Luglio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
IL MELONIANO FRANCESCO ACQUAROLI RISCHIA DI PERDERE CON IL PIDDINO MATTEO RICCI (CHE I SONDAGGI DANNO GIÀ IN VANTAGGIO DI 55% A 45%)…IL VOTO IN ANTICIPO, NELLA TESTA DELLA DUCETTA, SERVIRÀ AD “ANNACQUARE” UN’EVENTUALE SCONFITTA
Le Marche saranno la prima Regione che andrà al voto in autunno: il 28 e il 29
settembre. La decisione del presidente Francesco Acquaroli, che correrà per un mandato bis, è arrivata lunedì pomeriggio dopo una riunione della Giunta. Sfuma dunque definitivamente anche l’ipotesi remota dell’election day tra le Regioni.
Per l’elezione del presidente e il rinnovo del Consiglio regionale le operazioni di voto si svolgeranno dalle ore 7 alle ore 23 di domenica 28 settembre e dalle ore 7 alle 15 di lunedì 29 settembre.
“La scelta di questa data è una scelta di buon senso – ha affermato il presidente Acquaroli – che consente infatti di rispettare sostanzialmente la scadenza naturale del mandato coniugando l’esigenza di evitare la concomitanza della presentazione delle liste nelle settimane centrali del mese di agosto e di agevolare l’avvio ordinato della nuova legislatura, con una migliore programmazione delle attività amministrative ed un tempo congruo per l’approvazione del bilancio di previsione, senza il rischio di ricorrere all’esercizio provvisorio. L’auspicio – sottolinea – è quello di un’ampia partecipazione al voto, vero esercizio della democrazia”.
“Ancora una volta hanno messo i presunti interessi di partito prima degli interessi della comunità. – ha attaccato Matteo Ricci, europarlamentare dem, candidato presidente del centrosinistra e principale competitor di Acquaroli – Non era necessario votare a settembre interferendo con la stagione turistica e l’avvio della scuola. Si poteva risparmiare ai marchigiani una campagna elettorale durante le ferie ma almeno abbiamo finalmente la certezza della data”. “Ci potevano far votare anche a Ferragosto, ha chiosato – questa volta vinciamo noi”
(da agenzie
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
“I GOVERNI ITALIANI HANNO CERCATO DI INFLUENZARE IL SERVIZIO PUBBLICO, MA QUELLO DI GIORGIA MELONI È IL PIÙ AGGRESSIVO”… LE PRESSIONI, LE QUERELE, I LICENZIAMENTI, LA GUERRA A “REPORT”: È UNA “METAMORFOSI A MEGAFONO”
”Da Mamma Rai a Tele Meloni”: è il titolo del capitolo che riguarda l’Italia del rapporto “Pressioni sui media pubblici: un test decisivo per le democrazie europee”, reso noto ieri da
Reporter senza frontiere.
Il documento arriva a pochi giorni dall’entrata in vigore dell’articolo 5 del Regolamento europeo sulla libertà dei media, che dal prossimo 8 agosto obbligherà gli Stati dell’Ue a tutelare l’indipendenza dei propri mezzi d’informazione pubblici.
Se infatti è vero che negli ultimi dieci anni i governi italiani hanno cercato di influenzare il servizio pubblico, lo è altrettanto che quello di Giorgia Meloni «è il più aggressivo fino ad ora», si legge ancora nel rapporto di 40 pagine realizzato dall’Ong che si occupa di tutelare la libertà di stampa.
Per Rsf, in Italia, la minaccia di una presa politica del potere sui media del servizio pubblico non deriva da riforme dirette, ma dallo sfruttamento di scappatoie legislative: «I giornalisti Rai hanno denunciato un netto aumento delle pressioni da parte della dirigenza dell’azienda da quando c’è il governo di destra, che ha portato a una significativa autocensura e alla cancellazione di voci critiche».
