Ottobre 7th, 2025 Riccardo Fucile
A FINE SETTEMBRE, IL FORZISTA MASSIMILIANO SALINI AVEVA PARLATO DI “LIBERTÀ DI COSCIENZA” …LA DELEGAZIONE TEDESCA SI È SPACCATA A METÀ. COMPATTE CONTRO LA REVOCA DELL’IMMUNITA’ LE RAPPRESENTANZE DEI PAESI DELL’EST EUROPA, CHE NON SOPPORTANO L’AMICIZIA DI ORBAN CON PUTIN
Una settantina di “franchi tiratori”. Anche se definirli così è un’imprecisione. Perché gli
europarlamentari del Ppe che hanno votato a favore di Ilaria Salis avevano spiegato le loro ragioni al capogruppo Manfred Weber e lo stesso Weber non ha fatto nulla per persuaderli ad esprimersi secondo la linea ufficiale.
I popolari, infatti, ufficialmente avevano dato indicazione per togliere l’immunità all’europarlamentare italiana di Avs.
Il confronto interno è stato però serratissimo. E si basava su un solo dubbio: il rispetto delle regole dello Stato di diritto da parte del governo ungherese di Viktor Orban.
Nessuno intendeva difendere Salis, ma semmai non concedere all’esecutivo sovranista di Budapest una vittoria politica e la possibilità di usare questo caso come un precedente da applicare ad altri esponenti dell’opposizione magiara.
Resta il fatto che i sostenitori dichiarati di Salis erano una netta minoranza (312 su 720) e il gioco delle assenze e dei voti in dissenso con lo scrutinio segreto ha capovolto i rapporti di forza. Bisogna tenere presente intanto che 98 eurodeputati non hanno partecipato al voto e che 17 si sono astenuti.
L’aiuto, comunque, non poteva che arrivare dal Ppe. In base alla discussione che si è svolta all’interno del gruppo, alle informazioni ricevute dalle altre componenti e alle “confessioni” personali, almeno settanta sono stati i favorevoli a mantenere l’immunità.
La delegazione tedesca, che esprime anche il capogruppo Weber, si è sostanzialmente spaccata a metà: una quindicina su 31. Così come sono state compatte le rappresentanze di diversi Paesi dell’est Europa che non sopportano l’amicizia di Orban con Putin: 23 polacchi, 10 rumeni e 7 ungheresi (nemici acerrimi del premier ungherese). Con loro molti popolari del Mediterraneo (ad eccezione degli spagnoli): Grecia (7), Malta (3) e Cipro (2). In questo quadro anche gli italiani di Forza Italia potrebbero aver giocato un ruolo. Non a caso a fine settembre un autorevole europarlamentare forzista, Massimiliano Salini, aveva parlato di “libertà di coscienza”.
(da agenzie)
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Ottobre 7th, 2025 Riccardo Fucile
LA SQUADRA DELLO STATO EBRAICO SARÀ PRELEVATA ALL’AEROPORTO E SCORTATA FINO A UNA STRUTTURA “TOP SECRET” … VENDUTI FINORA APPENA SEIMILA BIGLIETTI. FUORI DALLO STADIO SONO ATTESI ALMENO DIECIMILA PRO PAL… SECONDO AVS “IL GOVERNO ITALIANO HA AUTORIZZATO IL MOSSAD AD AGIRE A UDINE”
Udine si prepara a ospitare, martedì prossimo 14 ottobre, la sfida di qualificazione ai Mondiali tra Italia e Israele, ma l’attesa ha assunto da giorni contorni che vanno ben oltre il calcio. La partita si giocherà in un clima di forte tensione, tra paure legate all’ordine pubblico, polemiche politiche e una prevendita fiacca che rischia di trasformare il Friuli in uno stadio semivuoto.
La data cade a pochi giorni dal secondo anniversario dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023: un ricordo ancora vivo che ha riacceso le preoccupazioni per la sicurezza in tutto il Paese.
