ADDIO PADANIA: IL LIQUIDATORE SALVINI SPEGNE ANCHE LA RADIO, DOPO GIORNALE E TV
L’EMITTENTE LASCIA UN BUCO DI UN MILIONE DI EURO… MALUMORI NEL PARTITO: “COLPA DELLA CATTIVA GESTIONE DI SALVINI”
Goodbye Padania. Ma più che un arrivederci, sembra un addio, a un brand ma anche a una storia.
Ed è dei feticci di questa storia che Matteo Salvini, proiettato alla costruzione di un partito-nazione, si sta liberando.
Via dalle bandiere, il nome resisteva su tv, giornale e radio. Ma dopo la chiusura di TelePadania e del quotidiano La Padania, ora tocca alla radio che presto, molto probabilmente, spegnerà le trasmissioni.
È la rottamazione di Salvini che, suo malgrado, non risparmia neanche il luogo dove lui stesso si era fatto conoscere.
Al microfono di Radio Padania Libera il leader della Lega è cresciuto, al punto da meritarsi una chiosa velenosissima dell’uomo con cui si contende la leadership: «Salvini? E’ bravo a parlare — disse Silvio Berlusconi nemmeno un anno fa —. Perchè è stato 10 anni a rispondere al telefono a Radio Padania».
Era il 1999 e al grido di «Buona Padania a tutti» entrò nelle case e nel cuore della gente del Nord, aprendo uno sfogatoio per il popolo leghista.
Ma i tempi si sono fatti più grami. E ai voti che si moltiplicano non corrispondono altrettante risorse.
La notizia, per primo, l’ha data Italia Oggi: l’emittente sta per chiudere i battenti perchè, come spiega il deputato Nicola Molteni, uno che si è trovato in casa la moglie senza più lavoro (Aurora Lussana, ultima direttrice de La Padania): «Di danè ghe nè minga».
Per anni la radio ha potuto contare sui milioni del finanziamento pubblico.
Ma i rubinetti sono stati chiusi e oggi restano solo i debiti.
A luglio Andrea Manzoni, presidente dell’assemblea dei soci, ha illustrato una situazione di estrema emergenza. Il buco si aggirerebbe attorno al milione di euro.
Di investitori pronti a comprare non se ne vedono, e così ci si è aggrappati alla sottoscrizione popolare.
Già in estate, raccontano da via Bellerio, una cordata di leghisti con ruoli amministrativi era pronta a vendere le frequenze, che valgono ancora svariati milioni di euro.
Ma sarebbe stato lo stesso Salvini ad aver storto il naso: anche se ormai preferisce i tweet (o la tv) ai microfoni, non ci tiene a passare per il segretario che ha liquidato l’ennesimo simbolo del passato: la radio che Umberto Bossi mise in piedi negli Anni 90 e che il Senatùr spera che alla fine sia risparmiata: «Abbiamo sempre avuto tanti finanziamenti, è vero — spiega —. La soluzione però non è chiuderla: bisogna rinnovarla».
Eppure c’è chi in via Bellerio punta il dito contro le scelte di Salvini che ha affidato la radio al suo nuovo gruppo di ‘giovanotti’, il suo cerchio magico, invece che lasciarla nelle mani di Cesare Bossetti e Davide Caparini, che l’hanno fondata e amministrata sino a poco tempo fa.
Anche per questo, nel partito, c’è chi rinfaccia alla nuova reggenza di non aver venduto in tempo le frequenze per incassare qualche quattrino in modo da poter andare avanti.
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