Così, la pressione politica sulla Rai, non avviene soltanto — spiega Rsf — attraverso modifiche e tagli alla programmazione Rai, ma anche come conseguenza delle nomine strategiche ai suoi vertici. E di avvenimenti noti, come la sospensione della giornalista Serena Bortone dopo il caso Scurati o la convocazione del conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, alla Commissione parlamentare di vigilanza della Rai, per le puntate su La Russa e sull’ex moglie di Berlusconi.
Trasformazioni che stanno causando la metamorfosi del servizio pubblico da media autorevole a «megafono del governo», denuncia il rapporto.
Per evidenziare il peso della pressione politica sull’informazione, l’analisi di Rsf include anche la testimonianza di un giornalista Rai, tutelato dall’anonimato: «Meloni è stata l’ospite principale di un programma a cui partecipavo, dopo settimane di silenzio sul caso grave che aveva come protagonista il libico Almasri, nessuno ha potuto interrogarla al riguardo.
La conduttrice l’ha accolta ed è stata estremamente amichevole, abbiamo potuto farle solo domande insignificanti. Nessuno ha menzionato la questione libica: le era stato assicurato che questo argomento non sarebbe stato sollevato», ha raccontato il giornalista.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
SOSTIENE L’INVASIONE DELL’UCRAINA, LA VEDOVA DI ALEKSEJ NAVALNY LO ACCUSA DI UTILIZZARE A SCOPI PERSONALI I FONDI DELLA SUA FONDAZIONE, TEORICAMENTE BENEFICA… HA UN GIRO D’AFFARI IN ITALIA: POSSIEDE IL ‘CAFFÈ QUADRI’ DI VENEZIA, UN INTERO PROMONTORIO SULLA COSTIERA E UN LUNA PARK
Ma chi è davvero Gergiev? Un po’ di chiarezza bisogna farla. Iniziando col distinguere il Gergiev 1, il musicista, dal Gergiev 2, il propagandista putiniano, che però sono purtroppo la stessa persona.
Allora: Valerij Abisalovic Gergiev, 72 anni, nato a Mosca da una famiglia dell’Ossezia, non è il più grande direttore d’orchestra del mondo, anche perché è una definizione che non significa nulla; ma uno dei grandi direttori di oggi, sì. Studi a Pietroburgo, debutto operistico nel 1978 al Mariinsky, di cui diventa direttore artistico nell’1988 e generale, quindi anche con poteri gestionali, nel 1996.
Dal dicembre 2023 è anche direttore generale del Bolshoi di Mosca. E qui, prima nota per gli asini: a differenza di quel che credono, il teatro russo più prestigioso non è il Bolshoi ma appunto il Mariinsky, del resto quello di Pietroburgo, la capitale zarista. Furono i comunisti a riportarla a Mosca e a valorizzare il Bolshoi, mentre il Mariinsky venne ribattezzato Kirov in onore di un cacicco bolscevico. Putin, che è di Pietroburgo, ha ristabilito le gerarchie e ripromosso il Mariinsky, per il quale è
stata anche realizzata una seconda sala.
Intanto, Gergiev faceva una brillantissima carriera internazionale: Wiener, Berliner, molti dischi, direttore ospite del Met di New York, direttore principale della London Symphony e dei Münchner Philharmoniker, spesso anche in Italia, alla Scala, a Santa Cecilia, al Regio di Torino, eccetera. Per inciso, è pure Grande Ufficiale della Repubblica, la nostra.
Gli esiti sono talvolta alterni per bulimia di impegni ma spesso grandiosi, specie nel repertorio russo.
E qui siamo al secondo capitolo dell’attività di Gergiev: il complice di Putin. Non si limita a restare e a lavorare nella Russia del regime, come Furtwängler in Germania durante il Terzo Reich, ma lo sostiene attivamente.