Per la squadra di Israele è previsto un alloggio «blindato»: la comitiva sarà prelevata all’aeroporto di Ronchi dei Legionari e scortata fino a una struttura top secret, con vigilanza h24 fino all’attimo in cui lascerà l’Italia. Il Viminale ha predisposto un massiccio piano di sicurezza. Udine sarà completamente presidiata da forze dell’ordine e reparti speciali.
Il prefetto ha annunciato controlli capillari lungo le principali vie d’accesso alla città e nei pressi dello stadio Friuli–Dacia Arena,
dove sono attese circa 6 mila persone sugli spalti e almeno 10 mila all’esterno, tra manifestanti, curiosi e forze di sicurezza.
Sono previsti check-point mobili, zone rosse e un piano straordinario di vigilanza su stazioni, parcheggi, aree sensibili e luoghi simbolici della comunità ebraica locale.
Il clima è stato ulteriormente surriscaldato dall’annuncio di presidi e cortei di gruppi pro-palestinesi: il Comitato per la Palestina ha già convocato un presidio per mercoledì 8 ottobre davanti alla Prefettura, mentre per il giorno della partita è previsto un corteo che, secondo le stime, potrebbe superare le seimila persone.
Intanto, sul fronte politico è esplosa una dura polemica. Alcuni esponenti di Alleanza Verdi e Sinistra hanno denunciato presunti accordi tra il Governo e i servizi di sicurezza israeliani: «Il Governo italiano ha autorizzato il Mossad ad agire a Udine. Chiediamo quale mandato sia stato concesso, in quali casi sarebbero autorizzati a intervenire», hanno affermato Andrea Di Lenardo e Serena Pellegrino.
Le dichiarazioni hanno alimentato il dibattito, in serata è arrivata la smentita del Dipartimento di Pubblica Sicurezza: «Non è prevista alcuna presenza di servizi di intelligence stranieri a Udine per la partita».
Anche Marco Grimaldi (Avs) ha parlato di «decisione politicamente irresponsabile», accusando il Governo Meloni di «appaltare la sicurezza a un servizio segreto estero». La
Comunità ebraica ha espresso forte preoccupazione per il clima
(da agenzie)
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Ottobre 7th, 2025 Riccardo Fucile
“VORREBBERO VEDERMI MARCIRE IN UNGHERIA. IL VOTO SEGRETO MI HA AIUTATO? NON LO POSSIAMO SAPERE. ERA UNA SITUAZIONE MOLTO TESA”
Ilaria Salis, lei è libera. Il primo pensiero quando ha visto il risultato del voto durante la
plenaria a Strasburgo?
«Ero incredula. Per un solo voto di scarto, che paura. Il mio primo pensiero è andato a Maja T., una militante antifascista tedesca, di 24 anni, che si trova in carcere in Ungheria nelle mie stesse, vergognose, condizioni. E che da oltre un anno viene trascinata in catene in un processo farsa».
Quando ha visto che era salva è saltata in piedi con il pugno chiuso. Se lo era programmato in testa?
«È stato spontaneo, sono esplosa, ero molto tesa».
Ha avuto paura di tornare in carcere?
«Certo. Più che altro avevo il terrore di tornare in Ungheria, non tanto il carcere in sé. Se fossi dovuta tornare laggiù da Orbán sarebbe ricominciata una persecuzione».
I suoi avvocati chiedono adesso che lei sia processata in Italia. È pronta?
«In verità lo avevo chiesto io, e prima del voto in Commissione. Chiedo un processo equo. L’immunità serve a proteggermi dal regime ungherese, non dalla giustizia italiana. Secondo il codice penale italiano è una strada possibile: sarebbe la soluzione migliore per tutti
Si sente più libera o più salvata?
«Mi sento libera. Davvero libera, oggi».
Ieri notte quanto hai dormito?
«Mi sono svegliata più volte, ero tormentata. Ho cenato con i miei collaboratori e poi sono andata a letto. Ho ricevuto centinaia di messaggi di affetto da amici e parenti: è stato molto bello. Li ringrazio tutti, mi hanno dato forza».
Qualcosa di scaramantico?
«In Aula avevo in tasca dei pezzetti di ferro che tenevo in mano. Insomma, speravo portassero bene».
