Dicembre 5th, 2025 Riccardo Fucile
ATTOVAGLIATO CON IL MINISTRO C’ERA JACOPO TAGLIATI, EX RESPONSABILE DI GIOVENTU’ NAZIONALE PARMA, CHE E’ STATO RIMOSSO DALL’INCARICO (MA NON ESPULSO DAL PARTITO)
I militanti di Gioventù Nazionale Parma e il loro (ex) capo Jacopo Tagliati alla cena di Natale di Fratelli d’Italia insieme al ministro Tommaso Foti, ai parlamentari, agli europarlamentari e allo stato maggiore locale del primo partito di governo. È successo l’altra sera, a più di un mese dalla vicenda dei cori fascisti cantati dentro e fuori la sede di FdI.
Vicenda per la quale Jacopo Tagliati era stato rimosso dall’incarico e la sezione di GN Parma commissariata da Roma. Una vicenda che provocò un polverone politico, sulla quale la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta e sulla quale il ministro Guido Crosetto era intervenuto duramente con queste parole: “I responsabili vanno presi a calci e mandati a casa”.
I “reprobi” – apparentemente, pare, perdonati – scandirono canti in onore di Mussolini e della “camicia nera”: era la sera del 29 ottobre – a cavallo dell’anniversario della marcia su Roma. Adesso, accade questo – per la serie guess who’s back (“indovina chi è tornato”)
I fatti. L’altra sera in un ristorante di Parma – “Arte e Gusto”, sulla via Emilia, uscendo dalla città – c’è stata la cena di Natale di FdI. Una serata in grande spolvero per lo scambio di auguri tra militanti, dirigenti, simpatizzanti. Guest star della cena il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti, quello che nel 2020 in pieno Covid sfoggiò la mascherina nera con il motto
fascista “Boia chi molla”.
Ad accogliere il ministro c’erano il segretario provinciale meloniano Federico De Belvis e, tra gli altri, spiccavano la parlamentare Gaetana Russo e l’europarlamentare Stefano Cavedagna, ovvero i big locali del partito insieme ai noti Priamo Bocchi (capogruppo in consiglio comunale e consigliere regionale) e al deputato Fabio Pietrella.
Nella carrellata di fotografie e video postati sui social si vedono i manifesti di FdI e la grande torta con gli “auguri di buone feste”. Il particolare che però balza più all’occhio è il tavolo riservato ai ragazzi di Gioventù Nazionale. A quel tavolo, in piedi ad ascoltare le parole di Foti, c’è Jacopo Tagliati, che di Gioventù Nazionale era il gran capo fino a quando è scoppiato il caso dei cori fascisti.
I vertici di FdI, per quella imbarazzante vicenda, lo hanno rimosso, commissariando la sezione di Gioventù Nazionale. Ma a quanto pare l’epurazione non c’è stata. O, se c’è stata, è stata solo di facciata. Magari ancora da perfezionare. La conferma sta nel fatto che Tagliati e i baby camerati di GN sono stati invitati a cena con un ministro della Repubblica e lo stato maggiore di FdI.
Chi c’era racconta che i militanti di Gn e il loro (ex) capo sono stati accolti e salutati con grande affetto dai “grandi” del partito. Sarà l’ atmosfera pre-natalizia; sarà che al netto della presa di distanze post 29 ottobre, tra le nuove leve del partito (futura classe dirigente) e i big locali c’era e c’è un rapporto di stima, fiducia e collaborazione (a Repubblica ne parlò il consigliere comunale Giuseppe Tramuta, ndr).
Sta di fatto che sotto le feste tutto o quasi sembrerebbe, almeno in apparenza, perdonato. I cori fascisti e gli inni al duce di Gioventù Nazionale sono stati derubricati a marachella?
(da Repubblica)
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Dicembre 5th, 2025 Riccardo Fucile
AVETE VISTO IN ITALIA MANIFESTAZIONI PER QUESTI VENTIMILA BIMBI?
Sono stati presi e trasferiti in un campo in Corea del Nord a 9mila chilometri da casa.
Non è il destino di pericolosi criminali, ma di almeno due ragazzini ucraini, il 12enne Misha e la 16enne Liza, il primo del Donetsk e la seconda di Simferopol.