Sia nel 2012 che nel 2018 ha appoggiato pubblicamente la candidatura di Putin. Nel 2014, si è schierato a favore dell’annessione della Crimea, nel 2016 ha diretto un concerto a Palmira “liberata” dalle truppe russe.
Inutile dire che sostiene l’invasione dell’Ucraina. Ultimo episodio, il 18 luglio, quando durante una recita di “Semën Kotko” (nota 4: di Prokof’ev) al Bolshoi sono state proiettate in scena delle scritte inneggianti all’annessione del Donbass. Per l’amicizia con Putin, Gergiev, ovviamente, non ci rimette.
La vedova di Aleksej Navalny, Yulia, lo ha accusato di utilizzare a scopi personali i fondi della sua fondazione, teoricamente benefica. Del resto, che Gergiev fosse “un uomo d’affari” lo disse il grande Yuri Temirkanov, di cui è stato allievo. Affari, per inciso, pure italiani.
Nel nostro Paese, Gergiev possiede un enorme patrimonio immobiliare, in parte ereditato da una sua ammiratrice, un’arpista giapponese vedova del conte Ceschina. Fra i molti beni, ci sarebbero decine di immobili, un intero promontorio sulla costiera, e perfino un luna park.
Di certo, il Caffè Quadri in piazza San Marco a Venezia, il preferito da Wagner. Almeno, Gergiev non riceverà anche il cachet del concerto. E stavolta non sarà nemmeno una gran perdita dal punto di vista artistico, dato il programma
scombiccherato e chiaramente turistico, da classica “for dummies”
(da lastampa.it)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
PER LA PROCURA, C’E’ UNA SPROPORZIONE TRA L’INTERESSE PUBBLICO E IL VANTAGGIO ECONOMICO RICONOSCIUTO AL PRIVATO DA ACCORDI CON IL COMUNE… IN BUONA SOSTANZA, I CITTADINI SONO STATI DANNEGGIATI DAL “CONSUMO” DI SUOLO, ARIA E LUCE
Ma il contrasto con la legge dove sta, visto che le carte sono formalmente sempre a posto, tutte le varianti hanno il loro bel timbro, e i progetti ricevono autorizzazioni e pergamene necessarie? Sta — per i pm alla luce anche del Rapporto del governo Monti sulla corruzione del 2013, delle indicazioni dell’Anac, e delle sentenze del Consiglio di Stato — nella sproporzione tra l’interesse pubblico, che pure può ammantare la variante, e il vantaggio economico riconosciuto al privato da accordi con il Comune «spesso non dichiarati» su «varianti, densificazioni, premi di cubatura, compensazioni, diritti edificatori, accordi di programma, demolizioni virtuali», «costruzioni nuove» contrabbandate per «ristrutturazioni», «deroghe alle norme morfologiche», «cortili» ridefiniti «spazi interni residuali», o nozioni di «viale» mutate in quella di «piazza attraversante» in nome del «riscatto urbano».
Dagli atti allegati infatti alla richiesta di arresto presentata il 26 giugno al gip Mattia Fiorentini per 6 indagati tra i quali il dimissionario assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi e lo sviluppatore immobiliare Manfredi Catella, ora emerge che dopo un paio di settimane, il 14 luglio, la Procura di Milano aveva poi trasmesso al gip una «memoria integrativa»: che, curiosamente, sembrava rispondere in anticipo alle critiche che hanno preso a tacciare di gassosità giuridica la richiesta di arresti da quando è divenuta pubblica il 17 luglio, con la notifica ai 6 indagati della loro convocazione domani per l’«interrogatorio preventivo» introdotto l’anno scorso dalla legge Nordio.
A proposito ad esempio dell’Accordo di programma sugli scali ferroviari stipulato nel 2017 e i privati, i pm ricordano «quanto segnalato dalla relazione del governo Monti» sullo «scambio tra conseguimento di rendite finanziarie derivanti dall’utilizzazione del territorio e realizzazione (a carico dei privati) delle opere pubbliche»: e, in questa chiave, indicano che «come opera pubblica la controparte» privata, «in cambio delle volumetrie e del titolo edilizio che consentiva lo sfruttamento del territorio, si impegnava» con il Comune «a realizzare un’opera di risanamento e potenziamento del servizio ferroviario urbano».