Lei crede in Dio?
«Non sono credente in senso religioso. Lei mi fa una domanda su un aspetto molto personale. Quando sono finita in carcere ho però sentito la presenza di qualcosa sopra di me. Non so se definirlo Dio o altro, ma ho percepito qualcosa di sovrannaturale sopra di me. Mi ha aiutato. In carcere ho sentito il bisogno di affidarmi a qualcosa che ci trascende».
Matteo Salvini ha usato parole di fuoco contro i «traditori nel centrodestra» che l’hanno salvata…
«La Lega probabilmente non è nemmeno d’accordo con un processo in Italia: vorrebbero vedermi marcire in Ungheria. Sono fascisti. Mentre la democrazia è antifascista. I veri traditori sono loro, che consegnerebbero una loro concittadina a un regime autoritario. Non si infierisce sul nemico, mai».
Dopo il voto favorevole della commissione aveva detto al «Corriere» di aver ricevuto sostegno in privato da eurodeputati di centrodestra. Ci fa almeno un nome?
«Non lo farò mai».
Il voto segreto chiesto dai Socialisti l’ha aiutata. Con il voto palese sarebbe andata diversamente?
«Non lo possiamo sapere. Era un voto molto teso».
Un messaggio WhatsApp che invierebbe a Orbán?
«La democrazia e l’antifascismo sono più forti dell’autoritarismo. Maja deve essere rilasciata subito».
Si è sentita perseguitata?
«Assolutamente sì. Ho ricevuto centinaia di minacce pesantissime. Quando il portavoce di Orbán ha pubblicato sui social le coordinate del carcere di massima sicurezza avevo i brividi».
Quanto crede da 1 a 10 nell’Unione europea?
«Sono internazionalista. L’Europa è comunque qualcosa di migliore rispetto ai singoli Stati sovrani. Ma bisogna vedere come si evolve. Vorrei un’Unione europea che combatta di più il divario sociale, potenzi la transizione ecologica e la smetta di respingere i migranti».
È stato un lungo periodo di esposizione mediatica e di tensioni giudiziarie. Si sente cambiata?
«La detenzione mi ha cambiata. Alcuni ideali e il mio impegno si sono rafforzati. Quando vedi calpestati i diritti umani, non puoi voltarti dall’altra parte. Sono diventata più forte: ho incanalato il male in qualcosa di buono. L’Ilaria che quella maeldetta sera del febbraio 2023 entrò in carcere era terrorizzata, ora mi sento più forte».
Stasera si festeggia? In Italia o a Bruxelles?
«Tutti i miei amici sono invitati a Strasburgo»
Pizza e birra?
«Vediamo. Magari anche qualcosa di più sostanzioso».
Offre lei?
«Certo, ci mancherebbe”
(da Corriere della Sera)
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Ottobre 7th, 2025 Riccardo Fucile
IL FORZISTA GASPARRI: “NESSUNA PRECLUSIONE ALLE PROPOSTE DEI NOSTRI ALLEATI PER LA CAMPANIA, MA FAREMO LE NOSTRE VALUTAZIONI NEGLI INCONTRI PREVISTI NELLE PROSSIME ORE”
Parte nel peggiore dei modi l’avventura di Edmondo Cirielli a candidato presidente della Regione Campania. Con una nota assolutamente irrituale, Fdi ha annunciato il proprio sostegno ufficiale al viceministro degli Esteri, esponente del partito di Giorgia Meloni. Non si ricordano ufficializzazioni da parte di un solo partito e non della intera coalizione di centrodestra.
Pochi minuti dopo arriva il sostegno ufficiale della Lega. Una ufficializzazione “a puntate”, è evidente il tentativo di mettere
all’angolo Forza Italia, che ha chiesto a Cirielli l’impegno a restare in Regione in caso di sconfitta.
E infatti arriva la nota di Maurizio Gasparri, responsabile Enti locali e capogruppo di Fi al Senato: “Nessuna preclusione alle proposte dei nostri alleati per la Campania”, dice Gasparri, “ma faremo le nostre valutazioni negli incontri previsti nelle prossime ore”. Una situazione inedita, ma di certo il centrodestra in Campania si dimostra totalmente allo sbando.
