AL POSTO DEI MARO’ ORA L’INDIA TIENE IN OSTAGGIO IL NOSTRO AMBASCIATORE MENTRE IL GOVERNO ITALIANO ASSISTE INERME
CONTINUA LA LINEA DI TUTELARE SOLO GLI INTERESSI ECONOMICI DELLE IMPRESE ITALIANE IN INDIA, SENZA PENSARE ALLA DIGNITA’ DEL NOSTRO PAESE
Da oggi l’ambasciatore d’Italia a New Delhi, il bravo Daniele Mancini, è di fatto ostaggio, recluso in India al posto dei due marò.
Ovvero: un funzionario dello Stato del tutto incolpevole del reato di avere ucciso per errore due pescatori viene trattenuto al posto dei due presunti responsabili dell’incidente.
Una fonte del ministero dell’interno di Nuova Delhi ha confermato la notizia apparsa su Press trust of India, secondo cui tutti gli aeroporti indiani sono stati allertati per evitare che l’ambasciatore italiano a Daniele Mancini, lasci il paese.
Secondo la comunicazione diramata dal ministero e riportata dalla fonte, “le autorità per l’immigrazione sono state avvisate che Daniele Mancini non deve partire senza autorizzazione”.
La Corte suprema indiana ha infatti ordinato ieri a Mancini di non lasciare il paese fino alla prossima udienza sul caso dei due marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori indiani nel febbraio del 2012.
La decisione della Corte suprema rischia di violare le norme diplomatiche che garantiscono la libertà di movimento degli ambasciatori stranieri: l’articolo 29 della convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche afferma che i diplomatici non possono “essere soggetti a nessuna forma di arresto o detenzione”.
Ieri anche l’ambasciatore dell’Unione europea a New Delhi, Joao Cravino, era stato convocato dal ministero degli Esteri indiano sulla vicenda dei marò. Ma Bruxelles non intende al momento rivelare alcun dettaglio su quanto gli sia stato comunicato. “No comment”, è stata la risposta dei portavoce dell’Alto rappresentante della politica estera della Ue Catherine Ashton.
Il commento del ns. direttore
L’immagine dell’Italia, nella gestione del caso dei due marò, è la perfetta sintesi della superficialità e della titubanza con cui il nostro Paese affronta i casi internazionali che la riguardano.
E’ opportuno che qualcuno a destra, invece di apologie patriottarde fini a e stessi o di qualunquistico disinteresse, precisi alcuni concetti:
1) E’ assurdo che dei nostri militari vengano assegnati a compiti di scorta armata di navi commerciali. Se i porti scalati non sono sicuri, l’armatore li cancelli o si doti di vigilanti privati. I militari non sono badanti di interessi economici privati.
2) La nave in oggetto è assodato che si trovasse in acque internazionali, quindi l’India non ha alcuna giurisdizione in materia. Se il diritto internazionale non viene rispettato, allora si esca da ogni convenzione.
3) Invece di sparare cazzate, il governo indiano dovrebbe vergognarsi di non riuscire a garantire la sicurezza delle navi mercantili straniere che attraccano nei suoi porti.
Se ne fosse capace, nessuno avrebbe avuto bisogno di allestire guardie armate a bordo.
4) Se invece che italiani i due marò fossero stati americani, russi o francesi sarebbero stati fatti rientare nei propri Paesi di origine dopo una settimana. Noi non siamo stati capaci neanche di ottenere un condanna internazionale
5) Se i due maro’ sono responsabili, siano severamente giudicati in Italia e non diventino oggetto di faida politica tra fazioni indiane. Vanno processati, ma in un Paese civile.
6) Un governo serio di qualsiasi colore, a fronte del sequestro illecito del nostro ambasciatore Mancini, avrebbe già fatto circondare da reparti speciali l’ambasciata indiana a Roma, bloccando entrate e uscite e dando 12 ore di tempo al governo indiano per permettere agli addetti consolari italiani in India di rientrare in Italia.
7) Con le teste di cazzo c’è solo un sistema: esserlo più di loro.
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