SI DICONO “PATRIOTI” E POI SI DIMENTICANO DI OMAGGIARE CLAUDIA CARDINALE, DIVA DI UNA “GRANDE ITALIA” (COME HANNO FATTO ANCHE CON GIORGIO ARMANI)
I FUNERALI DELL’ATTRICE A PARIGI NON C’ERA UN RAPPRESENTANTE DEL GOVERNO ITALIANO, NÉ UN MINISTRO O UN SOTTOSEGRETARIO (PER LA FRANCIA C’ERA LA MINISTRA DELLA CULTURA, RACHIDA DATI, E ANCHE IL SUO REMOTO PREDECESSORE JACK LANG, QUELLO DI MITTERRAND) … ASSENZE IMPERDONABILI, ERA SIMBOLO DI UNA GRANDE ITALIA
Forse si poteva mandare qualcuno, anzi forse si doveva. Invece al funerale di Claudia Cardinale l’Italia era rappresentata solo dalla nostra ambasciatrice, Emanuela D’Alessandro. Il Governo non c’era, non pervenuto. Non hanno ritenuto di dover fare il viaggio né il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, né uno dei suoi sottosegretari, magari proprio quella con la delega al cinema, Lucia Borgonzoni, sempre loquacissima e presentissima sui tappeti rossi.
Per la Francia, la ministra della Cultura, Rachida Dati, c’era, anche il suo remoto predecessore Jack Lang, quello di Mitterrand. Questione di stile, e stavolta bisogna purtroppo ammettere che ne hanno avuto di più i cugini.
E poi Claudia Cardinale era un simbolo di un’Italia che dovrebbe essere cara a ogni nostro governo e soprattutto a questo, così sensibile, a parole, a storia e gloria nazionali. Perché rappresentava un cinema che nei suoi anni d’oro era davvero il migliore del mondo, e in generale un’Italia che, forse perché per la prima volta nella sua storia tutti andavano a letto avendo mangiato a sufficienza, traboccava letteralmente di genii in ogni campo, nel cinema ma anche nel teatro, nella letteratura, nella musica, nell’arte, nella moda, nel design.
Esserci significava dire grazie a lei, che l’Italia l’ha portata sugli schermi di tutto il mondo, e ribadire che non dimentichiamo quale meraviglioso Paese siamo stati, che è poi è il modo migliore per tornare a esserlo. Chissà che improrogabili impegni avevano i nostri maggiorenti della cultura, che inderogabili obblighi istituzionali, che priorità irrinunciabili. Eppure, per il breve spazio di una messa da requiem sarebbe stato meglio essere accanto a quella bara, dove si ricordava non soltanto una grande attrice, ma una grande Italia.
(da La Stampa)
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