Nel campo di Songdowon è stato insegnato loro a «distruggere i militaristi giapponesi». E hanno incontrato veterani che, nel 1968, hanno attaccato la nave Pueblo, uccidendo e ferendo nove americani.
Le loro storie sono state raccontate mercoledì da Kateryna Rashevska, esperta legale del Centro regionale per i diritti umani dell’Ucraina, a una sottocommissione del Congresso americano, che ha iniziato a raccogliere testimonianze sui rapimenti di massa di bambini condotti dalla Russia dopo l’invasione e l’occupazione dei territori ucraini – scandalo per cui l’Aia ha emesso nel 2023 un mandato di arresto nei confronti di Vladimir Putin.
Sarebbero almeno 19.546 i bambini che sono stati trasferiti in Russia o in aree controllate dai russi, secondo il database ucraino “Children of War”. Di questi solo 1.859 sono tornati in Ucraina, gli ultimi sette grazie alla mediazione di Melania Trump, ha reso noto ieri la Casa Bianca.
A migliaia sono stati adottati da famiglie russe, altri sono stati condotti in 165 campi dedicati alla russificazione e alla militarizzazione, anche in Bielorussia e appunto in Corea del Nord.
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2025 Riccardo Fucile
I PRODUTTORI TAGLIANO I PREZZI PER TENTARE DI ASSORBIRE LE TARIFFE DI TRUMP, MA LE QUOTAZIONI SUL MERCATO STATUNITENSE CRESCONO E INGROSSANO I MARGINI DI IMPORTATORI E DISTRIBUTORI. E IL GOVERNO DORME
Un salasso. Mentre i produttori di vino italiani e francesi tagliano i prezzi nel tentativo di assorbire i dazi Usa e conservare le posizioni di mercato, le quotazioni dei vini sul mercato statunitense aumentano, ingrossando i margini di importatori e
distributori ma penalizzando le vendite.
È la denuncia dell’Unione italiana vini che oggi a Roma ha tenuto il proprio consiglio nazionale. Una denuncia amara perché rappresenta la presa d’atto che gli sforzi effettuati dalle cantine europee vengono vanificate dal trade Usa. E in questo modo invece di sostenere i consumi […] le vendite restano al palo.
«Di fatto – sottolineano all’Unione italiana vini – solo nell’ultimo trimestre abbiamo perso 110 milioni di euro di mancate esportazioni rispetto allo stesso periodo del 2024».
«Il problema dei dazi lo dobbiamo gestire – ha commentato il presidente dell’Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi – a meno di improbabili quanto repentini cambi di rotta delle politiche Usa, con queste tariffe ci dovremo purtroppo convivere.
Ciò che non può durare a lungo è l’autotassazione operata dalle imprese del vino italiane ed europee per rimanere competitive sul mercato.
Nel terzo trimestre il prezzo del vino italiano diretto verso gli Usa ha subito un taglio medio del 15%, quello francese addirittura del 26%. Contestualmente, il prezzo medio di questi vini in uscita dalla distribuzione americana è salito a ottobre di circa 4/5 punti e gli ordini nei punti vendita in vista del Thanksgiving sono tutt’altro che ripartiti».
Lo scenario di pesanti tensioni di mercato è sotto gli occhi di tutti. «Il mondo del vino tuttavia – ha aggiunto Frescobaldi –
deve oggi evitare catastrofismi ma anche facili ottimismi e lavorare sulla gestione della crisi.
Lo stanziamento di 100 milioni di euro aggiuntivi per la promozione del made in Italy (in capo a Ita, Italian Trade Agency) inserite nel Ddl Bilancio è perciò un segnale positivo e concreto del Governo, a patto che il nostro comparto sia in cima alla lista del made in Italy da sostenere.
