ADESSO TOCCA A ODESSA, LA SUA POSIZIONE È STRATEGICA: SE PUTIN RIUSCISSE A CONQUISTARLA, CHIUDEREBBE COMPLETAMENTE L’ACCESSO AL MARE AL GOVERNO DI KIEV
PIÙ CHE NEL DONBASS, ORA LE TRUPPE RUSSE SI STANNO CONCENTRANDO PROPRIO NEL SUD DEL PAESE, MA NON RIESCONO A SFONDARE: NEPPURE A MARIUPOL
I russi tornano a bombardare a Kharkiv, a Est, la seconda città ucraina. Ieri sera le autorità locali hanno parlato di 23 feriti, ma potrebbero esserci anche delle vittime, anche bambini. Trovato un Sukhoi Su-35, un caccia russo, abbattuto. Ma c’è pure l’attacco a sud, sulla costa del mar Nero.
Obiettivo: Odessa e Mykolaiv, raggiunte dai missili dell’esercito di Putin ieri mattina. In particolare a Odessa, il porto più importante del Paese, sono risuonate per tutta la giornata le sirene di allarme antiaereo. Dopo la ritirata dall’area di Kiev, con la scia di orrori che stanno emergendo, i russi hanno deciso di concentrare gli sforzi a Sud.
Finora è andata male: nella fascia meridionale avanzano, ma a Mariupol, una città ormai distrutta e dove in 150mila sono condannati alla fame e alla sete, non hanno il pieno controllo del territorio. Se prendiamo la striscia di Ucraina che si affaccia prima sul Mar d’Azov, poi sul Mar Nero, Mariupol (dove ieri è stato ucciso il regista lituano Mantas Kvedaravicius, autore di un documentario sulla città) è all’estremità orientale, a ridosso del confine con la Russia, nell’estremità inferiore del Donbass.
Ma l’obiettivo di Putin, anche per avere una posizione di forza nei negoziati, è ricucire l’area controllata fino a all’estremità opposta, a occidente, lasciando senza affaccio sul mare l’Ucraina, tenendo conto che la Crimea è già stata presa nel 2014.
Le forze armate russe non sono riuscite a oltrepassare la resistenza che hanno trovato a metà strada, a Mykolaiv, dove hanno provato in tutti i modi a passare, bombardando la città, fino a distruggere nei giorni scorsi il palazzo della Regione, causando 35 vittime solo in quell’attacco.
Ieri mattina l’annuncio del sindaco Oleksandr Senkevych sul suo canale Telegram: «Abbiamo in corso diversi attacchi missilistici contro la città. Stiamo raccogliendo dati ora».
Alcuni testimoni parlano anche di tre aerei (o probabilmente tre droni) che volavano a bassa quota. Conferma Anton Gerashchenko del Ministero dell’Interno ucraino: «Diversi razzi russi hanno colpito il porto di Mykolaiv».
In serata il governatore Kim ha tracciato un bilancio: 14 feriti e un morto. Ma l’attacco più importante di ieri mattina è avvenuto un centinaio di chilometri dopo, a Est, a Odessa, dove i missili dei russi hanno distrutto «alcune infrastrutture», in particolare una raffineria da cui si sono alzate enorme colonne di fumo.
L’azione è stata rivendicata anche da Mosca. Il ministero della Difesa russo ha confermato di aver «distrutto una raffineria di petrolio e tre impianti di stoccaggio di carburante nelle vicinanze della città di Odessa». Giusta l’annotazione del quotidiano Kyiv Independent: la Russia «continua a prendere di mira i depositi di petrolio nel Paese, compresi quelli di Leopoli e Dnipro nei giorni scorsi».
Qui però il pensiero va a quanto avvenuto, venerdì scorso, invece in territorio russo, a Nord, a 40 chilometri dal confine con l’Ucraina.
A Belgorod otto depositi di carburante, di una compagnia petrolifera russa, sono stati distrutti da esplosioni provocate da alcuni missili lanciati, probabilmente, da due elicotteri. I russi hanno accusato l’Ucraina per questa azione, Kiev ha negato ogni responsabilità. Ieri da Belgorod sono state segnalate nuove esplosioni anche se non è stato chiarito cosa e chi le avesse causate. Infine, altro attacco missilistico, ma al centro del Paese, a sud della Capitale.
L’aviazione ucraina sostiene che a Vasylkiv è stato colpito «un edificio di una struttura educativa locale, una persona è in condizioni critiche, diverse ferite riportate».
Secondo gli Usa, la scelta di Mosca di ritirare le truppe dalla regione non è solo strategica, ma segnala delle difficoltà incontrate dall’esercito di Putin: «Stiamo assistendo a un rovescio spettacolare per la Russia – ha detto il capo della diplomazia Usa, Antony Blinken, alla Cnn – Avevano tre obiettivi all’inizio: il primo era di assoggettare l’Ucraina e toglierle la sua sovranità e indipendenza, il secondo era affermare la potenza russa e il terzo dividere l’Occidente e la Nato. Stiamo facendo di tutto per sostenere l’Ucraina». In questa direzione va la decisione degli Stati Uniti di favorire l’invio di forniture di carri armati a Kiev.
(da agenzie)
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