FUOCO AMICO SU GIULI, ANCHE MARIO GIORDANO STRONCA IL MINISTRO DELLA CULTURA: “IL PROBLEMA NON È CHE NON SI CAPISCE UNA MAZZA DI QUEL CHE DICE, MA CHE NON SI CAPISCE UNA MAZZA DI QUEL CHE FA”
“NON SIAMO COLTI COME LEI, MA ABBIAMO LETTO ARBASINO. RICORDA? PRIMA GIOVANI PROMESSE, POI SOLITI STRONZI E INFINE VENERATI MAESTRI. CI VIENE IL SOSPETTO CHE LEI NON SIA PIÙ UNA GIOVANE PROMESSA. E, NONOSTANTE LA INFOSFERA, FATICHI A DIVENTARE VENERATO MAESTRO…”
Caro ministro Giuli, le scrivo per dissociarmi da coloro che la prendono in giro per il suo linguaggio forbito: il problema […] non è che non si capisce una mazza di quel che dice. Il problema è che non si capisce una mazza di quel che fa. Perché, per dire, ha rimosso il capo di gabinetto, Francesco Gilioli persona stimata nonché fresco di nomina a commendatore?
Quali sono i «fatti gravissimi» di cui si sarebbe macchiato? E perché al suo posto ha nominato Francesco Spano, militante dem e Lgbtq, già beccato con le mani nella marmellata a finanziare con soldi pubblici associazioni gay per il sesso a pagamento? Perché ha scelto uno di cui Giorgia Meloni chiedeva la defenestrazione?
Sia chiaro: quando parla lei fa ridere. Ma temo sia la sua parte migliore. L’infosfera globale infatti si può anche spiegare. Ciò che è difficile spiegare è altro: perché Spano, che era da licenziare in tronco, adesso diventa suo capo di gabinetto? Perché uno che finanziava il sesso on line Lgbtq merita di essere premiato, nonostante 15.000 firme di Pro Vita che chiedono il contrario?
E perché il suo ex capo di gabinetto Gilioli viene rimosso, ma non licenziato? Se quest’ultimo ha commesso «fatti gravissimi» […] non dovremmo sapere quali sono? E non dovremmo evitare che li commetta ancora, passando ad altri uffici?
Che ci vuol fare, caro Giuli? Noi non suoniamo il flauto di Pan nei campi, non pratichiamo il paganesimo, non abbiamo il culto del lupo, non abbiamo mai definito il Fronte della Gioventù «mammolette», non abbiamo nonni che hanno fatto la marcia su Roma e non abbiamo scritto libri su Gramsci, tanto meno presentati da Sabrina Ferilli.
E non siamo neppure dandy come lei, né collezionisti di sigari, non siamo così eleganti e forbiti da conquistare Lilli Gruber e i salotti chic. Amiamo la centralità del pensiero solare, certo, ma ameremmo ancor di più capire che cosa vuol fare, oltre che occupare la poltrona sempre con la giusta mise.
Per esempio: i 175 milioni di tagli al ministero della Cultura. Dove prenderà quei soldi? «Non ci saranno salassi», ha detto. E questo mi pare più criptico dell’ontologia intonata alla rivoluzione permanente.
A differenza sua, siamo abituati a parlare chiaro. E quindi le chiediamo: davvero sarà in grado di gestire quel ministero meglio di Sangiuliano? Il dubbio è lecito: quando le hanno affidato qualche programma in Rai, non ha avuto gran successo (ne ricordo uno chiuso per disperazione alla seconda puntata, roba da far invidia a Monteleone).
E quando le hanno affidato il museo Maxxi ha lasciato dietro di sé un calo dei biglietti del 30%. Ora farà sicuramente meglio, visto che peggio è impossibile: ma ci spiega come? Perché vede, noi non siamo colti come lei, però abbiamo letto Arbasino. Ricorda? Prima giovani promesse, poi soliti stronzi e infine venerati maestri. E a noi viene il sospetto che lei non sia più una giovane promessa. E, nonostante la infosfera, fatichi a diventare venerato maestro….
Mario Giordano
per “La Verità”
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