Ottobre 21st, 2025 Riccardo Fucile
WASHINGTON POST PUBBLICA LA FOTO DELL’ALA EST SFONDATA PER COSTRUIRE LA SALA DA BALLO DEL MEGALOMANE: 250 MILIONI IL COSTO
Donald Trump demolisce parte della Casa Bianca per l’agognata sala da ballo da 250 milioni di
dollari, nonostante la sua promessa che la sua costruzione non avrebbe “interferito” con l’edificio esistente. Lo scrive il Washington Post pubblicando anche una foto con le squadre di demolizione all’opera mentre con un escavatore sfondano una parte dell’ala est.
La realizzazione della ballroom “non interferirà con l’edificio attuale. Non lo farà. Sarà vicino ma non lo toccherà, e renderà omaggio all’edificio esistente, di cui sono il più grande fan”,
aveva dichiarato Trump durante la firma di un ordine esecutivo a luglio.
Donald Trump ha annunciato su Truth che “sono iniziati i lavori di costruzione della nuova, grande e splendida sala da ballo della Casa Bianca, nel complesso della Casa Bianca”. “Completamente separata dalla Casa Bianca – spiega – l’ala est è in fase di completa modernizzazione nell’ambito di questo progetto e sarà più bella che mai una volta completata!
Per oltre 150 anni, ogni Presidente ha sognato di avere una sala da ballo alla Casa Bianca per ospitare grandi feste, visite di Stato, etc. Sono onorato di essere il primo presidente a dare finalmente avvio a questo progetto tanto necessario, a costo zero per il contribuente americano! Questa sala da ballo sarà felicemente utilizzata per le generazioni a venire!”.
(da agenzie)
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Ottobre 21st, 2025 Riccardo Fucile
IL TRACCIAMENTO DEI CELLULARI E LE PROVE SULLA PIETRA… I TRE SONO STATI ACCUSATI DA ALTRI TIFOSI
Manuel Fortuna, 31 anni. Kevin Pellecchia, 20. E Alessandro Barberini, 53. Per la procura di Rieti sono loro ad aver lanciato
la pietra che ha ucciso Raffaele Marianella, autista del pullman dei tifosi del Pistoia Basket, dopo la partita con la Sebastiani. I tre ultras sono accusati di omicidio volontario. C’è un quarto indagato per favoreggiamento. I loro nomi sarebbero stati indicati da alcuni degli altri nove tifosi sentiti a lungo in Questura. Ma loro hanno respinto le accuse. Gli investigatori effettueranno le prove del Dna sui reperti e attendono il tracciamento dei cellulari per circostanziare le accuse.
«Mio fratello è scafatese»: il coro degli ultras
Le ostilità tra i gruppi di ultras durante il match di A2 di basket è cominciato per un coro. «Mio fratello è scafatese», hanno cominciato a cantare i gruppi Bulldog e Tradizione Ostile (tra i quali c’erano due dei fermati, Fortuna e Barberini). La Curva Terminillo domenica sera lanciava cori di sfida agli ultras Baraonda Biancorossa del Pistoia. Che hanno risposto con un classico degli stadi: «Scafati Scafati vaffanculo». I pistoiesi sono gemellato con i tifosi di Cento. Che odiano a morte gli ultras di Scafati. I quali sono gemellati con quelli di Rieti. Così, spiega oggi Repubblica, è nata la faida della Serie A2 di pallacanestro che ha portato alla morte dell’autista della Jimmy Travel. Il sasso ha colpito Marianella tra la bocca e la carotide. Oggi l’autopsia certificherà la causa della morte.
Manuel Fortuna
Manuel Fortuna, 31 anni, è il vicecapo della curva Terminillo. La sua pagina Facebook è piena di “Presente” e di celebrazioni
di ricorrenze come le foibe, oltre che raccolte alimentari di un’associazione di estrema destra. Tra i suoi gruppi preferiti ci sono gli Zetazeroalfa, il cui frontman è Gianluca Iannone, presidente di Casapound. «Difendi la torre, la torre ti difende», è l’inno del movimento. Fortuna lavora nel campo del gaming e dei supporti per le postazioni da gioco. Secondo le indagini avrebbe utilizzato una chat su Whatsapp per organizzare l’agguato ai tifosi del Pistoia sulla strada statale 79 verso Terni. Il raid è stato deciso in pochi minuti. Si è presentato coperto di sciarpe nere e cappelli.
