delle legittime scelte personali di Fabio Rampelli, va sottolineato, per chi non ha vissuto politicamente quegli anni, che nel Msi le correnti sono sempre esistite e spesso nei congressi nazionali volavano le sedie (come in altri partiti) ma allora erano “correnti di pensiero”, proposte, formazione culturale diverse, scelte in politica economica e transnazionale differenti.
Gli uomini che le rappresentavano erano secondari rispetto alle “tesi politiche” contrapposte.
In una parola “si volava alto”, come peraltro accadeva anche nei congressi della sinistra e in parte persino in quelli della Dc.

Oggi si spacciano per “correnti” invece “le cordate di amichetti”, quelli che giustamente Rampelli chiama “gruppi umani” aggregati intorno alla battaglia locale delle preferenze, bassa politica insomma di cui rivendica un ruolo.
Come se alla gestione “familiare” degli amichetti delle sorelle Meloni, si dovesse contrapporre una clientela di chi è rimasto fuori dalla porta nella spartizione e rivendica una fetta della torta.

Ma qualcuno, all’interno di Fdi, è capace di “dissentire” sui contenuti?
Di delineare tesi diverse, soluzioni alternative ai problemi, posizioni non conformiste in campo culturale, economico e sociale che non siano il solito “ringhiare” tesi reazionarie e acchiappare più poltrone possibili?

Le correnti sono “di pensiero”, ma qualche pensiero bisogna averlo, caro Rampelli.
Poi sappiamo bene come va a finire: ora restano “mugugni” sottotraccia ma se Fdi (vedi Lega) dovesse calare nel tempo spunteranno quelli del “l’avevo detto che la linea non era quella giusta…”.
Li abbiamo conosciuti entrambi, in altri tempi.

E se i tempi nell’elaborazione di una Destra civile non sono maturati e ci si è ridotti a quello che è la “piattaforma ideologica” di Fdi, è anche a causa di chi non ha mai elevato il dissenso a dignità politica, non ha insinuato dubbi, non ha avuto il coraggio di mettersi e mettere tutti in discussione.
Facendo il gioco di chi gestisce un partito in modo “familistico” dove il merito è concepito come capacità di genuflettersi ai congiunti, non come il coraggio di dissentire che ormai pare maggiore a Mosca che nella sedicente destra italiana.

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RAMPELLI TIRA IL SASSO E POI NASCONDE LA MANO: COME MAI IL “GABBIANO” SI È INCAZZATO COSÌ TANTO CON “IL FOGLIO”, CHE HA RIVELATO LA RIUNIONE DELLA SUA CORRENTE? PERCHÉ HA COSÌ TANTA PAURA DI APPARIRE PER QUELLO CHE È, CIOÈ L’UNICO OPPOSITORE INTERNO DELLE SORELLE MELONI IN FRATELLI D’ITALIA?

Marzo 6th, 2024 Riccardo Fucile

L’ADUNATA DI DISSIDENTI È FORSE UNA RISPOSTA ALLA NOTIZIA CHE IL SUO INCARICO DA VICEPRESIDENTE DELLA CAMERA POTREBBE TRABALLARE? IL CONGRESSO ROMANO ALLE PORTE E IL “MISTERO” DELLA SCOMPARSA DEL MATTINALE “ORE 11”, BY FAZZOLARI