Obiettivo più che meritevole, e quindi è perfettamente normale che l’opera pubblica, alla quale i privati si impegnano, sia «essa stessa produttiva di rilevanti incrementi di rendita fondiaria privata»: ma questa «dovrebbe essere bilanciata da altrettanto vantaggio per la comunità, anche in termini di salubrità dell’ambiente che passa attraverso il risparmio di suolo e la “rigenerazione urbana” correttamente intesa come risanamento dell’abitato e rigenerazione sociale riferita agli abitanti delle zone».
(da Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
IN 447 FIRMANO UNA LETTERA APERTA, PUBBLICATA DALL’ATLETA UCRAINA OLGA KHARLAN SUL SUO PROFILO INSTAGRAM, PER CONTESTARE LA SCELTA DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE GUIDATA DAL CONTROVERSO MILIONARIO RUSSO ALISHER USMANOV
La decisione della Federazione internazionale di scherma di consentire la
partecipazione di atleti russi e bielorussi ai Mondiali di Tbilisi, a partire da martedì 22 luglio, ha scatenato una forte ondata di proteste. In particolare, la presenza di Sofya Velikaya, maggiore delle forze armate russe e sostenitrice dichiarata di Vladimir Putin, ha acceso il dibattito.
L’Equipe scrive:
“Ben 447 schermidori da 40 paesi diversi hanno firmato una lettera aperta, pubblicata dall’atleta ucraina Olga Kharlan sul suo profilo Instagram, per contestare la scelta della Fie. La
protesta si concentra su due punti cruciali. Abolizione dei controlli di neutralità: la Fie ha eliminato le verifiche sulla “neutralità” degli atleti russi e bielorussi prima di concedere loro lo status di partecipanti. Permesso di competere: nonostante le raccomandazioni del Cio, questi atleti sono stati autorizzati a gareggiare”.
“Gli autori della lettera sottolineano che l’azione della Federscherma internazionale contraddice le raccomandazioni del Comitato Olimpico Internazionale il quale è contrario alla presenza di atleti russi, anche se neutrali, qualora facciano parte di gruppi sportivi militari come il Cska. Ignorare tali direttive potrebbe portare la Fie a perdere il suo status olimpico, un destino già toccato alla Federazione Internazionale del Pugilato Olimpico (Iba)”.
“Dei firmatari, 339 sono atleti ancora in attività, e 208 hanno acconsentito alla pubblicazione dei loro nomi. La lettera è stata rilanciata anche dall’organizzazione per i diritti umani nello sport ‘Global Athlete’. Firmatari anche tanti atleti italiani”.
La posizione delle federazioni e del comitato olimpico ucraino
“Anche l’Ufficio di presidenza della confederazione europea di scherma ha inviato una lettera aperta alla Fie, esortandola a rispettare le raccomandazioni del Cio e ricordando la sospensione del comitato olimpico russo. Questo avviene in un contesto di tensioni crescenti, con il ministro dello sport russo Mikhail Degtyarev che ha provocatoriamente annunciato la futura candidatura della Russia per ospitare le Olimpiadi”.
“Già lo scorso 6 luglio, il comitato olimpico ucraino aveva chiesto alla Fie di escludere Sofya Velikaya, sciabolatrice con
un impressionante palmarès (2 ori e 3 argenti olimpici, 8 ori iridati). La motivazione era chiara: «Sofya Velikaya è una cittadina russa, un maggiore delle Forze Armate russe, come confermato dal sito web ufficiale del Cska, e una rappresentante di fiducia di Putin durante le elezioni russe del 2024. Secondo i criteri del Cio, una persona del genere non può essere riconosciuta come neutrale e non ha il diritto di partecipare al movimento sportivo internazionale, né tantomeno di rivendicare la rappresentanza degli interessi degli atleti di tutto il mondo»”.