Kevin Pellecchia
Kevin Pellecchia, 20 anni, ha un diploma all’istituto tecnico professionale per servizi legati all’agricoltura. Lavora in un vivaio. Già in passato lui e gli altri fermati avrebbero ricevuto segnalazioni per violenze durante gli incontri di pallacanestro in città. Nelle conversazioni su Whatsapp si fa riferimento a una spedizione punitiva pianificata da almeno tre tifosi della Sebastiani basket Rieti, ora sospettati di aver partecipato all’azione. Non ci sono solo i contenuti dei cellulari al vaglio degli inquirenti. La polizia sta scandagliando le immagini registrate dalle telecamere presenti all’interno e all’esterno del palazzetto dove si è svolto il match. Gli investigatori hanno visionato i filmati registrati prima, durante e dopo la partita di basket tra Pistoia e Sebastiani.
Alessandro Barberini
Il 53enne Alessandro Barberini si vanta su Facebook di frequentare associazioni di estrema destra. Tra queste la Roccaforte di Rieti. Che distribuisce pacchi alimentari e fa battaglie per la casa. Sui social Barberini pubblica il profilo di Benito Mussolini e ricorda ai suoi amici che il 25 aprile non è la sua festa. Ogni 10 febbraio commemora le foibe ed è presente anche all’anniversario di Acca Larenzia: “Io ricordo, Istria, Fiume e Dalmazia”. Durante il postpartita la polizia aveva notato persone a volto coperto che si allontanavano correndo verso le loro auto parcheggiate sotto un cavalcavia. Una di quelle macchine è stata bloccata. Dopo gli interrogatori sono usciti fuori i nomi dei tre fermati.
(da Open)
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Ottobre 21st, 2025 Riccardo Fucile
IL GRUPPO SI TROVATA NEL CENTRO DELLA CITTA’ E AVREBBE RIFUTATO DI LASCIARE LA ZONA… SE VALE QUESTO CRITERIO ALLORA DOVREBBE APPLICARSI ANCHE IN ITALIA DOVE ULTRAS STRANIERI HANNO CREATO SPESSO DISORDINI
La polizia olandese ha arrestato a Eindhoven 180 tifosi del Napoli che si trovavano a Fuutlaan,
nei pressi del centro cittadino. Il provvedimento è scattato alla vigilia della partita di Champions League con il PSV in programma questa sera (ore 21) per “impedire che dessero origine a disordini” e per aver violato il regolamento comunale in materia di assembramenti. Alcuni di loro sono stati anche trovati sprovvisti di biglietto e per questo ritenuti potenzialmente più pericolosi.
Gli ultimi aggiornamenti forniti dalle autorità e riportati dai media olandesi spiegano anche che, una volta interrogati nella stazione di polizia di Mathildelaan dove sono stati condotti in autobus, i sostenitori partenopei saranno rilasciati entro la giornata odierna e quelli senza ticket saranno espulsi.
Tajani su X: “Saranno allontanati i tifosi senza biglietto”
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha scritto un messaggio su X sulla vicenda: “Sto seguendo il caso dei tifosi del Napoli fermati a Eindhoven per controlli prima della partita di calcio di stasera. L’Ambasciata all’Aja ha già inviato del personale e sono già presenti agenti della Digos italiana. La polizia olandese allontanerà i tifosi senza biglietto. Per ogni necessità si può contattare l’Ambasciata al numero +31 651541399”.
Il piano di sicurezza e le “zone rosse” della città olandese
L’intervento delle forze dell’ordine rientra nel piano di sicurezza preventivo messo in atto in occasione del match di Coppa e per il timore di scontri: il sindaco di Eindhoven, Jeroen Dijsselbloem,
aveva circoscritto in via preventiva le aree ritenute ad alto rischio in occasione dell’incontro, con la polizia autorizzata a effettuare perquisizioni o prendere altre misure preventive per tutelare l’ordine pubblico.
L’arresto dei tifosi del Napoli a Eindhoven
L’arrivo dei supporters campani era particolarmente temuto visti i precedenti che risalgono a qualche anno fa, quando si recarono ad Amsterdam per la sfida di Champions con i ‘lancieri’: allora un centinaio di ultras vennero arrestati alla stazione centrale. Gli agenti avevano intimato loro di lasciare quella zona della città e al rifiuto dei supporters sono intervenuti, portando via quel gruppo “numeroso” e caratterizzato da una “certa atmosfera”. Non si erano verificate risse o incidenti, né erano stati segnalati contatti o scaramucce con la tifoseria olandese ma la polizia ha voluto evitare che la situazione potesse degenerare e ha effettuato la retata dopo il rifiuto degli ospiti a lasciare quell’area ritenuta off limits.