È poi fondamentale che da parte del trade statunitense ci sia la consapevolezza che nessuno in questa fase possa pensare di lucrare in dispetto dei propri partner: oggi l’imperativo è riattivare i consumi calmierando i prezzi»
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2025 Riccardo Fucile
“NON HO NULLA IN CONTRARIO ALL’ESISTENZA DI UN EDITORE DI DICHIARATE SIMPATIE NEONAZISTE MA NON VOGLIO PERÒ AVERE NULLA A CHE SPARTIRE CON LUI” … DOMANI GLI EDITORI “E/O”, “FANDANGO”, “BAO”, “VOLAND” E “SUR” ALLE 15 OSCURERANNO PER 30 MINUTI CON TENDONI NERI GLI STAND PER PROTESTARE CONTRO LA CASA EDITRICE NAZIFASCISTI
Gentili amici, vi prego di comprendere le ragioni della mia assenza alla fiera Più libri
più liberi. Io sono favorevole alla tolleranza, anzi la pratico – anche con gli intolleranti per scelta, per età, per temperamento. C’è però una distinzione. Un conto sono gli intolleranti un altro, ben diverso, chi si fa partecipe cioè complice delle idee di un regime criminale come il nazismo.
Non ho nulla in contrario all’esistenza di un editore di dichiarate simpatie neonaziste, non vado a imbrattargli le vetrine, lo lascio tranquillo – non voglio però avere nulla a che spartire con lui nemmeno lo spazio di un bel salone come questo. Spero che mi capirete scusando la mia assenza.
Corrado Augias
La protesta contro la presenza della casa editrice di ispirazione nazifascista è seria e coinvolge un nutrito gruppo di editori che vendono i propri libri alla Nuvola dell’Eur dove è in corso Più libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria in programma fino all’8 dicembre.
Sabato alle 15 gli stand di una ventina di case editrici si oscureranno come gesto di dissenso per mezz’ora. Tra gli editori che hanno già aderito e/o, Fandango, Coconico press, Becco giallo, Playground, Momo, Caissa, Voland, Sur, Red Star Press ma l’elenco è in aggiornamento.
Tendoni neri renderanno inaccessibili gli spazi ai visitatori. Durante il flash mob sarà diffuso un volantino che spiegherà la
scelta di chiudere: far vedere cosa sarebbe accaduto sotto i regimi alla libertà di espressione e di parola: “Questo è ciò che è accaduto alla libertà di stampa e di pensiero quando i fascisti e i nazisti hanno messo in pratica la loro libertà di espressione. Vogliamo una Più libri più liberi antifascista”, si leggerà nel volantino.
Il flash mob, l’azione di protesta collettiva, è nata dagli editori che hanno firmato l’appello diffuso alla vigilia della fiera da un centinaio di intellettuali e artisti, da Zerocalcare, che ha rinunciato a Più libri, a Alessandro Barbero, Anna Foa e Antonio Scurati.
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2025 Riccardo Fucile
UNA TESI CHE NON REGGE. INTANTO, PERCHÉ NON È CHE QUALSIASI NOMINA, PER IL SOLO FATTO DI ESSERE LEGITTIMA, SIA ANCHE GIUSTA. COLABIANCHI PUÒ NOMINARE DIRETTORE MUSICALE ANCHE PAPERINO. MA È QUESTO CHE SI CONTESTA: NON CHE COLABIANCHI NOMINI, MA CHI … POI PESANO COME UN MACIGNO LE DICHIARAZIONI DEL SINDACO DI VENEZIA, LUIGI BRUGNARO, CHE A SUO TEMPO DICHIARÒ CHE LE PRESSIONI DA ROMA CI SONO STATE; QUINDI, O MENTE LUI O MENTONO TUTTI GLI ALTRI
Dopo due mesi abbondanti di ondeggiamenti, contraddizioni, scuse e altre sciocchezze, pare che finalmente la destra abbia trovato una posizione comune sulla sua iniziativa più maldestra, la nomina di Venezi a Venezia.
La tesi, in sostanza, è questa: il sovrintendente, Nicola Colabianchi, che per la sua magnetica personalità tutti alla Fenice chiamano “Fentanyl” come il potentissimo anestetico, aveva tutto il diritto di nominare chi vuole, scelta sua, la politica non c’entra; “poi si può anche pensare che Venezi non sia la più brava, ma andrebbe messa alla prova”, come ha detto Alessandro Giuli nell’intervista alla “Stampa”, per una volta senza aggiunte paternalistiche sulla “ragazza” che a Venezia diventerà “una principessa” (macché Tolkien, la vera fonte di ispirazione del ministro basettone sono i romanzi rosa).