(da agenzie)
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Ottobre 7th, 2025 Riccardo Fucile
ALESSANDRA GHISLERI: “BEN UN ITALIANO SU TRE (32,6%) TEME PER I PROPRI RISPARMI, MENTRE UN ALTRO 26,2% DENUNCIA DI NON RIUSCIRE PIÙ A RISPARMIARE NULLA”
Alessandra Ghisleri In un mondo sempre più interconnesso, ma sempre meno stabile,
l’attuale situazione internazionale genera smarrimento, confusione e – forse più di tutto – paura.
A pagarne il prezzo più alto è spesso l’opinione pubblica, che si trova a dover navigare un’informazione parziale, frenetica e spesso polarizzata, mentre intorno si muovono forze geopolitiche che sembrano giocare partite ben lontane dai bisogni quotidiani della gente.
Secondo un recente sondaggio di Only Numbers il 39,7% degli
italiani teme che anche il nostro Paese possa diventare un potenziale obiettivo della Russia di Vladimir Putin. Ancora più impressionante è il dato sul timore di una guerra mondiale: quasi un italiano su due (47,9%) percepisce questo spettro come reale, presente, forse imminente.
Il motivo? I dialoghi di pace arrancano, quando non spariscono del tutto dall’agenda politica internazionale, gli sforzi diplomatici sembrano soccombere sotto il peso di nuovi conflitti, alleanze militari e interessi strategici. Senza dimenticare anche le parole del segretario generale della Nato Mark Rutte: «Siamo tutti minacciati dalla Russia, anche l’Italia».
Così, mentre l’Occidente si interroga su come affrontare le tensioni in Ucraina, nuove ferite si aprono in Medio Oriente: dalla crisi sempre più profonda tra Israele e Palestina, fino alla tragedia umanitaria di Gaza, si amplifica un senso di impotenza globale. In questo clima di instabilità, cresce anche la sfiducia verso i leader internazionali: secondo un sondaggio, il 63,2% degli italiani ritiene che il presidente americano Donald Trump rappresenti una minaccia per i principi della democrazia.
Eppure, è stato proprio Trump a presentare un piano di pace per il Medio Oriente, il cui esito fino a poche ore fa appariva incerto. In un colpo di scena che potrebbe segnare una svolta, Hamas ha annunciato di accettare il piano proposto dal presidente americano, aprendo una finestra fragile, ma concreta, su una possibile tregua
In un mondo sempre più lacerato da conflitti, la sola possibilità di parlare di pace assume un valore quasi rivoluzionario, mettendo al centro la speranza. Tuttavia, le guerre non si combattono solo sul fronte.
Per milioni di famiglie italiane, la battaglia quotidiana è un’altra: quella per arrivare a fine mese, far quadrare i conti, affrontare l’aumento del costo della vita. Una lotta silenziosa, ma non meno drammatica.
In questa atmosfera di incertezza, ben un italiano su tre (32,6%) teme per i propri risparmi, mentre un altro 26,2% denuncia di non riuscire più a risparmiare nulla. Un dato che racconta, meglio di qualsiasi analisi, quanto la politica internazionale abbia ormai un impatto diretto sul vissuto economico delle persone.
Le tensioni geopolitiche, del resto, non restano confinate ai telegiornali. Ogni dichiarazione, ogni minaccia, ogni drone, ogni missile lanciato innesca reazioni a catena anche sui mercati internazionali.
Il costo del gas aumenta, l’euro perde terreno, le borse vacillano; e, mentre i governi pensano ai bilanci militari, le famiglie si arrovellano per come pagare la rata del mutuo, che in molti casi è quasi raddoppiata negli ultimi due anni.
L’economia familiare, già provata da anni di inflazione, caro energia, stallo salariale e precarietà occupazionale, si ritrova ad affrontare anche la pressione psicologica di un mondo in
fiamme. Il senso di instabilità globale si riflette nelle scelte quotidiane: si rimanda un acquisto, si taglia sulla spesa, si rinuncia a un piccolo viaggio.