È questa, infatti, la versione raccontata all’agenzia di stampa ANP da un portavoce delle forze dell’ordine chiarendo la natura “deterrente” alla base dell’intervento. Per lo stesso motivo, altri quattro tifosi del Napoli sono stati fermati in altre zone della città di Eindhoven e invitati ad allontanarsi oppure a disperdersi. Quanto al match delle 21, allo stadio di Eindhoven sono attesi 1600 ultras provenienti dall’Italia.
(da agenzie)
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Ottobre 21st, 2025 Riccardo Fucile
LO AVEVAMO SOSTENUTO DA SUBITO, ORA FINALMENTE QUALCUNO CHIEDE CONTO DELLA PESSIMA GESTIONE DELLO SFRATTO …SECONDO I LEGALI DELLE FAMIGLIE DELLE VITTIME, È CHIARO CHE QUALCOSA NON HA FUNZIONATO”
«Il fratello del luogotenente Marco Piffari, Daniele, vuole capire che cosa non ha funzionato la notte del 14 ottobre a Castel D’Azzano». L’avvocato Davide Adami spiega così la ragione di fondo dell’incarico ricevuto dal parente del carabiniere morto nella strage di Castel D’Azzano la notte del 14 ottobre scorso insieme ai colleghi Davide Bernardello e Valerio Daprà, mentre altri 26 operatori delle forze dell’ordine sono rimasti feriti (tra cui un agente di polizia, operato ieri con successo all’ospedale di Villafranca).
Ora, però, si è entrati nella fase di risposta ai tanti inquietanti interrogativi rimasti a tutt’oggi sospesi: «Bisogna capire come è stata organizzata la perquisizione e l’irruzione nella casa dei Ramponi — precisa l’avvocato Adami — e che cosa avevano in mano i militari per preparare il piano di accesso al casale ma soprattutto se è stato fatto tutto il possibile per garantire l’incolumità dei carabinieri». Il legale, però, non si sbilancia in giudizi sull’operato dei militari dell’Arma: «Non so se la perquisizione nel casale di Castel D’Azzano sia stata organizzata bene perché non ho potuto leggere ancora gli atti d’indagine»,N dice il legale. Ma i dubbi ci sono: «Gli elementi raccolti fino ad adesso, però, lasciano spazio ad un bel po’ di domande e con il senno di poi è chiaro che qualcosa non ha funzionato».
(da agenzie)
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Ottobre 21st, 2025 Riccardo Fucile
E’ DA STAMANE RINCHIUSO NEL PENITENZIARIO DELLA SANTÉ DI PARIGI – GLI AVVOCATI DEPOSITERANNO UNA DOMANDA DI LIBERTÀ CONDIZIONATA – NELLA PEGGIORE DELLE IPOTESI, POTREBBE RESTARE NELLA SUA CELLA DI 11 METRI QUADRATI FINO AL PROCESSO D’APPELLO, A MARZO 2026 …SARKOZY SARÀ MESSO IN ISOLAMENTO PERCHÉ IL CARCERE NON HA I MEZZI PER GARANTIRE LA SUA SICUREZZA
”Hanno voluto farmi sparire e questo mi fa rinascere”: parola dell’ex presidente francese,
Nicolas Sarkozy, secondo alcune dichiarazioni pubblicate oggi dal giornale Le Figaro, nel giorno della sua incarcerazione per il caso dei presunti finanziamenti della Libia di Gheddafi. ”La mia vita è un romanzo”, commenta l’ex presidente, più combattivo che mai, nel giorno in cui verrà rinchiuso nel penitenziario della Santé di Parigi.
Sempre secondo Le Figaro, gli avvocati depositeranno oggi stesso una domanda di libertà condizionata. Il giudice e la corte
d’appello saranno chiamati a rispondere entro un termine di due mesi. Sarkozy spera di di rimanere in cella il più breve tempo possibile ma sa anche che non vi sono certezze.