All’interno di Fratelli d’Italia si sta svolgendo una partita a scacchi tra chi comanda, Giorgia e Arianna Meloni, e chi si oppone a questa diarchia, cioè Fabio Rampelli.
Il “Gabbiano-in-chief”, che ha sempre molto timore di essere indicato come oppositore numero uno della sorellanza meloniana, si muove in modo felpato.
Ma essendo un po’ pasticcione, qualche volta viene beccato con le zampone nella marmellata. È il caso della riunione, neanche troppo carbonara, della sua corrente, organizzata al piano meno uno dell’Hotel Universo di Roma.
Un incontro così segreto che è stato immediatamente rivelato da Simone Canettieri sul “Foglio”, con dovizia di particolari e persino un virgolettato caustico contro le Meloni, raccolto da uno dei partecipanti: “Giorgia e Arianna accentrano troppo potere, ma non scriva il mio nome o mi cacciano”.
Tanato dal “Foglio”, Rampelli ha reagito in modo scomposto: “Leggo esterrefatto un delirante e offensivo articolo sul quotidiano Il Foglio, autorevole fin quando non si esibisce attraverso un retroscenista ‘alla carbonara’, per usare il suo raffinato linguaggio che ha vergato un pezzo gravido di odio e di spocchia. Un titolo falso e un testo derisorio hanno trasformato un’analisi collegiale sulle prospettive della destra a Roma a venti giorni dal Congresso in un cinepanettone e Il Foglio in un ‘fogliaccio’”.
Come mai questa sequela di insulti e di veleno? Come mai Rampelli, pur mostrando la sua insofferenza per le sorelle Meloni, reagisce male quando la sua “opposizione” viene raccontata dai giornali?
Il povero Rampelli è costretto a un gioco delle parti, vista la condizione di debolezza all’interno di Fratelli d’Italia, oggi saldamente nelle mani delle sorelle Meloni.
Uno strapotere che costringe l’ex mentore della Ducetta a giocare la partita su più tavoli, talvolta mostrando le carte, altre volte nascondendole.
La riunione della sua corrente all’Hotel Universo è, probabilmente, una risposta alle “sisters” dopo che qualche uccellino gli ha fatto arrivare all’orecchio la notizia che il suo incarico da vicepresidente vicario della Camera potesse essere traballante. Della serie: caro Fabio, qualcun altro potrebbe occupare il tuo posto.
A quel punto, Rampelli ha deciso di mostrare gli artigli, anche in vista del Congresso romano di Fratelli d’Italia, in cui Arianna Meloni vorrebbe vedere vincitore il 40enne Marco Perissa, a cui la minoranza potrebbe contrapporre Marco Scurria (senatore con il merito di essere cognato di Rampelli).
Ps. Gli addetti ai livori hanno notato la scomparsa del mattinale “Ore 11”, il bollettino politico quotidiano curato da Giovanbattista Fazzolari. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha messo sotto chiave la sua creatura, che prima circolava liberamente nelle chat dei fratellini d’Italia. Oggi invece, lo ricevono solo quei parlamentari autorizzati a parlare con i giornalisti…
(da Dagoreport)

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MARCO NONNO: L’EX CONSIGLIERE REGIONALE SCENDERA’ IN PIAZZA SABATO CON FDI A SOSTEGNO DELLE FORZE DELL’ORDINE. PROPRIO LUI, CONDANNATO A 2 ANNI PER RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE

Marzo 6th, 2024 Riccardo Fucile

IL NEO-COORDINATORE È STATO IMMORTALATO PIÙ VOLTE TRA IMMAGINI DEL DUCE, CROCI CELTICHE E SALUTI ROMANI. A SOSTENERLO ANCHE UN EX DI CASAPOUND CHE NEGA LA SHOAH

