EUGENIA ROCCELLA È LA MINISTRA PER LA FAMIGLIA, PER LA NATALITÀ E PER… LE FIGURACCE : IN TRE ANNI ALLA GUIDA DEL DICASTERO ALLE PARI OPPORTUNITÀ, ALLA FAMIGLIA, SI È FATTA NOTARE PIÙ PER LE SPARATE E LE GAFFE CHE PER I TRAGUARDI RAGGIUNTI DAL SUO MINISTERO
LE USCITE SUL CALO DELLA NATALITÀ (“NON SI FANNO FIGLI PERCHÉ SI PREFERISCE LO SPRITZ”), L’ABORTO CHE “PURTROPPO FA PARTE DELLE LIBERTÀ DELLE DONNE” E LA POLEMICA A DISTANZA CON LILIANA SEGRE PER LE “GITE” AD AUSCHWIT
Tre anni di annunci, polemiche, contestazioni. Tre anni di vuoto. Il ministero alle pari opportunità, alla Famiglia e alla natalità guidato da Eugenia Roccella scansa ogni traguardo concreto grazie a una predisposizione naturale alla polemica o alla gaffe.
È una fatale circostanza quella che ha portato Roccella a criticare i viaggi di istruzione ad Auschwitz (ridotti a «gite») proprio a dieci giorni dal suo terzo anno al ministero. La sua capacità di conquistare le prime pagine, con uno scontro aperto con Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto, rappresenta la summa di quanto di più incisivo s’è visto in tre anni. Una comunicazione che nel diffondere a parole un’idea di mondo, punta anche a distrarre dai fatti, gonfiando un’agenda fatta di pagine bianche.
Come la riforma dell’assegno unico, fatta a pezzi dalle Ong del Terzo settore: non ha ridotto la povertà in Italia, anzi ha escluso molte famiglie vulnerabili. A dirlo la Caritas, nell’VIII Rapporto sulle politiche contro la povertà. L’assegno ha tagliato del 40-47% i beneficiari. Caritas segnala che molti ora chiedono aiuto per spese essenziali, come cibo, affitti e materiale scolastico, mostrando l’insufficienza del sussidio
Sul contrasto alla violenza di genere, ci sarebbe il ddl contro il Femminicidio, […] criticato da chi da anni si occupa concretamente delle donne vittime di violenza, come Antonella Veltri, che presiede D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, […] che pure riconoscendo l’importanza per «il riconoscimento della necessità di una formazione specifica», afferma che «cambiare rotta significa anche riconoscere concretamente l necessità di investimenti economici adeguati a cambiare la cultura di un paese che a colpi di pene e di suoi innalzamenti non risponde al diritto di libertà dalla violenza delle donne».
Troppo poco, così come insufficiente è stato giudicato il reddito di libertà per le donne in uscita da situazione di violenza, misura spot promossa l’8 marzo e bocciata dalle operatrici impegnate in prima linea per il contrasto alla violenza di genere. Dieci milioni all’anno per triennio non bastano: «I conti sono presto fatti: in media, poco più di 1.600 donne all’anno possono accedere al contributo. Le sole associazioni della Rete D.i.Re, nei primi 10 mesi del 2024 hanno accolto 21.842 donne».
Poco è stato anche fatto per la cultura, anzi nell’agenda di governo è previsto anche qualche passo indietro. Nelle maniche del ministero dovrebbe esserci la sensibilizzazione e la comunicazione contro gli stereotipi di genere, ma Roccella resta silente di fronte all’emendamento firmato dal capogruppo del suo partito Lucio Malan (FdI) al ddl Concorrenza, che cancella il divieto di pubblicità sessista dal Codice della Strada.
Ci sarebbe poi la lotta all’omotransfobia. Violenze, aggressioni, perfino morti negli ultimi tre anni sono stati accompagnati dai linguaggi muti dell’ex portavoce del Family Day che non ha mai condannato.
Immobile il piano nazionale contro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza pubblicato sul sito del ministero il 9 giugno 2025. Una mossa arrivata in affanno dopo 3 anni di immobilismo, nel 2026 l’Ue rivedrà la propria strategia e quindi l’esecutivo Meloni
sarà costretto a intervenire nuovamente. Piano mai attuato e messo online soprattutto per “tranquillizzare” gli organismi internazionali.
Non le resta dunque che spacciare parole come azioni di governo, in assenza del medesimo. E così: abortire «purtroppo» fa parte delle libertà delle donne, l’alternativa «oggi è tra lo spritz e il figlio». La crociata contro chi dà nomi di bambini ai cani: («Così trasferiscono il bisogno di avere figli: serve una rivolta a difesa dell’umano»). L’invito ai medici a «segnalare i casi di violazione della legge sulla maternità surrogata alla Procura», smentito dall’ordine stesso. Fino ad arrivare all’asse improbabile con Rocco Siffredi contro il porno.
Proposte annunciate e mai arrivate a destinazione: come l’«asilo nido gratis dal secondo figlio», era il 2023, caduta nel vuoto. In ultima il disegno di legge per adottare gli embrioni, modo per conferire personalità giuridica agli embrioni e indebolire la 194. Annunci e diversivi per dare l’impressione di occuparsi della politica di governo e contemporaneamente distrarli dalla sua assenza.
(da editorialedomani)
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