Nella peggiore delle ipotesi, potrebbe restarci fino al momento del processo in appello, nel marzo 2026. Secondo il giornale, Sarkozy verrà portato in una cella di 11 metri quadri, con una finestra sigillata. Potrà anche acquistare uno spazzolone per il pavimento. Sarà messo in isolamento perché il carcere non ha altri mezzi per garantire la sua sicurezza insieme agli altri detenuti.
Non avrà ovviamente diritto al telefono cellulare ma potrà disporre di una piccola tv. Visto che in cella fa freddo, avrà diritto ad una sciarpa non più lunga di un metro. Potrà anche avere un coltello stondato e una forchetta. Disporrà di un fornello per cucinare e potrà acquistare del cibo da un apposito catalogo. Secondo Le Figaro, l’ex presidente è stato già avvisato che il cibo della mensa è ”’immangiabile”. Potrà uscire un’ora al giorno, nel cortile interno del penitenziario.
Tre guardie lo faranno uscire ed entrare. Sarkozy avrà diritto a due visite a settimana, incluse quelle della moglie Carla Bruni Sarkozy e dei figli, e potrà parlare senza limiti con i suoi avvocati. Gli sono inoltre concessi tre libri (con copertina molle) a settimana. ”Mi porto il Conte di Monte Cristo in due volumi e la biografia di Gesù di Jean-Christian Petitfils”, ha confidato. E intende anche scrivere un libro sulla sua esperienza in carcere.
(da agenzie)
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Ottobre 21st, 2025 Riccardo Fucile
DOPO AVER PER ANNI ACCUSATO LA SINISTRA DI TASSARE GLI ITALIANI, CI VOLEVA GIORGIA MELONI PER FAR SALIRE LA PRESSIONE FISCALE AL 42,5%, IL LIVELLO PIU’ ALTO DAL 2021
La pressione fiscale in Italia è salita. Nel 2023 era al 41,2%. Nel 2024 è arrivata al 42,5%, certifica l’Istat. Nel 2025 toccherà il 42,8%, prevede la Banca d’Italia nelle audizioni sulla Nadef. Non sono opinioni, né propaganda dell’opposizione: sono i numeri dei documenti pubblici firmati proprio dal governo che dice di “tagliare le tasse”.
La sinistra delle tasse, il centrodestra della memoria corta
Il 9 ottobre 2024 Giorgia Meloni ha spiegato che «noi le tasse le abbassiamo, quelle le alzava la sinistra». Salvini ripete che la sinistra «sogna patrimoniali» e Fratelli d’Italia archivia come “stangata rossa” ogni proposta di progressività fiscale. È la liturgia del centrodestra: agitare il feticcio della sinistra tassatrice come un monito morale. Nel frattempo i numeri crescono sotto il loro governo, ma evidentemente la pressione fiscale non fa parte della realtà: è tradimento dello spirito nazionale solo quando cala sulle statistiche dell’opposizione.
Per mesi la maggioranza ha equiparato ogni proposta su rendite finanziarie, grandi successioni o patrimonio immobiliare a un colpo di stato fiscale. La tassa sugli extraprofitti bancari? «Vogliono punire il risparmio degli italiani», ha accusato FdI prima di presentare una versione più leggera dello stesso meccanismo. Ogni riferimento alla progressività dell’imposizione è stato spinto nel secchio delle ideologie. E mentre l’opposizione veniva raccontata come ossessionata dal colpire il ceto medio, lo stesso governo lasciava scadere il taglio sulle accise dei carburanti, incassando di più in silenzio.
Gli sconti annunciati, i conti presentati
Il governo rivendica il taglio del cuneo, la revisione dell’Irpef, il futuro abbassamento dell’aliquota dal 35% al 33%. Ma gli sconti selettivi non cancellano l’aritmetica. L’Istat spiega che nel 2024 le entrate fiscali e contributive sono cresciute del 5,8%, mentre il Pil nominale è salito del 2,7%. L’inflazione ha spinto l’IVA, il “fiscal drag” ha trascinato redditi verso scaglioni più elevati e la fine dello sconto Draghi sulle accise ha garantito un incasso maggiore. Nessuno ha ufficialmente “alzato le tasse”, è bastato smettere di abbassarle e lasciarle lavorare in silenzio.
Nel 2025, secondo i documenti programmatici dello stesso governo, la pressione fiscale salirà ancora. Nel frattempo gli spot istituzionali parlano di “più soldi in busta paga”, ma nessuno spot racconta che l’Istat ha già certificato un carico più pesante sull’intero sistema. Davanti alle tabelle, lo slogan “meno tasse per tutti” vale quanto un cartellone elettorale dopo lo scrutinio.