” Il coordinamento cittadino di Fratelli d’Italia non può che fare proprio il grido di allarme lanciato stamane dal segretario generale della Uil Polizia NAPOLI Roberto Massimo, siamo e saremo sempre al fianco dei tutori della legge, i vergognosi e strumentali attacchi nei confronti dei rappresentanti delle forze dell’ordine non dovrebbero appartenere ad uno Stato civile”.
Lo hanno affermato in una nota congiunta il coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia Marco Nonno, il vice Luigi Rispoli e il consigliere comunale di NAPOLI Giorgio Longobardi che hanno aggiunto: “Invitiamo il segretario generale della Uil Polizia e tutti gli uomini delle forze dell’ordine a partecipare al nostro sit-in in programma sabato 9 marzo dinanzi alla Questura di NAPOLI per manifestare la nostra totale solidarietà a tutti gli agenti impegnati quotidianamente nel loro difficile, delicato e pericoloso lavoro
Il problema di Giorgia Meloni in Campania non è il governatore Vincenzo De Luca che la chiama “stronza”, ma il nuovo coordinatore di Fratelli d’Italia a Napoli. L’ex consigliere regionale Marco Nonno, decaduto nel 2023 dopo una condanna definitiva a due anni per resistenza a pubblico ufficiale, ha stravinto il congresso cittadino, superando Diego Militerni, il candidato sostenuto dai vertici e in particolare da Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri e plenipotenziario della premier nella regione.
Nonostante i big lo definissero “un outsider”, Nonno ha battuto Militerni con una maggioranza larghissima, 604 voti contro 388: “Per non farlo eleggere, Cirielli avrebbe dovuto chiamare tutti gli iscritti uno a uno”, spiega con pragmatismo un esponente di FdI.
Oltre alla condanna passata in giudicato, però, la figura di Nonno imbarazza il partito anche per altre ragioni: come ha raccontato ilfattoquotidiano.it, il neo-coordinatore è stato immortalato più volte tra immagini del Duce, croci celtiche e saluti romani. E anche tra i sostenitori della sua candidatura c’è qualche nome problematico.
Il primo sponsor della corsa vincente di Nonno è stato l’ex presidente della provincia Luigi Rispoli, fotografato a sua volta mentre faceva il saluto fascista nel 2021.
Nel giorno del voto, poi, è emerso un altro supporter discutibile, anche se meno noto: Giuseppe Savuto, candidato alle politiche del 2022 con Casapound, arrestato nel 2013 per associazione sovversiva e banda armata. Il pm che lo accusava, Catello Maresca, che due anni dopo si è candidato sindaco con il centrodestra, sostenuto anche da FdI, e oggi è consigliere comunale.
Nel 2019 Savuto è stato assolto, ma in alcune intercettazioni agli atti dell’indagine lo si ascoltava negare l’esistenza dell’Olocausto: “Con i professori a scuola se tu dici una cosa del genere, pure a livello didattico… Pure per te, una cosa personale, i voti. Perchè io pure sono d’accordo che non sono mai esistite le camere a gas e non c’è mai stata nessuna deportazione, sono il primo a dirtelo… Però in questo caso davanti a un professore…”, diceva a un giovane militante
(da Il Fatto Quotidiano)

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FABIO RAMPELLI SI INCAZZA PER IL RETROSCENA DEL “FOGLIO” SULLA RIUNIONE DELLA SUA CORRENTE A ROMA: “ARTICOLO DELIRANTE E OFFENSIVO”

Marzo 6th, 2024 Riccardo Fucile

IL DIRETTORE DEL QUOTIDIANO, CLAUDIO CERASA: “AL NETTO DEGLI SGRADEVOLI INSULTI, NON FA ALTRO CHE CONFERMARE LA NOTIZIA DEL ‘FOGLIO’: UNA RIUNIONE DI CORRENTE DENTRO FRATELLI D’ITALIA”

