SOLDI A PARTITI, L’EMENDAMENTO PER FORZA ITALIA
UN CAVILLO PDL PER DARE IL 2×1000 ALLA CREATURA DI BERLUSCONI… IL DDL SUL FINANZIAMENTO PUBBLICO È IN ALTO MARE: E LETTA PENSA AL DECRETO
È ormai una corsa contro il tempo per impedire che la tagliola di un decreto, minacciato più volte da Enrico Letta, piombi sul lavoro parlamentare mandando in aria gli accordi sottili — e non sempre chiari — tra Pd e Pdl per rendere meno traumatica possibile la “rinuncia” al finanziamento pubblico dei partiti.
Il ddl, rientrato in commissione Affari costituzionali dieci giorni fa dopo che si era riscontrata in aula alla Camera, l’impossibilità di trovare una quadra, passerà lunedì per l’ultimo tentativo di mediazione in commissione.
“Partiremo alle tre del pomeriggio e andremo anche in notturna — spiega Sergio Boccadutri, capogruppo di Sel in Affari costituzionali — se servirà ci prenderemo anche martedì mattina pur di mandare il aula il ddl entro il pomeriggio per l’inizio della discussione; ormai siamo fuori tempo massimo, ma su alcuni punti prevedo che l’accordo sarà difficile da trovare”.
Uno di questi punti, su cui il Pd e Sel stanno facendo muro (ma chissà quanto sia solido) è l’emendamento presentato da Maurizio Bianconi del Pdl (firmatari anche Francesco Saverio Romano, Elena Centemero e Laura Ravetto), ribattezzato per necessità di sintesi “salva Forza Italia”.
Nel testo si prevede che il finanziamento derivante dalla donazione privata del 2à—1000 possa andare anche a quei partiti politici non presenti nella legislatura precedente all’approvazione della legge se certificata la loro esistenza dalla “metà più uno dei candidati eletti sotto il medesimo simbolo (nel caso il Pdl, ndr) alle più recenti elezioni”.
In pratica, se la metà più uno degli attuali parlamentari del Pdl diranno che esiste Forza Italia, il finanziamento potrà andare tranquillamente anche alla rinata creatura berlusconiana, ma non ai partiti nuovi di zecca.
Una discriminazione, dunque. E, soprattutto, un favore grosso come una casa a Berlusconi. Ma non solo.
C’è un altro punto che desta vere ondate di piena in commissione.
Si tratta del tetto per le donazioni private, che il Pd vorrebbe al massimo a 100 mila euro e che il Pdl, invece, vuole fissare a un milione.
Chiara la finalità , “ma se mettiamo un milione — sostiene sempre Boccadutri — è come se non mettessimo nessun tetto, e questo non può passare”.
Nodi da sciogliere che, in questi due primi casi, forse potranno trovare una mediazione all’ultimo tuffo.
Resterà invece lo scontro sull’emendamento di Sel, firmato proprio da Boccadutri, che impedisce le donazioni a chi è condannato in via definitiva per corruzione o frode fiscale (un vero emendamento contro Berlusconi) e sull’altro, il 5.50, dove si riformulano le modalità di applicazione del reato di finanziamento illecito ai partiti, che non sarà comunque applicabile in via retroattiva (come qualcuno del Pdl voleva) ma provoca parecchi mal di pancia.
C’è poi un ultimo dato.
Nella fretta di presentare alle Camere il ddl, il governo ha cancellato alcuni passaggi della precedente legge che riguardavano i controlli sulle donazioni e dunque in commissione sono stati ripristinati, nell’articolo 7, alcuni di questi paletti, creando ulteriori frizioni.
Tra chi sta lavorando al ddl per cercare di portare a casa un risultato “più onorevole possibile, laddove possibile” si digeriscono male le minacce di Letta: “Francamente — commenta Boccadutri — stanno diventando un po’ patetiche. Un decreto impedirebbe il miglioramento del testo con diversi emendamenti, alcuni già approvati e altri, come quello presentato da Sel, che non trovano ancora l’accordo nella maggioranza”.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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