Ogni decisione viene filtrata da un senso di ansia latente, da una domanda che serpeggia: “E se domani dovesse accadere qualcosa?”. In questo contesto frammentato, c’è anche chi invita alla cautela: il 38,4% degli italiani ritiene che l’allarme mediatico sia eccessivo.
Forse è un desiderio di normalità o forse una reazione di autodifesa contro l’ennesima crisi, tuttavia non va ignorato il fatto che una parte del Paese insegue la stabilità, cerca una certa lucidità, chiede un’informazione meno sensazionalistica e una politica più responsabile.
È qui che l’Italia si ritrova divisa tra timore e realismo, tra bisogno di protezione e desiderio di verità. Un Paese che guarda al futuro con occhi stanchi e un cuore appesantito, dove la guerra sembra lontana, ma bussa ogni giorno alle porte di casa, sotto forma di inflazione, bollette, e preoccupazioni per i figli.
La speranza, ora più che mai, è che le parole tornino a valere più delle armi, che la diplomazia ritrovi la sua voce, e che le famiglie possano tornare a parlare di futuro e non solo di sopravvivenza.
Alessandra Ghisleri
per “la Stampa”
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Ottobre 7th, 2025 Riccardo Fucile
STASERA VESPA OSPITERÀ GIORGIA MELONI SIA A “CINQUE MINUTI” CHE A “PORTA A PORTA” – L’AD DELLA TELEVISIONE PUBBLICA, GIAMPAOLO ROSSI: “UN’INTIMIDAZIONE INACETTABILE”
Nella sede Rai di via Teulada a Roma è apparsa una scritta offensiva nei confronti del giornalista Bruno Vespa. La frase “Vespa infame” è stata incisa nell’ascensore della sede, scatenando immediate reazioni e l’avvio di indagini da parte delle forze dell’ordine per risalire ai responsabili.
L’insulto al giornalista giunge dopo un recente scontro di Vespa con il portavoce della Flotilla, Tony La Piccerella, accusato di non avere a cuore gli interessi dei palestinesi
Proprio stasera, nella giornata del 7 ottobre, Bruno Vespa
ospiterà il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sia a “Cinque Minuti” che a “Porta a Porta”.
La Rai ha espresso una ferma condanna per l’accaduto. L’Amministratore Delegato della Rai, Giampaolo Rossi, ha dichiarato: “La Rai esprime ferma condanna per la scritta offensiva e infame comparsa in un ascensore della sede di Via Teulada, a Roma, e rivolta al giornalista Bruno Vespa, storico volto del servizio pubblico. Si tratta di un episodio grave che rappresenta una forma di intimidazione e di intolleranza inaccettabile”.
L’AD ha inoltre ribadito l’impegno della Rai “a difesa del pluralismo, del confronto civile tra opinioni diverse e della libertà di espressione, principi fondanti della sua missione. Ogni forma di linguaggio d’odio o minaccia personale è incompatibile con questi valori’‘.
Anche il sindacato Unirai ha manifestato la propria indignazione, esprimendo “ferma condanna per l’episodio avvenuto nella sede Rai di via Teulada”. In una nota, il sindacato ha definito il gesto “intollerabile e vile, che nulla ha a che fare con il confronto di idee e con il rispetto che deve sempre contraddistinguere un ambiente di lavoro e una comunità professionale come quella Rai”.
(da agenzie)
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Ottobre 7th, 2025 Riccardo Fucile
COME PUNTO DI RIFERIMENTO DI UNA GENERAZIONE E’ ODIATA DA QUELLE PRECEDENTI
Greta Thunberg è diventata il punto di riferimento di una generazione, ma è odiatissima
dalle generazioni precedenti, fin da quando si occupava solo del cambio climatico. Persino Rita Pavone, il più mite e simpatico personaggio pubblico che mi venga in mente, la attaccò dicendo che «mi mette a disagio, sembra un personaggio da film horror», salvo poi scusarsi: non sapeva che avesse la sindrome di Asperger. Ma quel «mi mette a disagio» non vale certo solo per la Pavone.