Da lì in giù, tutti gli autori del clamoroso autogol veneziano vanno rilanciando lo stesso mantra: lo dice il sottosegretario Gianmarco Mazzi, lo ripete il responsabile cultura di FdI (fa già ridere così) Federico Mollicone, eccetera.
Buon ultimo, in tutti i sensi, è arrivato pure il direttore del “Gazzettino”, Roberto Papetti, uno che scrive “né” con l’apostrofo, così: ne’, che ha fotocopiato gli stessi concetti in un editoriale subito ridicolizzato dai sindacati dei lavoratori della Fenice in due paginette, fra l’altro scritte molto meglio.
Il punto è che la tesi dei maldestri non regge. Intanto, perché non è che qualsiasi nomina, per il solo fatto di essere legittima, sia anche giusta. Colabianchi, uno che non ha la dignità di dare le dimissioni da un teatro in cui le chiedono tutti quelli che ci lavorano (vero che ha 215 mila ottimi motivi annui per restare avvinghiato alla poltrona) può nominare direttore musicale anche Paperino.
Ma è appunto questo che si contesta: non che Colabianchi nomini, ma chi. In discussione non sono i poteri del sovrintendente, ma il modo sconsiderato con cui li usa. Poi pesano come un macigno le dichiarazioni del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che ha la stessa finezza intellettuale e savoir faire di un facocero, ma almeno anche una certa rozza sincerità.
Brugnaro, davanti ai giornalisti e filmato, a suo tempo dichiarò che le pressioni da Roma in favore di Venezi ci sono state; quindi, o mente lui o mentono tutti gli altri. Infine, è strano che dei raffinati pensatori come Mazzi o Mollicone non riescano ad afferrare il concetto che il direttore musicale di un teatro si nomina dopo che ha diretto l’orchestra con cui dovrà lavorare, e
non prima.
Specie se il suo curriculum non è esattamente quello di Karajan. È palese, evidente, ovvio, lo sa chiunque.
Ma loro no, persistono a difendere l’indifendibile con argomenti della cui assurdità si accorgerebbe anche un bambino. E infatti perfino i giornali di destra non li ripetono più.
(da Dagoreport)
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Dicembre 5th, 2025 Riccardo Fucile
DOPO AVER TAPPEZZATO LA CITTA’ CON DEI MANIFESTI IN CUI È SCRITTO “DIFENDI ROMA”, DOMANI ALLE 18 I SEDICENTI NEO-FASCISTI SI SAREBBERO DOVUTI RIUNIRE AL PARCO “GIORDANO SANGALLI” DI TOR PIGNATTARA, PER SOSTITUIRSI ALLE FORZE DELL’ORDINE
Il questore di Roma, Roberto Massucci, ha adottato un provvedimento di divieto nei
confronti di Forza Nuova a svolgere domani una “manifestazione itinerante” all’interno del Parco Giordano Sangalli a Tor Pignattara.
Solo dopo diverse ore la pubblicazione della locandina attraverso i social network – sottolinea la Questura – è stata seguita da una comunicazione per formalizzare l’iniziativa.
“I tempi della formalizzazione si sono rivelati tardivi – aggiunge la Questura – in quanto successiva a un precedente preavviso formulato da una realtà attestata su posizioni ideologiche contrapposte rispetto al Movimento Forza Nuova”.
Sui social il movimento aveva lanciato per domani sera alle 18 l’appuntamento ‘Difendi Roma’ con ronde nel parco.
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2025 Riccardo Fucile
LA REGIONE CORRE AI RIPARI E FA DIETROFRONT: “SI È TRATTATA DELL’INIZIATIVA PERSONALE DI QUALCUNO CHE NON HA AVUTO ALCUN CONFRONTO CON LA REGIONE. IL VOLUME È DI NUOVO SUL BANCHETTO” …UN PASTICCIO CHE FA RIDERE SE SI PENSA CHE LA FIERA HA ACCOLTO, IN BARBA ALLE POLEMICHE LA CASA EDITRICE “PASSAGGIO AL BOSCO” CHE EDITA LIBRI DI ISPIRAZIONE NAZI-FASCISTA
Un caso aperto e chiuso in un paio d’ore. La solerzia filogovernativa di un funzionario dello stand della Regione Lazio rischiava di diventare un nuovo scivolone per la fiera “Più libri più liberi”. Ma cosa è successo?