Per capire la scala basta la cronologia ufficiale: il 2021 si chiude attorno al 43,4 per cento, il 2022 scende al 41,7, il 2023 al 41,2, il 2024 risale al 42,5; per il 2025 il quadro programmatico indica 42,8. Nel mezzo, scaglioni Irpef non indicizzati, gettito IVA spinto dai prezzi, Ires sostenuta da utili robusti sul 2023, contributi legati a occupazione e salari in crescita. È l’effetto combinato che rovescia lo slogan nel suo contrario: meno tasse annunciate, più pressione registrata.
I numeri restano. Gli slogan scadono.
Ogni proposta dell’opposizione su extraprofitti, rendite o grandi patrimoni viene bollata come “tassa ideologica”. Nel frattempo lo stesso governo valuta strette su affitti brevi, detrazioni e altri
segmenti fiscali senza mai tradurle nel linguaggio dell’ideologia, ma in quello dell’“equità”. Anche qui la logica è semplice: le tasse sono di sinistra solo quando non sono le tue.
Poi arrivano i dati dell’Istat. E quei numeri sono una sentenza: con questa maggioranza, la pressione fiscale è aumentata. Nessuna patrimoniale rossa, nessun governo socialcomunista. Solo il realismo di una propaganda che parla di sforbiciate mentre la forbice incassa. Il resto è rumore. I numeri no.
(da lanotiziagiornale.it)
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Ottobre 21st, 2025 Riccardo Fucile
MELONI NON HA DIMOSTRATO CHE QUEL CHE HA DETTO SCHLEIN E’ FALSO, LO HA SOLO ASSERITO: QUANDO GOVERNANO I SOVRANISTI LE LIBERTA’ CIVILI SONO RISTRETTE, E’ UN DATO DI FATTO
L’affaire Meloni vs Schlein va spiegato, non semplicemente titolato. Va spiegato perché rivela
una debolezza di ragionamento politico che conferma, anziché confutare, quel che ha detto Elly Schlein ad Amsterdam, al Congresso del Partito Socialista Europeo. Partiamo dalle parole che la presidente del Consiglio ha rivolto a Schlein: «Vai in giro per il mondo a diffondere falsità e gettare ombre inaccettabili sulla Nazione che dovresti rappresentare».
La cosa che interessa alla presidente è che le falsità e le ombre non siano diffuse fuori del paese.
Ma, questo a parte, Meloni ha confutato Schlein? Meloni non ha dimostrato che quel che ha detto Schlein è falso, lo ha solo asserito. Non ha mostrato che non è vero che quando e dove governa la destra, quella non semplicemente conservatrice, le libertà civili primarie e quindi la democrazia stessa sono sacrificate e ristrette. Insomma, non ha dimostrato che la Schlein ha detto falsità; per esempio, Meloni non ha provato che l’Italia ha nuove leggi sulla sicurezza che limitano la libertà dei cittadini di parlare e di associarsi per manifestare.
Non ha provato che è falso che il suo governo rifiuti di fare conferenze stampa; né ha mai spiegato, tra l’altro, perché all’ultima conferenza stampa (una tantum) sulla nuova legge di bilancio, si è alzata e se n’è andata alla prima domanda da lei giudicata non gradita.
Sembra che solo chi l’intervista per adularla o chi fa domande innocue goda della libertà di parlare a lei e di lei in pubblico. Quindi Schlein ha ragione. E l’asserzione di Meloni che Schlein dice il falso non dimostra che lei dice il vero.
Tra l’altro, dietro la sua asserzione vi sta una logica banale:
questo è il migliore dei governi possibili, tutto va a gonfie vele e il compito della stampa, via rete e cartacea, è quello di fare da megafono. Se l’opposizione chiede cose non gradite o prova solo ad avanzare una critica, le arriva la mannaia della denuncia legale o dell’asserzione perentoria che non ammette discussione e che è spesso condita con parole acide.
La destra non ama il contraddittorio, è allergica al pluralismo politico – che c’è, viene spontaneo pensare, perché c’è una Costituzione che la destra, tra l’altro, aspira a cambiare per farla a sua immagine e somiglianza.