In tutto il mondo Greta Thunberg «mette a disagio» perché evoca la nostra cattiva coscienza, e ci ricorda il disastro incombente del cambio climatico, cui ormai ci siamo arresi. Il protocollo di Kyoto era vincolante: obbligava i Paesi a ridurre le emissioni.
Gli accordi di Parigi erano affidati alla buona volontà.
Trump li ha stracciati, due volte; e non si vede perché le economie industriali in crescita, Cina e India, dovrebbero sentirsi costrette a rispettarli. Il punto di non ritorno è già stato superato: ormai si discute non come fermare il riscaldamento del pianeta, ma come adattarci. E forse giovani come Greta stanno antipatici perché sono migliori di noi, e ci rimproverano la catastrofe che stiamo preparando.
Quanto a Israele, ormai assume atteggiamenti tipici da regime autoritario. Non dico che lo sia. Ma costringere un prigioniero — oltretutto catturato e detenuto illegalmente — a baciare la bandiera nazionale è l’immagine speculare, uguale e contraria, del regime iraniano che costringe Cecilia Sala e gli altri detenuti a calpestarla, quella bandiera, all’ingresso del carcere.
Anche costringere gli ambasciatori a cancellare i post di condoglianza per la morte di papa Francesco, come ha fatto Netanyahu, è tipico di un regime autoritario (oltre che uno sfregio nei confronti di un miliardo e mezzo di cattolici).
Così come trascinare fuori dalla Knesset un deputato che legge l’intervista in cui David Grossman definisce il massacro di Gaza un genocidio. Certo, Netanyahu ha vinto le elezioni, e Israele non può essere paragonato alle dittature che reggono gli Stati limitrofi. Però una torsione autoritaria è in corso. Democrazia non significa solo votare.
(da Corriere della Sera)
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Ottobre 7th, 2025 Riccardo Fucile
TAJANI RISPONDE AL LEADER DELLA LEGA, CHE HA ACCUSATO FORZA ITALIA DI AVER VOTATO (IN SEGRETO) PER NON REVOCARE L’IMMUNITA’ ALLA SALIS: “LE CALUNNIE E GLI INSULTI NON LI ACCETTIAMO. NESSUNO TRADISCE O FA GIOCHI STRANI. SIAMO SEMPRE STATI LEALI”
“Le calunnie non le accettiamo, gli insulti non li accettiamo. Non c’è nessuno che tradisce, nessuno che fa giochi strani”.
Lo ha detto il vicepremier e leader di FI Antonio Tajani, rispondendo alle domande dei giornalisti sul post del segretario della Lega Matteo Salvini, secondo cui “qualcuno che si dice di ‘centrodestra’ ha votato per salvare la signora Salis dal processo”.
“Noi siamo sempre stati leali, coerenti – ha aggiunto Tajani, parlando a margine di un convegno alla Camera -. Abbiamo detto quale era la linea del voto, poi a scrutinio segreto ci sono 700 e più parlamentari che votano…”.
“Credo che il centrodestra si debba preoccupare di prendere voti all’esterno, non fare polemiche all’interno”. Lo ha detto il vicepremier e leader di FI Antonio Tajani, rispondendo alle domande dei giornalisti sul post del segretario della Lega Matteo Salvini, secondo cui “qualcuno che si dice di ‘centrodestra’ ha votato per salvare la signora Salis dal processo”.
È “inutile – ha aggiunto Tajani, a margine del convegno ‘Città nel futuro’, alla Camera – andare a cercare qualche voto in più”. Anche perché, ha proseguito, “quando si usano queste piccole
cose per cercare qualche voto in più alla fine poi i voti si perdono, lo abbiamo visto nelle Marche, in Val d’Aosta, in Calabria…”
(da agenzie)
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Ottobre 7th, 2025 Riccardo Fucile
40MILA CIVILI RUSSI AL BUIO E AL FREDDO… LA FRECCIATONA DI URSULA VON DER LEYEN AI BURATTINI DI PUTIN NELL’UE: “PUTIN NON NASCONDE LA SUA GIOIA E IL SUO SOSTEGNO A TUTTI I SUOI OBBEDIENTI AMICI IN EUROPA CHE STANNO FACENDO IL SUO LAVORO PER LUI”
La guerra prosegue inesorabile la sua corsa verso il quarto inverno mentre missili e
droni continuano a volare indisturbati nei cieli. Obiettivi in queste ore sono soprattutto le infrastrutture energetiche e le fabbriche di armi.