“Leggo esterrefatto un delirante e offensivo articolo sul quotidiano Il Foglio, autorevole fin quando non si esibisce attraverso un retroscenista “alla carbonara”, per usare il suo raffinato linguaggio che ha vergato un pezzo gravido di odio e di spocchia. Lo afferma Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera.
“A fasi alterne, a seconda del confidente con cui si interfaccia e tradendo una socialconfusione cronica, finge di padroneggiare le vicende interne a FDI salvo dimenticarle la settimana dopo quando la circostanza richiede l’attivazione della macchina del fango. Un titolo falso – prosegue Rampelli – e un testo derisorio hanno trasformato un’analisi collegiale sulle prospettive della destra a Roma a venti giorni dal Congresso in un cinepanettone e Il Foglio in un “fogliaccio”.
Il partito con il maggior numero di iscritti e di voti in Italia viene così apostrofato con epiteti ridicolizzanti, riunito in una catacomba (uno dei più prestigiosi e centrali alberghi della capitale), simile alla grotta di Colle Oppio (ma fino a ieri non era la fucina da cui sono fuoriuscite le migliori intelligenze della destra italiana tra cui la presidente Meloni?), ritrovo della nobiltà nera, forse confusa con i presidenti dei circoli di Tor Bella Monaca, Laurentino 38, Spinaceto, Corviale, Casal Bruciato, San Basilio, Borgata Finocchio, Borgata Fidene, Tor Pignattara e altri nostri storici presidi in periferia.
Sento il dovere morale – scrive ancora il vicepresidente della Camera – di rispondere allo sprezzante articolo, totalmente inventato visto che l’interessato è rimasto fuori dalla sala, precisando che FDI è uno dei pochi partiti a celebrare congressi, segno di democrazia, pluralismo e libertà, sottolineando che qualunque candidatura romana alla guida del Coordinamento è espressione della linea nazionale rappresentata dal presidente Giorgia Meloni, da tutti condivisa con orgoglio, ricordando che in molte città italiane FDI d’Italia ha celebrato in ordine congressi di confronto con diverse candidature, nessuna delle quali in dissenso con la linea del partito.
Esattamente quello che potrebbe capitare anche a Roma dove – prosegue – qualora non si dovesse trovare una candidatura di sintesi che personalmente preferirei, ci sarà un confronto locale ispirato dai gruppi umani presenti sulla città, che si sono storicamente misurati nelle elezioni comunali e regionali, notoriamente cucite sull’istituto della preferenza.
Finché ci saranno le preferenze sarà fatale avere in ogni città gruppi organizzati a sostegno dei propri candidati e questo, banalmente, non configura la presenza di alcuna corrente contrapposta al Presidente del partito.
CERASA, RAMPELLI NON FA CHE CONFERMARE LA NOTIZIA DEL FOGLIO
“Leggiamo con simpatia la nota di Fabio Rampelli che, al netto degli sgradevoli insulti, non fa altro che confermare la notizia del Foglio: una riunione di corrente dentro Fratelli d’Italia” Così il direttore del “Foglio” replica alle parole di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera.
(da agenzie)

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PESCARA CREDE IN D’AMICO E LA COSTA SPINGE LA RIMONTA: “NON VOLEVO, INVECE VOTERO'”

Marzo 6th, 2024 Riccardo Fucile

IN ABRUZZO I MILITANTI DI CENTROSINISTRA CI CREDONO: DUE SETTIMANE FA LA PARTITA PER LE REGIONALI SEMBRAVA PERSA. ORA, SULLA SPINTA PSICOLOGICA DELLA SARDEGNA, ANCHE I SONDAGGI PARLANO DI UN TESTA A TESTA… LA DISILLUSIONE A PESCARA, DOVE IL SINDACO, CARLO MASCI, “HA SOFFOCATO” LO SLANCIO CULTURALE: “È COME TRUZZU A CAGLIARI. CIÒ PESERÀ…”

