“IO, MALATA DI CANCRO, LASCIATA A CASA DAL DATORE DI LAVORO”
“GUARDARE SOLO AL PROFITTO E’ UN CEFFONE ALLA VOGLIA DI VIVERE”… LA STORIA DI LEONORA
Leonora Longhin ha affidato a Facebook il suo sfogo. Un racconto dettagliato, soprattutto di quel 30 settembre quando, cinque minuti prima di timbrare, le hanno comunicato che non le rinnovavano il contratto.
Dal primo dicembre 2014 lavorava per un’importante catena di dentisti low cost a Vittorio Veneto.
«Mi hanno detto che per loro ero un costo», racconta la giovane, «ora sono senza lavoro». Leonora era entusiasta di quel lavoro, aveva un ottimo rapporto con le colleghe e trovava stimolante l’ambiente lavorativo.
La decisione è arrivata dall’alto, dai vertici della società .
«Il direttore sanitario di Vittorio Veneto, una persona correttissima», aggiunge l’ex igienista, «ha avuto il compito infausto oltre che ingrato di comunicarmi la decisione. Il lavoro è dignità . Io sarei in grado di lavorare nei giorni in cui sto bene. Ho voglia di vivere e lavorare».
Leonora Longhin era stata assunta attraverso un’agenzia di lavoro interinale.
Aveva poi proseguito con contratti a tempo determinato, di tre mesi in tre mesi.
La scorsa primavera la ragazza ha scoperto di avere un nodulo al seno, asportato dieci giorni dopo l’ecografia perchè di grandi dimensioni. Dalle analisi era risultato un carcinoma maligno aggressivo.
Il 15 maggio Leonora è stata operata. Il 30 giugno, a seguito dell’esame istologico, ha subìto un secondo intervento di asportazione parziale del seno.
L’azienda intanto le ha rinnovato il contratto per altri tre mesi, fino al 30 settembre.
«Dopo un mese e mezzo di malattia, sono rientrata il 17 agosto», racconta.
«Dopo pochi giorni ho iniziato la chemioterapia. Sono rimasta a casa dieci giorni, poi sono rientrata al lavoro. Ero contentissima perchè riuscivo a lavorare e dare un senso di normalità a un periodo che non è normale».
L’11 settembre ha subito il secondo ciclo di chemio che l’ha costretta altri dieci giorni a casa. È rientrata al lavoro solo per pochi giorni, perchè con il 30 settembre il suo contratto è scaduto. «Penso che guardare esclusivamente al profitto», riflette Leonora, «abbia ben poco a che fare con la civiltà in cui crediamo di far parte. È un ceffone alla voglia di vivere. Il team di Vittorio Veneto funziona bene, c’è un tessuto umano straordinario. Penso che un’azienda sia fatta dalle persone e non solo dai numeri».
L’ex assistente alla poltrona ha provato a contattare i vertici aziendali cercando di spiegare la sua situazione e la sua voglia di investire nel lavoro per superare questo passaggio così difficile della sua vita.
«Non c’è stato niente da fare», dice con la voce velata di delusione, «non mi hanno fatto altre proposte per venirmi incontro».
(da “La Tribuna di Treviso“)
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