Insomma, la destra usa l’arma della limitazione della libertà salvo negarlo come “falsità” a chi la critica. Ma perché si inalbera? Probabilmente perché sa di intervenire sulle libertà. Ma meglio sarebbe dirlo senza infingimenti! Non si può essere liberali e illiberali allo stesso tempo.
Meloni non ha dimostrato che le cose dette da Schlein siano false. Lo ha affermato. Ma affermare non è dar vita a quel che non c’è. Perché, dunque, dovremmo credere a quel che Meloni vuole, anzi, pretende, invece che a quel che dicono i suoi critici? Forse perché lo dice lei? La sua parola contro quella di una leader dell’opposizione. E questo è proprio in rotta di collisione con la democrazia.
Infine: Meloni dice ad una leader dell’opposizione quel che dovrebbe dire e non dire. Andare “in giro per il mondo” a dire che l’Italia ha un governo di destra non si deve. Lo sanno anche gli sprovveduti che le destre, da quando esistono le democrazie elettorali, amano l’ordine e la disciplina più del dissenso e della cacofonia che la libertà produce.
Non è anche per questo che la destra è autoritaria piuttosto che liberale? Allora, qual è il problema sollevato da Meloni? Forse non vuole che si dica in giro che il governo italiano è di destra? Ma lo sanno tutti. E poi, “in giro”, dove? L’Europa non è “in giro per il mondo”, è la casa in cui si trova l’Italia. E il Pd è parte del Partito Socialista Europeo che, notoriamente, non sostiene la destra e la considera liberticida, per esperienza storica e per cronaca politica, e non perché sceglie a caso questa opinione tra altre possibili. Dunque, la nostra Presidente del Consiglio vorrebbe coprire tutti i ruoli: quello della maggioranza e quello dell’opposizione, istruendo quest’ultima su che cosa non dovrebbe dire.
Sostiene, insomma, che i rappresentanti dei partiti di opposizione non dovrebbero fare bene il loro lavoro, ma dovrebbero fare ciò che piace o fa comodo alla maggioranza; essere tappezzeria. Forse la nostra presidente ha studiato democrazia su testi sconosciuti – ce li faccia conoscere e saremo felici di leggerli.
Nadia Urbinati
(da editorialedomani.it)
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Ottobre 21st, 2025 Riccardo Fucile
A OGNI FANATICO CORRISPONDE SEMPRE UNO STUPIDO
È una fortuna, nonché un elemento di timida speranza: a ogni fanatico corrisponde quasi sempre uno stupido, e questo lascia qualche spazio ai ragionevoli. Sentite questa: Ben Gvir, ministro per la sicurezza nazionale di Israele, uno che deride e minaccia i prigionieri politici in catene (per dire il livello di viltà), ritiene ultimativa, per le sorti del governo Netanyahu, l’approvazione della pena di morte per i terroristi. Dice che servirebbe a scoraggiarli.
Possiamo sorvolare sul fatto che da giovane Ben Gvir venne bollato a sua volta di terrorismo dalle autorità del suo stesso Paese. Fu tra coloro che minacciarono Rabin, poi assassinato da un giovane esaltato, della stessa risma di Ben Gvir: coloro che si sentono autorizzati dalla Bibbia a conquistare e uccidere. Ma a parte questo, come si fa a pensare che la pena di morte (comminata, per giunta, da Israele) possa minimamente incidere
sulla mentalità, sulle azioni, sulle strategie di Hamas e più in generale del radicalismo religioso islamista, che da almeno un paio di decenni ha fatto della morte un’arma bellica, un sacrificio “patriottico” e una missione religiosa?
L’attentato suicida e la morte in combattimento sono da molti anni una specie di prova di valore per migliaia di disgraziati, abbagliati dalla promessa di un riscatto ultraterreno dopo una vita sottomessa. Ovvio che Ben Gvir non lo capisca, ma la pena di morte, ai bombardati, ai segregati, agli scacciati, gli fa un baffo. Semmai è una conferma, per loro, che non esiste vita pacifica, vita piena, vita degna, esiste solo la morte. Darla e riceverla, ovviamente sempre nel nome di Dio. Che è il Dio della morte, lo stesso di Ben Gvir e dei suoi nemici. Il loro corpo a corpo travolge persone, case, bambini, vita quotidiana. Se ne fregano, loro, della vita.