“Nonostante le numerose sollecitazioni e proteste, il 13 luglio la Fie ha ribadito il via libera ai ‘neutrali’ russi, alimentando ulteriormente le polemiche che circondano i Mondiali di scherma”.
(da il Napolista)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
L’ITALIA NON E’ IL PAESE DELLA FAVOLA SOVRANISTA: IN UN ANNO 680.000 POVERI IN PIU’, SIAMO QUASI A 6 MILIONI
Nel 2023, più di 5,9 milioni di persone in Italia sono in una condizione di deprivazione alimentare materiale o sociale, con un aumento di circa 680.000 individui rispetto all’anno precedente.
A crescere è soprattutto la fascia ‘invisibile’: chi non rientra nelle soglie Istat di povertà, ma non riesce comunque a mangiare in modo adeguato. Secondo una nuova indagine di ActionAid, contenuta nel rapporto ‘Fragili equilibri’, sono oltre 4 milioni le famiglie oggi a rischio povertà alimentare.
In un contesto di rincari generalizzati (nel 2023 i prezzi dei prodotti alimentari sono cresciuti del 9,8%) il cibo diventa la prima voce di spesa su cui si taglia. Le situazioni più critiche si registrano nel Mezzogiorno: la Campania conta 877.000 persone in difficoltà, la Puglia 721.000, la Calabria 503.000, la Sicilia 540.000.
Tuttavia, la povertà alimentare non risparmia il Nord: in Lombardia sono oltre 714.000, in Veneto oltre 396.000, nel Lazio 745.000. In termini percentuali, la Calabria ha l’incidenza più alta (31,7%), seguita da Puglia (21,3%) e Campania (18,4%). La Lombardia registra l’8,3%, il Lazio il 15,2%.
Rispetto al 2019, si rilevano progressi in alcune regioni del Sud, come Basilicata (-14,4 punti) e Sicilia (-13,6), ma emergono segnali allarmanti in territori come la Calabria, che registra +14,8 punti, e la Sardegna con +4,9.
Nel complesso, il 2023 segna un’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti: la deprivazione alimentare è in aumento in tutte le macroaree del Paese, seppure con intensità differenti.
Le persone tra i 35 e i 44 anni sono le più esposte. I tassi più alti si registrano tra disoccupati, lavoratori precari e persone escluse
dal mercato del lavoro. La condizione abitativa è un altro fattore chiave: chi vive in affitto a prezzi di mercato è molto più esposto rispetto a chi possiede casa o vive in alloggi agevolati.
Le famiglie numerose, monogenitoriali o unipersonali sono più colpite, perché un solo reddito deve coprire spese elevate o perché le entrate non sono adeguate rispetto al costo della vita. Tra le persone di origine extra-europea, il tasso di deprivazione alimentare è del 23,4%, contro il 18,2% tra chi ha origini europee e il 10,5% tra i nati in Italia. In particolare, le donne migranti che vivono nel Sud Italia risultano tra le più colpite.
In assenza di una strategia nazionale strutturata, la risposta alla povertà alimentare in Italia – denuncia ActionAid – resta frammentata e centrata sull’assistenza. Il Programma Nazionale Inclusione 2021-2027 ”si limita a prevedere la distribuzione gratuita di beni di prima necessità, senza una definizione né una riflessione articolata sul problema”. Un approccio ”che resta emergenziale, con politiche frammentate e strumenti di monitoraggio non sufficientemente aderenti alla realtà”.
Serve un cambio di passo: metriche più efficaci per rilevare il fenomeno; riconoscimento della mensa scolastica come servizio pubblico essenziale; integrazione tra politiche sociali e alimentari; rafforzamento del ruolo degli enti locali nella definizione degli interventi.
