TORNANO IN EUROPA TUBERCOLOSI, LEBBRA E SIFILIDE
INFEZIONI ORMAI DEBELLATE RIAPPAIONO A CAUSA DELLA CATTIVA GESTIONE DEL PROBLEMA IMMIGRAZIONE IRREGOLARE… OCCORRE INVESTIRE IN INDAGINI DIAGNOSTICHE E IN CURE, ALTRO CHE DENUNCIARLI E FAVORIRNE LA CLANDESTINITA’… NON CI SONO REGOLE COMUNI NEI VARI PAESI EUROPEI E MANCA UN PASSAPORTO SANITARIO
Esistono malattie contagiose, infezioni ormai debellate nei Paesi civili, capaci di superare ogni frontiera e di diffondersi senza limiti.
Se l’Europa non saprà governare il processo migratorio rischia in futuro di dover fronteggiare pericolose epidemie.
La denuncia arriva dal consulente Ue e docente universitario ungherese Istvan Szilard, in occasione del congresso internazionale “Clandestini, salute e ritorno” organizzato a Marina di Ragusa sotto l’egida dell’Unione Europea e dell’International Organization for Migration, formato dai 125 Stati membri per assistere l’Onu sui temi dell’immigrazione.
L’impatto di malattie in Italia ormai da decenni scomparse, come la tubercolosi, la difterite, la lebbra, la sifilide, potrebbe rivelarsi disastroso e in pochi anni potremmo assistere alla ricomparsa di certe affezioni per le quali non si vaccina più.
E’ indispensabile che l’Europa investa in indagini diagnostiche, oltre che in cure sugli immigrati.
Per accertare, ad es., se un immigrato è affetto da tubercolosi basterebbe un’intradermoreazione, un esame da pochi euro, che i protocolli però non prevedono.
Si dovrebbe arrivare a creare un passaporto sanitario con informazioni scritte anche nella lingua di origine che segua l’immigrato, nel caso di partenza dall’Europa per rientrare nel proprio Paese, così come andrebbero seguiti con un piano organico donne, bambini e anziani disabili che ottengono asilo.
Particolare attenzione dovrebbe essere riservata ai clandestini che non si rivolgono alle nostre strutture sanitarie nel timore di essere rimpatriati e quindi diventano mine sanitarie vaganti: meglio allora garantire loro cure senza obblighi di denuncia la cui minaccia li renderebbe ancor più invisibili.
I relatori al Convegno hanno concordato che servirebbe un training standardizzato per tutta l’Italia e l’Europa: non ci sono regole comuni per i controlli sanitari.
Alcuni Paesi fanno dieci controlli, altri cinque, altri sette, un guazzabuglio.
Il diritto umano alla salute è garantito poi nei Paesi Comunitari, ma non nei Paesi di origine: quando gli immigrati tornano a casa e hanno necessità di cure, non ne trovano: è essenziale a questo punto un coinvolgimento delle strutture sanitarie dei Paesi di origine ai quali va fornita assistenza e informazione.
Se tutto questo non verrà predisposto in tempo, anche l’Europa rischia davvero grosso per la salute della propria popolazione negli anni a venire.
Ecco perchè l’immigrazione va tenuta sotto controllo ed è meglio governarla con intelligenza, invece che lasciare spazio ai tromboni della politica che pensano di aver risolto il problema “respingendo” due barconi due nel Mediterraneo.
Quando poi in un anno ne entrano di media 150.000 via terra, a parte le centinaia di migliaia arrivati dai Paesi dell’Est in un solo anno.
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