CARNEVALE PADANO: BOSSI INSULTA MONTI, LA BASE FISCHIA IL SENATUR, MARONI RECITA DA LEADER E TACE (IL CHE E’ GIA’ POSITIVO), IL CERCHIO MAGICO PREPARA LA RESA DEI CONTI
BOSSI BONFONCHIA: “BERLUSCONI FACCIA CADERE IL GOVERNO DEI BANCHIERI”… LUI DI INVESTIMENTI CON LE BANCHE SE NE INTENDE: I FONDI IN TANZANIA QUANTO RENDONO?
Giunge alla fine di una settimana di fendenti, accuse e polemiche interne la manifestazione carnevalesca di stamane a Milano organizzata dalla Lega contro il governo Monti.
Dopo le lacerazioni, ormai pubbliche, del gruppo dirigente leghista, migliaia di militanti si sono ritrovati nel capoluogo lombardo sotto il segno (imposto in queste ore da Bossi) dell’unità , dopo aver assistito in soli nove giorni prima al diktat, poi rientrato, contro l’ex ministro Maroni, a cui era stato vietato di partecipare a incontri pubblici leghisti; alla repentina riscossa dello stesso Maroni, celebrata a Varese mercoledì scorso in un plebiscito di consensi; al successivo «passo indietro» di uno dei protagonisti dello scontro, l’ormai ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni; e alla pax interna tattica, decretata due giorni dal «capo».
Annunciata il 4 dicembre scorso alla riunione del sedicente parlamento padano a Vicenza, la manifestazione è anche un test per capire come si schiererà la base leghista dopo gli ultimi eventi.
Dopo il «cacciare chi vuole cacciarmi» pronunciato da Maroni, a Bossi interessa scongiurare nuove polarizzazioni.
Un grande striscione sul fondo di piazza Duomo prova a certificare la ritrovata unione all’interno della Lega: «Bossi sei tutti noi».
Ma gli slogan dei militanti e dei cartelli esposti mostrano anche un’altra realtà : «La Lega con Maroni fa fuori i cerchioni», si legge su uno striscione di un gruppo di maroniani che se la prende con i cerchisti.
«Noi padani siamo uniti ma guai a chi ci tradisce», è scritto ancora su un altro striscione.
I militanti chiamano in causa anche il voto su Nicola Cosentino: «Maroni in Padania, Cosentino in Tanzania», si legge un cartellone che fa riferimento all’investimento dei fondi elettorali della Lega nel paese africano.
«Monti e Maroni in Padania quattro gatti in Tanzania», urlano alcuni leghisti. E quando Umberto Bossi prende la parola dalla piazza vola un mare di fischi.
«Nella lega hanno dimostrato tanta saggezza per evitare rotture, sono stati fatti passi indietro e abbiamo messo da parte ogni discussione» ha esordito il leader del Carroccio.
«Io non avrei mai fatto niente contro Maroni, che è con me da tanti anni». Anzi invito «Maroni e Reguzzoni a darsi la mano ad abbracciarsi». Ma al nome di Reguzzoni una parte dei manifestanti ha quasi interrotto il discorso del leader della Lega con fischi.
E Reguzzoni e Maroni la mano non se la daranno.
Poi un invito all’ex alleato Silvio Berlusconi. «Caro Berlusconi non si può tenere il piede in due scarpe. Devi scegliere, tanto alle elezioni ci arriviamo ugualmente».
Per Bossi non è possibile «pretendere che la Lega sostenga il governo della Regione Lombardia quando Berlusconi sostiene il governo infame di Mario Monti».
Immediata la replica diFabrizio Cicchitto (Pdl): «Non possiamo accettare diktat di alcun tipo, nè quelli di chi ci dice che dobbiamo far cadere il governo domani, nè quelli di chi ci intima di andare avanti fino al 2013».
Dalla segreteria, che gestisce la manifestazione milanese del Carroccio e distribuisce magliette e bandiere, avevano infilato all’ultimo momento delle piccole bandiere con la scritta in rosso ‘Bossi’.
Ma le pettorine dei “bobo boys” sono un po’ ovunque, come le sciarpe “barbari sognanti”.
E poi quelle bandiere della Tanzania. Una trentina, non di più, che vengono srotolate quando parla il capo. E che pure bastano, per ricordare che non tutto nel Carroccio è stato sanato.
Quando il corteo parte verso piazza Duomo, alla testa ci sono Bossi, Maroni e Rosi Mauro. L’immagine della pace ritrovata. Apparente.
Perchè ci sono cartelli “cerchio tragico” che il servizio d’ordine cerca di far abbassare, senza risultato.
E ci sono slogan contro Reguzzoni, “fuori dai coglioni”, che lo speaker Salvini, pur controvoglia, zittisce.
Mercoledì a Varese, del resto, anche lui, maroniano doc, si era dilettato nei coretti contro il cerchio magico. Uno su tutti: “Rosi puttana lo hai fatto per la grana”.
Ma oggi l’ordine del fortino di via Bellerio è tenere bassi i toni, evitare scontri. Cosi Salvini grida nel megafono: “Monti, Passera, Fornero vi facciamo il culo nero”, tanto per non perdere la tradizionale eleganza.
Alla fine della carnevalata, tutti i massimi dirigenti corrono in via Bellerio per una riunione rsitretta dove non avranno bisogno di far finta di volersi bene.
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