”La povertà alimentare è strettamente connessa alla fragilità economica, ma non si esaurisce in essa. Pensiamo ad esempio che solo il 40% di chi sperimenta deprivazione alimentare è ufficialmente classificato come povero secondo le soglie Istat, a conferma di una crescente vulnerabilità che colpisce anche fasce
della popolazione escluse dalle misure pubbliche di sostegno.
Non basta aumentare gli aiuti. Serve un sistema pubblico fondato su giustizia sociale, universalismo e partecipazione. Riconoscere il diritto a un’alimentazione adeguata significa uscire dalla logica dell’emergenza e affrontare le cause strutturali del problema. Solo così sarà possibile progettare politiche più eque, inclusive e capaci di restituire dignità e autonomia alimentare a tutte e tutti”, dichiara Roberto Sensi, responsabile Programma povertà alimentare per ActionAid Italia.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
SALVINI PROPONE IL SEGRETARIO DELLA LIGA VENETA ALBERTO STEFANI, MELONI INSISTE SUL SENATORE RAFFAELE SPERANZON, DI FRATELLI D’ITALIA. ALLA FINE SI POTREBBE CONVERGERE SUL NOME DI UN CIVICO. E ZAIA? … LA DUCETTA (QUESTA VOLTA D’ACCORDO CON SALVINI), NON VUOLE UNA LISTA PERSONALE DEL “DOGE”, CHE CERTIFICHEREBBE IL SUO DOMINIO ASSOLUTO SULLA REGIONE
L’indizio lo fornisce Antonio Tajani, quando ancora su Roma c’è il sole: «Il vertice si
terrà in serata». Non dice dove, perché Giorgia Meloni impone massima riservatezza: sa che sarà difficile sciogliere il rebus delle candidature.
Stabiliscono di incontrarsi per cena a casa della premier. Sul tavolo c’è l’enorme incognita del governatore del Veneto. Uno scoglio che resta tale anche dopo il colloquio: «I leader – si
legge in una nota congiunta – torneranno a vedersi la prossima settimana per proseguire il confronto»
Nessun patto, dunque. Lo stallo prosegue. E però, almeno su un punto concordano: abolire i ballottaggi nei comuni con più di 15 mila abitanti.
È un modo per rendere contendibili Roma e Milano, un blitz destinato a generare una battaglia con l’opposizione.
Già oggi in Senato la commissione inizierà a discutere degli emendamenti. Poi si passerà al voto. L’indicazione è: fate in fretta. Non è un dettaglio, visto che la giunta di Milano sembra comunque appesa alle inchieste: meglio cambiare la legge, prepararsi a ogni evenienza. La riforma prevede di garantire a chi ottiene almeno il 40% al primo turno la maggioranza assoluta in consiglio comunale.
Ma il resto, come detto, resta da sbrogliare. Salvini propone che la candidatura in Veneto sia del Carroccio, con Alberto Stefani. Il problema è come compensare Luca Zaia, a cui comunque non vogliono concedere di presentare una lista con il suo nome.
Sulla carta, ci sarebbe un posto vacante da riempire nella compagine dell’esecutivo: ma non suona bene immaginare che al governatore uscente vada la poltrona di un nuovo ministero, solo per preservare la concordia nella coalizione.
E poi c’è Meloni, che non sembra intenzionata a regalare nulla, non almeno in fase negoziale. Punta alla Lombardia, è cosa nota. L’alternativa è prendersi il Veneto. Al vicepremier ricorda tutti i passi indietro di FdI al Nord: il partito non guida neanche una regione settentrionale. Per questo, dal cuore di Fratelli d’Italia anticipano già al mattino ciò che accadrà: nessuna inte
Nel comunicato si promette impegno per individuare «figure autorevoli e vincenti, capaci di rappresentare al meglio i territori». Su alcune candidature, a dire il vero, i veti tra alleati sarebbero caduti.