Sul treno che dall’Aquila conduce a Pescara, con cambio a Sulmona, si ascoltano discorsi che la sinistra farebbe bene a non ignorare. Su ospedali che non funzionano, su scuole accorpate.
Il vagone dondola semivuoto. «Non si arriva maiiii», grida una signora al telefono nel silenzio. È vero. Ma proprio per questo vale la pena prenderlo, se si vuole un po’ capire. L’Abruzzo interno , dalla Marsica all’Aquilano, che si è consegnato alla destra, e che domenica potrebbe far vincere, seppur di poco, Marco Marsilio, esprime la rivolta di chi da troppo tempo si è sentito trascurato nei suoi bisogni.
A Pescara, tre ore dopo, si sbarca invece come dentro un’euforia: sole caldo, vitalismo metropolitano, giovani che si corteggiano in via Umberto.
«La Los Angeles del Sud», la definì Guido Piovene, forse esagerando. L’intera costa, ti raccontano, il 10 marzo sarà progressista. Prevale la contagiosa convinzione che Giorgia Meloni farà i conti con un altro rovescio. Ma basterà per ribaltare il pronostico ostile?
«Guardi qui», scrolla il telefono Giovanni Di Iacovo, 48 anni, seduto in un bar di viale Marconi. È una delle intelligenze della città, già assessore alla cultura con casa pure a Berlino: «In diciotto oggi mi hanno chiesto come si fa a rinnovare la tessera elettorale, dopo la Sardegna vogliono tornare a votare. Diciotto! C’è un trenta per cento di indecisi, ma se un quarto di loro andrà al seggio ce la facciamo».
«Non abbiamo un vero passato, né monumenti, proprio per questo siamo più leggeri e infatti vi domina un’estroversione culturale con pochi uguali. Quando facevo l’assessore non mi potevo parare da quante proposte mi piovevano addosso. È anche il luogo d’elezione di Millo, lo street artist. Solo che il sindaco di centrodestra, Carlo Masci, ha come soffocato questo slancio. Ordinanze fitte di restrizioni, attacchi alla movida, creatività repressa. Masci è come Truzzu a Cagliari. Ciò peserà».
Ne deve essere convinto pure Luciano D’Alfonso, 59 anni, il padre padrone del centrosinistra, che si è inventato la candidatura di Luciano D’Amico che lui chiama «un Prodi riuscito». D’Alfonso è più declamatorio del solito («vinciamoooo! »), fa citazioni («Montanelli diceva che nei momenti che contano gli italiani ritrovano la capacità di distinguere il bene dal male»), giura che il suo pupillo ha dalla sua ventimila studenti «che l’adorano », mentre Marsilio ha «regalato quattrodici milioni al Napoli per fare il ritiro a Castel di Sangro», e poi, dopo avere preso fiato, annuncia: «Noi non siamo più quelli di Fontamara! ».
Insomma, D’Alfonso è convinto di vincere. Anche a Teramo (la sua provincia) e Chieti il sentimento popolare pare sorridere al rettore di origini contadine. Un miracolo l’ha già realizzato: quello di riunire la riottosa confederazione del centrosinistra. «Nella sfida tra candidati vince D’Amico, ma la destra ha liste più forti », ragiona l’avvocato Alberto Dell’Orletta, vicesindaco di Pineto.
«Il clima dopo la Sardegna è cambiato, a destra si sono fatti nervosi». «Marsilio è stato inesistente. E in Italia dopo due anni ci si stanca della premier», si fa coraggio Di Iacovo.
Passa una signora che ascolta i nostri discorsi, s’intromette: «Non volevo votare, invece andrò, mi ha convinto Alessandra Todde».
Zappacosta è tornata dopo esperienze a Parigi e Barcellona, dice che questo è il grande teatro «dell’underground, delle subculture che poi diventano mainstream, il sindaco Masci ha vietato i concerti nei locali, un proibizionismo che gli si ritorcerà contro ».
Pure lei se la prende con Marsilio «il romano», dice «l’ho visto qui solo due volte alle inaugurazioni ». D’Amico invece è «un visionario. La partita si decide nel convincere gli indecisi. Fino a due settimane non ci credeva nessuno, ora siamo come dentro un’onda».
(da La Repubblica)

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GOVERNO PRONO AI SINDACATI DELLE FORZE DELL’ORDINE CHE CHIEDONO IL DASPO PER MANIFESTANTI “VIOLENTI” (PER I POLIZIOTTI VIOLENTI INVECE NULLA?)

Marzo 6th, 2024 Riccardo Fucile

INSORGONO STUDENTI: “E’ VERGOGNOSO”… E POI CHI DECIDE CHI SONO I VIOLENTI? …A QUANDO LE RETATE COME A MOSCA?

