ACQUISTO CHRYSLER E OPEL: LA STATEGIA FIAT E’ NEI SOLDI DI OBAMA
COME FA MARCHIONNE A COMPRARE I DUE MARCHI SENZA SOLDI?…
L’INDEBITAMENTO NETTO INDUSTRIALE DELL’AZIENDA TORINESE E’ INFATTI DI 6,6 MILIARDI DI EURO, CRESCIUTO DI 700 MILIONI NEI PRIMI TRE MESI DEL 2009…IL TESORO AMERICANO METTE 6 MILIARDI DI DOLLARI NELLA NUOVA CHRYSLER IN AMMINISTRAZIONE CONTROLLATA…E FIAT PRENDE IN GESTIONE LA PARTE SANA A COSTO ZERO
Ormai pare certo l’accordo tra governo americano, banche e Fiat per il passaggio al gruppo torinese del 20% del capitale Chrysler con tutti i diritti di gestione.
Sergio Marchionne riuscirà nell’intento di prendere il marchio americano praticamente gratis, senza sborsare un euro, ma con i soldi dei contribuenti americani.
Sperando pure di guadagnarci, tagliando da subito costi inutili, nascosti nelle pieghe del bilancio, per centinaia di migliaia di dollari.
Anche perchè la Fiat soldi da versare non ne ha, essendo piena di debiti: sostenibili, certo, , ma pur sempre notevoli.
L’indebitamento netto industriale è di 6,6 miliardi di euro, cresciuto oltretutto di ben 700 milioni di euro nei soli primi tre mesi del 2009, e l’indebitamento netto consolidato è di ben 18,7 miliardi di euro.
Era su questi dati che il commissario europeo all’Industria, il tedesco Guenter Verheugen, aveva potuto affermare: “Mi domando come quest’azienda, tanto indebitata, riesca a trovare i mezzi per portare avanti l’acquisizione di Opel”.
Cerchiamo di rispondere a una serie di domande che si pone il comune cittadino, andando per argomenti.
Come fa Marchionne a comprarsi Chrysler e Opel senza soldi?
Semplice: i soldi ce li mette Obama, sei miliardi di dollari per rianimare non l’attuale Chrysler, ma quella che ne resterà dopo l’adozione di una sorta di amministrazione controllata.
Ovvero la società automobilistica viene messa in questa forma giuridica, incassa a quel punto 6 miliardi di dollari dal Tesoro americano, le banche creditrici rinunciano a una grossa fetta dei loro crediti, i sindacati diventano azionisti e accettano in cambio tagli e sacrifici.
La Fiat si ritrova col 20% di capitale e tutti i poteri, perchè il governo americano non vuole azioni ma solo il diritto di recuperare i soldi.
Se la gestione Fiat riporta un utile, Torino ha diritto di salire fino al 35% del capitale, se poi vuole il 51% deve rimborsare i soldi prestati dallo Stato.
Secondo quesito: che c’entra la Opel? La General Motors è dissanguata e non ha assolutamente i soldi per rilanciare la sua grande controllata europea.
E’ disposta a cederla a chi è pronto ad accollarsene i debiti. Vuole solo un prezzo simbolico: 500 milioni di dollari.
Ma attenzione: non sarebbe in realtà la Fiat a comprare Opel, bensì la “nuova Chrysler” che avrebbe in saccoccia i 6 miliardi di dollari erogati dalla Casa Bianca. Quindi la nuova Chrysler acquisterebbe il controllo di Opel con i soldi di Obama e la guida di Marchionne, con l’80% delle azioni in mano agli Usa.
L’operazione non piace al commissario europeo e ai sindacati tedeschi, ma ha l’appoggio totale di Angela Merkel che non ha intenzione di mettere più un solo euro nelle esangui casse di Opel. Vediamo di capire quali sono i punti deboli di questo progetto che farebbe nascere il secondo gruppo mondiale di auto, dopo la Toyota.
Il primo limite è che Marchionne è ritenuto bravissimo, ma non ha squadra intorno, si vive sul leader insomma.
L’altro limite è che, senza soldi, prima o poi ci si ferma. Fiat non ha soldi e non intende investirne. Semmai è prevedibile che l’attuale pieno controllo che esercitano le finanziarie di famiglia Agnelli sia destinato a ridursi, perchè prima o poi i soldi serviranno.
Qualcuno si chiederà : perchè i governi hanno dato aiuti alle aziende automobilistiche, in America coi prestiti e in Europa con gli incentivi ecologici? Per salvare i posti di lavoro.
In un mondo che acquista 60 milioni di auto l’anno, ma che ha una capacità produttiva di 90 milioni, prima o poi è evidente che un bel po’ di fabbriche saranno chiuse e non certo nei Paesi poveri a basso costo del lavoro…
Il colosso nascente Fiat-Chrysler dopo aver curato le ferite a spese del contribuente statunitense ridurrà inevitabilmente l’occupazione in Europa e in America.
Il problema è arrivarci gradualmente: senza queste maxifusioni e i soldi pubblici che le rendono possibili, i tagli all’occupazione sarebbero stati immediati e socialmente traumatici.
Si è scelta una strada soft, ma per l’industria automobilista si preannunciamo tempi duri.
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