La casa editrice Graphofeel ha risposto a un bando di Lazio Innova, una società della Regione Lazio, e ha ottenuto la possibilità di esporre i suoi libri in un stand istituzionale insieme ad altri espositori.
Tra questi libri c’è Io non voto Giorgia di Giovanna Musilli, docente liceale romana. Due giorni fa, durante il montaggio dello stand, è stato chiesto alla casa editrice di togliere il testo che era stato esposto per la vendita: “Si è avvicinata una persona – dice la responsabile della casa editrice Laura Pacelli – e ci ha chiesto di non esporlo. Lo abbiamo tolto ma naturalmente abbiamo dovuto avvisare l’autrice”.
La notizia stamattina è stata diffusa. E la Regione è corsa subito ai ripari: i funzionari sono tornati allo stand dicendo all’editore di riesporre il libro. “Si è trattata dell’iniziativa assolutamente personale di qualcuno che non ha avuto alcun confronto con la Regione”.
Un piccolo pasticcio che si aggiunge alle polemiche di questi giorni sulla presenza in fiera della casa editrice Passaggio al bosco. Loredana Lipperini, tra le firmatarie dell’appello all’Aie contro la casa editrice di ispirazione nazi-fascista, ha annunciato che rinuncerà alla sua presentazione prevista domenica 7 in Sala Aldus alle 16,30 per ospitare una discussione aperta sul tema.
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2025 Riccardo Fucile
LE OPPOSIZIONI ATTACCANO: “COSI’ SI TRASFORMA IL PAESE IN UN LABORATORIO DI CONDONI PERMANENTI” – TRA ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE ESATTORIALI, RAVVEDIMENTI E SANATORIE EDILIZIE, SONO GIA’ 20 I “PERDONI FISCALI” IN TRE ANNI DI GOVERNO MELONI
Si fa presto a chiamarla mano. Invisibile per Adam Smith, di Dio per Paolo
Sorrentino in onore di Maradona, indulgente e vistosa per il governo. E qui il lessico è vasto, anche se tuttavia i sinonimi si rincorrono: rottamazioni, depenalizzazioni, paci fiscali, ravvedimenti operosi, concordati.
In una parola: condoni. Piccoli, medi e grandi. Fiscali ed edilizi. Dal Salva Milano (riabbracciato ieri con la legge delega al Testo
unico per l’edilizia passata in Consiglio dei ministri) al condono in Campania, riemerso dopo venti anni dalle ceneri del Vesuvio in manovra con un emendamento di maggioranza a doppia firma Gelmetti-Matera — una manina appunto — a pochi giorni dal voto delle regionali per aiutare (senza fortuna) Edmondo Cirielli, ancora vivo e vegeto in Senato. «Passerà», dicono, obtorto collo , dal ministero dell’Economia.
È la «mano di Chigi», nel senso del Palazzo del governo guidato da Giorgia Meloni per conto di tutto il centrodestra. Che finora sta accompagnando smemorati e piccoli peccatori in una sorta di Giubileo che rimette le colpe di chi non è in regola. Tutti (o quasi) assolti e dunque perdonati, andate in pace. Fiscale o edilizia, fate vobis.
Le norme volute ieri da Matteo Salvini, fra le altre cose, introducono procedure semplificate per gli abusi commessi prima del 1° settembre 1967 e provano a rimettere ordine nella foresta pietrificata della rigenerazione urbana dopo le inchieste che hanno sconvolto Milano.
Fratelli d’Italia, invece, tiene il punto sulla sanatoria in Campania sulla quale Forza Italia all’inizio è stata colta in contropiede perché se l’è trovata già apparecchiata come ammesso da Antonio Tajani.
Anche la rottamazione numero cinque delle cartelle fiscali (il primo fu Renzi, poi toccò a Gentiloni, Conte e Meloni) è pronta a riaffacciarsi di nuovo in manovra. Consentirà, rispetto alla
quater, di accedere a regole più flessibili per il pagamento delle cartelle del fisco dal 2000 al 2023. Ha una copertura di circa due miliardi di euro.
