ADRO, IL GIUDICE VIETA I SIMBOLI LEGHISTI: IMPONE IL TRICOLORE E LA BANDIERA EUROPEA
LA DECISIONE DEL TRIBUNALE DI BRESCIA SULLA VICENDA DELLE ICONE DEL CARROCCIO NEL NUOVO ISTITUTO….ERANO STATI RIMOSSI BEN 700 SIMBOLI DELLA LEGA… E ORA CHI LI HA MESSI PAGHI DI TASCA SUA LA RIMOZIONE
Con una sentenza depositata ieri mattina, il tribunale di Brescia ha ordinato la rimozione definitiva “a spese del Comune di Adro del simbolo partitico” che compariva sui banchi, sui posacenere, sulle finestre, sui tappeti.
Non solo, è andato oltre, ordinando alla scuola “l’esposizione della Bandiera della Repubblica Italiana e di quella dell’Unione europea in modo permanente”.
La sentenza del giudice Gianluca Alessio accoglie in pieno, dunque, il ricorso per discriminazione presentato lo scorso 11 ottobre dalla Cgil di Brescia e dalla Flc Cgil contro il Comune di Adro, il ministero dell’Istruzione e l’Istituto comprensivo di Adro.
Nel ricorso si sosteneva che il Sole delle Alpi, il logo contestato, è “il simbolo del partito politico Lega Nord e non rappresenta invece, come taluno ha cercato di affermare sulla stampa, un antichissimo simbolo indoeuropeo, a valenza culturale anche locale e come tale ‘neutrale’ rispetto alle esigenze di parità di trattamento e non discriminazione che costituiscono il fondamento della presente azione”.
Viene così posta la parola “fine” su una vicenda che aveva fatto ridere mezzo mondo, gettando ulteriore discredito sul nostro Paese.
Con i suoi 700 simboli spalmati su ogni oggetto e arredo della scuola il Carroccio ha fatto perdere tempo e distolto l’attenzione da problemi veri e ben più drammatici, come i pesanti tagli alla scuola pubblica decisi anche da Lega Nord, al governo del Paese.
Il tribunale ha condannato il Comune ha cancellare tutti i simboli.
Il Comune rappresenta tutti i cittadini, ma la stupidata dei 700 simboli è stata voluta solo da alcuni.
E’ giusto quindi che le spese siano addebitate al sindaco e a chi ha sottoscritto la scelta.
Chi sbaglia paga e i cocci del sole delle Alpi sono suoi.
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