Un attacco ucraino ha interrotto la fornitura di elettricità nella città russa di Belgorod. Un raid con 251 droni — la cifra è stata fornita da Mosca — dopo settimane di colpi russi che hanno lasciato 40 mila civili al buio e al freddo.
«Se colpirete ancora le nostre infrastrutture energetiche in vista dell’inverno risponderemo», era stato il messaggio del presidente Volodymyr Zelensky a settembre. E così, dopo che quattro giorni fa Mosca ha spento la luce per migliaia di civili ucraini nella regione di Chernihiv, è partito il contrattacco.
Forte del rinnovato sostegno della Casa Bianca, il leader di Kiev diventa più perentorio nei confronti degli alleati europei lamentando non solo «la mancanza di azioni decise di risposta» ai bombardamenti russi. Zelensky ancora una volta denuncia come vi siano «componenti di fabbricazione straniera».
La Casa Bianca però frena il balzo in avanti di Zelensky. E sulla
vendita di missili a lungo raggio Tomahawk, Donald Trump spiega di voler saper prima su quali target Kiev abbia intenzione di usarli. Replica che non smentisce l’intenzione del presidente statunitense di cedere questo tipo d’arma agli ucraini ma nemmeno confermano il via libera.
Il Cremlino d’altro canto non abbassa i toni. L’Europa è «sulla via dell’escalation» contro la Russia e i rischi di uno scontro «sono molto alti». L’allarme fa seguito alle accuse rivolte da Paesi della Ue sullo sconfinamento di droni e jet russi.
Ultimo episodio sospetto a Oslo, dove diversi voli hanno subito ritardi e altri sono stati dirottati dall’aeroporto di Gardemoen dopo che il pilota di un aereo norvegese — la fonte è l’agenzia Ntb — «ha pensato di aver visto dei droni durante l’avvicinamento» allo scalo.
E se le autorità norvegesi non confermano la violazione, secondo il cancelliere tedesco Friedrich Merz, i droni «probabilmente vengono dalla Russia».
Ursula von der Leyen ha rinnovato le accuse a Putin. «Lui – ha sottolineato intevenendo nell’aula di Strasburgo nel dibattito in vista del voto di giovedì prossimo su due mozioni di censura (sfiducia) nei suoi confronti – ha dato la colpa all’Europa per la sua continua guerra di aggressione in Ucraina.
Si è vantato di quelle che ha definito “le crepe nell’edificio europeo” e “l’unità scossa” all’interno della nostra Unione. Non nasconde la sua gioia e il suo sostegno a tutti i suoi obbedienti
amici in Europa che stanno facendo il suo lavoro per lui». La presidente della Commissione accusa dunque i Patrioti di Le Pen e Orbán e la sinistra di Left di agire per conto del Cremlino per indebolire l’Ue.
«Questo – è la sua linea – è il trucco più vecchio del mondo. Seminare divisione per mettere gli europei gli uni contro gli altri. È una trappola».
L’inquilina di Palazzo Berlaymont è convinta che anche le invasioni del nostro spazio aereo in Estonia, Polonia e Danimarca rientrino nello stesso schema: «L’Europa è in stato di massima allerta». E’ però consapevole che nel Parlamento europeo crescono i malumori nei suoi confronti: dalla posizione assunta su Israele alla questione dei dazi.
Ha quindi promesso maggiore «collaborazione» e ha chiesto ai tutti i commissari di essere presenti al dibattito di ieri. Il timore è soprattutto che la sua maggioranza tradizionale si sfilacci ulteriormente. Improbabile invece che la sfiducia venga effettivamente approvata.
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