(da repubblica.it)
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Ottobre 21st, 2025 Riccardo Fucile
“IL MIO TIMORE E’ CHE DA DOMANI CI SI DIMENTICHI”
Milena Gabanelli è in treno che sale verso Milano per i molti impegni che aveva preso. Ma la
storica conduttrice di Report oggi non mancherà di far sentire la sua voce e si collegherà con la manifestazione delle 17.30 in piazza Santi Apostoli a Roma promossa dal M5S per dare sostegno a Sigfrido Ranucci, vittima dell’attentato esplosivo alla sua auto nella serata di giovedì. Una reazione diventata in breve una “chiamata” alla società civile per protestare contro gli attacchi all’indipendenza dell’informazione.
Cosa si aspetta dalla piazza di oggi?
Mi aspetto che ci sia tanta gente, mi aspetto consapevolezza e una serie di cose. Il mio timore è che sull’onda emotiva si facciano manifestazioni anche importanti ma domani ci si dimentichi. Spero che non finisca come il Giorno della Memoria
o della Fame nel Mondo.
Quando ha saputo dell’auto esplosa sotto casa di Sigfrido Ranucci, cosa faceva e qual è stata la prima cosa che ha pensato?
Ero a casa, saranno state le 8 e stavo bevendo un caffè… mi è andato di traverso.
Lei ha detto: “È terribile, non succedeva da trent’anni”. Che clima respiriamo oggi attorno al giornalismo d’inchiesta?
Il clima mi sembra sempre lo stesso, più polarizzato però. Mentre è la definizione di “giornalismo d’inchiesta” che si è piuttosto modificata, si chiama inchiesta anche un racconto di cronaca.
Lei stessa è stata la prima a “pagare di persona”. Anche per lei c’è stato un momento in cui la paura ha bussato davvero?
Fortunatamente nessuno mi hai mai messo una bomba davanti alla porta di casa, quindi non ritengo di “aver pagato di persona”. Ho rischiato di pagare di tasca mia, questo sì, e per diversi anni, visto che non avevamo la tutela legale. Per quel che riguarda la paura, direi parecchie volte, ma non nel senso di paura che qualcuno volesse farmi la pelle.
Quante cicatrici lascia tutto questo — sulla salute, sulla famiglia, sulla vita quotidiana?
E’ che sei sempre preso, e sempre concentrato sul lavoro, quindi sottrai tempo e attenzione a te stesso e alla tua famiglia. Ma è un mestiere che ho volontariamente scelto… e mi ha dato tante soddisfazioni (e anche diverse frustrazioni) .
Il suo modo di fare giornalismo ha fatto scuola, dentro la Rai quanta ostilità e quanto isolamento ha sentito?
L’ostilità più grande l’ho sentita quando con Minoli abbiamo
proposto il videogiornalismo come modello di produzione. Era il lontano 1994, e i sindacati Rai si scatenarono contro. Non ho mai sentito invece l’isolamento, perché mi sono autoisolata di mio, per essere più libera e avere meno condizionamenti. Infatti non ho mai avuto frequentazioni politiche o di potere.
Perché, secondo lei, nella Tv pubblica è rimasto (quasi) solo Report a fare inchieste vere?
Perché è faticoso tenere il punto.
E che effetto le fa vedere oggi tanti politici solidali che fino a ieri agitavano carote e querele?
Torneranno domani ad agitare carote e querele, sono fatti così, cavalcano il momento.
Lei ha detto che “intimidire Sigfrido vuol dire intimidire tutta la squadra”. Che cosa tiene unita quella squadra dopo tanti attacchi?
La passione.
La manifestazione può lanciare un messaggio alla politica: quale?
Che c’è bisogno di informazione approfondita, e verificata, che portare alla luce il malaffare è nell’interesse dei governi. Se poi succede che il malaffare è organizzato dai governi… be’, ci sono ancora giornalisti in grado di dimostrarlo.
Smettere di querelare per “partito preso”, approvare il DDL sulle liti temerarie, l’anti-slaps, cosa altro?
L’educazione, in senso scolastico. Educazione a saper distinguere la propaganda, le fake news da un’informazione documentata. A riconoscere una notizia da una balla. Oggi la grande frustrazione è quella di non essere quasi mai considerati
indipendenti: l’utente ti considera sempre un portatore di interessi di qualcuno (di uno schieramento politico, di un pregiudizio, di una multinazionale). I social hanno fatto terra bruciata, tutti oggi vogliono un’informazione gratis e la nostra categoria in quanto a perdita di reputazione ci ha messo del suo.
(da ilfattoquotidiano.it)
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