Una proposta per applicare il Daspo, già previsto per gli ultras protagonisti di scontri, anche ai manifestanti “violenti”.
L’hanno presentata i sindacati di Polizia all’incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, trovando – dicono i rappresentanti – “disponibilità a valutare la misura”.
L’apertura ha subito fatto insorgere le associazioni degli studenti e Alleanza Verdi Sinistra che parlano di una soluzione “inaccettabile” e di un “terreno pericoloso”. Qualcosa di “vergognoso” per Uds.
L’idea è arrivata sul tavolo di Palazzo Chigi – dove erano presenti anche il sottosegretario Alfredo Mantovano e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – insieme a tutela legale per gli agenti, bodycam, distanza di sicurezza tra manifestanti e forze dell’ordine.
La conferma del Sap
Il segretario generale del Sap, Stefano Paoloni, ha spiegato che da parte della presidente Meloni “c’è stata la richiesta di condividere le nostre proposte anche in vista dei prossimi decreti sicurezza” e di seguito la “disponibilità a valutare le misure”. Una posizione non smentita dal governo che da giorni sta sostanzialmente difendendo in toto l’operato delle forze dell’ordine in occasione delle manifestazioni, compresa quella di Pisa nella quale sono stati manganellati e feriti 17 studenti, tredici dei quali minorenni. Ancora durante l’incontro, Meloni è tornata a definire “ingiusta” la “sistematica campagna di denigrazione alla quale siete stati sottoposti”.
Avs: “Terreno pericoloso”
La possibilità che il governo avalli il Daspo proposto dai sindacati di Polizia è “un terreno pericoloso” secondo il capogruppo di Avs in Commissione Affari costituzionali della Camera, Filiberto Zaratti. “Non si possono vietare i diritti costituzionali sulla libertà di manifestare il proprio pensiero attraverso un atto amministrativo come è il Daspo – spiega il deputato di Avs – Auspichiamo che il governo non voglia avventurarsi lungo questa strada di contrapposizione frontale verso chi sente il bisogno di manifestare”.
Gli studenti: “Inaccettabile”
La coordinatrice della Rete degli studenti medi del Lazio, Tullia Nargiso, ricorda che dopo i fatti di Pisa “non ci aspettavamo che da un tavolo di confronto così importante emergesse una richiesta che punta ancora alla repressione, anziché all’introduzione dei codici identificativi, che oltre a proteggere i manifestazioni, tutelano le forze dell’ordine”. Per la rappresentante degli studenti è “inaccettabile” e chiede “una reale presa di responsabilità da parte del governo”. Toni simili dall’Unione degli studenti che parla di proposta “vergognosa”.
L’Uds chiede i codici identificativi
La coordinatrice Bianca Chiesa sottolinea come la proposta arrivi “a seguito di una serie di episodi che dimostrano che violenti non sono gli studenti ma le forze dell’ordine” impiegate nelle manifestazioni di piazza. “Sono anni che denunciamo la sproporzionata ed esagerata violenza delle forze dell’ordine contro i manifestanti pacifici che scendono in piazza esercitando i loro diritti – aggiunge – Servono invece codici identificativi sulle divise e sui caschi delle forze dell’ordine mentre il governo inasprisce le misure repressive”. Disapprovazione anche da parte dell’Udu: per gli universitari si tratta di una iniziativa “fuori luogo” perché “il diritto alla libertà di manifestazione è sacro e il governo Meloni deve smettere di tentare di incrinarlo”.
Cos’è il Daspo
Il Daspo è un provvedimento amministrativo che venne introdotto nel 2007 e nel corso del tempo è stato più volte limato, perfino su richiesta dello stesso Viminale. Una modifica del 2014, attuata dal governo Renzi, eliminava alcune ambiguità del testo che – se intese in senso ampio – rischiavano di trasformare i divieti di ingresso allo stadio in una misura “a vita”, quindi non basata sulla “pericolosità attuale” dei destinatari. Il decreto Sicurezza 2, voluto da Salvini quando era ministro dell’Interno del governo Conte I, ha ulteriormente modificato la normativa estendendo la durata massima a 10 anni in caso di recidiva e ampliando i campi applicativi con il cosiddetto “Daspo urbano”.
(da agenzie)

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“TRANS SPUTANO SANGUE INFETTO SULLE FORZE DELL’ORDINE”

Marzo 6th, 2024 Riccardo Fucile

IL DELIRIO DEL CONSIGLIERE COMUNALE DELLA LEGA… DAL CENTROSINISTRA REPLICANO: “FAI SCHIFO, VERGOGNATI”

