ALFANO-GATE, ORA IL PDL TREMA: E IL MINISTRO DEGLI INTERNI ANNULLA UNA PRESENTAZIONE
“CHIEDERE LE DIMISSIONI DI ALFANO VUOL DIRE FAR CADERE IL GOVERNO” MA IL RISCHIO E’ CHE LA LINEA SCELTA DEL “POTEVA NON SAPERE” NON REGGA A LUNGO…ALFANO ASSERRAGLIATO AL VIMINALE PER NON RISPONDERE A DOMANDE IMBARAZZANTI
“Il partito di Repubblica vuole usare Alfano come bomba umana per fare esplodere il governo Letta-Alfano, ma non per l’interesse del paese e degli italiani coi loro tanti problemi, ma per l’interesse del suo candidato Renzi”.
La difesa di Alfano è affidata a dichiarazioni fotocopia di tutto lo stato maggiore del Pdl.
Falchi, colombe, big, peones.
Il volume di fuoco è pari alla paura: quella per un ministro dell’Interno costretto a dimettersi, con la conseguente caduta del governo e il ritorno alle urne.
Insomma, un assetto che non contempli più la presenza di Berlusconi come king maker del gioco.
Proprio alla vigilia del Verdetto della Cassazione il 30 luglio, data che col passare dei giorni che il Cavaliere vive come il giorno del giudizio.
Raccontano che proprio Silvio Berlusconi, dal suo soggiorno russo, abbia dato l’ordine di fare quadrato attorno ad Alfano senza sfumature: “Alfano — dice l’ex capogruppo Fabrizio Cicchitto – non si deve dimettere e quelli di Repubblica sono dei provocatori”.
La sensazione è che stavolta la falla si aperta davvero.
L’ha aperta l’editoriale del direttore di Repubblica Ezio Mauro, con la richiesta delle dimissioni del ministro dell’Interno.
E non è un caso che tutti, ma proprio tutti da Santanchè a Brunetta a Schifani, si scagliano contro il quotidiano di largo Fochetti.
È lì il “nemico” più temuto, come ai tempi del sexgate di Silvio Berlusconi. E, come allora, si teme l’escalation.
Lo spiega un azzurro che vicinissimo a Berlusconi: “Chiedere le dimissioni di Alfano significa voler far cadere il governo. E comunque anche se a livello parlamentare Alfano si salva, resterà sempre con un’ombra. È chiaro che Repubblica ci farà una campagna micidiale e che è iniziato il conto alla rovescia per il governo”.
Già , un’ombra.
Anche nel bunker di Berlusconi la posizione del ministro dell’Interno viene considerata debole.
La linea del “poteva non sapere” di fronte all’opinione pubblica non può reggere a lungo.
Perchè, è il ragionamento, delle due l’una: o Alfano è complice; oppure un ministro che non è al corrente di un’operazione di tale portata occupa il ministero come un soprammobile.
Ecco il punto, comunque si rigiri Alfano ne esce sfregiato.
Nell’assenza di certezze su cosa accadrà in Parlamento dove Sel e Grillo sono già a lavoro su una mozione parlamentare di sfiducia, Alfano vive con terrore una “campagna” che sensibilizzi l’opinione pubblica democratica.
Pensa che il Pd, da cui non ha ricevuto segnali tranquillizzanti non reggerà a lungo l’imbarazzo della situazione.
Nè il caso Kienge riuscirà a “coprire” mediaticamente quello che già ha assunto i caratteri di un vero e proprio Alfanogate.
Metro del nervosismo e della paura del titolare dell’Interno è la sua scelta di asserragliarsi dentro il Viminale, evitando telecamere, microfoni, domande.
Per questo, in mattinata ha annullato la sua partecipazione alla presentazione del libro della parlamentare del Pdl Dorina Bianchi, dove avrebbe certo trovato giornalisti pronti a fare domande.
Un episodio che non è normale.
A microfoni spenti gli organizzatori spiegano che ieri sera Alfano aveva confermato la sua presenza.
E invece stamattina ha fatto sapere che non avrebbe partecipato.
Ecco, il titolare dell’Interno già si muove come ministro azzoppato.
(da “Huffington Post”)
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