AL VIMINALE SI RESPIRA UN CLIMA PESANTE: PIANTEDOSI SI SENTE “ISOLATO” E NON PROTETTO DALLA MELONI, DOPO LE FIGURACCE RIMEDIATE
L’EX PREFETTO PUNTA IL DITO CONTRO IL TRIO MANTOVANO-CROSETTO-TAJANI, CHE A SUO DIRE LO STANNO OSTACOLANDO DI PROPOSITO
Matteo Piantedosi è arrivato al limite della sua pazienza. Quando accettò l’invito a sedere come ministro al Viminale di un governo di destra, l’ex prefetto, l’ex capo di gabinetto del leader leghista Matteo Salvini, non si aspettava di percepire così presto un senso di isolamento.
Nelle stanze del ministero i volti dei funzionari e dei collaboratori di Piantedosi sono perplessi. Nascondono con difficoltà l’umore del capo, che ogni giorno si fa più nero. L’emergenza migranti è una valanga che rischia di travolgere il governo.
La tragedia di Cutro ha diffuso un sentimento di diffidenza tra i ministri.
Piantedosi è finito sotto accusa per le frasi sbagliate, e le difese d’ufficio che pure si aspettava, anche da parte di Giorgia Meloni, ai suoi occhi sono state parziali e tardive.
L’emergenza migranti ha scavato una distanza tra la Lega da una parte, che si è stretta a sostegno del ministro dell’Interno, e i meloniani dall’altra, convinti che il titolare del Viminale non abbia furbizia politica e parli troppo.
Piantedosi sa chi è ad avercela con lui, ma – come fanno trapelare fonti dell’Interno – «non starà qui a fare da parafulmine» del ministro della Difesa Guido Crosetto, del ministro degli Esteri Antonio Tajani e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.
Un cordone di sicurezza che è scattato attorno a Meloni ma che rischia di intorbidire i rapporti con la Lega.
A gennaio venne dissuaso dal recarsi in Libia, e al suo posto ci andò il capo della Polizia Lamberto Giannini. È un precedente che ancora oggi brucia. L’attività del ministero dell’Interno ha bisogno del supporto della Difesa, cioè di Crosetto, degli Esteri, cioè di Tajani, e dell’intelligence, che è in capo al sottosegretario Mantovano, «ma questa collaborazione finora non si è vista».
C’è poi anche l’amarezza per l’atteggiamento della presidente del Consiglio. Un ministro della Lega spiega quale sia l’impressione su Meloni. Sembra aver dimenticato le promesse fatte in campagna elettorale sul fronte migranti: «Si barcamena tra la suggestione di presentarsi come il volto pulito della destra e il problema di rispondere agli elettori. Dove sono andati a finire i tanto sbandierati “blocchi navali”? E comunque tra i blocchi navali e il nulla ci sarebbero molte cose da fare e invece Piantedosi è lasciato solo».
(da La Stampa)
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