ADDIO LABORATORIO NAZIONALE, OGGI LA SICILIA BALLA DA SOLA
DOPO-LOMBARDO VERSO LE ELEZIONI: DEBITI, VELENI E DISOCCUPAZIONE, PARTE LA CORSA ALLA POLTRONA PIU’ SCOMODA D’ITALIA
Il laboratorio della politica italiana al quale, per pigrizia e convenzione, di solito si eleva la Sicilia questa volta non c’è.
La Trinacria specchio deformato dell’Italia non è più un paragone tanto azzeccato.
Tranne per il fatto che le casse dell’isola sono ancora più desolate e disastrate: niente soldi e debito alle stelle, una disoccupazione giovanile (e non) da fa paura, società pubbliche che non pagano i lavoratori, rifiuti che marciscono al sole perchè gli Ato sono falliti, male amministrati e zeppi di raccomandati, la raccolta differenziata è da terzo mondo, liste d’attesa negli ospedali sono lunghe chilometri…
L’elenco è infinito e non basterebbe questa pagina, per non parlare di qualche problemino di criminalità organizzata.
A parte questi non trascurabili dati di fatto, scordatevi il laboratorio politico della politica italiana.
Siamo di fronte ad alleanze finte, ad una campagna elettorale scombiccherata, con risultati incerti, dove i politici che si sputacchiavano fino a ieri ora si baciano in pubblico ma continuano a sputacchiarsi in privato.
È soprattutto il caso del centrodestra che si nasconde dietro Nello Musumeci, un galantuomo di destra (anzi della Destra di Francesco Storace), ex presidente della provincia di Catania mai sfiorato da sospetti malavitosi e magagne affaristici, grande oratore appassionato di vecchia scuola missina, che alle europee ha sempre raccolto decine di migliaia di voti.
Nello, che sfoggia un curatissimo pizzo risorgimentale, non vuole essere un pupo in mano a pupari.
E guai a ricordargli che lui rischia di essere una foglia di fico.
«La mia storia è lì a dimostrare che io sono un uomo indipendente, l’unico vero elemento di rottura. La mia candidatura non è stata decisa a Roma nè tantomeno a Palazzo Grazioli».
Già , perchè alla fine il Pdl e Angelino Alfano, a corto di candidati competitivi in un’isola che è stato il granaio elettorale di Berlusconi, ha dovuto accodarsi ad una scelta che nasce dalla mossa del cavallo fatta da Gianfranco Miccichè (Grande Sud) e da Raffaele Lombardo, governatore uscente dalle mille vite.
Uomo politico navigato, Musumeci minimizza il fatto che vadano insieme persone che fino a ieri si azzannavano.
Il coordinatore regionale del Pdl Giuseppe Castiglione, aveva definito Miccichè un «ascaro, anzi un acaro mangia polvere».
Per non parlare delle peste e corna che i berlusconiani, estromessi dalla giunta regionale e sostituiti da un pezzo del Pd, hanno detto di Lombardo.
L’onesto Musumeci non dice che dovrà prima chiudere i conti con i partiti che già chiedono di sapere come verranno distribuite le poltrone.
Almeno è quello che denuncia Costanza Castello, coordinatrice dei Club di Grande Sud , puntando il dito contro il Pdl e Alfano che vuole garanzie per Francesco Cascio, l’attuale presidente dell’Assemblea regionale siciliano.
«Non mercanteggio – sospira Musumeci – se lo scordano di condizionarmi. Sono senza macchie: io non ho mai fatto parte dei governi regionali, non mai fatto l’assessore. Poi se vogliamo trovare politici e partiti che non litigano allora vadano su Marte».
L’altra diversità rispetto alla politica «italiana» e romana è che l’Udc in Sicilia sostiene la candidatura di un omosessuale dichiarato, l’ex sindaco di Gela Rosario Crocetta, proveniente dalle fila del Prc e dei Comunisti di Diliberto.
Crocetta non si capacita che a crocifiggerlo per i suoi gusti sessuali e la sua promessa di astenersi dal sesso se eletto alla presidenza della Regione, siano soprattutto «i giornali del Nord».
«Attacchi omofobici, che tra l’altro non mi vengono fatti nè dalla stampa locale nè dai siciliani, su alcune battute fatte per ridere. Io vivo la mia sfera privata con discrezione. Parliamo invece di quello che voglio fare alla Regione: una rivoluzione per dimostrare all’Europa, a Monti e a gli italiani che la Sicilia non sarà una palla al piede. Risanerò la finanza regionale. La mia amministrazione sarà improntata al massimo del rigore senza fare macelleria sociale».
Il suo avversario a sinistra, che potrebbe fargli perdere quei voti necessari a battere il centrodestra, cioè Claudio Fava che avrà l’appoggio dell’Idv, sostiene non potrà fare nulla di buono con l’Udc accanto e quel pezzo di Pd che ha governato insieme a Cuffaro.
Il candidato di Sel, un partito che a Roma marcia a fianco del Pd, dice che il problema non è il segretario regionale dell’Udc Giampiero D’Alia («persona degna») ma «il corpo di quel partito legato alle esperienze di Cuffaro e Lombardo, che ha distrutto la Sicilia con le spese clientelari e improduttiva. Crocetta predica la rivoluzione ma pratica il silenzio sul passato».
Poi l’affondo: «Crocetta spieghi anche perchè ha l’appoggio dell’editore della Sicilia Mario Ciancio. Ha dato rassicurazioni su certi affari?».
Crocetta bolla questa come «mentalità stalinista».
«Io non ho nulla a che fare con Ciancio e il mondo degli affari. Ho rischiato la vita contro la mafia. La sinistra dura e pura è stata sempre la causa delle nostre sconfitte. E allora se Fava la mette su questo piano dica quanti soldi ha preso da Mediaset scrivendo sceneggiature».
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa“)
Leave a Reply