Ad esempio sul nome di Edmondo Cirielli per la Campania. Il diretto interessato, però, adesso nutre dubbi. Per questo si ragiona ancora di un profilo civico.
Almeno in Puglia la strada sembra invece decisa, a favore di Mauro D’Attis (FI).
La Campania è vicina a essere chiusa. La Lega si è sfilata dalla corsa per poter rivendicare con più forza un suo nome in Veneto. Il nome favorito è sempre stato quello del viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, di FdI, che però – dicono – adesso sarebbe meno convinto
Continuano quindi a salire le quotazioni dell’avvocato Giosy Romano, presidente della Zes unica del Mezzogiorno: un nome fatto inizialmente da Forza Italia, rimesso sul tavolo mercoledì scorso con l’ok della Lega, e che gode della stima di Meloni e di Raffaele Fitto, che lo nominò un anno fa alla guida della Zes.
Per altro, ragionano nella maggioranza, è un uomo vicino agli ambienti del governatore del Pd Vincenzo De Luca e capace, quindi, di intercettare un elettorato più ampio. I sondaggi riservati non lasciano però spazio a grandi entusiasmi: il centrodestra parte in svantaggio di 15 punti.
L’argomento più spinoso, il Veneto, arriva a cena quasi conclusa, con il rischio di rovinare a tutti la digestione. Salvini continua a puntare i piedi perché considera inaccettabile non avere nessun candidato della Lega nelle cinque regioni al voto e
abbandonare la fortezza veneta, poi, in favore di un candidato di Fratelli d’Italia, sarebbe un problema anche per gli equilibri interni al partito.
Lui propone Alberto Stefani, deputato e segretario della Liga veneta, mentre Meloni insiste sul nome del suo senatore, Raffaele Speranzon. Il compromesso al quale si lavora con più insistenza nelle file di Fratelli d’Italia, nelle ultime ore, è quello di far cadere la scelta su un civico.
Uno che abbia il profilo di Francesco Rocca, presidente del Lazio, che proveniva dalla Croce Rossa, ma con un passato da militante nella destra missina. E poi va trovato un accordo con Luca Zaia, e non solo sul nome del candidato.
Meloni non vuole che Zaia si presenti con una sua lista personale, perché lo vede come uno strumento per poter dettare legge sulla futura giunta. Il governatore però non demorde: «C’è sempre stata e non è lesa maestà. Rappresenta un’ampia porzione di elettorato che spesso non vota centrodestra». È evidente a tutti i commensali: per risolvere i problemi del Veneto, una cena non basterà.
(da Repubblica)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
AVEVA 50 ANNI, ERA MALATA DI SCLEROSI MULTIPLA E SI È AUTO-SOMMINISTRATA IL FARMACO LETALE: AVEVA OTTENUTO LO SCORSO NOVEMBRE IL VIA LIBERA DALL’ASL DI PERUGIA AL SUICIDIO ASSISTITO: LE ERANO STATI RICONOSCIUTI TUTTI I REQUISITI DI LEGGE
Laura Santi, la giornalista di Perugia che aveva chiesto il suicidio assistito, è morta questa mattina nella sua abitazione. La donna, 50 anni, si è auto-somministrata il farmaco letale: era affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla.
Accanto a lei c’era il marito Stefano, al suo fianco da sempre nella battaglia per il fine vita. «Nell’ultimo anno le sofferenza di Laura erano diventate intollerabili» ha detto l’uomo. La notizia del decesso è stata diffusa dall’associazione Luca Coscioni.