Abbraccia di qua, perdona di là, c’è anche chi ha fissato intorno alla ventina i condoni, nel senso lato del termine, piazzati finora dal governo con provvedimenti mirati a piccoli segmenti contributivi. Dalle criptovalute non dichiarate ai crediti d’imposta non spettanti per ricerca e sviluppo. È il governo amico e irenico contro le liti pendenti fra cittadini e fisco.
Che abbraccia il «ravvedimento speciale» delle partite Iva a cui si è proposto nei mesi addietro un super concordato. Si va dunque verso sanzioni ridotte, sconti e aiutini — in cambio di un maggiore gettito fiscale — verso la categoria dei tartassati, base elettorale a cui tutti nel centrodestra si appellano. Stato amico, Stato buono, Stato indulgente. È il condono-ciliegia, uno tira l’altro. Con una promessa: sarà l’ultimo. Forse.
(da Corriere della Sera)
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Dicembre 5th, 2025 Riccardo Fucile
IL VICEPRESIDENTE USA, JD VANCE: “L’UE DOVREBBE SOSTENERE LA LIBERTÀ DI PAROLA INVECE DI ATTACCARE LE AZIENDE AMERICANE PER SPAZZATURA”. MA LA LIBERTÀ DI PAROLA NON C’ENTRA UN CAZZO
La Commissione Ue ha inflitto una multa da 120 milioni a X di Elon Musk per aver violato gli obblighi di trasparenza previsti nella legge europea sui servizi digitali (Dsa).
Quella odierna è la prima decisione di non conformità adottata ai sensi del Dsa, volto a mettere fine al far West online.
Le violazioni includono il design ingannevole della spunta blu, la mancanza di trasparenza dell’archivio pubblicitario e la mancata fornitura di accesso ai dati pubblici per i ricercatori. Ancora in corso l’indagine per sospette violazioni del Dsa legate alla diffusione di contenuti illegali.
Affondo del vice presidente Usa JD Vance contro l’Ue. “Girano voci – scrive in un tweet – secondo cui la Commissione europea multerà X di centinaia di milioni di dollari per non aver applicato la censura. L’Ue dovrebbe sostenere la libertà di parola invece di attaccare le aziende americane per spazzatura”. Messaggio rilanciato sempre su X dallo stesso Elon Musk, accompagnato dal commento: “apprezzo molto”
La tutela del Dsa “non riguarda la censura, non limita i contenuti, ma riguarda la trasparenza: siamo d’accordo di non essere d’accordo” con le critiche americane. “Noi non siamo contro alcuna azienda”. Così i portavoce della Commissione replicano alle critiche espresse dal vice presidente americano,
Vance circa la multa contro X.
L’importo della multa a X è stato calcolato “non sulla base della struttura societaria, ma piuttosto in base alle violazioni” riscontrate. Una volta determinata la multa, la Commissione si assicura che non superi il limite massimo legale del 6%, definito dalla legge. Lo spiega un funzionario della Commissione europea.
L’importo, precisa, è definito sulla base di “criteri di legge” e in particolare sul principio di proporzionalità che a sua volta prende in considerazione diversi criteri, tra cui “la natura, la gravità, la ricorrenza e anche la durata” delle violazioni contestate.
Il processo per determinare le sanzioni ai sensi della legge sui servizi digitali “si articola in due fasi completamente indipendenti: la prima è che la sanzione deve essere proporzionata alla violazione e la seconda è che non può superare il 6% del fatturato annuo globale. La sanzione quindi non è fissata in percentuale del fatturato globale”.
La Commissione ha proceduto a valutare separatamente anche le diverse violazioni contestate a X. “Per la violazione relativa al segno di spunta blu, stiamo imponendo una sanzione di 45 milioni di euro; per la violazione relativa alla trasparenza dell’archivio pubblicitario, stiamo imponendo una sanzione di 35 milioni di euro, e per la violazione legata all’accesso ai dati per i ricercatori, stiamo imponendo una multa di 40 milioni di euro. Il totale ammonta a 120 milioni di euro”.
(da agenzie)
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