“A QUESTE CONDIZIONI INUTILE L’INCONTRO”: IRA DI MAIO SU SALVINI
IL VERTICE CON CASALEGGIO E GRILLO SULLE PREALPI VEDONO DI MAIO SEMPRE PIU’ IRRITATO, NESSUNO VUOLE INCORONARLO COME SALVATORE DELLA PATRIA
È la giornata dei due vertici. Quello tutto politico che riunisce il centrodestra a Arcore e quello molto più informale che vede i vertici del Movimento 5 stelle sedersi attorno a una grigliata nel buen retiro che fu di Gianroberto Casaleggio – e oggi del figlio Davide – a Settimo Vittone, sulle Prealpi al confine tra Piemonte e Val D’Aosta.
E va tutto talmente storto che dal fronte M5s si esclude, sic stantibus rebus, la possibilità di un incontro con il leader della Lega: mancano le condizioni politiche, al momento.
Attorno al biliardino posto nel cortile vista valle, si riunisce intorno a Luigi Di Maio il giro strettissimo, e nessun altro.
C’è Davide, ovviamente, padrone di casa. E il triunvirato che con lui ha in mano le chiavi di Rousseau: Massimo Bugani, Enrica Sabatini e Pietro Dettori.
Un’ora, ed ecco materializzarsi Beppe Grillo, planato da Zurigo dove la sera prima ha messo in scena il suo ultimo spettacolo, accompagnato dai fedeli amici di sempre, Giampaolo e Umberto.
Quest’ultimo si lamenta, 5 ore dalla Svizzera per i rigidissimi divieti di velocità , il primo è impegnato in una laboriosa ricerca delle sigarette perdute. Il comico riesce a evitare i giornalisti, e si infila nella casa che fu del compagno di tante battaglie, con Dettori che mulina la mano, incitandolo a fare presto e a evitare i cronisti.
Ai lati del cancello due cartelli. Iconici. Da un lato “Proprietà privata, divieto di accesso”. Dall’altro una trombetta sotto un cartello di divieto: “Evitate rumori molesti”.
Tra la colonna sonora anni ’90 che si diffonde nella piccola stradina che si inerpica sul costone della montagna e il profumo della carne che arde, gli unici suoni sgradevoli arrivano da Arcore.
Dove un comunicato diramato da Salvini, Berlusconi e Meloni rinsalda la triplice alleanza, pone come condizioni il premierato per il centrodestra e l’unità della coalizione. E viene seguito da varie forzature (Meloni e fonti azzurre che dicono di voler tentare di andare a cercarsi una maggioranza direttamente in Parlamento) e parziali correzioni di rotta (il segretario del Carroccio che smentisce gli alleati, Giorgetti che riapre alla soluzione di un presidente del Consiglio che sia terzo).
“A che gioco stanno giocando?”, chiede il capo politico ai suoi.
L’irritazione è palpabile. Verso le 16 Di Maio si infila in un pullmino e plana su Torino, dove un Frecciarossa lo riporta a Roma.
In stazione non si cura di cercare il bagno di folla. Volto teso, concentrato, si sgancia dai suoi e va in solitaria a cercare un bancomat. Torna e si imbocca la porta del treno. Il tempo per metabolizzare. E tirare fuori una durissima risposta: “Salvini dimostri come possa governare, da noi la grande ammucchiata non avrà un voto. Si vuole tenere Berlusconi e condannarsi all’irrilevanza. Quando vorrà governare per il bene dell’Italia ci faccia uno squillo”.
I due leader non si sentono per tutto il giorno. Quasi una notizia di questi tempi. Ma gli sherpa del Carroccio fanno arrivare un messaggio: è solo un gioco a prender tempo.
Gli strattoni però sono troppi. “Devono smettere di pensare che noi possiamo fare la quarta gamba del centrodestra – è il ragionamento di Di Maio e di quelli che lo circondano – si stanno illudendo alla grande”.
L’irritazione è tanta, forse mai è stata così forte. Nemmeno nei giorni della gran confusione sui presidenti delle Camere, quando al quartier generale 5 stelle si è sempre avuta la sensazione di tenere la situazione sotto controllo. Oggi non più.
“A che gioco sta giocando Salvini – ci si chiede – Vuole andare al governo o semplicemente mangiarsi tutto il centrodestra? Perchè in questo secondo caso faccia pure, a noi le elezioni non ci spaventano”.
C’è un’oca dall’altra parte della stretta strada che costeggia la siepe di casa Casaleggio (se si prova ad attraversare la linea di confine tra l’asfalto e il mattonato si viene duramente redarguiti da Davide). Il suo starnazzare rompe il silenzio, e si infila tra i rami secchi degli alberi appena gemmati, fino al colloquio che va in scena tra Grillo e il suo delfino, Bugani testimone.
Il fondatore è rimasto fuori da tutta la partita. Ma il segnale politico che dà è forte. Tutti riuniti, lui, il figlio del cofondatore, il capo politico, nel momento più complicato. “Mi fido di te, vai avanti Luigi”. Un breve dialogo, prima di gettarsi in una sfida a biliardino.
Le telecamere si inerpicano, cercano buchi nel fogliame, tentano aggiramenti. Ma la barriera naturale architettata da Gianroberto per la sua casa di campagna è un buon paradigma della gelosia con cui coltivava la propria privacy.
A Ivrea si è appena chiusa Sum, la kermesse sul futuro in onore del co-fondatore. Futuro che oggi i vertici 5 stelle guardano con maggiore preoccupazione.
Al punto che a sera una fonte autorevole, spiega: “A questo punto, se il Pd continua a darci segnali importanti come sta facendo in questi giorni, che motivo abbiamo per non provarci con loro?”.
Il secondo forno, ancora, che cuoce e cuoce e cuoce senza mai sfornare nulla. Anche se è ancora in quello della Lega la pagnotta che vorrebbe addentare il Movimento.
A poche decine di metri dalla casa di Settimo Vittone c’è un hotel abbandonato. Si chiama “Caney”. C’è ancora l’insegna sopra la porta.
Una struttura brutta e fatiscente, attorniata da casolari e malghe di mezza montagna. Sul terrazzo al primo piano ancora qualche sdraio arrugginita. Vecchio, vetusto, desolato, abbandonato.
Proprio come i 5 stelle vorrebbero che fosse il centrodestra. Per poter abbracciare finalmente il Carroccio. Ma Salvini a che gioco sta giocando?
(da “Huffingtonpost”)
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