La seduta del Consiglio comunale di Milano, lunedì 4 marzo, ha scatenato un’ondata di polemiche in seguito all’intervento del consigliere della Lega Samuele Piscina. “In via Mosso – ha detto Piscina in aula – c’erano transessuali che sputavano sangue infetto alle forze dell’ordine”. Parole che hanno fatto scattare la reazione del Pd: “Fai schifo, vergognati”, ha detto il consigliere dem Michele Albiani rivolto a Piscina.
Il consigliere della Lega, che è anche segretario provinciale del partito, stava commentando i fatti avvenuti il giorno prima nella zona di via Padova quando si sono verificati tafferugli tra manifestanti dei centri sociali e polizia: i primi hanno infatti protestato per una fiaccolata sulla sicurezza promossa dalla Lega nella zona e per la presentazione del libro dell’eurodeputata del Carroccio Silvia Sardone.
Durante la seduta un consigliere di centrosinistra aveva definito via Padova “un modello di integrazione” ma Samuele Piscina non era d’accordo ed è intervenuto per replicare. “Considerare via Padova un modello di integrazione é un’aberrante mistificazione della realtà. In via Mosso un’amministrazione a guida Lega e centrodestra ha voluto una cancellata che abbiamo dovuto imporre – ha spiegato Piscina -, perché c’erano transessuali che sputavano sangue infetto alle forze dell’ordine. Questo era quello che succedeva. C’erano spaccio e prostituzione”.
Le reazioni
Le parole del consigliere leghista hanno scatenato l’ira del consigliere del Pd e attivista Lgbtq+, Michele Albiani, che ha urlato in aula, “Fai schifo, vergognati”, chiedendo subito le scuse del consigliere leghista. “Piscina deve chiedere immediatamente scusa pubblicamente nella prossima seduta del Consiglio – ha commentato Albiani – Non è accettabile un linguaggio del genere”.
Ancora una volta un attacco deliberato alla comunità transgender nelle aule istituzionali. Ancora, un linguaggio ignorante e deumanizzante nei confronti di soggettività già marginalizzate, sfruttate come feticci per individuare un facile capro espiatorio.
(da agenzie)

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“REPORT” CE L’HA FATTA: MAURIZIO GASPARRI SI È DIMESSO DA PRESIDENTE DI “CYBEREALM”. L’IMPRENDITORE ITALO-ISRAELIANO LEONE OUAZANA, PROPRIETARIO DELLA SOCIETÀ, RIMANE AMMINISTRATORE UNICO DELL’AZIENDA

Marzo 6th, 2024 Riccardo Fucile

LA VICENDA FU OGGETTO DI UN’INCHIESTA DELLA TRASMISSIONE DI RAITRE, CHE RIVELÒ IL RUOLO DI GASPARRI, CHE NON AVEVA INFORMATO IL PARLAMENTO DEL SUO INCARICO (E AVEVA POI LASCIATO LA VICEPRESIDENZA DEL SENATO…)

“Le dimissioni apprese in anteprima da Report sono la dimostrazione che anche per i diretti interessati l’attività politica di Gasparri non era conciliabile con quella privata in una società che opera in un ambito tanto delicato come la cyber sicurezza. Si tratta di Cyberealm, società dell’imprenditore italo-israeliano Leone Ouazana, legato agli apparati di sicurezza del suo Paese, che adesso rimane amministratore unico dell’azienda”.
E’ quanto si legge in un post sull’account facebook della trasmissione Report. “Gasparri – prosegue – è stato presidente dal 2021 fino a pochi giorni fa, e per oltre due anni non lo ha dichiarato agli uffici del Senato, come invece previsto dai regolamenti, finché non è stato scoperto dalle nostre inchieste.
Nelle scorse settimane la Giunta per le elezioni ha dichiarato compatibile l’incarico, ma lo ha fatto per ragioni politiche, senza compiere alcuna istruttoria sulle attività di Gasparri e della società da lui presieduta. Mentre per l’omissione non è stato avviato alcun procedimento disciplinare dal presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Adesso però le dimissioni dalla società confermano che Report aveva ragione. Alla fine anche Gasparri si è dovuto arrendere all’evidenza dei fatti”
(da agenzie)

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