IL SECOLO XIX SVELA: “NELLA LEGA INCHIESTA INTERNA SU BELSITO”: I FONDI IN TANZANIA POTREBBERO AVER VIOLATO LA LEGGE SUL FINANZIAMENTO AI PARTITI
IN CORSO IL CONSIGLIO FEDERALE DELLA LEGA: I MARONIANI ATTACCANO LA GESTIONE FINANZIARIA DEL PARTITO, IN MANO AL CERCHIO MAGICO… PER VENTI ANNI BOBO NON AVEVA VISTO NULLA, ORA SI E’ ACCORTO CHE QUALCOSA NON VA
«Maroni in Padania, Cosentino & C in Tanzania».
Lo striscione dell’altra sera a Varese descriveva lo stato d’animo della stragrande maggioranza dei delegati e dei militanti leghisti.
È la rappresentazione plastica di un feroce malumore che sta montando su tutti i siti internet d’area, che fa capolino nei salotti tv, che striscia senza censure tra la folla “padana”. I
l “Cerchio magico”, ossia il gruppetto minoritario che, a detta dei maroniani, sta (stava) separando il leader stanco e malato Bossi dal resto della Lega, avrebbe i giorni contati.
E se non fosse perchè la moglie del Senatur ne è un pilastro, probabilmente sarebbe già saltato in aria.
Travolgendo Rosi Mauro, apostrofata addirittura come «terrona» dai maldipancia sul Web, e il segretario amministrativo Francesco Belsito, al centro della bufera per i trasferimenti milionari all’estero dei soldi del partito.
Quasi sette milioni di euro, come ha scoperto nei giorni scorsi il Secolo XIX , partiti tra Natale e Capodanno alla volta di Cipro (1,2 milioni) e della Tanzania (4,5 milioni), oltre che cambiati in corone norvegesi (1 milione).
Belsito, sulla Padania, ha ribadito: tutto regolare. Ha parlato di altri investimenti al di fuori dell’area euro e ha negato l’esistenza di investimenti in fondi in Tanzania o a Cipro.
In effetti, i trasferimenti di denaro verso l’isola mediterranea e verso il Paese africano, erano usciti dalla gestione di Banca Aletti (dove la Lega aveva collocato quasi dieci milioni di euro per poi svuotare il conto l’ultimo giorno del 2011) attraverso un banale bonifico i cui beneficiari erano privati.
La Kripsa Enterprise a Cipro, società di consulenza gestita dall’avvocato Paolo Scala (sede a Larnaca in una casella postale, ufficio da legale a Nicosia, ma al numero telefonico pubblicato sul sito risponde un’altra società di consulenza, la Exitor).
E l’ex socio del “ministro meteora” Aldo Brancher (indagato per le scalate bancarie) Stefano Bonet per quanto riguarda la Tanzania.
Due privati, quindi, chiamati a gestire parte dei soldi che la Lega ha ricevuto nel 2011 come quota annuale dei rimborsi elettorali delle Politiche 2008 e delle Europee 2009 (9 milioni in tutto nel 2011 di finanziamento pubblico dei partiti).
A questi punti la “non smentita” di Belsito alla Padania non basta ai leghisti. Lo ha detto l’altra sera in tv a L’ultima parola il parlamentare romagnolo Gianluca Pini: «Voglio vederci chiaro, chiarissimo».
Inutile chiedergli come intenda farlo, ma trapela dal Carroccio che oggi al Consiglio federale del partito (il massimo organismo interno), i maroniani non faranno sconti.
Arriverà al tavolo della presidenza un documento per l’apertura di un’inchiesta interna sui fondi migrati all’estero.
Chiederanno la pubblicazione (all’interno del partito) di tutti i conti, voce per voce.
Chiederanno l’istituzione di un comitato di controllo che parta dal Comitato degli amministratori (con i parlamentari Castelli e Stiffoni, oltre che lo stesso Belsito) e sia estesa alla partecipazione di un delegato per ogni federazione regionale.
Addirittura cresce tra i maroniani la paura di conseguenze penali o amministrative sulle operazioni gestite da Belsito (e note solo alla famiglia Bossi, almeno da quanto ricostruito da tutti i giornali italiani in occasione dell’ultima segreteria politica, dieci giorni fa): se davvero i fondi pubblici italiani sono partiti verso l’estero per speculazioni finanziarie off-shore, c’è il rischio che la segnalazione automatica inoltrata alla Banca d’Italia (che certamente Banca Aletti ha fatto) sia oggetto di rilievi.
Secondo alcuni leghisti esperti della materia, per la legge 2/1997 sul finanziamento dei partiti e secondo le norme dell’antiriciclaggio, la stessa legittimità dell’operazione potrebbe essere messa in dubbio.
Con il rischio di accusa (e sanzione) per violazione della legge sui finanziamenti pubblici.
Ma la cosa che pesa, dentro il Carroccio, è tutta politica.
Maroni lo ha detto in prima persona: «Qui ci sono sezioni che non hanno di che pagare la corrente e noi investiamo in strane operazioni?».
L’ex ministro non ha detto altro.
Ma dai siti e dalle radio, dai blog e dalle stesse sezioni (persino da quelle liguri che Belsito frequenta in quanto vicesegretario regionale) sale una volontà che non ha bisogno di aspettare la Banca d’Italia.
Quei giri di fondi della Lega sono stati sbagliati e fuori luogo: chi ha sbagliato abbandoni la nave.
Giovanni Mari
(da “Il Secolo XIX”)
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