Laura Santi aveva raccontato la storia della sua malattia, i cui primi sintomi si erano manifestati nel 2000. Aveva ottenuto lo scorso novembre il via libera dall’Asl di Perugia al suicidio assistito
«La vita è degna di essere vissuta, se uno lo vuole, anche fino a 100 anni e nelle condizioni più feroci, ma dobbiamo essere noi che viviamo questa sofferenza estrema a decidere e nessun altro»: sono le ultime parole che la giornalista ha affidato all’Associazione Luca Coscioni, di cui è stata attivista e consigliera generale. «Io sto per morire. Non potete capire che senso di libertà dalle sofferenze, dall’inferno quotidiano che ormai sto vivendo. O forse lo potete capire. State tranquilli per me. Io mi porto di là sorrisi, credo che sia così. Mi porto di là un sacco di bellezza che mi avete regalato. E vi prego: ricordatemi»
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
IL GRIMALDELLO E’ STATO IL REGOLAMENTO ETICO, CHE RENDE INCOMPATIBILI INIZIATIVE O OSPITALITÀ NEL MONUMENTO DI SOGGETTI CHE VIOLANO L’AGENDA 2030 DELL’ONU (CHE CONDANNA TUTTE LE FORME DI VIOLENZA)
Un gioco di sponda tra Pina Picierno e Alessandro Giuli, tra la vicepresidente dem del
Parlamento europeo e il ministro della Cultura, c’è stato eccome nelle due settimane del caso Gergev.
Ufficialmente la decisione di annullare il concerto del maestro moscovita è stata presa da Tiziana Maffei, che dirige la Reggia di Caserta. Un comunicato scarno, senza le motivazioni. Paura delle proteste (annunciate) degli attivisti ucraini? La Questura di Caserta stava monitorando la situazione e si stava preparando a gestire la piazza.
Nulla di nuovo.
A quanto pare, dunque, il grimaldello utilizzato potrebbe essere stato un altro: il regolamento etico della Reggia vanvitelliana. È da lì che bisogna partire per ricostruire la vicenda e scoprire i protagonisti. In fondo basta mettere in fila le dichiarazioni pubbliche per comprendere che l’intervento di Giuli ha cambiato il finale di un evento, per certi versi, storico: il ritorno di Valery Gergiev su un podio europeo.
È il 15 luglio quando l’europarlamentare dem chiede l’intervento del governo italiano: «Il concerto va annullato perché viola il regolamento etico della Reggia di Caserta che tra le sue linee guida rende incompatibili iniziative o ospitalità di soggetti che violano l’agenda 2030 dell’Onu che tra gli altri, al punto 16 condanna tutte le forme di violenza, di tortura, di traffico di armi e denaro e chiede a tutti l’accesso ad una giustizia equa. Valori che evidentemente sono distanti anni luce da Gergiev e dal regime di cui è sponsor, testimonial e complice». Inoltre è un sito Unesco.
La risposta di Giuli non si fa attendere: «L’arte è libera e non può essere censurata. La propaganda però, anche se fatta con talento, è un’altra cosa. Per questo motivo il concerto dell’amico e consigliere di Putin, Valery Gergiev, voluto, promosso
pagato dalla Regione Campania e che si terrà nella Reggia di Caserta, autonoma nella scelta di quali eventi ospitare, come tutti gli istituti autonomi del ministero della Cultura, rischia di far passare un messaggio sbagliato».
Tra i due c’è uno scambio pubblico, ma anche privato.
Terminato ieri, con due note a distanza di pochi minuti l’una dall’altra. «In queste settimane, da quando ho sollevato il caso all’opinione pubblica — spiega Picierno — si sono moltiplicate le azioni di sostegno e di partecipazione. Associazioni, premi Nobel, intellettuali, cittadini da ogni parte d’Italia uniti da un sentimento profondo di libertà, di prossimità al popolo e al governo ucraino, di contrasto all’aggressione dell’autarca del Cremlino e dei suoi megafoni, anche quando distortamente confusi con le espressioni della musica e dell’arte. Che devono restare libere e non strumento di propaganda. La lotta non finisce certo oggi». Domenica prossima la Reggia di Caserta non ospiterà il concerto. Ma la vicepresidente Ue annuncia comunque una manifestazione.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »